Minoranze. Tra assimilazione e mimetizzazione etnica

I demografi analizzano i risultati del Censimento 2021 con particolare riferimento alle Comunità nazionali e al numero di cittadini stranieri residenti in Croazia. Vi sarebbero molti italiani e soprattutto ricchi pensionati immigrati in Istria

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Minoranze. Tra assimilazione e mimetizzazione etnica

I dati raccolti durante il Censimento 2021 possono venir interpretati in tanti modi, come sono molteplici i dettagli che il rilevamento della popolazione analizza. Ciò che emerge con maggior forza, secondo gli esperti dell’Istituto per le migrazioni e le nazionalità, è il dato relativo al numero complessivo degli abitanti. Il calo di circa il 10 per cento della popolazione e l’invecchiamento medio della stessa, sono infatti secondo gli esperti dell’Istituto al tempo stesso il fattore più importante e più preoccupante che emerge quando si va ad analizzare i risultati del Censimento. Sanja Klempić Bogadi, demografa dell’Istituto per le migrazioni e le nazionalità, ha spiegato come nessuno di questi dati sia sorprendente, in quanto non costituiscono una novità, né per la Croazia né considerando la situazione a livello europeo. Tuttavia dei motivi di preoccupazione ci sono, in quanto è evidente che il Vecchio continente è in una fase di forte declino demografico. Lo spopolamento, come si evince dai dati del rilevamento, è marcato anche in Croazia e coinvolge tutte le Regioni del Paese.
Solitamente, a differenza degli esperti, l’opinione pubblica guarda con grande attenzione ai dati attinenti all’appartenenza nazionale e religiosa dei cittadini. Questa volta però la stampa e in genere il mondo mediatico si sono focalizzati soprattutto sulla situazione etnica a Vukovar, mentre sono passati sotto silenzio o quasi i dati relativi al calo numerico della stragrande maggioranza delle minoranze.

Etnie, calo del 25 p.c.

Il Censimento del 2021, come ha evidenziato la demografa Sanja Klempić Bogadi, ha inoltre evidenziato un calo molto più marcato rispetto a quello della popolazione complessiva di quasi tutte le minoranze nazionali, ad eccezione dei rom. La riduzione della consistenza numerica delle etnie si attesta infatti attorno al 25 per cento. Come dire, un quarto della popolazione minoritaria è mancato all’appello in un decennio. L’erosione numerica, ha rilevato ancora Sanja Klempić Bogadi, interessa tutte le principali Comunità nazionali: serbi, bosgnacchi, italiani, ungheresi, albanesi, sloveni e cechi. Stando all’analisi dell’esperta le ragioni sono molteplici e vanno dall’emigrazione all’estero, all’assimilazione, alla mimetizzazione etnica, passando per il naturale invecchiamento della popolazione e la conseguente riduzione della stessa quale scontato esito del calo demografico complessivo.

Rom, crescita del 6 p.c.

Come rilevato, praticamente l’unica etnia che non registra un declino numerico è quella dei rom, anzi è l’unica a crescere numericamente, all’incirca del 6 p.c.. E con il Censimento 2021 per la prima volta i rom hanno ottenuto il diritto al bilinguismo visivo ai sensi della Legge che prevede che vi siano tabelle bilingui laddove una minoranza rappresenta più del 33 p.c. della popolazione complessiva. Le tabelle bilingui in lingua croata e rom potranno così essere poste nel Comune di Orahovica, nella Regione del Međimurje. Soddisfatto il deputato al Sabor dell’etnia rom, Veljko Kajtazi, il quale ha detto che insisterà affinché venga esposta anche la bandiera di questa minoranza. Inoltre i rom avranno diritto complessivamente a sette vicesindaci e un vicepresidente di Regione (nel Međimurje). La convinzione del deputato Veljko Kajtazi è che al prossimo Censimento il numero dei rom sia destinato a crescere ulteriormente, visto che le famiglie hanno molti figli. Per cui dovrebbe lievitare anche il livello dei diritti.

