Valle, rischio tracollo

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Valle, rischio tracollo

“Non possiamo assolutamente permettere che questa Comunità venga chiusa o vada in liquidazione”. Queste parole, pronunciate come un mantra nelle ultime settimane dalla presidente dalla Comunità degli Italiani di Valle, Martina Poropat, arrivano alle orecchie di chi le ascolta come un campanello d’allarme, che mai prima d’ora aveva risuonato con quest’intensità da Palazzo Bembo. Un sodalizio storico, come quello vallese, che nel corso dei suoi 72 anni di storia ha dovuto affrontare periodi difficili, battendosi nel corso degli anni su più versanti per salvaguardare la propria identità, le proprie tradizioni, la propria cultura, si ritrova ora a rischio chiusura per un debito nei confronti dello Stato di quasi mezzo milione di kune, causati dalla gestione precedente targata Rosanna Bernè, attualmente alla guida del Comites di Fiume.

Carte al tavolo, Marina Poropat espone la questione, che appare subito in tutta la sua complessità e gravità: oltre all’Ente per le entrate, che ha constatato il debito erariale, la vicenda ha fatto scattare l’intervento dell’Ufficio per la lotta alla corruzione e al crimine organizzato (USKOK). Le indagini sono ancora in corso e, stando a informazioni ufficiose, la somma contestata dopo i primi accertamenti si aggirerebbe sulle 900mila kune o poco più. Ovviamente, questa è da prendere con le pinze, conferme ancora non se ne hanno e una volta concluso il fascicolo ne sapremo di più. Poropat puntualizza che il buco di quasi mezzo milione di kune è stato “creato da un’inadeguata gestione dei mezzi finanziari avvenuta nei mandati precedenti”. E precisa di voler usare “aggettivi leggeri”, ciò fino a quando non saranno definite le responsabilità legali e/o penali”.
Intanto, l’atmosfera che si respira tra gli attivisti e i simpatizzanti della CI non è certo delle più leggere; la preoccupazione per cosa ne sarà della loro Comunità è tanta e a riassumerla è la stessa Poropat. La presidente ci racconta che dopo una riunione congiunta della Presidenza della CI di Valle, “non avendo più mezzi né interlocutori con i quali condividere, analizzare ed eventualmente risolvere la nostra pesante situazione finanziaria, abbiamo deciso di delegare il nostro consigliere nell’Assemblea UI a fare un intervento leggendo una lettera nella stessa a tutti i consiglieri”.
Lo scorso 25 febbraio, in sede di Assemblea dell’Unione Italiana, la CI ha provveduto a informare tutti i consiglieri dello stato di fatto, “lanciando un appello affinché con un impegno comune si possa arrivare a una soluzione salomonica, sia questa derivante da un accordo tra i consiglieri o preveda un aiuto finanziario diretto alla Comunità degli Italiani di Valle”. Su quest’ultimo punto, sottolinea che “non si tratta di elemosinare”, o di promuovere una raccolta fondi, bensì di trovare una soluzione per scongiurare il peggio. Perché “non ci possiamo permettere che questa Comunità venga chiusa o vada in liquidazione”. Gli scenari che si aprirebbero in questo caso, potrerebbero portare a un effetto domino, che indirettamente coinvolgerebbe anche altre realtà. “Se si arrivasse a un punto di non ritorno, gli scenari che si aprirebbero sarebbero devastanti anche per la scuola, l’asilo, ecc…”, conferma la presidente.

