FIUME sulla cresta dell’onda

Una carrellata storica delle navi che hanno portato il nome della città per i mari e gli oceani del mondo

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FIUME sulla cresta dell’onda
La Ro-Ro Rijeka della Lošinjska plovidba ormeggiata in Brajdica nel 2010. Foto IVO VIDOTTO

Non molto tempo fa – era l’agosto del 2023 – avevamo notato, ormeggiata all’interno degli stabilimenti navalmeccanici “3. maj”, una nave che non avrebbe attirato su di sé l’attenzione di nessuno. Si trattava di una semplice nave da carico specializzata nel trasporto di cemento. Nelle sue umili vesti, si era presa un po’ di riposo – un “time-out”, per dirla in termini sportivi –, stanca, forse, di fare continuamente la spola tra il cementificio di Valmazzinghi (Koromačno) e il porto di Gaženica, a Zara. Ma perché scrivere, allora, di un’umilissima nave, poco appariscente, quasi una barchetta nei confronti dei giganti da 300 e passa metri che frequentano il Quarnero?
Ad attirarci era stato il nome: “Fiume”! Sì, proprio così; una nave col nome Fiume stava riposando a Fiume… Avevamo scoperto allora che il suo porto d’immatricolazione è quello di Venezia, mentre l’armatore utilizza, in affitto, alcune strutture all’interno degli stabilimenti del cantiere fiumano. La “Fiume” (IMO 6704799), come dicevamo, è una nave da carico specializzata nel trasporto di cemento, costruita nel 1966 presso i cantieri navali Bayerische Shipbuilding a Erlenbach sul Meno, situata nel land della Baviera. Attualmente naviga sotto bandiera italiana, con porto di immatricolazione Venezia (l’armatore è la ditta Calzavara, gestita dalla SSM Ship Services Management, sempre di Venezia). È lunga 62 metri e larga 9, con un pescaggio massimo di 3,3 m, ha 497 tonnellate di stazza lorda e una portata di 939 tonnellate.
La presenza di questa umile cementiera, però, ha innescato da parte nostra una piccola ricerca. Ci sono altre navi che portano il nome della città quarnerina? E in passato? Quante navi hanno portato orgogliosamente il nome di Fiume e, successivamente, di Rijeka per i mari e gli oceani del mondo? Ebbene sì, di esempi ne abbiamo diversi e uno di questi lo tratteremo separatamente: l’incrociatore pesante Fiume, costruito nei primi anni ‘30, che faceva parte della Regia Marina Italiana. Partecipò a numerose operazioni durante la Seconda guerra mondiale e fu affondato nella battaglia di Capo Matapan nel marzo 1941.

Distesa sulla costa…
Fiume ha avuto sempre nella storia un legame indissolubile con il mare e se guardiamo la sua posizione geografica, la città sembra distesa lungo la costa. Per secoli è stata contesa proprio a causa di questa sua posizione strategica. Fiume è anche il punto di convergenza di tre vie facilmente percorribili: a nord-ovest la via che la collega a Trieste, a sud-ovest quella della riviera orientale dell’Istria e a sud-est quella del litorale croato-dalmata. Geograficamente, il porto di Fiume costituisce lo sbocco di un vasto entroterra croato e di buona parte dell’Europa centrale. È una posizione a cui corrisponde all’opposta estremità occidentale dell’Istria quella di Trieste, collegata a Vienna attraverso l’entroterra sloveno e carinziano-austriaco. Da non dimenticare l’importanza della presenza del cantiere navale e delle tante compagnie di navigazione che hanno avuto sede in questa città, chiamata Rijeka in croato, Reka in sloveno, Reka o Rika in dialetto ciacavo. Il nome della città, in lingua ungherese, era originariamente Szentvit, poi diventato Fiume, mentre in lingua tedesca era chiamata Sankt Veit am Flaum o Pflaum. Tutte le denominazioni citate, antiche e moderne, nelle rispettive lingue significano semplicemente “fiume”, richiamandosi al corso d’acqua che la attraversa, noto come Fiumara, Eneo, Tarsia, Récina, Pflaum, Rječina, Ričina…

