I palombari: una favola vera

Figure di un romanticismo antico, legato ormai ai ricordi e ai racconti di personaggi esaltanti del mare; incredibili eroi di diverse avventure e coraggiosi compagni di vita

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I palombari: una favola vera

Aveva navigato per quarant’anni in tutti i mari del mondo. Ora, con la sua barchetta che pareva un guscio di noce, al confronto delle mastodontiche petroliere cui aveva dato gli anni migliori della sua vita, percorreva spesso miglia e miglia solamente con i suoi pensieri, con i ricordi che, di quando in quando, si materializzavano quasi fossero le coordinate di una rotta che riviveva come in un racconto. Nel tardo pomeriggio, dopo aver tirato a secco la sua barchetta che pareva fregiarsi ai suoi occhi dell’importanza della vecchia nave, si rifugiava nella grande e chiassosa baracca che avevano costruito a fianco dello scivolo a mare. “Osteria del Marinaio”, disegnavano più che scrivere le lettere dell’insegna. Dentro, un acre fumo di sigaretta mescolato al greve sapore del vino contrastava con il forte odore di calafato, con il quale avevano impermeabilizzato le pareti in legno di abete. Aveva sempre presente ogni momento trascorso. Era tanto abituato a vivere sul mare e con il mare che i trascorsi, anche quelli insignificanti, non lo abbandonavano mai. Erano immagini che la sua memoria acquisiva dall’insieme dei ricordi e li riproponeva automaticamente come i movimenti cadenzati a guidare la pipa e accostare il bicchiere di bianco alle labbra.

Ricordi che riaffiorano

Pensava. Lo accompagnava lo sciabordio della prua che spostava più mare di quanto fosse necessario. Ma lui non aveva premura. Le sue traversate potevano durare il tempo che volevano. Importante era che durante i suoi viaggi capitasse quel fatto, si materializzasse quella circostanza che potesse fargli rivivere almeno uno di quei antichi momenti cui afferrarsi con i ricordi e le emozioni. Era una mattina di luglio. Il mare plumbeo, la superficie piatta senza il più piccolo graffio era segnata solamente da una piccola e lontana imperfezione: un puntino nero, tremulo nell’afa che montava con il sole. Diresse la prua a collimare quel puntino e, mentre si avvicinava, ecco che i ricordi prendevano sembianze sempre più precise. Pareva come se la sua memoria scavasse faticosamente tra le sue pieghe e gli raccontasse di una storia già vissuta. Poteva essere una storia vera, quanto uno di quei racconti che i vecchi marinai amano ricordare davanti a un buon bicchiere.

Due uomini anziani su di una barca tozza parevano remare alla ruota di una grande pompa ad aria. A fianco della pompa la superficie del mare era rotta dal ribollire dell’aria che assommava formando larghe chiazze d’argento. Non li aveva più visti, da tantissimo tempo, i palombari. Al ritorno a casa, il nipotino gli avrebbe sicuramente chiesto di raccontargli una storia, vera o non vera non avrebbe avuto importanza. Per la prima volta sapeva in anticipo cosa gli avrebbe raccontato.

Un lavoro pericoloso

Le mani bianche, irreali, ammorbidite dall’acqua, eppure così forti, sicure, decise, che gesticolano, che afferrano, spostano, dialogano e agiscono come terminali di ali remiganti. Contro l’azzurro del mare e il grigio degli scafandri, sembrano intagliarsi nella figura quasi fossero immagini scolpite nel legno. Il dialogo tra i due palombari è sicuro. Il comprendersi a gesti brevi, ripetuti, fermi che gestiscono l’avvenimento. Sono atti importanti che corrispondono allo sguardo attento: ora preoccupato, ora disteso, che intravedi e immagini come un riscontro di vitalità emotiva, dietro l’oblò del casco. Loro erano li, indaffarati e attenti. Veri nel loro pericoloso lavoro. Erano goffi e lenti nell’incedere sott’acqua. Ineleganti ma solenni: vestiti di pieghe che mordevano le carni. Figure di un romanticismo antico, legato ormai ai ricordi, ai racconti di personaggi esaltanti del mare; incredibili eroi di diverse avventure e compagni di vita coraggiosa. Ma erano ormai come i fantasmi che prendono corpo nella memoria: proprio come quelli di una favola. Era così che li avrebbe raccontati.

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