
I piccoli musei, spesso meno noti al grande pubblico, custodiscono tesori inestimabili della cultura e delle tradizioni locali. È questo il caso del Museo etnografico di Buie, una perla nascosta nel cuore dell’Istria. Pur essendo uno dei più piccoli della Regione istriana, riesce a trasmettere un senso di intimità e autenticità che lo rende unico. Un museo che è quasi una “casa”, accogliente e partecipativo, capace di affascinare i visitatori e al contempo coinvolgere la comunità locale. Gestito dall’Università popolare aperta di Buie, che si occupa della sua promozione, l’edificio che ospita il museo ha un fascino particolare essendo collocato sopra la Porta secondaria delle antiche mura difensive, risalenti al XVII secolo, che rievocano la storia medievale del luogo. Questa struttura è una cornice perfetta per la collezione esposta, evocando immediatamente l’atmosfera di una casa d’altri tempi. I quattro livelli di esposizione, piccoli ma curati nei minimi dettagli, non sono solo un luogo espositivo, ma una finestra sul passato, una testimonianza viva della cultura materiale e del quotidiano della gente del posto, della vita semplice e genuina delle famiglie istriane di un tempo, prevalentemente dedite all’agricoltura e ai mestieri artigianali. La collezione del museo, nata nel 1970 grazie alla raccolta di oggetti tipici dei paesi dell’Alto Buiese, rappresenta un omaggio alle radici di questa terra. Negli anni, la collezione è stata ampliata, subendo pure restauri, cose che le ha permesso di risplendere in una nuova luce, offrendo ai visitatori una prospettiva autentica e coinvolgente sulla storia istriana.

Agricoltura e artigianato
La visita inizia dal pianoterra, o cantina, dove viene evocato l’aspetto più rustico e genuino della vita istriana. Qui, gli spazi sono dedicati all’agricoltura e all’artigianato, mostrando una ricostruzione dettagliata degli ambienti tipici delle attività lavorative tradizionali. L’attenzione ai dettagli è sorprendente: ogni attrezzo e macchinario sembra raccontare le fatiche e il lavoro di chi, giorno dopo giorno, trasformava le risorse della terra in prodotti essenziali per la vita quotidiana. Uno degli elementi più affascinanti è lo spazio dedicato alla lavorazione delle olive, una coltivazione che ha segnato profondamente l’economia e la cultura dell’area. Qui è possibile ammirare un antico frantoio, utilizzato per la molitura delle olive, dotato di una grande macina in pietra. Accanto a questo si trovano un imponente torchio in legno per la spremitura delle olive e contenitori in pietra con coperchi di legno che servivano per conservare l’olio. Questo spazio trasporta i visitatori in un’epoca in cui ogni famiglia coltivava e produceva il proprio olio, considerato non solo un alimento prezioso ma anche un simbolo di prosperità.
Accanto al frantoio si trova la fucina del fabbro, un altro ambiente che racconta un mestiere fondamentale per la comunità. La ricostruzione è completa e include il mantice, l’incudine, le morse e il tornio, strumenti che venivano utilizzati per forgiare e riparare utensili e attrezzi necessari per la vita agricola e domestica. Il fabbro era una figura di riferimento nella comunità contadina: un artigiano capace di trasformare il ferro in strumenti indispensabili per il lavoro nei campi e per la vita quotidiana. La fucina, con il suo aspetto vissuto e la cura per i dettagli, permette di cogliere la fatica e la maestria che si nascondevano dietro ogni attrezzo. Completano questo ambiente altri strumenti agricoli che testimoniano la centralità della coltivazione della vite e dell’olivo nella vita economica della regione. Da secoli, queste caratterizzano il paesaggio e la cultura istriana e gli attrezzi esposti permettono ai visitatori di apprezzare le tecniche di lavoro e le conoscenze che venivano tramandate di generazione in generazione.