MARTINA POROPAT 2

Martina Poropat

I conti non tornano

La Poropat vuole fare chiarezza, questa viene chiesta anche dagli attivisti e non solo, perché si parla di soldi, molti soldi, di conti che non tornano. A Castel Bembo vogliono tornare quanto prima alla normalità, fare funzionare la comunità, levarla dalle chiacchiere da bar, su chi avrebbe fatto che cosa, accuse e contro accuse che alla fine rischiano di mettere tutti nello stesso calderone. E in questo la nuova dirigenza non vuole finirci, Poropat lo ribadisce chiaramente: “L’ammanco di cui parliamo è stato creato negli anni e nei mandati precedenti”. “Appena eletta a Presidente – ci racconta – ho richiesto subito come da prassi di fare al più presto, ovvero nei termini stabiliti dalle leggi e dalle usanze in materia, il passaggio di competenze e le consegne della documentazione finanziaria nonché di un resoconto sullo strato dei progetti conclusi o in corso. Le mie richieste che erano in sostanza soltanto un atto amministrativo non sono state ascoltate, e la documentazione richiesta non è stata mai consegnata, solo dopo alcuni tentativi di consegne, abbiamo ricevuto il timbro ed un irrisoria parte di documentazione. Questo mi ha fatto subito dubitare che ci fosse qualcosa di strano”. Il passaggio che è seguito è stato quello di iniziare il lavoro di verifica dei conti. “Poco dopo aver assunto la carica di Presidente – prosegue – mi sono rivolta dalla contabile di allora e ho richiesto tutti i documenti finanziari e quanto scoperto ci ha lasciati esterrefatti: l’ultimo bilancio datava 2013 e dopo quell’anno il vuoto, non esisteva nessun documento finanziario consegnato alla contabilità. Questo fatto ci ha costretti a fare ulteriori analisi, abbiamo cercato di ricostruire i bilanci per i tre anni mancanti. Da quanto analizzato e ricostruito siamo giunti alla conclusione che c’erano conti non pagati, pagamenti senza copertura documentata, pagamenti a persone fisiche e giuridiche che lavoravano per la comunità ma senza un regolare contratto, pagamenti per servizi senza rendiconto, ecc…”. Verificando i vari documenti si è arrivati anche alla scoperta di prelievi di contanti che sono durati per più di 3 anni dal 2013 fino alla metà del 2016 e fino ad oggi, come sottolinea la presidente, “non sappiamo ancora i motivi di questi prelievi, ovvero a che cosa fossero destinati gli importi di denaro contante”. In questo periodo a risentirci sono state anche le attività in seno alla CI che a detta della Poropat hanno visto un rapido calo “o per meglio dire quasi inesistenti”. Le carte a disposizione della nuova dirigenza non gli permetteva di fare una ricostruzione completa dei fatti, “ovvero non riuscivamo a chiudere i bilanci, abbiamo richiesto all’Ente per le entrate (Porezna uprava) di fare una revisione completa e questa ci ha lasciati letteralmente allibiti: la CI di Valle ha un debito nei confronti dello Stato pari a 451.311,78 kune inerente a interessi, tasse e contributi vari”. “Per ora siamo a conoscenza di questo debito, ma sono in corso anche altre indagini da parte della Procura di Stato per capire e quantificare l’importo degli ammanchi nonché stabilire eventuali responsabilità civili e penali”, sottolinea la Poropat che si dice conscia che i fondi UI sono tutti mezzi mirati, per le attività e la gestione, che devono essere rendicontati. “La domanda che ci si pone è come facciamo a rendicontare un debito di quasi mezzo milione di kune dovute a un malgoverno?”, si chiede la Poropat.

