«È assolutamente indispensabile ripristinare la fiducia nella scienza»

A colloquio con lo scienziato Saša Ceci, fisico delle particelle elementari e personaggio televisivo noto a livello internazionale, il quale, soprattutto durante i due anni segnati dalla pandemia, ha contrastato la diffusione di bufale legate ai vaccini

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«È assolutamente indispensabile ripristinare la fiducia nella scienza»

Saša Ceci, classe 1973, fisico delle particelle elementari, ricercatore presso l’Istituto “Ruđer Bošković” di Zagabria e l’Agenzia europea per la ricerca nucleare CERN, nonché personaggio televisivo, è noto a livello nazionale, ma anche fuori dai suoi confini (è stato intervistato, infatti, anche da una testata italiana), per il suo lavoro di divulgazione scientifica, in primo luogo tramite la trasmissione della Radiotelevisione croata (HRT) “Treći element” (Il terzo elemento). Questa sua attività si è intensificata negli ultimi due anni, segnati dalla pandemia da coronavirus. Al fine di contrastare la diffusione esponenziale di bufale e disinformazioni legate ai vaccini e al virus che ha fermato tutto il mondo e causato milioni di morti a livello globale, Ceci si è impegnato anche quotidianamente a spiegare i dati scientifici in maniera comprensibile e accessibile ai numerosi followers su Facebook, dimostrandosi sempre molto paziente nelle numerose occasioni in cui veniva attaccato dagli scettici della pandemia e dai complottisti, cercando di instaurare un dialogo. Autore di tre raccolte di testi divulgativi, intitolati “Blesimetar”, Saša Ceci è instancabile nella sua attività di popolarizzatore della scienza, oggi più che mai sotto attacco dalla diffusione della pseudoscienza e dei vari movimenti anti-scientifici. Ceci ha fatto tappa a Fiume per partecipare a un’interessante tavola rotonda organizzata in seno al Festival della scienza e noi abbiamo colto l’occasione per fargli qualche domanda.

Saša Ceci dinanzi alla Casa dell’infanzia, dove si è tenuta la tavola rotonda nell’ambito del Festival della scienza.
Foto: RONI BRMALJ

Passione per la divulgazione scientifica
I tuoi testi divulgativi presentano in modo accattivante, divertente e al contempo informativo i fenomeni fisici, ma spaziano anche in altri campi. Negli ultimi due anni hai scritto molto sulla pandemia nell’intento di chiarire concetti e dati relativi alle sue dinamiche e in seguito sui vaccini come il metodo più efficace per debellare i contagi. Come hai scoperto la tua passione per la divulgazione scientifica? Forse uno dei motivi è il fatto che da noi quest’attività è poco diffusa?
“Ricordo che nel 2009 Tanja Rudež, giornalista di un quotidiano nazionale, mi chiese di raccomandare un fisico che potesse commentare l’affermazione di un altro fisico, Davor Pavuna, secondo il quale il prete Zlatko Sudac (molto noto a livello nazionale per le stigmate che gli sarebbero apparse sul corpo più di vent’anni fa, nda) sarebbe capace di bilocazione e di attraversare i muri perché impersonerebbe un ‘quanto macroscopico’, ovvero obbedirebbe alle leggi della fisica quantistica e non quella ‘classica’ che governa il resto dell’umanità. Ebbene, nessuno dei fisici che contattai erano disposti a commentare quest’affermazione, dopodiché chiese a me e a un mio collega di farlo. Decidemmo di aiutarla perché credo che se un giornalista ritiene importante un argomento mi sembra giusto che un esperto nel campo dica qualcosa in merito. Il mio collega ed io abbiamo infine scritto un testo sull’argomento, nonostante fosse molto delicato trattandosi di un prete cattolico.
Tutto ciò accadeva un anno dopo che ero tornato dagli Stati Uniti, dove avevo svolto un post-dottorato di ricerca all’Università di Georgia. All’epoca avevo pubblicato alcuni testi anonimi su un forum online su diversi temi, alcuni non scientifici, che piacquero ai lettori. Ottenni delle reazioni positive anche da persone che non erano d’accordo con me. Lo stesso era accaduto anche con il testo sulle affermazioni di Pavuna. Quindi, continuai a scrivere.
Prima di partire per gli Stati Uniti insegnavo in veste di collaboratore esterno alla Facoltà di Elettrotecnica e Informatica di Zagabria, incarico che non avevo più dopo il ritorno in Croazia. Di conseguenza, avevo più tempo libero che impiegavo scrivendo testi divulgativi. Sono sempre stato interessato all’insegnamento – infatti, al quarto anno della Facoltà ero convinto che avrei lavorato come insegnante -, ma il mio percorso professionale si sviluppò in un’altra direzione, dal momento che i responsabili dell’Istituto ‘Ruđer Bošković’ decisero di trattenermi dopo che ebbi completato la tesi di laurea. Mi è sempre piaciuto insegnare, per cui posso dire che occupandomi di divulgazione scientifica soddisfo questa mia passione. I commenti che ricevevo e ricevo tuttora mi spronavano a continuare e mi aiutavano a capire quali siano gli argomenti che interessano i lettori”.

