Balconi. Dall’architettura a testimoni di modelli sociali

Un tesoro da scoprire passeggiando naso in su

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Balconi. Dall’architettura a testimoni di modelli sociali

A ogni epoca il suo balcone. Pola ne sfoggia tanti tantissimi, da considerarsi punti d’attrazione del suo nucleo storico. Costituiscono l’”angolino” esterno annesso alle abitazioni se non un prolungamento delle unità immobiliari, parti integranti degli stabili che contribuiscono sia alla loro estetica che alla loro funzionalità. E per gli acquirenti in cerca di alloggi in affitto estivo o in vendita rappresentano un elemento architettonico più che accattivante. Basta limitarsi al centro città, evitare di guardare in basso, scrutare in su le facciate per passare in rassegna tutto un repertorio di strutture a balconcino, diventate luoghi da “breakfast” per turisti in dimora grazie a coloro che campano di “zimmer frei”.

Balconcino, cariatidi, e semicolonnati corinzi: un invito a restaurare

Ornamento delle facciate

Prima di partire con una determinata categorizzazione, da cittadini che in autunno si riappropriano del loro ambiente urbano, ci si ferma a una premessa: nel caso nostro non predomina la terrazza o terrazzo inteso quale spazio architettonico aperto, agibile, accessorio ad un edificio, la cui caratteristica principale è di trovarsi all’interno del perimetro dell’edificio stesso e, dunque, di non sporgere dalla facciata come invece avviene per il balcone. Fa eccezione l’edificio commerciale e di ristoro all’angolo in Piazza Port’Aurea già Caffè Italia, che sul tetto racchiude a balaustra un terrazzo aperto, riparato a cupola, ancor’oggi utilizzato in funzione degli avventori e di attività conviviali. La tipica immagine urbana a noi visibile è quella di innumerevoli poggioli, balconcini e balconi sporgenti che impreziosiscono le facciate, dipendentemente dal loro stato di conservazione, giacché numerosi invocano restauro già da parecchi decenni. Partendo dai Giardini, salendo verso Monte Zaro, tornando indietro per attraversare via Sergia e raggiungere via Kandler c’è già materiale a sufficienza per la creazione di un catalogo fotografico. Vedi e ammira ai Giardini il balcone con mensole a spirale e ringhiera in ferro battuto, elemento decorativo dell’architettura ottocentesca, dettata dallo stile Bauhaus, quindi il balconcino con strutture da sottobalcone a mo’ di capitello e parapetto straripante di vasi di fiori, o con bassorilievi a rombo e fiori di loto. Colpisce l’occhio la prospettiva in altezza riprodotta sulla facciata dell’edificio occupato dall’istituto di credito (Zagrebačka banka): balcone grande, balcone medio e balcone nano in cima, tre elementi diseguali per fattura e anche per dimensione, ben allineati in perfetta verticalità.

I sottobalconi a cassettoni

Fa di meglio ancora il vecchio Politeama Ciscutti, dove il balcone sopra l’ingresso sfoggia tutto un frontespizio templare, ma qui si tratta di un edificio teatrale e l’eleganza e una certa ricchezza decorativa devono per forza farsi mostrare. Andando su per le storiche gradinate che conducono a Monte Zaro, l’anzianità delle case circostanti è resa peculiare dalla sobria presenza di diversi balconcini. Spicca il balcone con le cariatidi ai bordi del finestrone, mentre ancora più su, una delle ville più rappresentative dotate di verone e di loggia in legno intarsiato, un tempo sede di riunioni per circoli intellettuali croati, mostra ancora superstite una parte del poggiolo dalla soletta rifatta alla bell’e meglio, ma ancora adorno della sua ringhiera dalle morbide linee curve e motivi vegetali. Tutto ciò lancia il disperato may day per un urgente intervento di recupero generale, altrimenti i bei fronzoli architettonici finiranno per frantumarsi giù per le… “Stube Jurina e Franina”. Osservando altre decorazioni floreali da sottobalcone, si riscende e imbocca via Laginja per notare quanto l’estetica architettonica sia sacrificata alla pubblicità. Un bel permesso d’usufrutto, che sicuramente procura introiti, ed ecco la fronte della struttura del balcone imbottita dalla mega scritta gialla “Euroherc” resa ancora più appariscente da altri pannelli pubblicitari dello stesso colore sgargiante. Nulla di estremamente grave, in verità, ma a rimetterci è un ulteriore pezzettino di immagine urbana.

