Autenticità linguistica zaratina

Quando d’estate si passeggia sul lungomare del quartiere di Arbanasi, in italiano noto anche come Borgo Erizzo, la prima sensazione che si ha, sentendo il risuonare di diversi idiomi, è di trovarsi contemporaneamente in Croazia, Italia e Albania. I motivi risalgono a tempi lontani

0
Autenticità linguistica zaratina
Foto: Dino Stanin/PIXSELL

Quando d’estate si passeggia sul lungomare del quartiere zaratino dal nome Arbanasi, per gli italiani noto anche come Borgo Erizzo, la prima sensazione che vi pervade, è quella di trovarsi contemporaneamente in Croazia, in Italia ed in Albania. Come mai e perché?

Alba in valle Bregdeti (Arbanasi).
Foto: Mirta Tomas

La risposta necessità di un breve preambolo storico, che ci porta al lontano 1726, quando un gruppo di famiglie di origine albanese, e non solo, partì dalla zona del lago di Scutari e con l’aiuto dell’arcivescovo Vicko-Vincenzo Zmajević, si stabilì nelle vicinanze della città di Zara. Questa migrazione di alcune famiglie fu la conseguenza di molte violenze subite dagli Ottomani che controllavano la zona scutarina. Dopo la prima ondata, ne seguirono altre e i nuovi arrivati ben presto si adattarono alle nuove condizioni di vita.

Valle Pod Brig (Arbanasi).
Foto: Mirta Tomas

La storia ci rivela le cause delle migrazioni e registra conseguenze di vario genere, in termini di caratteristiche culturali e linguistiche che gli immigrati portarono con sé come identità unica nel territorio zaratino. Una di queste è rappresentata dalle varie forme del toponimo dell’abitato. Con i nomi di Arbanasi, Ericin varoš, Erizzino – Borgo Erizzo, Sobborgo Erizzo o Borgherizzo – Arbëneshi intendiamo il concetto originale di un insediamento vicino a Zara, caratterizzato da un singolare multilinguismo. È indiscutibile, e molte fonti storiche lo testimoniano, che la persistenza di questo uso multilingue del parlato, una sorta di stabilità multilingue (soggetta a mutamento) si riscontra ancora oggi all’interno della comunità territoriale, dove gruppi di famiglie (tribù) emigrarono a più riprese dalla zona nord-occidentale del lago di Scutari e si stabilirono nella zona di Zara e dintorni. I nuovi arrivati portarono valori legati alla fede cristiana, alla tradizione, a diversi aspetti della cultura e delle attività legate alla zona di origine (odierni Montenegro e Albania), da un complesso paesaggistico storico-geografico di provenienza, caratterizzato dal “kuluk” turco e dalla mediazione veneziana, dove furono in passato stabiliti contatti linguistici della variante ghega albanese con il diasistema veneziano e quello slavo. Il complesso sistema linguistico portato dalla madrepatria entrò così in un nuovo contesto caratterizzato da variazioni di contatti slavo-veneziani, in un nuovo ambiente multietnico segnato da varianti del diasistema croato (ciacavo, stocavo) con il diasistema veneziano e italo-romanzo. La lingua usata e comunicata dalla nostra comunità albanese fu sconosciuta al nuovo ambiente, il che non si può dire per i nuovi arrivati ​​che ebbero una già formata familiarità con il carattere multilingue albanese-slavo-italo-romanzo e quindi raggiunsero molto rapidamente contatti e comunicazioni di successo con il nuovo ambiente, cosa che permise loro di organizzarsi e sopravvivere nella nuova convivenza urbana.

Il tramonto visto da Punta Bailo (Arbanasi).
Foto: Mirta Tomas

Influenze
Fin dall’inizio si è instaurata, nella ristretta comunità borgherizzana, una sorta di multilinguismo funzionale, riconosciuto e riconoscibile nella più ampia comunità cittadina. Gli intervalli di tempo tra gli arrivi di certi gruppi, così come l’eterogeneità dei contatti linguistici con altri diasistemi, influenzarono e influenzano ancora la diversità di rappresentazione di un diasistema in relazione ad un altro, all’interno dell’idioma albanese organico, che fu l’asse portante di tutti i cambiamenti e adattamenti linguistici.
Rivenendo alla risposta sulla domanda sulla sensazione di trovarsi in tre località diverse, pur rimanendo sempre in un luogo, dobbiamo dire che ancora oggi, lungo le strade e nelle piazzette di questa parte periferica della città di Zara, possiamo udire un “Bog!” o “Salve!” croato per ascoltare la continuazione della conversazione in un “Si po ri?” o “Come stai?” albanese e sentire la risposta “Ehe, xe passai i bei tempi della gioventù” continuando in un “Po më dhemb gji” o “Mi fa male tutto”. È chiaro che le precedenti espressioni vengono pronunciate da persone non più giovani, che sono abituate ad alternare tre codici linguistici diversi, in una sola conversazione. Non molto tempo fa, questa e simili scene erano una realtà quotidiana quasi in ogni famiglia borgherizzana. Gradualmente, con la scomparsa delle generazioni più anziane, scene di questo genere sono diventate più uniche che rare, sia all’interno delle famiglie che nell’ambito della vita pubblica.