L’evoluzione della fisica

Foto: SANDRA SIMUNOVIC/PIXSELL

La fisica è spesso percepita dagli scolari come una materia difficile e per la maggior parte incomprensibile, salvo per i pochi eletti che hanno il “pallino della fisica”. Nonostante la bellezza dei fenomeni che questa disciplina spiega, sono pochi gli insegnanti che riescono ad avvicinare la materia ai loro allievi. Che cosa ti ha spinto a studiare la fisica e ad amarla?
“Il mio interesse per la fisica è nato in primo luogo grazie ai programmi televisivi che elaboravano argomenti scientifici. Innanzitutto la serie ‘Cosmos’ di Carl Sagan, quindi una fantastica serie della BBC intitolata ‘Don’t ask me’ (Non chiedere a me), dove uno scienziato rispondeva alle domande degli spettatori, del tipo ‘perché quando guardiamo un’automobile in moto in un film le ruote sembrano girare in senso opposto alla direzione in cui si muove la vettura’ e simili. Questo programma mi entusiasmava. Ricordo che qualche tempo dopo seguivo anche un bellissimo programma della televisione belgradese ‘Kemija svuda’ (La chimica ovunque) che andava in onda nell’ambito del programma scolastico e che adoravo. Mi piaceva tantissimo anche la chimica, anche perché i chimici possono spiegare benissimo nei particolari tutti i fenomeni che si verificano nelle cose che ci circondano, ad esempio, nella nostra cucina. La fisica oggigiorno è sempre meno capace di spiegare in maniera semplificata il suo funzionamento in molti campi. Prima, nei vecchi televisori ad esempio, tutti noi avevamo a casa un acceleratore delle particelle. Oggi, invece, i televisori moderni non funzionano più secondo questo principio, per cui non è più così facile spiegare, soprattutto ai bambini, la tecnologia sulla quale si basano.
Nella nostra infanzia, invece, la fisica, che per molti delle passate generazioni era difficile e incomprensibile, spiegava fenomeni che tutti noi avevamo in casa. Oggi le cose non sono più così semplici. In passato, chi conosceva il funzionamento della radio poteva facilmente ripararla da solo: lo stesso valeva anche per l’automobile. Oggi, invece, questo non è possibile, anzi, è meglio non tentare di riparare un’automobile di ultima generazione da soli. Sarebbe, però, bene che le persone sappiano almeno approssimativamente come funzionano gli apparecchi e le automobili moderne, invece di vederle come qualcosa che magicamente funziona anche se non sappiamo come”.

