In arrivo la pensione sociale: quasi 1.000 kune per i disagiati

La Croazia sta predisponendo la cornice legislativa per l’introduzione della «quiescenza nazionale» per chi ha più di 65 anni e si ritrova privo di fonti di sussistenza

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In arrivo la pensione sociale: quasi 1.000 kune per i disagiati

La pensione nazionale o meglio la pensione sociale è ormai alle porte anche in Croazia. Sono molte infatti le persone di età superiore ai 65 anni che non sono riuscite a soddisfare i requisiti necessari per ottenere almeno la quiescenza minima: anche ad esse però lo Stato ha chiaramente l’obbligo di garantire la sussistenza. Finora costoro hanno dovuto accontentarsi di aiuti sociali: ora appare in dirittura d’arrivo un assegno mensile il cui importo dovrebbe avvicinarsi, senza però eguagliarlo, a quello della pensione minima.
Per il momento siamo soltanto agli annunci, ma qualcosa comunque si sta muovendo dietro alle quinte. Lo ha confermato il ministro del Lavoro e del Sistema previdenziale, Josip Aladrović, il quale ha assicurato che la pensione sociale dovrebbe essere una realtà già a partire dal 2021. Entro l’autunno del prossimo anno verrà messa a punto la cornice legislativa: i gruppi di lavoro incaricati di stilare il disegno di legge hanno già iniziato a operare.
Presa la decisione politica
Per il momento – ha puntualizzato Josip Aladrović, – posso confermare che è stata presa la decisione politica di procedere all’introduzione della pensione nazionale e che questa sarà un elemento all’interno del sistema previdenziale, ovvero del sistema dell’assistenza sociale. Comunque – ha aggiunto il ministro – è troppo presto per affermare quanto la concessione di questo beneficio sociale verrà a costare all’erario. Si sa, dalle ricerche effettuate finora, che esiste un gruppo di circa 53mila persone che nel 2021 avrà più di 65 anni d’età e che non avrà diritto, per come stanno oggi le cose, ad alcun reddito. Ragion per cui qualcosa dovrà essere fatto per venire incontro a questa categoria che è sicuramente la più disagiata della popolazione.
L’incognita del censo
Non si ancora con esattezza quale potrebbe essere l’importo della nuova quiescenza sociale. Fonti ufficiose rilevano che, essendo la pensione minima attualmente pari a 1.060 kune, quella nazionale non dovrebbe essere troppo inferiore. Pertanto è realistico attendersi che sia pari a un po’ meno di 1.000 kune.
La vera incognita è rappresentata dal fatto se si terrà conto o meno della situazione patrimoniale del richiedente. Spetterà ai gruppi di esperti proporre la soluzione definitiva. Resta da vedersi innanzitutto se l’assegno sarà erogato, ad esempio, a chi non percepisce alcuna pensione, ma ha proventi derivanti dall’affitto di un appartamento, oppure è titolare di azioni, obbligazioni o depositi bancari. Non sono particolari di poco conto. Da questi dipenderà infatti quale sarà il numero dei beneficiari della pensione nazionale.
Le esperienze di altri Paesi
Probabilmente si terrà conto anche delle esperienze di altri Paesi: e va detto che in molti di questi si tiene eccome conto del patrimonio, per cui chi possiede immobili o risparmi non può aspirare all’assegno sociale.
Le ricerche effettuate finora in Croazia hanno permesso di appurare che la maggior parte dei fruitori della quiescenza nazionale potrebbe essere costituita da persone che risiedono nelle aree rurali del Paese, in buona parte donne.
Gli esperti economici sono favorevoli all’introduzione della pensione nazionale, però fanno presente che la stessa non può essere considerata assoltamente una quiescenza, in quanto va elargita a coloro che non hanno versato i contributi previdenziali necessari per avere diritto all’assegno di vecchiaia. Pertanto tale quiescenza nazionale, rilevano sempre gli esperti, non è null’altro che una forma di sostegno sociale.