La cucina il fulcro della casa istriana
Uno degli spazi più significativi del museo è senza dubbio la cucina tradizionale, situata al primo piano, un luogo che rappresenta il cuore pulsante della casa istriana. Qui si può comprendere l’importanza di uno spazio che non era solo dedicato alla preparazione dei pasti, ma era anche un punto di ritrovo familiare e comunitario. La cucina tradizionale del museo è arredata con cura per evocare l’atmosfera di un tempo. Al centro della stanza si trova il focolare, o “fogoler,” vero e proprio fulcro della casa istriana che rappresentava un luogo di aggregazione: la sera, dopo una giornata di lavoro, la famiglia e gli amici si riunivano attorno al fuoco per condividere storie, racconti popolari e leggende locali. Era un momento di socialità e di intimità, in cui si creavano legami e si tramandavano tradizioni. Il focolare, con il suo calore e la sua luce, simboleggiava la vita domestica e comunitaria. Sopra il focolare, si trova la “napa,” la grande cappa del camino, sotto la quale è posta una mensola di legno decorata. Questa mensola, ornata e ricca di utensili, era un elemento caratteristico della cucina, dove venivano esposti recipienti, stoviglie e altri accessori. Gli oggetti non erano solo funzionali, ma anche decorativi, riflettendo l’attenzione e la cura che ogni famiglia metteva nel proprio spazio domestico.
Qui trovano posto pure una serie di utensili tradizionali. Tra gli accessori più tipici ci sono le stoviglie, recipienti in terracotta rinforzati con il fil di ferro per aumentarne la resistenza. Questi piatti e ciotole, noti come “scudele” e “bocalete”, erano usati ogni giorno per servire il cibo preparato con semplicità e genuinità. Accanto ad essi si trova la “caliera” in rame, un grande pentolone indispensabile per la preparazione delle zuppe e dei piatti caldi. Non può mancare poi il ferro da stiro, un oggetto che ci riporta in un’epoca lontana in cui l’elettricità non era disponibile. Questo antico ferro veniva riempito di tizzoni ardenti o di acqua bollente per riscaldarlo e permettere di stirare i tessuti, a volte spessi e resistenti, necessari per affrontare la vita contadina.
L’arredamento della cucina è completato da panche, cassapanche, sedie e treppiedi, elementi che aggiungono funzionalità allo spazio. Le panche e le cassapanche, in particolare, avevano una duplice funzione: da un lato servivano per sedere, dall’altro offrivano uno spazio di contenimento per tessuti, stoviglie e altri oggetti di uso quotidiano. La disposizione dell’arredo era pensata per rendere la cucina un ambiente pratico, accogliente e confortevole, dove ogni membro della famiglia poteva trovare il proprio posto. Questa reinterpretazione è una finestra sul passato, un luogo che racconta storie di vita, di fatica e di comunità. Ogni oggetto, dal focolare agli utensili in terracotta, trasmette la semplicità e la bellezza di una vita vissuta in sintonia con la natura e con i ritmi del lavoro quotidiano.

Tessuti hand made e «paiòn»
Il secondo piano ospita un’antica macchina da tessitura: il telaio. Questa struttura, composta da un’intelaiatura in legno, era fondamentale per la produzione di tessuti fatti in casa, spesso utilizzati per il corredo della famiglia o per gli abiti. Il telaio espone ai visitatori una tecnica affascinante, semplice ma ingegnosa. I fili verticali (l’ordito) venivano fissati e tenuti in tensione da pesi e la filatrice manovrava i fili aiutandosi con una stecca di legno per creare uno spazio in cui far passare un bastoncino chiamato spoletta, che portava il filo orizzontale (la trama). Con un movimento ritmato e paziente, le trame venivano avvicinate e “battute” una all’altra tramite pettini in osso o corno, conferendo consistenza e resistenza alla stoffa. Questo storico telaio rappresenta una delle più antiche tecniche artigianali del territorio, un’attività che richiedeva tempo e abilità e che, in passato, era una parte essenziale della vita domestica.
Accanto al telaio, sono esposti alcuni elementi tipici della camera da letto contadina. Nei villaggi più poveri, il letto era costituito da un semplice pagliericcio chiamato “paiòn”, riempito di foglie di granoturco e posato su una tavola sostenuta da cavalletti di legno. In un’epoca in cui il comfort era un lusso raro, spesso si dormiva vestiti, coperti solo da una coperta spessa e ruvida per proteggersi dal freddo. La camera è arricchita da oggetti di uso quotidiano: un antico orologio a pendolo, una sedia in legno decorato, una macchina da cucire a pedale e una culla a dondolo, che rievocano un’epoca in cui ogni elemento aveva una funzione precisa e una storia da raccontare. Esposte anche la brocca e il catino, un tempo indispensabili per l’igiene personale in assenza di acqua corrente, che testimoniano l’ingegnosità con cui le persone di allora si adattavano alle risorse limitate.

