Dražen Petrović, semplicemente il migliore

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Dražen Petrović, semplicemente il migliore

Dražen Petrović è senza ombra di dubbio il miglior cestista di tutti i tempi nato a Sebenico. Una carriera brillante la sua, interrotta da un terribile incidente stradale. In un certo qual senso è stato un giocatore che ha aperto impensabili scenari a tanti altri cestisti che sono arrivati dopo di lui.
Dražen Petrović nasce a Sebenico il 22 ottobre del 1964. Ben presto comincia a giocare a pallacanestro. Dapprima segue il fratello maggiore Aleksandar agli allenamenti. Si limita a passargli i palloni e dopo gli allenamenti prova pure lui a tirare un po’ verso canestro.
Il primo allenamento ufficiale, quello con la squadra locale dello Šibenka, risale al 1977. Ha 13 anni. Ben presto comincia ad allenarsi molto di più degli altri compagni di squadra. La pallacanestro diventa la sua vita, tanto che si allena prima della scuola e continua a darsi da fare anche dopo gli allenamenti giornalieri della sua squadra. Il suo talento ben presto è notato da tutti.
Infatti dopo appena due anni comincia a giocare per la squadra cadetti, ma di pari passo già si allena con la compagine seniores. Comincia pure a giocare per lo Šibenka e il 29 dicembre del 1979, soltanto due mesi dopo aver festeggiato il 15.esimo compleanno, segna i suoi primi punti per la prima squadra. Va a canestro nella partita di campionato contro l’OKK Beograd di Belgrado.

La prima medaglia: un bronzo

Nel 1980 milita nella squadra della Jugoslavia ai Campionati europei di categoria in Turchia. Per lui arriva la prima medaglia importante. È un bronzo. Nel 1981 partecipa con la squadra dei cadetti della Jugoslavia ai Campionati dei Balcani dove vince l’oro, nonché ai Campionati europei dove però la nazionale deve accontentarsi del quinto posto. Infine viene proclamato miglior cestista del Campionato jugoslavo. Però nel frattempo diventa ormai un titolare inamovibile della prima squadra dello Šibenka. Interessante notare che in questi primi anni gioca in tutte e tre le sezioni della squadra: sia per i cadetti (la sua categoria per anni di età), sia per gli juniores che per la squadra seniores. Un caso assolutamente raro il suo.
Nel 1982 comincia sempre di più a farsi notare pure all’estero. Con il suo Šibenka infatti disputa la Coppa Radivoj Korać. La squadra un po’ a sorpresa arriva in finale. Petrović scende in campo da titolare pure in questa partita; però alla fine la compagine sebenzana esce sconfitta. Il Limoges conquista la Coppa battendo di misura la squadra dalmata. Comunque arriva subito dopo una nuova medaglia. È quella d’oro, conquistata con la nazionale juniores ai Campionati europei in Grecia. Inevitabile la prima convocazione per la nazionale seniores; la prima partita disputata è quella contro l’Italia.

La grande delusione

Arriva così il turbolento 1983. Lo Šibenka un po’ a sorpresa arriva nella finale play off per lo scudetto. Si tratta di una squadra giovane, di cui lo spavaldo Petrović è in pratica il grande trascinatore. Quella sebenzana è una compagine che miete successi uno dopo l’altro, disputa grandi partite destinate a passare alla storia. In quell’aprile del 1983 a sorpresa si arriva alla terza e decisiva partita nell’ambito della finalissima. Una partita storica contro un avversario blasonato che parte con i favori del pronostico, il Bosna di Sarajevo. Si tratta di una partita equilibrata con Dražen Petrović che si conferma ancora una volta stella di prima grandezza. A due secondi dal termine gli ospiti sono in vantaggio per 82-81. Un po’ a sorpresa l’arbitro vede un fallo proprio su Petrović e concece i due tiri liberi. Le sorti della partita sono tutte nelle sue mani. Il giovane prodigio non sbaglia e trasforma entrambi i tiri. È scudetto! I dalmati sono i campioni di Jugoslavia. Parte la grande festa per le strade di Sebenico con Petrović nei panni dell’eroe indiscusso. Però la festa non dura nemmeno un giorno. Quasi subito arriva la doccia fredda. Già il giorno seguente la Federbasket decide di annullare la partita e impone di disputarne una nuova in campo neutro, nel capoluogo della Vojvodina. I giocatori e la squadra, con tanto di coppa e medaglie ormai nel carnet, decidono di non partire per Novi Sad. Si ritengono i vincitori morali, sono convinti di aver meritato il successo, a prescindere dal verdetto dal sapore politico della Federbasket. Alla fine il titolo viene tolto allo Šibenka. Subito dopo arriva un’altra sconfitta, questa volta però sul campo di gioco, con tutti i crismi della legittimità. I dalmati stavolta vengono battuti nella finale di Coppa Radivoj Korać, di nuovo dal Limoges.