Dove sta il problema? Forse nel fatto che non è più così facile osservare i vari fenomeni direttamente, “aprendo” l’apparecchio?
“Fatto sta che la fisica è complessa. Nei manuali scolastici e nei primi due anni dell’Università, le nozioni di fisica vengono semplificate così tanto che, dal punto di vista scientifico risultano sbagliate. L’elettrodinamica, ad esempio, è talmente complessa che anche negli ultimi due anni di Facoltà le nozioni vengono approssimate e nessuno si prende l’impegno di divulgarla perché, onestamente, non credo che sia possibile farlo. Una volta ho cercato di spiegare perché il cielo è azzurro in modo che i bambini possano capirlo. È stato dannatamente difficile. Nel farlo ho preso come esempio il mare, le onde, le navi. La nave sale sulla cresta dell’onda, dopodiché cade e crea delle onde nuove. Le onde che alzano le navi più velocemente e quelle che le alzano più lentamente sono di frequenza diversa. Le onde di frequenza diversa riflettono diversamente la luce, mentre la combinazione tra onde ‘vecchie’ e quelle ‘nuove’ crea l’immagine che vediamo. Il mio scopo era far capire ai bambini perché la luce azzurra, che ha una frequenza veloce, si riflette di più di quella rossa. Tutto ciò spiega perché il cielo è azzurro e perché il tramonto è rosso. Dopo aver spiegato tutto ciò, qualcuno mi ha chiesto perché il tramonto su Marte sia azzurro (ride). Ovviamente, non ho saputo rispondere su due piedi perché avrei dovuto prima rifletterci.
Ciò che volevo dire è che la società di oggi è molto lontana dalle piccole comunità preistoriche che contavano 100 o 150 individui, in cui tutti si conoscevano e in cui uno o due anziani sapevano tutto ciò che all’epoca bisognava sapere. Questa mentalità viene a volte applicata anche nei confronti degli scienziati, che vengono spesso considerati come coloro che ‘sanno tutto’ per cui se non sappiamo rispondere a una domanda (perché la scienza è sempre in evoluzione) – che molte volte è più simile alla richiesta di predire quali numeri verranno estratti alla lotteria – perdiamo la fiducia delle persone che concludono che ‘gli scienziati non sanno nulla’. Queste persone cercano spesso una persona più grande di loro, di solito di sesso maschile, che le rassicuri e che dia loro delle certezze. Di conseguenza, quando sulla scena politica – per fare un esempio – appare un personaggio sicuro di sé come l’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, la sua ‘confidence’ (sicurezza di sé in inglese, nda) viene scambiata per ‘competence’ (competenza e conoscenza in inglese, nda). Credo che il ragionamento che sta dietro a questa percezione sbagliata della realtà derivi dal fatto che in passato chi si comportava in modo poco saggio veniva punito in qualche modo – forse mangiato da un leone -, quindi, se questo personaggio al potere che si comporta in modo così sicuro di sé è riuscito a raggiungere la vecchiaia vuol dire che probabilmente non è così male seguirlo. Questo è un modo in cui mi spiego per quale ragione le persone votino spesso dei personaggi poco competenti alle varie funzioni politiche. Il comportamento offensivo e arrogante viene spesso interpretato come un’espressione di abilità e competenza”.

Foto: SANDRA SIMUNOVIC/PIXSELL

Un lavoro di gruppo
Effettivamente, i ciarlatani e coloro che propagano idee pseudo-scientifiche si comportano proprio in questo modo. Parlano con molta sicurezza e sono convinti di sapere sempre tutto. Ce ne sono molti nel campo della cosiddetta “medicina alternativa” e, lo abbiamo potuto vedere particolarmente bene nei due anni di pandemia, possono causare dei veri danni tra i loro seguaci. Anche la loro morte.
“Esattamente. Nessuno di loro ha alcun dubbio. Il problema sta nel fatto che i medici si sono trovati in una situazione molto difficile. Da un lato, devono essere sicuri di sé nella comunicazione con i pazienti per avere la loro fiducia, mentre dall’altro lato sono consapevoli che, in una pandemia, non sanno certe cose. Nessuno le poteva sapere con un nuovo virus”.

Fino allo scoppio della pandemia sembrava che gli esseri umani avessero un buonsenso innato e che quando si trovano in un pericolo immediato optano per la soluzione migliore. Invece, si è visto che le cose stanno molto diversamente.
“Credo che Descartes avesse dichiarato a suo tempo che, a quanto sembra, il buonsenso sia distribuito molto bene in tutto il mondo, visto che nessuno si lamenta di non possederlo. La cruda realtà è che ci sono persone che credono di sapere qualcosa, ma non sanno nulla. Poi, quando iniziano a studiare e diventano degli scienziati comprendono quante sono le cose che ancora non sanno. Per questo motivo, quando mi avvicina una persona che non è esperta in un campo e mi fa delle domande cerco sempre di rispondere e di spiegare che anche gli scienziati in molti campi sono ignoranti e stupidi. Tutti noi prendiamo delle decisioni sotto l’influenza delle emozioni, anche se cerchiamo di non farlo. Tuttavia, ciò che è interessante nella scienza è che, nonostante la nostra ignoranza e stupidità, la scienza continua a progredire. Progredisce non grazie a una persona, ma grazie a gruppi di persone che permettono agli altri di criticare e di cercare i punti deboli del loro lavoro. Questo è un modo in cui la scienza progredisce. Gli scienziati pubblicano il loro lavoro nelle riviste scientifiche, ma prima di poterlo pubblicare, il loro studio deve superare una revisione paritaria (la cosiddetta peer review, in inglese, nda) nel corso della quale altri scienziati esperti del campo metteranno al vaglio il suo lavoro. Questo è un approccio che ci permette di modificare, con l’aiuto di altre persone, la nostra percezione del mondo e di renderla ‘meno sbagliata’, per parafrasare Isaac Asimov. Ed è questo ciò che fa la scienza: scopre sempre qualcosa che è meno sbagliato di ciò che si sapeva prima”.