La bocca di leone
Uno degli oggetti più intriganti del museo è la bocca di leone, una rarità che riporta al passato della Serenissima Repubblica di Venezia e al suo complesso sistema di controllo sociale. Nel museo, la bocca di leone è un reperto di grande interesse storico in quanto emblematico delle pratiche giuridiche delle città veneziane, dove servivano per raccogliere denunce anonime su presunti crimini o complotti, per prevenire congiure e mantenere l’ordine pubblico. Esteticamente, le bocche di leone erano realizzate come bassorilievi raffiguranti teste di leone o figure umane minacciose, con una fessura al posto della bocca attraverso la quale venivano inseriti i messaggi. La bocca di leone di Buie, di origine sconosciuta, fu restaurata nel 2003 e oggi fa parte della collezione del museo, a testimonianza di un sistema di giustizia dai tratti ambigui, ma efficace per l’epoca.

Capolavori d’artigianato
Salendo al terzo piano, i visitatori si trovano davanti a una collezione di cassapanche e bauli in legno, finemente lavorati a mano, nei quali venivano custoditi abiti, corredi e oggetti personali. Ogni cassapanca è un capolavoro d’artigianato, rifinita con dettagli unici e costruita con cura per durare nel tempo. Questi bauli erano parte del corredo matrimoniale, donati in occasione delle nozze e destinati a contenere i beni preziosi della famiglia.

Tra passato e presente
Questo piano non è solo uno spazio espositivo permanente, ma viene utilizzato anche per ospitare mostre temporanee di carattere etnografico e storico, rendendo il museo un luogo dinamico e in continuo dialogo con il presente. Dal 2010, sotto il museo si trova la galleria civica “Orsola”, un’area espositiva a cui si accede dall’esterno, attraverso il sottopassaggio.
La galleria è uno spazio dedicato all’arte e alla cultura contemporanea, ampliando l’offerta culturale del museo e creando un legame tra le radici storiche e le espressioni artistiche attuali. Ciò che rende speciale il piccolo museo buiese non è solo la sua ricca collezione di oggetti storici, ma anche la capacità di essere un centro culturale attivo per la comunità, in quanto luogo di visita per i turisti, ma anche un punto di riferimento per i residenti che vi trovano un legame con le proprie radici e un motivo d’orgoglio per le tradizioni locali, anche attraverso una serie di eventi, attività e partecipazioni a iniziative di livello nazionale, come i progetti educativi dell’Associazione museale croata, attraverso i quali cerca di sensibilizzare sul valore delle proprie radici. Questo impegno educativo è fondamentale per la sua missione: preservare il passato e trasmetterlo alle nuove generazioni.
Per chiunque visiti Buie, il Museo etnografico è una tappa imperdibile: non solo un luogo da esplorare, ma un’esperienza da vivere. Un piccolo scrigno di storia e tradizione che accoglie i visitatori in un’atmosfera calda di una casa e con il desiderio di condividere il tesoro inestimabile della cultura popolare. Intraprendere questo viaggio a più piani significa riscoprire le radici istriane, apprezzare la bellezza dell’artigianato e comprendere la profondità delle tradizioni che hanno plasmato questa terra.








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