Una maschera di pubblicità per chiudere i balconi

Il ricamo nella pietra

Da Piazza Port’Aurea a via Sergia, poi, il repertorio di veroni, s’arricchisce ulteriormente proponendo doppie mensole, ripiani recintati da più fantasiose lavorazioni in ferro battuto, alcune ridipinte in colori più o meno naturali e originari, altre “perfettamente” arrugginite. Più che particolare l’ingresso di Villa Brandestini, eletta a residence estiva per vacanzieri, che sotto alla magnifica balconata mostra tutto un frontone a coronamento del portale d’ingresso sormontato da protome (o panduro) e stucchi ornamentali. La bellezza dei balconi eccelle nella piazza principale di Pola, al Foro, dove l’architettura del Regno d’Italia ha lasciato la sua inconfondibile impronta in pietra bianca finemente levigata. E qui i balconi degli edifici del potere amministrativo, politico-finanziario di ieri e di oggi, mostrano i sottobalconi più complessi, lavorati a cassettoni, ramoscelli d’alloro, greche ornamentali, colonnine neoclassiche sopra le aperture a porta e finestra, per equiparare e tentare di essere alla pari del patrimonio d’architettura antica costituito dal Tempio di Augusto e di Roma. È qui che si ammirano le prime bifore e trifore, che quindi si rendono ancora più rappresentative con le case di veneziana memoria in via Kandler. La bellezza dei secoli passati trionfa, con balconcini trasformati in mini orticelli botanici a fiori pendenti, subito di fronte a Casa Scampicchio, mentre in Clivo Porta Stovagnaga, anche le reti da pesca discretamente collocate a mo’ di tendine, associano alla tradizione marinara e al vecchio mercato ittico un tempo ubicato dietro al Palazzo municipale. Il massimo dei massimi, meritevole del titolo di balconcino più bello di Pola, è quello d’epoca barocca dalle linee più sinuose, d’impronta veneziana doc. L’obbligo di manutenzione in detto caso dovrebbe essere regolamentato per legge.

Piazza Foro e le sue balaustre neoclassiche

Gioielli d’artigianato

Che dire di tutta questa pluralità di componenti decorative e dell’originaria funzione dei vecchi balconcini di Pola? Sicuramente non vi è più la dimensione sociale e partecipativa degli antichi inquilini, anche se non vi sarà nemmeno stata una vera comunicazione da telefono senza fili tipica degli abitati medievali di minori dimensioni. È chiaro, però che anche a Pola, tanti balconi sono stati costruiti come piccole opere d’artigianato da mostrare in società, status symbol la cui finalità estetica fu forse più forte di quella funzionale. Il loro ruolo si è imposto quale centrale nella definizione della composizione di tante facciate più o meno nobili. Il mostrarsi da una posizione privilegiata era senz’altro stata una modalità d’uso costante ed in tempi bui d’epoca moderna e contemporanea pure i nostri poggioli hanno visto uomini di potere approfittarsi di loro per esercitare autorità dall’alto. Stare al balcone o affacciate alle finestre in via della Farfalline, alias Castropola, sarà stato tipico anche delle donne delle case di tolleranza d’austriaca memoria, ma anche per cominciare un amore sincero e cortese o segreto che associa alla storia shakespeariana. Non siamo a Verona, non possediamo grandi ballatoi, né veri e propri loggiati, però chissà quante storie, quanti destini di tanta gente aristocratica e non, da salotto buono e non buono, che ha passato ore alla balaustra per prendere una boccata d’aria, pettegolare, sbirciare, ben protetta da sguardi indiscreti quel che di sotto fa il popolo, per dare sfoggio di sé, per stendere i panni o quant’altro di poco igienico (svuotamento di orinali). Manufatti architettonici, anonimi, eleganti, composti o rigorosi che siano, i nostri balconi restano un’indubbia testimonianza di modelli sociali di vita nella Pola d’un tempo.

L’immagine di Pola peschereccia
L’eleganza delle trifore marciane
Un giardino sopra le vestigia medievali
Bellezza antica da sottoporre a make over
Et voilà il poggiolo più antico e bello di Pola
Ancora Venezia, padrona indiscussa di via Kandler
Lo sfarzo dei fronzoli di Villa Brandestini
Occhio ai dettagli dei bassorilievi
Mensole con fiori di loto, ringhiera con fiori veri
Veroni: grande, medio, piccolo

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