L’ultima chance per l’Europa (e per noi)

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L’ultima chance per l’Europa (e per noi)

A Bruxelles si terrà, il 30 e il 31 maggio prossimo, una riunione straordinaria del Consiglio europeo. I Capo di Stato e di governo dell’Europa unita discuteranno sul nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia, come hanno promesso la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio Charles Michel. L’UE si trova in una situazione di stallo, di evidente impotenza, per quel che riguarda le sanzioni. Adesso si vede, proprio su questo esempio, quanto sia stato sbagliato costruire un’Europa unita soltanto a metà e cioè fino a quando uno o più Stati membri non pongano un veto – come è successo in questo caso con l’Ungheria di Orban.

Ma l’UE, bisogna dirlo, ha fallito anche in altri casi: il primo è l’invio degli aiuti e in particolare degli armamenti all’Ucraina per la sua difesa. Invece di stabilire una cabina di regia comune, per coordinare l’invio delle armi e degli aiuti da un’Europa che si solidarizza pienamente con l’Ucraina, ogni Stato ha proceduto da solo – e così, naturalmente, l’UE è risultata superflua. Questa situazione si è ripetuta quando la Svezia e la Finlandia hanno deciso da sole, senza una posizione netta dell’UE, di chiedere di poter entrare nella NATO. Perché proprio da questo caso poteva partire il rafforzamento della PESC – Politica estera e di sicurezza comune. La Svezia e la Finlandia, in quanto membri dell’UE dal 1995, quando rinunciarono alla propria neutralità e al non allineamento, avrebbero dovuto dapprima richiedere il nulla osta di Bruxelles, dopo una discussione che probabilmente avrebbe portato al rafforzamento militare dell’Europa. Invece la Svezia e la Finlandia si sono rivolte direttamente alla NATO e nel caso di una loro entrata in quest’alleanza militare sotto guida statunitense ciò contribuirebbe all’intensificazione del senso di accerchiamento della Russia. Un passo rischioso, che si potrebbe paragonare a uno spiegamento di missili balistici russi in Messico e a Cuba, da dove potrebbero minacciare il territorio USA.

Ma adesso l’UE potrebbe riscattarsi e rinsaldare quest’alleanza sovranazionale, più importante della NATO perché è una costruzione basata su valori civili e democratici, cosa che il Patto atlantico non è certamente, perché tollera tra le sue file un sistema autocratico: il sultanato turco di Erdogan, che grazie a questa richiesta di Svezia e Finlandia vorrebbe infliggere un colpo mortale ai curdi, usati e strumentalizzati dall’Occidente contro l’ISIS, e poi traditi per quanto concerne le promesse di un’autonomia curda in Medio Oriente.

Il riscatto dell’UE potrebbe venire da un’importante mossa diplomatica tesa a interrompere la spirale di guerra, che porta morte e distruzione all’Ucraina, ma che rischia anche di tramutarsi in una conflagrazione nucleare mondiale. Si muove in questa direzione proprio l’iniziativa italiana per la pace in Ucraina, un documento elaborato alla Farnesina, presentato a New York dal ministro Luigi Di Maio durante un colloquio con il segretario generale dell’ONU Antonio Guterres. Questo piano prevede un percorso in quattro tappe, sotto la supervisione di un Gruppo internazionale di facilitazione: il cessate il fuoco, la neutralità dell’Ucraina, lo status quo delle forze armate nella Crimea e nel Donbass e un nuovo patto di sicurezza europea e internazionale. Ed è proprio l’Italia che ha potuto avanzare un simile piano, perché sono i diplomatici italiani – e anche i suoi militari che hanno svolto un ruolo di primo piano nella difesa dell’Occidente in varie missioni multilaterali – che vanno alla “verità effettuale” delle cose, come direbbe Machiavelli, senza la demagogia dei politici che vogliono semplicemente attirare voti con un’intransigenza recitata. L’Italia ha una delle migliori diplomazie del mondo e sono stati proprio degli ex Ambasciatori italiani ad avvertire i politici che di pari passo agli aiuti all’Ucraina bisognava subito tentare di imporre una soluzione diplomatica. Lo hanno scritto e discusso in pubblico l’Ambasciatore Sergio Romano, gran conoscitore della Russia, l’ex Ambasciatore in Cina Alberto Bradanini (guarda caso, padre del Console generale italiano a Fiume Davide Bradanini), l’ex Ambasciatore in Uzbekistan, Tagikistan e Svezia Angelo Persiani, l’ex Ambasciatore a Belgrado e in Cina Riccardo Sessa e tanti altri, come i generali Giorgio Battisti, Luigi Chiapperini, Leonardo Tricarico e, soprattutto, il generale di Corpo d’armata Fabio Mini, che ha anche recentemente scritto un libro con il famoso storico Franco Cardini, dal titolo “Ucraina. La guerra e la storia”. Mini è stato, inoltre, comandante della NATO e non bisogna essere Henry Kissinger per poter concludere che in questa guerra non ci saranno vincitori, semmai tutti saranno dei perdenti. E lo spettro della reazione nucleare da parte di un governo oligarchico, un altro “sultanato”, ma laico, come direbbe Giovanni Sartori (che ha così definito anche il governo di Slobodan Milošević, un sultanato, appunto), non è affatto un timore astratto ed accademico, ma molto reale. E perciò il piano di pace italiano è l’ultima chance per l’Europa e per l’Unione europea, che deve adottarlo e riproporlo al mondo come suo, come il piano dell’Europa per sospendere quest’orribile macello.

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