Quest’ultima frase è proprio ciò che i ciarlatani vedono come un lato negativo della scienza: il fatto che non offre mai delle risposte definitive.
“Un modo per cambiare la percezione della scienza c’è ed è l’istruzione. Questo non è possibile ottenere con insegnanti che insegnano la fisica in maniera dogmatica. Gli insegnanti devono essere motivati a dimostrare ai bambini che la scienza non è una pagina del manuale nel quale gli scienziati integrano nuove pagine. La verità è che tutte le pagine del manuale cambiano, ma non al punto che il cielo diventerà verde o l’erba rossa. Il cielo sarà azzurro e l’erba verde nelle nostre spiegazioni, ma le interpretazioni delle nozioni fondamentali saranno leggermente diverse. La teoria della relatività di Einstein ha modificato profondamente la teoria della gravità di Newton, ma noi continueremo ancora a studiare nelle scuole la teoria di Newton in maniera ‘sbagliata’, per così dire, perché essa continua a spiegare molto bene i meccanismi dei quali abbiamo bisogno. Con il modello di Newton riusciamo ancora a spiegare il movimento dei pianeti, la caduta della mela e altre cose. Ci sono altre teorie complesse che possiamo descrivere con modelli ‘sbagliati’. I bambini dovrebbero imparare fin da subito che la formula che studiano non è esatta, ma è abbastanza buona per spiegare il fenomeno che ci interessa. Nella scienza cerchiamo le formule abbastanza buone e forse in un futuro riusciremo a scoprire anche quelle esatte. È interessante il fatto che tutti gli esperimenti svolti negli ultimi cent’anni legati alla teoria della relatività generale – dalle onde gravitazionali, ai buchi neri, alle collisioni di buchi neri, alla tecnologia GPS – suggeriscono che la sua teoria è corretta, anche se non collima con la teoria quantistica”.

Educare sia bambini che adulti
Negli ultimi anni si lavora molto attraverso manifestazioni come lo è, ad esempio, il Festival della scienza, e altri tipi di programmi ad avvicinare la scienza ai bambini e ai giovani, mentre al contempo a livello sociale si sta verificando un processo di regressione in cui si fa ritorno al pensiero magico…
“Credo che si punti poco sull’educazione degli adulti nella scienza, probabilmente perché ritenuti troppo vecchi per apprendere e per cambiare mentalità. Ci si concentra sui bambini, di cui molti un giorno ‘scapperanno’ all’estero. Ovviamente, è un bene che i giovani trovino un posto al sole in qualsiasi parte del mondo e si realizzino professionalmente, ma d’altro canto sarebbe bello poter creare le condizioni in cui coloro che tornano possano ugualmente realizzarsi e crescere professionalmente. Per poter offrire loro un ambiente stimolante e ricco di opportunità è indispensabile che chi definisce lo sviluppo del Paese, che oggi è gestito da persone più o meno della mia generazione, sia consapevole di questo fatto. Ma non lo è perché l’unica cosa che preoccupa i funzionari politici sono i voti degli elettori. La scienza non interessa loro, anche perché noi scienziati (quelli che erano attivi all’epoca della loro infanzia trenta o quarant’anni fa) li abbiamo trascurati. Sono contento per il fatto che la nostra trasmissione ‘Treći element’ venga seguita anche dagli anziani. È assolutamente indispensabile ripristinare la fiducia nella scienza, ovvero negli scienziati e nei divulgatori scientifici”.

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