Da Sebenico a Zagabria

Per la squadra di Sebenico Petrović gioca ancora poche partite. L’ultimo incontro è quello del 31 maggio ad Almissa (Omiš). Poi viene chiamato a prestare il servizio militare.
Ancor prima di indossare la divisa ha la possibilità di cambiare casacca. Tutte le più forti e blasonate squadre della Jugoslavia da tempo gli fanno una corte spietata, lo invitano a gareggiare per loro. In primis a farsi avanti sono il Bosna di Sarajevo, nonché la Crvena Zvezda e il Partizan di Belgrado. Alla fine però la scelta cade sullo Cibona di Zagabria. Una scelta semplice in quanto già dal 1979 qui gioca suo fratello Aleksandar. Nell’estate del 1984, prima di passare tra le file della compagine zagabrese, Dražen Petrović partecipa con la nazionale ai Giochi olimpici di Los Angeles: la Jugoslavia vince la finale per il terzo posto e conquista la medaglia di bronzo.Il campionissimo sebenzano indossa subito dopo la maglia dello Cibona; per lui e per la squadra della capitale croata inizia un periodo fantastico. In quattro anni vincono praticamente tutto, sia in Jugoslavia che all’estero.
Nei primi due anni lo Cibona non perde praticamente una partita. Batte uno dietro l’altro tutti gli avversari, anche quelli
più blasonati d’oltreconfine.

Un successo dopo l’altro

A notare l’estro di Petrović è pure il fortissimo Real Madrid che in questi anni esce sconfitto in tutti e cinque gli incontri disputati con la squadra zagabrese.
Dražen comincia a segnare punti su punti e a mietere successi. Segnare 40 punti a partita diventa quasi un’abitudine. E proprio grazie ai suoi 36 punti che 1985 lo Cibona vince la Coppa dei campioni contro il Real Madrid per 87-78. Vince poi il campionato jugoslavo, sconfiggendo la Crvena Zvezda di Belgrado: Petrović segna ben 32 punti nella partita decisiva. Una passeggiata pure la finale di Coppa nella quale lo Cibona s’impone sulla Jugoplastika di Spalato per 104-83. Petrović mette a segno 39 punti. Da ricordare pure la famosa prima partita di campionato contro lo SMELT Olimpija di Lubiana quando Dražen segna la bellezza di 112 punti! È il 6 ottobre del 1985: l’incontro finisce 158-77.
Non per niente in questi primi anni allo Cibona il campionissimo dalmata riceve i suoi ormai famosi sopranomi: Mr 40, Amadeus e Mozart della pallacanestro.
Petrović è inarrestabile pure nel 1986. Lo Cibona vince per la seconda volta, trascinato sempre da lui, la Coppa dei campioni. Questa volta a cadere è lo Žalgiris di Kaunas. Gli zagabresi vincono poi la Coppa nazionale contro il Bosna di Sarajevo per 110-98 con ben 46 punti segnati da Dražen. L’unica delusione è il campionato. Dopo aver vinto ben 21 delle 22 partite nella stagione regolare lo Cibona è costretto ad arrendersi nella terza partita della finale play off contro lo Zadar. Infine d’estate si svolgono i
Campionati del mondo. La Jugoslavia conquista il terzo posto.
A questo punto anche tante squadra straniere hanno messo gli occhi addosso a Petrović. Il Real Madrid, che ha perso tutti gli incontri nei primi due anni contro lo Cibona, vuole a tutti i costi che il giocatore dalmata passi tra le sue file. I soldi non sono un problema. La rescissione del contratto non è una questione di prezzo, né tantomeno i dirigenti del club di Madrid fanno problemi per quanto concerne la firma del futuro contratto con il giocatore. L’unico ostacolo è la legge in vigore in Jugoslavia che vieta ai giocatori di recarsi a giocare all’estero prima di aver compiuto i 28 anni d’età. Alla fine per Petrović si fa un’eccezione alla regola. Il campionissimo dalmata sottoscrive il contratto con la compagine spagnola nel 1986, però rimane allo Cibona fino al 1988. Un contratto milionario, rarissimo all’epoca.
Va rilevato che pure negli Stati Uniti c’è chi avrebbe voglia d’ingaggiarlo. Basti dire che nel 1986 il campionissimo sebenzano è la terza scelta del Portland Trail Blazers. La 60.esima del mercato.
Nel 1987 lo Cibona vince tutte le partite di campionato nella stagione regolare e poi esce a sorpresa nella semifinale play off perdendo complessivamente per 2-1 contro la Crvena Zvezda di Belgrado. A mitigare la delusione giunge la vittoria nella Coppa delle Coppe contro la Scavolini di Pesaro per 89-74, con 28 punti messi a segno da Petrović. Infine ai Campionati europei in Grecia la Jugoslavia vince la medaglia di bronzo.

