Il mare e i suoi tesori da salvare (foto)

Una locuzione da tenere ben presente, anche quando pensiamo al mare che combatte strenuamente contro il ciclo distruttivo che l’uomo propone. L’Adriatico è in un periodo di rifiorimento vitale, ma rimane a rischio

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Il mare e i suoi tesori da salvare (foto)

Ho ricevuto di recente un’e-mail di una persona che aveva letto un mio articolo che trattava della protezione della vita nel mare. Chiedeva, con un giro di parole, se e come la gente fosse coerente con quanto scrivessi, nonostante le mille preoccupazioni cui dovessero soggiacere.
Un ragionamento di vita
A parte il fatto che non vedo come possano intercalarsi situazioni di civile esistenza con il rifiuto di un logico ragionamento di vita, è da valutare attentamente la situazione di oggigiorno che si verifica nel mondo intero. Abbiamo sotto gli occhi un’infinità di esempi che ormai sembrano concatenarsi gli uni agli altri, senza soluzione di continuità. Una continuità che purtroppo è sintomo di una stupidità incoerente che ormai sembra aver raggiunto l’umanità intera.
Ciò che succede ogni giorno è una carta tornasole della pericolosità nella quale viviamo, è questo mi ha fatto risalire ai tempi della scuola, al raziocinio e alla volontà del capire. È così che è tornato alla mente il significato del titolo di questo articolo, che vorrei trasmettere al lettore che mi ha scritto.
Eludere la distruzione

Una balenottera e le sardine

Carpe Diem è una sorta di invocazione che invita a cercare di porsi al di fuori dell’interminabile e continuo ciclo distruttore del tempo. È, infatti, una locuzione che dice come sia logico confidare il meno possibile nel domani: e se analizziamo l’interezza dell’esistenza umana, vediamo come questa sia una delle filosofie di vita che hanno maggiormente influenzato la storia. Attenzione, tutta la storia, considerata nella completezza dell’esistenza del nostro pianeta.
Ed eccoci al mare. Non mancherò mai di riferirmi a lui, non soltanto perché ho vissuto in lui e di lui, ma perché è un combattente che cerca di combattere e ha sempre combattuto strenuamente per porsi al di fuori del continuo ciclo distruttivo che l’umanità gli propone; con successo penso purtroppo quando vedo oltre ai drammi petroliferi, gli svariati inquinamenti e le immissioni di scorie velenose, le stragi delle mattanze di pesca, sulle quali vorrei di proposito soffermarmi un momento.
Le mattanze di pesca

Controllo della crescita dei coralli

Pensate che circa 100 milioni di squali vengono uccisi nel mondo: Moltissimi vengono pescati solamente per il consumo della pinna dorsale, ricercatissima in oriente: il resto viene rigettato in mare ancora vivo. Nel Mediterraneo, di fronte alla costa tunisina avviene una vera strage di squali. A tale proposito c’è chi afferma che, i molti migranti che affrontano la traversata verso le nostre coste e che finiscono annegati hanno cambiato la predazione degli squali, preferendo questi i cadaveri piuttosto che pesci di più difficile cattura.
Stragi più gigantesche, come si sa, sono quelle dei delfini, delle balene e l’uso vietato di certe reti: le spadare appunto, lunghe anche una ventina di chilometri, naturalmente vietate. Ultimamente c’è stato anche l’annuncio incredibile, ma documentato, della presenza di 260 navi da pesca cinesi che attorniano il parco naturale delle Galapagos: un santuario di centinaia di milioni di specie marine, per non parlare delle navi da pesca giapponesi e coreane che pescano con bandiera del Ghana, naturalmente in acque proibite.
Uno spettacolo di forme e colori
Dunque, caro il mio lettore, le voglio sottolineare che l’ecosistema a cui mi riferisco è il punto debole del mare, eppure offre ancora tanta spettacolarità prodotta da un complesso di sistemi, colori e da miriadi di forme di vita, confondendo la conoscenza che regola la capacità di distinguere singolarmente le varie specie. L’umanità purtroppo conosce poco, o meglio evita di conoscere per non preoccuparsi delle problematiche che mettono in crisi anche il nostro mare sotto casa. Questo è un ambiente nel quale noi ci sentiamo, per forza di cose o per non conoscenza, estranei e posti in sudditanza. Invece il mare è un ecosistema che ogni uomo responsabile della propria intelligenza dovrebbe sentirsi in obbligo di custodire nel tempo. Dovremmo capire, non dimenticare, e di conseguenza preoccuparci sapendo che, ad esempio, l’inquinamento dell’acqua a tutti i livelli, significa modificare le sue caratteristiche in modo tale da renderla inadatta allo scopo a cui è destinata.
La precarietà dell’esistenza

Liberazione di una tartaruga incappata in una rete

Caro lettore, pensi al Mediterraneo, all’Adriatico che sembra essere in un periodo di rifiorimento vitale, perfino con la nascita di una novità incredibile: la formazione di una barriera corallina lungo la costa sud-ovest. Il nostro grande “lago salato” impiega quasi settanta anni per il ricambio delle sue acque con l’Atlantico, ed esiste però sempre la precarietà dell’esistenza, esattamente come esiste anche per noi.

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