Il primo piroscafo in ferro
Non deve sorprenderci, pertanto, che nella storia ci siano state tantissime navi che hanno portato il nome della città, nelle sue varie versioni linguistiche. Cominciamo, quindi, a parlare di queste navi, alcune delle quali nate con il nome Fiume e altre alle quali è stato messo successivamente, molto spesso dopo il cambio di proprietà. Naturalmente, l’impresa di recuperarne la storia è piuttosto ardua, specialmente di quelle costruite nel XIX secolo e prima. Non menzioneremo i tanti brigantini e velieri che portavano il nome di Reka, Fiume o anche Fiumano e dei quali i documenti a disposizione sono veramente pochi.
Cominceremo la nostra storia con il piroscafo a elica in ferro Fiume della Società di Navigazione a Vapore del Lloyd Austriaco di Trieste, costruito nel 1853 presso il cantiere Miller, Ravenhill & Co, Low Walker. Lungo 66 e largo 8,9 metri, aveva 634 t di stazza lorda e 589 di portata. Poteva imbarcare 42 passeggeri e raggiungeva una velocità massima di 8,9 nodi. Dopo diversi cambi di proprietà e modifiche e senza aver mai lasciato l’Adriatico, nonostante l’ultima società ad averla in gestione sia stata la Valdes Hermanos di Valparaiso (Cile), nel 1901 venne venduta a un cantiere di demolizione.
Nel 1853, nel cantiere Squero S. Marco a Trieste venne costruito il piroscafo a ruote in legno Roma che per sei anni portò le insegne della Società di Navigazione a Vapore del Lloyd Austriaco, prima di passare, nel 1859, all’imperiale e regia Marina da guerra dell’Impero austro-ungarico (k.u.k. Kriegsmarine) con il nuovo nome di Fiume. Lunga 57 metri e con 436 tonnellate di stazza lorda, poteva imbarcare 56 passeggeri. In quello stesso anno il piroscafo venne affondato nel canale Spignon, nella laguna veneta, e poi recuperato, prima di venir definitivamente demolito nel 1884.

L’onnipresente Lloyd austriaco
Il 1881 è l’anno di nascita di un’altra nave Fiume, costruita come nave ospedale e con il nome Spartan presso i cantieri James and George Thomson a Clydebank, un antico burgh di circa 26.000 abitanti della Scozia centro-occidentale, facente parte dell’area amministrativa del West Dunbartonshire e situata – come suggerisce il nome – lungo il corso del fiume Clyde. Si tratta del principale centro per la costruzione di navi della Scozia, nonché uno dei maggiori al mondo. Di origini scozzesi anche un’altra nave Fiume, costruita nel 1881 nei cantieri Hugh McIntyre di Paisley. Ribattezzata poi con il nome Szapary, il 27 dicembre del 1882 finì incagliata a 4 miglia da Bar Lough mentre stava navigando da Fiume verso Dublino. Medesima sorte per la nave costruita nel 1882 nel cantiere Howaldt Bros. a Kiel, città tedesca situata sul fiume Eider, nei pressi del Mar Baltico. Nata con il nome Mexico, salvo poi diventare Athos nel 1889 e Fiume dieci anni più tardi. Finì incagliata il 29 dicembre del 1912.
Nel 1883, l’Arsenale del Lloyd Austriaco di Trieste costruì per la Società di Navigazione a Vapore del Lloyd Austro Ungarico il piroscafo a elica in ferro Reka. Lungo 68 e largo 9,6 metri, aveva 1.084 tonnellate di stazza lorda e 1.344 tonnellate di portata. Cambiò nella storia tantissimi proprietari e bandiere prima di venir demolito in Turchia nel 1935. Nel 1888, presso il cantiere Howaldt Bros. di Kiel, nacque un’altra nave con il nome di Fiume, diventata poi Sušak nel 1923 e Mario Ruta nel 1941. Nell’aprile del 1945 venne affondata intenzionalmente a Trieste e un anno più tardi ripescata e demolita.

