Traballa la poltrona della vicepremier Dalić

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Traballa la poltrona della vicepremier Dalić

ZAGABRIA | Non accenna a placarsi il polverone sollevato dalla pubblicazione del carteggio segreto risalente ai tempi della stesura della Lex Agrokor, tra il vicepremier e ministro dell’Economia, Martina Dalić, e un gruppo di avvocati e consulenti, successivamente ingaggiati nel processo di ristrutturazione della multinazionale oberata dai debiti. Uno scandalo portato alla luce ieri l’altro dal portale informativo Index.hr.

La poltrona di Martina Dalić si fa sempre più traballante. Dopo gli attacchi sferrati dall’opposizione, ieri il governo ha dovuto incassare pure le critiche di alcuni dei partner della maggioranza. Il vicepresidente del Sabor e rappresentante della CNI al Parlamento di Zagabria, Furio Radin, e Milorad Pupovac (SDSS), deputato della minoranza serba, hanno chiesto di essere ricevuti d’urgenza dal premier Andrej Plenković. “Le nuove circostanze rendono doverosa la convocazione di una rinione della coalizione di governo”, ha osservato Radin. “L’SDSS – gli ha fatto eco Pupovac – è interessato a tutelare i risultati positivi conseguiti nell’ambito di tutte le politiche condotte dal governo, incluse quelle riguardanti l’Agrokor. Non abbiamo alcun interesse a tutelare ciò che costituisce una zavorra sia per il governo sia per la coalizione”. Il presidente dell’SDSS non ha puntualizzato se il termine zavorra fosse riferito a Martina Dalić.
Nell’aprile scorso la vicepremier era riuscita a sopravvivere per il rotto della cuffia alla mozione di sfiducia dell’opposizione, dopo che l’ex commissario straordinario dell’Agrokor, Ante Ramljak era stato travolto dallo scandalo provvigioni. Attualmente Plenković può fare affidamento al Sabor sul sostegno di 77 deputati su 151. Una maggioranza risicata. La perdita di un paio di voti potrebbe risultare fatale all’Esecutivo. Una circostanza della quale il premier dovrà tenere conto. Soprattutto se si considera che nelle file dell’HNS risulterebbero sempre più propensi a chiedere all’HDZ la testa di Martina Dalić.
Nel frattempo il segretario politico e deputato del Most, Nikola Grmoja, ha preteso che il Sabor si occupi della vicenda. “Il Most chiederà che all’ordine del giorno sia inserito il dibattito sulla proposta di modifica della Decisione sulla creazione della Commissione parlamentare d’inchiesta, che la maggioranza ha voluto smantellare”, ha dichiarato Grmoja. La Commissione, si ricorda, dovette sospendere il suo lavoro dopo che la Procura di Stato decise di avviare un’indagine sul caso Agrokor. Grmoja ha spiegato che in tale modo ai deputati sarà dato il modo di affrontare l’argomento. “L’intero procedimento è stato gestito da Martina Dalić, che lo ha formato e plasmato. Tutti i dettagli legati alla cosiddetta Lex Agrokor sono trapelati all’esterno delle istituzioni, dove poi sono stati elaborati”, ha detto Grmoja. “Quali fossero i motivi che hanno spinto Martina Dalić a comportarsi in questo modo – ha proseguito – lo rivela il fatto che tutti i ‘ragazzi’ della nostra ‘Margaret Thatcher’ sono poi stati coinvolti nella gestione straordinaria dell’Agrokor, ottenendo bonus milionari”.
Sull’argomento è andato giù pesante pure il leader dell’SDP. Oltre a invocare l’indizione di elezioni anticipate, Davor Bernardić ha annunciato che a questo punto non gli interessano più le dimissioni del primo ministro, Adrej Plenković, e di Martina Dalić. Ora vuole veder finire dietro alle sbarre i responsabili dello scandalo. “Nei Paesi normali si sarebbe dimesso l’intero Esecutivo”, ha chiosato. “Hanno scritto la Lex Agrokor per trarne un profitto personale. A redigere la legge sono state le stesse persone che poi si sono arricchite spudoratamente, mettendosi in tasca non meno di mezzo miliardo di kune”, ha commentato il presidente dell’SDP. Ha giudicato poco credibile la tesi che il ministro delle Finanze, Zdravko Marić (ex manager dell’Agrokor) non fosse al corrente di quanto stesse accadendo. “È evidente che la maggior parte delle e-mail erano indirizzate anche a lui”, ha sostenuto Bernardić. Non ha lesinato critiche neppure al capo del governo. “È quanto meno strano che il premier non fosse stato informato in relazione a quanto stava accadendo”, ha affermato il leader dell’SDP.
Nell’affrontare la questione, il primo ministro si è richiamato al giudizio espresso dalla Corte costituzionale, stando alla quale la Lex Agrokor sarebbe in linea con i principi della Carta. “Anzi, avremmo infranto la Costituzione se non avessimo agito”, ha dichiarato Plenković, richiamandosi al parere espresso dal presidente della Corte costituzionale, Miroslav Šeparović. Ha sottolineato, infine, che la Lex Agrokor è valsa nel 2017 a Martina Dalić il premio per la miglior mossa economica dell’anno.

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