Biblioteca comunale – filiale di Arbanasi.
Foto: Mirta Tomas

La comunicazione linguistica dei nuclei familiari (tribali) all’interno dell’abitato è molto interessante a causa di modelli consolidati, specialmente durante la stagione estiva quando rientrano dall’Italia numerosi parenti che hanno lasciato il Paese natale molti decenni prima. Allora l’area ricomincia a pullulare di parole antiche e moderne, riunite in enunciati che riportano ai tempi della vitalità trilingue. Spuntano così modelli di commutazione di codice ed enunciati mistilingui singolari e straordinari come nelle varie forme di domanda “Quando ti xe arrivà?” o “Kur ke arrivat?” o “Kur ke ardh?” con il significato di “Quando sei arrivato?” a cui seguono diverse forme di risposta “Son arrivà ieri” o “Kam arrivat dje” o “Kam ardh dje”, tutte portanti il significato di “Sono arrivato ieri”.

Entrata nel quartiere di Arbanas.
Foto: Mirta Tomas

Prova di cambiamenti
Oggi, l’esistenza di una molteplicità di combinazioni linguistiche sono la prova dei cambiamenti nella comunità linguistica originariamente omogenea e contribuiscono alla sua diversità interna, preservando nelle parole e nella comunicazione, i numerosi risultati del contatto linguistico dei tre diasistemi nel tempo. Lo sviluppo e i cambiamenti del linguaggio possono essere interpretati a livello individuale o sociale. Possono essere visti altresì come una sorta di comparsa, sviluppo e scomparsa di diverse interlingue che funzionavano e/o funzionano ancora nella comunità, in diversi domini e sottodomini dell’uso del linguaggio: l’eterogeneità risultante della relazione tra i diasistemi esistenti nello stesso spazio, in un arco di tempo di quasi 300 anni.

L’Associazione culturale “Vicko Zmajević” di Arbanasi.
Foto: Mirta Tomas

Il discorso familiare (che può anche essere etichettato come personale o privato) caratteristico della comunicazione all’interno della comunità comprende tutti e tre i diasistemi in contatto. Nel corso del tempo l’originale dialetto ghego albanese progressivamente arricchisce le proprie lacune lessicali, principalmente con prestiti linguistici dal veneziano e dall’italiano, nonché successivamente dal diasistema croato, creando nuove strutture linguistiche ibride condizionate dalla commutazione di codice e da enunciati mistilingui. Non molto tempo fa si poteva udire per strada una conversazione tipo, domanda e risposta: “Cish po bën?” o “Cosa fai?” al che seguiva la risposta “Po pres corriera” o “Sto aspettando l’autobus”. Oggi, sempre tra anziani, non è raro cogliere l’aggiornamento lessicale ovvero la sostituzione del sostantivo corriera con il sostantivo autobus. Così la risposta acquista una nuova forma “Po pres autobusi”.

Angoli dimenticati di Arbanasi.
Foto: Mirta Tomas

Preservare e riportare in vita
Le diverse condizioni socio-politiche, data l’intensificazione del contatto linguistico nel discorso familiare, non solo portano ad un declino della diversità linguistica, ma influenzano purtroppo, la selezione di un solo diasistema e la sostituzione del sistema multilingue con quello che è condizionato dall’attuale predominio o prestigio linguistico. Dopo l’assenza di trasmissione intergenerazionale dell’idioma borgherizzano all’interno della maggior parte delle famiglie, il multilinguismo ha perso significativamente la sua diversità a causa della progressiva scomparsa della componente albanese ghega nell’uso quotidiano, mettendo così in pericolo il multilinguismo collettivo sistematico, che di fatto oggi non esiste se non in casi isolati e tra i parlanti più anziani.
Nonostante la predominanza della lingua croata nella componente parlata, all’interno della comunità che con orgoglio porta il nome di Arbanasi, sono comparse diverse associazioni culturali con l’obiettivo di preservare e riportare alla vita sia le antiche tradizioni che l’unicità dell’eredità linguistica multilingue. Vogliamo credere che questo fatto sia di buon auspicio per la rivalutazione e revitalizzazione di un idioma “gravemente minacciato”, una preziosa e singolare presenza multilingue zaratina.

*docente del Dipartimento di Studi Italiani dell’Università di Zara 

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display