«Il pane della terra» per sfogliare i ricordi

Ripercorrendo il passato rurale di Dignano, sfogliando un volume

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«Il pane della terra» per sfogliare i ricordi

Il mondo contadino dignanese – tutto in un volume. Dal lavoro nei campi, ai boschi e ai lachi (stagni; n.d.a.), dagli animali alle credenze e ai proverbi… Dalla penna di quattro autori, tutti dignanesi. Una sorta di omaggio alla propria città, e a un mondo passato che va scomparendo, ma non per questo è dimenticato. Intitolato “Il pane della terra – Il passato rurale di Dignano”, è questo l’ultimo libro edito dall’Università popolare aperta di Dignano, con il supporto della Città, presentato di recente nella galleria “El Magazein”. Nell’occasione è stata pure inaugurata l’omonima mostra delle fotografie riportate nel volume, nonché degli attrezzi e degli utensili che venivano usati nel passato. Di libri ce ne saranno altri tre, tutti a raccontare del passato rurale di una località del Dignanese: seguiranno volumi dedicati a Gallesano, Peroi e alle stanzie e alle località minori. Un progetto quadriennale, quindi, che vuole studiare e promuovere la civiltà contadina del passato del territorio cittadino, con le varie particolarità e sfumature che caratterizzano ogni località, che sono sinonimo di ricchezza culturale.

 

Un microcosmo sfumato
“È con grande soddisfazione che la Città di Dignano unitamente all’Università popolare aperta ‘Vodnjan-Dignano’ si è fatta promotrice e ha realizzato la pubblicazione di questo libro, in cui rivive la civiltà contadina dei nostri avi. Un volume riccamente illustrato riguardante un mondo che oggi non esiste più se non nel ricordo delle persone più anziane” – così il sindaco Klaudio Vitasović sul progetto. E continua: “Nelle pagine dell’opera viene trattata la vita dura del mondo contadino dignanese del passato, scandita dai ritmi della natura e caratterizzata da fatiche e sacrifici, umiltà, valori forti e veri, tradizioni e credenze, saggezza popolare, attrezzi arcaici, misure antiche. Un microcosmo che è progressivamente scomparso in seguito allo stravolgimento demografico dovuto all’esodo di gran parte della popolazione autoctona, alla corsa al posto fisso in cantiere o in fabbrica a causa dello sviluppo industriale del secondo Novecento e all’avvento della forte meccanizzazione agricola”.

Varghein de fero cun la roda e la manderisa (Aratro di ferro con ruota e raschiatoio)

Una vita di sudore
Come spiega Sandro Manzin, direttore dell’UPA, “sfogliando le pagine del volume ‘Il passato rurale di Dignano’ cogliamo elementi della vita contadina del popolo dignanese, un popolo concorde nei secoli, laborioso, semplice, parsimonioso e felice, dalla religiosità sentita e praticata, unito da una lealtà d’intenti verso l’amata cittadina, risparmiato dalle pestilenze e, conseguentemente, beneficiante di un lungo periodo di floridezza e prosperità. Nel testo rivivono momenti di ruralità quotidiana, toponimi, nomi di lachi, proverbi, credenze, vecchie misure, il calendario dei lavori, nomi dialettali di attrezzi e utensili caratteristici della nostra Dignano. La lontananza temporale dipinge spesso di un colore diverso le cose e ricordando il passato si rischia di attribuirgli caratteristiche idilliache non rispondenti alla realtà vera e propria. Ciononostante gli autori, Marta Banco, Giorgina Kutić, Carla Rotta e il sottoscritto, pur appartenenti alla comunità autoctona dignanese, hanno trattato in maniera obiettiva e interessante vari aspetti della civiltà contadina bumbara. Civiltà caratterizzata dalla fatica, dal sudore della fronte, dall’uso di strumenti arcaici, dall’aiuto indispensabile degli animali”.

El samer, ovvero l’asino

Un omaggio credibile e autentico
Dicendo dell’iniziativa, Lidija Nikočević, etnologa presso il Museo etnografico dell’Istria, rivela come sia importante che questa “sia partita da dentro, dagli stessi Dignanesi, in quanto solo loro possono mantenere nel tempo e con successo gli elementi del loro patrimonio naturale e culturale, sia materiale che immateriale. Nei testi elaborati dagli autori dei contributi compaiono anche le dichiarazioni dei Dignanesi più anziani, che hanno così dato un contributo alla credibilità e autenticità dei testi stessi. Arricchita con eccellente materiale fotografico, questa antologia dei lavori è al contempo una sorta di album, un libro-omaggio al passato rurale del quale ancor oggi individuiamo alcuni elementi”.