Il cacciatorpediniere Réka
Il 1899 era l’anno di nascita della Erzherzog Franz Ferdinand, che nel 1922 divenne Fiume sotto le insegne del Lloyd Triestino Società di Navigazione. La sua demolizione avvenne nel 1931. Si trattava di un piroscafo a elica in acciaio costruito per Società di Navigazione a Vapore del Lloyd Austriaco presso l’Arsenale del Lloyd Austriaco. Aveva 6.044 tonnellate di stazza lorda e 8.359 tonnellate di portata. Lungo 128,25 e largo 15,1 metri, poteva imbarcare 56 passeggeri. La velocità massima era di 12 nodi.
Nel 1908, presso i cantieri Danubius di Fiume, venne costruito il cacciatorpediniere austro-ungarico SMS Réka. Era la decima unità della classe Huszár. La nave era dotata di quattro caldaie a vapore di tipo Yarrow alimentate a carbone. La Réka prese parte alla Prima Battaglia del Canale d’Otranto. Il 22 dicembre 1916, alle 21.30, insieme agli SMS Scharfschütze, Dinara e Velebit, attaccò i pescherecci da traino che bloccavano con le reti il ​​Canale d’Otranto. I cacciatorpediniere austro-ungarici riuscirono a costringerli ad abbandonare le reti. Come si è scoperto in seguito, hanno salvato il sottomarino U-38 che era rimasto impigliato in loro. Il cacciatorpediniere Réka sopravvisse alla prima guerra mondiale e dopo la sua fine fu consegnato alla Francia. Venne demolito nel 1920.

Da Genova a New York
Passiamo ora al piroscafo Fiume, costruito nel 1908 dai Cantieri Navali Riuniti del Muggiano, La Spezia, per conto della Compagnia di Navigazione La Veloce di Genova con il nome di America. Le sue caratteristiche: prua verticale, due alberi, due fumaioli. Stazzava 8.996 tonnellate, con una lunghezza di 145,20 metri per 16,95 di larghezza. Disponeva di una macchina a vapore Wallsend Slipway Co. a triplice espansione con propulsione a due eliche che gli conferivano una velocità di 16 nodi. Poteva ospitare 30 passeggeri di prima classe, 220 di seconda e 2.400 di terza. Fu varato il 1º novembre 1908.
Il 20 settembre 1909 partì da Genova per il suo viaggio inaugurale, destinazione New York con scalo a Napoli. Dopo il 1910 fu utilizzato per i viaggi con il Sud America sulla rotta Genova, Napoli, Palermo, Marsiglia, Barcellona, Rio de Janeiro, Santos, Montevideo, Buenos Aires e ritorno. Nel 1912 fu venduto alla società Navigazione Generale Italiana iniziando i viaggi per questa compagnia il 23 aprile 1912 sulla linea Genova-Napoli-New York-Filadelfia. Il 24 dicembre 1916 iniziò il 34º e ultimo viaggio Genova-New York.
Disarmato durante la prima guerra mondiale, il suo primo viaggio post-bellico iniziò salpando da Genova il 9 febbraio 1919 per Marsiglia e New York. Il 19 novembre 1923 iniziò l’ultimo viaggio Genova – New York, dopo di che nel marzo ed aprile 1924 fece due viaggi Genova – Napoli – Boston per essere poi trasferito sulle rotte per il Sud America. Nel 1928 fu ceduto al Lloyd Triestino che lo chiamò Fiume. Il 24 settembre 1942 fu affondato nel basso Adriatico.

I bombardamenti di Ragusa
Nel 1911, i cantieri Richardson Duck a Thornaby-on-Tees, in Inghilterra, costruirono per l’Atlantica Sea Navigation Co Ltd, con sede a Fiume, l’omonima nave, ribattezzata Fiumana nel 1924 con il passaggio di proprietà alla Fiumana Società di Navigazione, pure questa con sede a Fiume. Dopo alcuni cambi di insegne, il 10 marzo del 1944 venne bombardata e affondata nel porto di Gravosa (Gruž) nel corso dei bombardamenti di Ragusa. Nel 1920, nei cantieri Monmouth a Chepstow, in Galles; venne varata la nave War Genius, che nel corso della sua vita, conclusasi con un affondamento intenzionale il 4 settembre 1939, portò anche il nome Fiume. Ed eccoci a un’altra nave con il nome Reka (inizialmente Recca), costruitaper la compagnia Navigazione Libera Triestina nel 1921 presso lo Stabilimento tecnico triestino San Marco. Sequestrata nel 1941 a Cuba, il 4 dicembre del 1943 venne silurata e affondata da un U-129 tedesco.
Anche la Compagnia Adriatica di Navigazione S.A. di Venezia ebbe nella sua flotta una nave con il nome Fiume, nome che le venne dato nel 1932, sei anni dopo la costruzione nel cantiere Maschinenbau Gesellschaft di Lubecca, in Germania, commissionata dalla compagnia Brodarsko-akciono društvo Boka di Cattaro e battezzata Prestolonaslednik Petar (Principe ereditario Pietro, erede al trono), che la vendette alla S.A. Costiera di Fiume nel 1928 (nome Calitea). Il 24 settembre 1942 venne silurata e affondata dal sommergibile greco Nereus a circa 7 miglia da Punta Sabbia, eni pressi di Rodi.