Il passaggio al Real Madrid

Nel 1988 lo Cibona conquista ancora una Coppa nazionale contro la Jugoplastika, però perde la finale della Coppa Radivoj Korać contro il Real Madrid. Nell’estate, con la nazionale jugoslava, Dražen Petrović perde la finale ai Giochi Olimpici di Seul.
Infine arriva il tanto agognato passaggio al Real Madrid. Con lui in campo la squadra madrilena vince quasi tutto. Conquista la Coppa nazionale contro il Barcellona, però perde contro lo stesso avversario la quinta e decisiva partita della finale di campionato. Alla fine il campione dalmata porta il suo Real a vincere la Coppa della Coppe ad Atene contro la Snaidero di Caserta. Il Real s’impone per 117-113 e Petrović segna la bellezza di 62 canestri!
A Madrid rimane soltanto 10 mesi, ma riesce a conquistare il pubblico ed è ormai considerato il miglior giocatore europeo. Nel Real indossa la maglia numero 5. Nelle 47 partite ufficiali disputate con la compagine spagnola mette a segno complessivamente 1.062 punti, ossia 28,3 in media. Ancora nel 1989 con la nazionale vince il Campionato europeo proprio a Zagabria. E viene proclamato miglior giocatore del torneo.

L’avventura negli States

Nell’autunno del 1989 comincia la sua avventura nella pallacanestro americana. All’epoca era una rarità vedere un giocatore europeo gareggiare nel Campionato dell’NBA. Per Dražen Petrović si tratta di una sfida. In Europa ha vinto tutto e può soltanto ripetere le imprese già compiute. Se vuole mettersi ulteriormente alla prova deve recarsi oltreoceano. La scelta, o meglio la volontà di andare negli Stati Uniti d’America, è praticamente l’unica opzione che gli rimane. Anche se ci sono regole capestro che frenano il passaggio nei club statunitensi di giocatori europei, in primis quelli che non hanno mai giocato nei college, Petrović alla fine trova il suo posto nel campionato NBA. Gioca la sua prima partita il 3 novembre del 1989. Il suo Portland s’impone contro il Sacramento. Per Dražen soltanto sette punti, cinque salti e un’assistenza in 10 minuti di gioco. Il campione dalmata si ritrova ad affrontare una stagione dura, in cui spesso viene relegato in panchina. Il Portland a quei tempi è una squadra fortissima; per di più a giocare nello stesso ruolo del campione dalmata, ci sono cestisti di spicco come Terry Porter e Clyde Drexler. Petrović pertanto si ritrova con pochi minuti a disposizione per dimostrare le sue qualità, in primo luogo quelli finali. L’allenatore Rick Adelman semplicemente non gli concede spazio a sufficienza.
In questa prima stagione il campione dalmata arriva con il Portland a vincere la West Conference e a essere il primo europeo a disputare la finale per il titolo (persa poi contro il Detroit 1-4). Nulla cambia nemmeno all’inizio della stagione successiva.
Pur militando in una squadra vincente, Dražen vuole a tutti i costi giocare, scendere in campo, per cui riesce a passare il 23 gennaio del 1991 in un altro club, il New Jersey Nets.
Tirando le somme, il campione dalmata, alla fine con il Portland ha giocato 77 partite e segnato 583 punti con una media di 7,6 canestri a partita. Troppo pochi per lui. Nel frattempo con la Jugoslavia vince nel 1990 il Campionato del mondo in Argentina.
Nell’ultimo scorcio di stagione nel 1991 con il New Jersey Nets, Dražen riesce finalmente a imporsi, a mostrare tutte le sue doti. All’epoca questa squadra è una delle più deboli. Ormai da un decennio è assente dai play off. Alla fine della stagione il giocatore sebenzano si ritrova ad aver collezionato 62 partite e 623 punti, con una media di presenze in campo di 16,6 minuti a partita e 10,2 canestri a ogni incontro. Grazie al giocatore dalmata però il New Jersey Nets risorge.
Nella stagione 1991/92 Dražen Petrović disputa 82 incontri con una media di 20,6 punti a partita. Alla fine della stagione con il New Jersey Nets gioca finalmente pure nei play off. Questa volta Dražen viene proclamato miglior giocatore della stagione. Fa ancora meglio nella stagione 1992/93. Gioca 70 partite mettendo a segno in media 22,3 punti. Però quello che conta, è che si ritrova a essere il miglior marcatore del New Jersey Nets e viene inserito nella terza squadra dell’NBA. In questa stagione stabilisce il proprio record nell’NBA con ben 44 punti segnati contro lo Houston il 24 gennaio.
Nel frattempo nel 1992 scende in campo con la maglia della nazionale croata ai Giochi olimpici di Barcellona. La squadra arriva in finale, ma perde contro il Dream Team americano.