Silvano Hrelja, leader dei pensioanti croati.
Foto Patrik Macek/PIXSELL

I dubbi del Partito dei pensionati
Il Partito croato dei pensionati (HSU) è favorevole, in linea di principio, alla creazione dell’istituto della pensione nazionale. Lo schieramento presieduto dal deputato istriano Silvano Hrelja, tuttavia, ha messo le mani avanti, esprimendo dubbi sul fatto che il progetto sarà realizzato nei tempi annunciati dal governo. Nell’affermarlo, Hrelja ha osservato che il tema viene rispolverato alla vigilia di ogni appuntamento elettorale, rimanendo poi irrisolto.
Stando ai Banski dvori la materia dovrebbe essere regolata l’anno venturo, mentre l’elargizione delle prime quiescenze nazionali dovrebbe iniziare nel 2021. L’intenzione dei Banski dvori consiste nell’assicurare un reddito, seppure modesto, a tutti gli over 65, a prescindere dall’ammontare dei contributi pensionistici versati nel corso della loro vita. In altre parole, se la manovra otterrà il disco verde, il diritto alla pensione sarà esteso anche alle persone che pur avendo compiuto il 65.esimo anno d’età, hanno versato i contributi per meno di 15 anni o che addirittura non hanno mai lavorato.
Le incognite relative alla manovra sono ancora tante. Innanzitutto va chiarito a quanto ammonterà la pensione nazionale e chi avrà diritto a percepirla. Stando a un’ipotesi la medesima potrebbe ammontare a circa 800 kune al mese, ossia circa 170 kune in meno rispetto all’importo della quiescenza minima spettante a chi ha versato i contributi per almeno 15 anni. Bisogna definire pure se la pensione nazionale sarà versata a tutti, indiscriminatamente, o soltanto alle persone che non superano un certo censo patrimoniale.
Esborso contenuto?
Si stima che in Croazia il numero dei potenziali aventi diritto alla pensione nazionale vari tra i 40 e gli 85mila. Se la stima è corretta e se l’importo della pensione nazionale sarà fissata attorno ai 100 euro, l’esborso per le Casse dello Stato sarà di circa 800 milioni di kune all’anno. Tuttavia, visto che la maggior parte dei potenziali fruitori in questo momento sopravvive grazie all’assegno sociale e che le due fonti di reddito sarebbero complementari, l’esborso per l’Erario potrebbe risultare molto più contenuto. Proprio per questo motivo c’è chi sostiene che il governo voglia tentare di farsi bello spacciando per una conquista sociale il mero innalzamento dell’assegno sociale.
Anche Silvano Hrelja sostiene che sarebbe più corretto definire assegno sociale d’anzianità il nuovo reddito. Il leader dell’HSU ha osservato che qualora si dovesse insistere con il concetto di pensione, potrebbe accadere che la medesima debba essere erogata anche all’estero, ossia a “ex cittadini che in passato hanno lavorato in Croazia”.
Quiescenze dall’estero
Ha avvertito che si potrebbero verificare anche degli abusi. A tale proposito ha ricordato che in Croazia vivono 174mila persone che percepiscono la pensione dall’estero e sul cui importo non si ha nessuna informazione, tranne nei casi quando l’assegno previdenziale viene addebitato direttamente sul conto in banca dell’avente diritto. Ha affermato che il compito di regolare la pensione nazionale non dovrebbe essere affidato al Ministero del Lavoro e del Sistema previdenziale, bensì a quello delle Finanze, che dovrebbe gestire la questione coordinandosi con le istituzioni operanti nel campo dell’assistenza sociale.
Pensione di reversibilità
Hrelja ha detto che sia un bene parlare della quiescenza nazionale, ma puntualizzando che sarebbe più importante ragionare su come regolare la pensione di reversibilità. Ha spiegato che la Croazia è uno dei pochi Paesi in Europa dove quando una persona muore, il suo coniuge deve scegliere se mantenere la sua pensione o intascare il 70 p.c. di quella spettante al compagno. “In molti altri Paesi, invece, in casi del genere, quando sono soddisfatti determinati criteri, il partner sopravvissuto non solo mantiene la sua pensione, ma matura pure il diritto a percepire una parte della quiescenza spettante al consorte deceduto”, ha sottolineato Hrelja. Questo è un argomento che sta molto a cuore al leader del Partito dei pensionati, in quanto si tratta di porre rimedio alla situazione attuale, ovvero a qualcosa che si palesa come un’evidente ingiustizia. Anche se le cifre in ballo non sono irrilevanti, Silvano Hrelja fa presente che quando si tratta di garantire l’equità non si può rimanere impassibili soltanto perché i costi possono sembrare eccessivi.
Nel caso della pensione nazionale, sempre secondo il leader dell’HSU, non bisogna permettere che vi siano nuove manipolazioni. La cosa peggiore – sottolinea Hrelja – sarebbe se si trattasse di una mossa populistica alle vigilia delle elezioni.

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