Olivi, viti e arativi
Il libro apre con il capitolo dedicato al “Lavoro nei campi“, e precisamente all’olivicoltura: “Niente più dell’olivo dà il senso del tempo. Un grosso tronco, nodoso, saldamente avvinghiato alla terra con le sue lunghe e ramificate radici, e l’ampia chioma sempreverde che buca il cielo azzurro dando un senso di maestosità, di sicurezza e di pace, ma anche del lento, inevitabile, scorrere del tempo”. Dell’olivicoltura si narra dell’impianto di un giovane olivo, della cura dell’olivo, delle varietà di olive, dei parassiti dell’olivo, della raccolta, dell’oleificazione. Segue una parte dedicata alla viticoltura, a partire dall’impianto e dai lavori nella vigna, per arrivare alla lotta contro i parassiti, alla vendemmia – “l’avvenimento culminante, e sicuramente più atteso e festoso, della coltivazione della vite” – e ai lavori in cantina. Il capitolo chiude con un testo sugli arativi.

Memorie storiche del mondo contadino

Di boschi e di lachi
Il capitolo “Boschi e lachi” contiene due contributi. Il primo apre con un proverbio, che insegna che l’inverno può avere il suo corso se ci si è (pre)occupati di avere pane, vino e legna da ardere. Ma la legna veniva usata anche per la costruzione degli arnesi di lavoro. Il contributo sui lachi è al contempo un testo sull’importanza dell’acqua e il suo trasporto; contiene inoltre un elenco degli stagni del Dignanese, un elemento ormai svalutato e trascurato del paesaggio locale.

La stalla e il pascolo
Segue “Gli animali”, visto che “il lavoro della e nella campagna era (…) indissolubilmente legato agli animali. A doppia mandata: senza animali era impossibile lavorare la campagna e lavorare la campagna era anche in funzione del loro sostentamento”. Ne “La stalla” vengono riportati gli elementi viventi delle stalle, le caratteristiche dei singoli animali e il modo di approcciarsi a loro. Essendo la pastorizia un ramo specifico dell’allevamento, a questa è dedicato un testo a parte. La pastorizia aveva un ruolo rilevante nell’economia della famiglia e vedeva nelle pecore l’animale più rappresentato. Vi vengono riportate le malattie delle pecore, il pascolo, la produzione del formaggio e, non da ultimo, il brigantaggio e i furti di animali.

I ricordi in bianco e nero

Superstizioni e saggezza
Il quarto capitolo, intitolato “Credenze e proverbi”, è pertinente alla cultura immateriale. Nelle “Credenze” si scrive dei tentativi di difendere la gente, gli animali ma anche i campi dal malocchio e dalle forze del male: “Malocchio, maltempo, streghe, cavalcanti, segni, riti… se ne diceva sottovoce, per non sfidare la cattiva sorte, fatta, a volte, secondo le credenze, da qualche vicino un po’ invidioso, in grado di fare maravie (malocchio; n.d.a.). Vittime predilette, per quel che riguarda la stalla, mucche e porci, considerati una sorta di cardini dell’economia di casa in una comunità prettamente agricola…”. Notevole il contributo riguardante i proverbi, legati alla vita rurale di Dignano, agli animali, al cibo e al vino. Frutto della saggezza popolare, questi sono riportati in dialetto istrioto dignanese, perché difficilmente traducibili, in quanto ricchi di particolari significati e specifiche sfumature che lo standard non riesce a riprodurre.

Immagini della Dignano di una volta

Misure e lunario
L’”Appendice”, quale ultimo capitolo, propone un testo sulla metrologia in uso a Dignano nel corso del tempo e “Il calendario dei lavori agricoli”: “il lunario dei lavori rispettava una tradizione ben precisa radicata sull’esperienza, sul duro, costante e paziente lavoro del contadino per far fruttare al massimo la terra rossa, terra magra, del circondario e mantenere le colture secolari caratteristiche del territorio”. Il Glossario, infine, è un piccolo scrigno dei termini, ormai in disuso, con i quali si designavano i vari elementi della vita rurale tradizionale di una volta.

Il volume “Il pane della terra”

Album fotografico
Completa il volume una parte esclusivamente fotografica, dedicata agli attrezzi e agli utensili. In “mostra” badili, barilotti, botti, pastoie, carriole, carri, forche, rastrelli… Alcuni si possono vedere anche in “Magazein”, dove è stata allestita la mostra con le fotografie del libro e gli attrezzi e gli utensili, e che rimarrà aperta fino alla fine di maggio, ogni giorno dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19. I libri vengono distribuiti invece (fino ad esaurimento scorte) presso la galleria “Loggia” della Comunità degli Italiani di Dignano ogni giorno dalle 9 alle 12.

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