La nazionale croata

La sua carriera nell’NBA è in piena ascesa, ma Petrović comunque non perde occasione per giocare il più possibile per la sua nazionale, quella della Croazia. Non manca all’appuntamento nemmeno nel giugno del 1993 quando in Germania si svolgono i Campionato europei. Per arrivare alla fase finale però bisogna superare le qualificazioni a Breslavia in Polonia. Dražen è reduce da un lieve infortunio al piede, ma nonostante ciò vuole partecipare al torneo. Gioca come sempre ad altissimi livelli. Nelle sei partite disputate mette a segno 168 punti ossia 33,6 in media. Alla fine viene proclamato miglior giocatore del torneo, miglior marcatore e miglior assistente. Un trionfo. Nell’ultima partita contro la Slovenia il 6 giugno del 1993 segna il suo ultimo canestro, un tiro libero: alla fine i punti sono 30; supera così quota mille canestri segnati per la nazionale.

La triste notizia

Poche ore dopo arriva la triste notizia. In un incidente stradale, sull’autostrada nei pressi di Denkendorf in Baviera, muore Dražen Petrović. Sono le 17.20 del 7 giugno del 1993. Dražen non è alla guida della Golf coinvolta nell’incidente, ma muore sul colpo. Ha appena 29 anni. La sua carriera è in piena ascesa pure nel fortissimo campionato dell’NBA. Il mondo del basket perde un campionissimo, il cui nome è destinato a rimanere impresso a caratteri cubitali nella storia di questa disciplina.
Dopo la sua prematura scomparsa riceve tantissimi riconoscimenti. La sua squadra, il New Jersey Nets, archivia la maglia con il numero tre l’11 novembre 1993. Si tratta appena della quarta maglia archiviata da questa società.
Già in precedenza nel 1992 il campionissimo dalmata ha vinto il premio Franjo Bučar come miglior sportivo. Poi lo stesso premio, dedicato alla carriera, gli viene conferito nel 2002. Nello stesso 2002 entra nella Hall of fame, la “casa” dei migliori cestisti al mondo.

Statua e museo a Sebenico

Nel 2006 è stato aperto a Zagabria il museo a lui dedicato accanto al Palazzetto dello sport che porta il suo nome.
Nel 2011, il 22 ottobre, il giorno del suo compleanno, accanto al Palasport di Sebenico, il Baldekin, è stata eretta una statua in suo ricordo. Lo stesso giorno è stato aperto pure un museo a Sebenico nella sua casa natale nel quartiere di Buale. Ai Campionati europei del 2013 è stato proclamato miglior cestista europeo di tutti i tempi.
(4 e continua)

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