La «defunta» Jugolinija
Passando alla storia più recente, nella flotta della “defunta” Jugolinija non poteva mancare una nave che portasse il nome della città sede dell’allora prestigiosa compagnia armatoriale. E non soltanto una. La prima Rijeka venne costruita nel 1950 nei cantieri Scheepsbouwwerft De Merwede Van Vliet & Co. N.V. a Hardinxveld, nei Paesi Bassi, per finire la sua “carriera” il 23 gennaio del 1979 del cantiere di demolizione della Brodospas a Spalato. Un anno dopo la “morte” della nave Rijeka, nella flotta della Jugolinija entrò la Rijeka Express, una portacontainer, costruita nel cantiere Warskiego, Stoznia Szczecinska di Stettino, in Polonia. Prima della sua fine, nel cantiere di demolizione di Alang, in Turchia, il 24 giugno 2010, portò diversi altri nomi (Trsat, Neptunia Atlantico, Montserrat B…). Il nome Rijeka venne affibbiato a un’altra nave della compagnia fiumana. Quest’ultima unità venne costruita nel cantiere di Scoglio Olivi a Pola nel 1981 e anche questa, dopo diversi cambi di proprietà e di nome, trovò la fine ad Alang il 16 gennaio 2009.
La Lošinjska plovidba di Lussinpiccolo, nel 2002 integrò nella sua flotta, battezzandola con il nome Rijeka, una nave costruita nel 1984 con il nome Vis presso i Cantieri navali Visentini di Visentini Francesco & Co., Donada a Porto Viro, in provincia di Rovigo. Dopo diversi cambi di “casacca”, la nave, una Ro-Ro, oggi si chiama Hashim Legacy e batte bandiera togolese. Il nome Balder Rijeka venne dato invece a un rimorchiatore posacavi e posacatene d’ancoraggio costruito presso lo squero di Kraljevica. Finì i suoi giorni ad Aliaga il 5 aprile 2017.

L’omaggio della Maersk
Anche la compagnia di navigazione danese Maersk Line – considerata la più grande compagnia di navigazione mercantile al mondo per ricavi, nonché la seconda per capacità dopo Mediterranean Shipping Company (MSC), con oltre 600 navi e una capacità di 2,6 milioni di TEU –, molto presente allo scalo container in Brajdica con le sue navi giganti e anche nella struttura proprietaria del nuovo terminal in Molo Zagabria, ebbe nella sua flotta, dal gennaio 2004 fino all’ottobre 2008, una nave in onore del capoluogo quarnerino, la Maersk Rijeka, che oggi si chiama Barbara P.

Un immenso deserto
Ci fermiamo qui, concludendo con la risposta che il capitano Nemo, a bordo del sottomarino Nautilus (tratto dal romanzo Ventimila leghe sotto i mari di Jules Verne) diede al professor Aronnax quando questi gli chiese “Voi amate il mare, capitano?”.
“Sì! L’amo! Il mare è tutto. Copre i sette decimi del globo terrestre. Il suo respiro è puro e sano. È l’immenso deserto dove l’uomo non è mai solo, poiché sente fremere la vita accanto a sé. Il mare non è altro che il veicolo di un’esistenza soprannaturale e prodigiosa; non è che movimento e amore, è l’infinito vivente, come ha detto uno dei vostri poeti. Infatti, professore, la natura vi si manifesta con i suoi tre regni: minerale, vegetale, animale”.
Ed è in questo immenso deserto che hanno navigato, nel bene e nel male, le tante navi che hanno portato il nome di Fiume in giro per il mondo, facendolo conoscere anche a chi non l’aveva mai sentito, ricordando che il mare non è stato mai amico dell’uomo né delle navi, tutt’al più complice della loro irrequietezza. Tutte queste navi, pertanto, hanno vissuto esistenze molto diverse tra loro e subito sorti altrettanto diverse, portando in giro per il mondo persone e beni, ma anche seminando inevitabilmente morte, come nel caso delle navi da guerra. Ad ogni modo, ogni singola nave ha scritto pagine memorabili nel loro peregrinare lungo i sentieri infiniti della storia della navigazione.