Ultima speranza

La presidente spiega poi che al decreto ricevuto nel novembre 2018 dall’Ente per le Entrate hanno fatto subito ricorso e ora aspettano una risposta che temono non sarà positiva. “Ora ci resta in solo un cortissimo lasso di tempo per capire bene quali sono, e se vi sono, soluzioni idonee a salvare la comunità. Presto ci aspettiamo il pronunciamento al ricorso da parte dell’Ente per le entrate, ma già ora siamo dell’avviso che questo sarà negativo. Se così sarà, dal giorno dal quale riceveremo la decisione dell’Ente scatteranno i 30 giorni di tempo per saldare il debito oppure il conto della CI verrà bloccato e di fatto ci porterà alla liquidazione”. Ma la speranza non è ancora perduta perché vi è un cavillo legale che potrebbe essere concordato con l’Ente per le Entrate.
“Nonostante tutto rimaniamo ancora fiduciosi – racconta la Poropat –. Con l’Ente per le entrate vi è la possibilità di firmare un accordo che darebbe ulteriori 24 mesi di tempo per saldare il nostro debito. Ci aspettiamo dall’Unione Italiana, dalla Giunta Esecutiva, un aiuto concreto su come risolvere la questione e a chi rivolgerci per trovare i mezzi. Dal nostro appello in Assemblea ci sono pervenute diverse chiamate di colleghi che sono disposti a darci una mano. Ora vedremo quanto siamo uniti, quanto la nostra comunità nazionale italiana è unita. Io sarei la prima ad aiutare una comunità in difficoltà che rischia la chiusura, perché la nostra è seriamente a rischio chiusura e non rappresenta un patrimonio solo per Valle ma per tutta la nostra CNI”.
Nel settembre del 1947 tre giovani e coraggiosi vallesi Giovanni Obrovac-Zaneto, Pasquale Cuccurin e Domenico Cernecca diedero vita alla Comunità degli italiani di Valle. Le domande che si erano posti allora erano: Che cosa ne sarà delle nostre tradizioni?. Che fine farà la lingua vallese? I nostri figli potranno parlarla oppure dovranno dimenticarla?. A 72 anni di distanza queste domande risuono quanto mai attuali.

ASSEMBLEA UI CAPODISTRIA rosanna berne2

Rosanna Bernè

Non dimentichiamo tutto il contesto

Chiamata in causa, l’ex presidente della CI di Valle, Rosanna Bernè, si dice pronta ad assumersi le proprie responsabilità. “È sicuramente una situazione difficile e sgradevole. L’ho passata anch’io nel 2011, sebbene per motivi completamente diversi – reagisce l’ex ‘giuntina’ –. All’epoca l’importo era inferiore, ma comunque 150.000 kune, per un progetto del 2005. Il conto era stato bloccato per quest’importo, ma non ho mai ritenuto necessario coinvolgere l’Assemblea” – precisa. “Ovviamente, ho chiesto aiuto, ma mi è stato negato (giustamente) e a intervenire a sostegno della Comunità sono state due persone, una tra l’altro completamente estranea al mondo della Comunità nazionale italiana”. “I prestiti vanno restituiti”, aggiunge, ricollegandosi alla situazione che si era venuta a creare nel 2011, forse anche più grave di questa odierna, in quanto era a rischio di chiusura la scuola periferica di Valle, con due bambini in quarta classe e nessuna nuova iscrizione. “Il pericolo è stato scongiurato, quasi miracolosamente – sottolinea – ma ci sono volute non so quante riunioni con il preside di allora, la psicologa, i genitori. Per evitare il peggio, l’unica soluzione possibile era quella di offrire qualcosa di più, cioè pagare i pranzi e le merende ai bambini della scuola e l’asilo ai primini. È durato per anni”. “Per certi versi è stata una follia, ma la scuola oggi funziona a meraviglia e dal 2013 abbiamo due sezioni, dopo che per anni che la scuola ne aveva solamente una”, spiega Bernè che punta a sottolineare che si tratta di due vicende completamente diverse, ovvero non vuole dire che quello di oggi è un problema meno serio di quello dell’epoca, ma che anche quello di allora era un argomento rovente. “Certo, bisognava trovare i finanziamenti per coprire quest’iniziativa. Non ne abbiamo parlato apertamente in sede di Giunta esecutiva o Assemblea, ma a porte chiuse abbiamo dibattuto a lungo. Allo stesso modo, non ho mai reso pubblico il problema del progetto di palazzo Bembo, che dopo 15 anni di stallo doveva concludersi. Per riprendere i contatti, i permessi edilizi, ci sono voluti anni e la cosa assurda è stata che finalmente dopo aver ricevuto tutto, approvati i finanziamenti, ma mancavano le cose essenziali e cioè i lavori di sondaggio e dell’archeologo. Senza questi, non si poteva aprire il cantiere. Per eseguirli, però, non c’erano i mezzi, in quanto questi interventi non erano previsti nel preventivo. Aspettare, significava perdere i permessi e perdere centinaia di migliaia di euro. Sta di fatto, che il cantiere è stato aperto lo stesso giorno che scadevano i permessi, e i finanziamenti per questi lavori aggiuntivi non sono pervenuti dall’Università Popolare di Trieste. Ho anticipato tutti i fondi perenti per effettuare i meravigliosi viaggi e le tante bellissime manifestazioni che i gruppi di allora hanno svolto, ho anticipato i finanziamenti per i costumi del gruppo storico. Quindi, se parliamo di prelievi, di passaggi di soldi, di fatture, ecc., proviamo a ricordare quanto successo dal 2008 in poi”, dice Bernè. “Io non biasimo Martina Poropat per aver sporto la denuncia, ma non vanno dimenticati anche tutti questi particolari, questi miei ‘errori’ che in effetti hanno permesso di riaprire un palazzo, di non far chiudere una scuola, di effettuare innumerevoli viaggi, pubblicare cd di canzoni inedite, di avere persone in paga per la manutenzione di Castel Bembo e via di seguito. Inoltre – conclude –, anche in passato sono capitate cose serie e gravi, sono stati commessi sbagli, dei quali però non si è mai parlato pubblicamente”.