Religiosità in declino

Se i dati preoccupanti relativi all’appartenenza nazionale e alla madrelingua delle minoranze sono passati quasi inosservati, ben altra attenzione è stata riservata al calo del numero dei cattolici. Subito è balzato all’occhio, infatti, un fattore interessante, ma questa volta previsto, considerando l’invecchiamento e la riduzione della popolazione da un lato, ma anche la forte secolarizzazione della società (evidenziata da diverse ricerche sociologiche), riguarda il calo del numero di credenti in generale e di cattolici in particolare. Anche se Sanja Klempić Bogadi spiega come non ci si aspettasse una decrescita così marcata in quest’ambito e sottolinea che forse uno dei motivi per un dato così basso vada ricercato nel modo in cui sono state poste alcune domande, che invece di dissipare ogni dubbio sull’appartenenza confessionale e il livello di religiosità potrebbero aver confuso i cittadini.
L’esperta ha voluto poi cogliere l’occasione per lanciare un appello alla classe politica. “Spesso gli amministratori non sono consapevoli di come ogni loro decisione si rispecchi sulla popolazione, ovvero sul quadro demografico. Funzioniamo a metà in molti segmenti, con la corruzione che è divenuta la normalità, con i politici che piazzano i propri uomini nei posti che ritengono più opportuni e con altri problemi simili che di certo non fanno della Croazia un posto desiderabile per vivere e per lavorare sugli andamenti demografici”, ha affermato la demografa Sanja Klempić Bogadi.
Ieri i rappresentanti dell’Istituto nazionale di statistica hanno tenuto una conferenza stampa in cui hanno voluto chiarire i dubbi riguardo ai dati sull’appartenenza religiosa della popolazione (DZS). La direttrice del DZS Lidija Brković ha dichiarato che stando ai dati del Censimento 2021 in Croazia vi sono il 78,97 p.c, di cattolici, il 3,32 p.c. di ortodossi, l’1,32 p.c. di musulmani, il 4,71 p.c. di agnostici, mentre l’1,72 p.c. degli intervistati non ha voluto rispondere al quesito sulla fede religiosa. Ciò che ha suscitato le maggiori polemiche, ha ammesso Lidija Brković, è stato il fatto che 186.960 persone si siano definite semplicemente cristiane. Poi rispodendo al quesito a quale comunità religiosa appartenessero 157.388 di questi si sono espressi per la Chiesa cattolica. In pratica a creare confusione è stato il fatto che il Censimento abbia previsto due quesiti simili, sulla fede e sulla comunità religiosa.

Lavoratori dall’estero

Se c’è un altro dato del Censimento 2021 che ha dato adito a molti dubbi è quello relativo al numero dei cittadini stranieri che vivono in Croazia. Ufficialmente, in base ai dati emersi al rilevamento della popolazione, sarebbero soltanto 28.724. Però dai dati del Ministero degli Interni riferiti al numero di permessi di lavoro e di soggiorno agli stranieri, ai quali si richiama la stampa zagabrese, risulterebbe che in Croazia vivano almeno 110mila cittadini con passaporto estero. Quindi ben 80mila non sarebbero stati censiti l’anno scorso, sottolinea il demografo Stjepan Šterc.

Una penisola attraente

Le Regioni con la maggior presenza di stranieri in rapporto alla media della popolazione, stando ai dati del Censimento 2021, sono l’Istria (4.2349, la Contea raguseo-narentana (1.630) e quella litoraneo-montana (3.152). Secondo il demografo Stjepan Šterc non bisogna dimenticare il fatto che molti stranieri hanno acquistato immobili lungo la costa croata e che questo trend è destinato a intensificarsi in futuro. Anche il demografo Marin Strmota è convinto che esista un trend crescente di stranieri che decidono di vivere in riva all’Adriatico orientale. Secondo Strmota è ampiamente previsto il dato che la maggior quota di stranieri si registra in Istria, dove tradizionalmente s’insediano italiani e pensionati provenienti dai più ricchi Paesi europei.

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