 

L’incrociatore e la battaglia di Capo Matapan

Il Fiume fu un incrociatore pesante della Regia Marina italiana. Con altre tre navi gemelle (Zara, Pola e Gorizia) faceva parte della classe Zara, sviluppata negli anni 1930. Costruito nello Stabilimento Tecnico Triestino di Trieste, entrò in servizio alla fine del 1931. Il nome deriva ovviamente dalla città di Fiume. Il motto della nave era invece Sic indeficienter virtus (“Così il valore inesauribile”) che a sua volta deriva dal motto Indeficienter presente dal 1659 sullo stemma della città.
All’inizio del secondo conflitto mondiale era inquadrato nella 1ª divisione incrociatori della 1ª squadra di base a Taranto ed era dotato degli idrovolanti IMAM Ro.43. Nel corso della battaglia di Capo Matapan – il capo Matapan o capo Tenaro è il punto più a sud della terraferma greca e della penisola balcanica –, il 28 marzo 1941, fu inviato assieme alle altre unità della I Divisione a soccorrere il gemello Pola, immobilizzato da un aerosilurante britannico. Le navi italiane furono però individuate dalle corazzate britanniche Barham, Valiant e Warspite, che aprirono il fuoco contro le ignare unità della 1ª divisione. Il Fiume, illuminato per primo dal proiettore del cacciatorpediniere Greyhound, fu devastato da numerosi colpi da 381 mm; incendiato, sbandò sul lato di dritta sino a che capovoltosi, affondò. Tra le unità perse nella battaglia, fu quella che ebbe le perdite maggiori fra l’equipaggio: 813 morti su 1104 uomini a bordo, fra cui il comandante, c.v. Giorgio Giorgis, che fu decorato con la medaglia d’oro al valor militare. Invece riuscì a salvarsi il comandante in seconda (CF Luigi Guida), quale prigioniero.

Il messaggio nella bottiglia
Il 10 agosto 1952, su una spiaggia nei pressi di Cagliari, venne rinvenuta una bottiglia molto incrostata ma ben sigillata con della cera che, al suo interno, celava, scritto su un pezzo di tela strappato da una copertura di mitragliera, il seguente messaggio: “R. Nave Fiume – Prego signori date mie notizie alla mia cara mamma mentre io muoio per la Patria. Marinaio Chirico Francesco da Futani, via Eremiti 1, Salerno. Grazie signori – Italia!”.
Dopo accurate ricerche si trovò il nominativo del marinaio tra quelli dei dispersi dell’incrociatore Fiume, coinvolto nella battaglia navale di Gaudo e Capo Matapan (di 11 anni prima), dove trovarono la morte 2.331 marinai italiani: 782 sullo Zara, 813 sul Fiume, 328 sul Pola, 211 dell’Alfieri, 169 del Carducci e 28 di altre unità navali.
Il caso fece molto scalpore e fu ampiamente trattato dalla stampa italiana, la madre venne informata e suo figlio fu insignito della medaglia di bronzo al valor militare alla memoria con la seguente motivazione: “Marinaio Chirico Francesco di Domenico e di Anella Sacco, da Futani. Imbarcato su un incrociatore irrimediabilmente colpito, nel corso di improvviso e violento scontro, da preponderanti forze navali avversarie, prima di scomparire con l’Unità, confermava il suo alto spirito militare affidando ai flutti un messaggio di fede e di amor patrio che, dopo undici anni, veniva rinvenuto in costa italiana. Mediterraneo Orientale; 28 marzo 1941”.

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