Maurizio Tremul: «L’Unione Italiana sta facendo la sua parte»

“La situazione venutasi a creare a Valle, rimbalzata di recente tra la pubblica opinione, è una situazione certamente molto, ma molto preoccupante. Tutti coloro che hanno dei precisi ruoli di all’interno della CNI, partendo dalla CI di Valle, devono affrontare la questione con grande senso di responsabilità, con spirito cooperativo, e con grande serietà. Certamente, chi ha portato il sodalizio vallese in queste condizioni, deve essere richiamato a rispondere, anche nel caso il tutto sia stato fatto in buona fede, senza dolo – è solo un ipotesi, perché non conosco la vicenda nei dettagli –, dovrà trarne le conseguenze. Sicuramente una riflessione dovrà essere fatta pure dai connazionali di Valle, chiamati a prendere delle decisioni molto importanti. L’Unione Italiana sta facendo, e ha fatto anche nei mesi scorsi, la propria parte. La Giunta esecutiva ha già avviato delle iniziative, ne seguiranno delle altre, offrendo il sostegno dell’UI, la propria collaborazione nell’individuazione di una soluzione percorribile. Tutti dobbiamo lavorare affinché la CI di Valle possa ritornare a operare nei tempi più rapidi possibili, con la necessaria tranquillità istituzionale, finanziaria è operativa. È una Comunità importantissima e non possiamo consentire che si arrivi alla cessazione delle sue attività. Io avevo fatto una proposta, che voglio rilanciare ora pur sapendo che può essere considerata discutibile o controversa. Accanto a quella dell’assunzione della responsabilità di chi ha causato questa situazione, ho invitato a una gara di solidarietà tra i connazionali, tra tutte le Comunità del territorio per aiutare il sodalizio vallese. L’importante adesso è fare in modo che la Comunità non chiuda e possa continuare ad operare. Quindi dovremmo cercare di mettere in campo tutte quelle iniziative che possono consentire a tutti quanti, ai vallesi, ai connazionali, a tutte le Comunità, all’Unione, alle istituzioni, di assicurare le risorse, ancora da definire, per affrontare quest’impegno finanziario che viene chiesto alla Comunità. Alle vallese e ai vallesi voglio dire da presidente, che l’UI non li lascerà soli e che farà, anzi deve fare, tutto quello che può e anche di più, per contribuire e individuare la giusta soluzione a questo problema”.

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Maurizio Tremul

Una questione annosa

“Sono alcuni anni che stiamo affrontando vari problemi legati alla Comunità di Valle, diversi da questi ultimi relativi alla necessità di pagare tasse e contributi – fa presente Tremul –. Ci sono state tante riunioni, con il sindaco, con la Comunità e con altri soggetti. Come Unione abbiamo sempre dato il nostro apporto costruttivo, abbiamo messo a disposizione della Comunità tutta la documentazione che avevamo e lo abbiamo fatto nei confronti di tutti coloro che ce l’hanno richiesta, anche a chi ha portato avanti le indagini. Siamo venuti incontro alla CI e continueremo a farlo, per quanto riguarda gli aspetti finanziari, il sostegno alla rendicontazione, la ricostruzione di tutto quello che c’è da ricostruire rispetto a queste questioni – ribadisce il presidente UI –. Per tutto quello che abbiamo potuto fare abbiamo dato il nostro contributo”. Sulle affermazioni del sindaco, Tremul reagisce: “Non è esatto, non risponde al vero, e non è corretto dire che l’UI non ha fatto niente, che non ha fatto la propria parte. Credo che anche da parte del Comune ci debba essere un sostegno. Lo invito pubblicamente, a contribuire fattivamente alla soluzione del problema. Noi siamo sempre aperti al dialogo, per quello che l’UI può fare, nell’ambito ovviamente di quelle che sono le sue competenze. E continuerà a farlo”.

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Marin Corva

Marin Corva: «La situazione richiede lo sforzo di tutta la CNI»

“È una situazione che ci preoccupa molto e che richiede lo sforzo di tutta la Comunità nazionale italiana. Dovremo trovare il modo di saldare questo debito. Sarà un problema, perché si tratta di mezzi che non si possono rendicontare. Detto questo, dobbiamo trovare una via d’uscita, altrimenti gli uffici competenti della Repubblica di Croazia bloccheranno il conto della Comunità, portando alla sua chiusura. Nonostante tutto, sono fiducioso. Lavorando tutti insieme, riusciremo a trovare una soluzione”, dichiara Marin Corva. “Sia da parte degli altri sodalizi che dai singoli connazionali sono arrivati segnali di solidarietà ed espressa la volontà di dare un aiuto concreto alla Comunità. Questa è senz’altro una delle strade che potrebbe essere intrapresa, ovvero la raccolta di contributi, di donazioni, per coprire i debiti della CI di Valle. Sono estremamente fiero delle nostre Comunità e dei nostri connazionali per l’approccio che hanno adottato di fronte a questo problema in modo costruttivo, senza puntare il dito contro nessuno, ma offrendo la propria disponibilità a dare una mano”, rileva il presidente della Giunta esecutiva dell’Unione Italiana. Ricordiamo, una colletta tra i soci della CI era stata promossa a metà degli anni ’90, quando la Comunità degli Italiani di Fiume non riusciva a far fronte al canone di locazione per la sede di Palazzo Modello, rischiando addirittura lo sfratto; poi insieme con l’Unione Italiana si riuscì a trovare un accordo con l’allora sindaco Slavko Linić e successivamente per l’affitto di Fiume e di altre CI si trovò la copertura nei mezzi assicurati dall’UI. “Verranno organizzati determinati eventi a Castel Bembo finalizati alla raccolta di fondi – annuncia Corva –, ma bisogna anche pensare a come utilizzare al meglio la sede. Con gli enti finanziatori vedremo se vi sono possibilità di intervenire, se possiamo mettere qualche cosa a carico dei mezzi ordinari, anche se la vedo dura. Infine, proprio come ultima possibilità, valuteremo se vi sarà la possibilità come UI di concedere un prestito a lungo termine alla Comunità per consentirle di far fronte agli oneri verso l’Erario croato. Questo aspetto dovrà comunque essere trattato in una delle prossime Assemblee”. Corva aggiunge che la Giunta esecutiva presenterà una relazione dettagliata sul “caso Valle”. Ma il presidente dell’Esecutivo UI si sofferma anche su un altro nodo centrale, ovvero quello del ruolo di chi guida le Comunità, che spesso si ritrova tra le mani fatture, conti, documenti, difficili da gestire. “C’è la necessità di metterci a disposizione delle Comunità. Ci siamo già attivati in questa direzione io e la collega Roberta Grassi Bartolić (responsabile del settore Affari giuridico-amministrativi, ndr), inviando ai sodalizi una comunicazione per quanto riguarda accertamenti, rispetto e aggiornamenti degli statuti, verifica degli aspetti contabili, dei bilanci, dei piani finanziari, delle delibere assembleari e un po’ tutti quegli aspetti che rientrano nell’ambito amministrativo, che devono essere ben monitorati per evitare in futuro che si ripetano casi simile a questo di Valle”, sottolinea Corva.

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