Te li do io i fiumani

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Te li do io i fiumani

Dai disegni grotteschi di Leonardo da Vinci a Gian Lorenzo Bernini, che per molti aspetti è considerato il vero iniziatore del ritratto “irriverente”, passando per le insolenti figure di Giambattista Tiepolo e i “capricci” di Goya… Spesso ritenuta un genere minore, la caricatura è presente nella produzione di molte “firme” che hanno scritto la storia dell’arte. È solo nel Settecento che si afferma come forma autonoma. Tecnica parallela alla ritrattistica, ma di carattere per così dire goliardico non sempre e necessariamente teso a ridicolizzare, è l’arte del sorriso che sa anche graffiare e far riflettere: proprio per il suo taglio paradossale, volto a “esagerare” e “caricare” tratti fisiognomici e psicologici caratteristici, attraverso l’unione di tutti quegli elementi collegati alla sfera privata ed emozionale, cerca di cogliere la persona negli elementi che la rendono appunto unica nella sua totalità.
Senza andare a scomodare i maestri più acclamati, pensiamo ad autori più vicini a noi, geograficamente e temporalmente, come il polese Gigi Vidris (1897-1976), caricaturista e soprattutto vignettista (celebri le sue opere sulla dolorosa situazione delle genti adriatiche della Venezia Giulia, uscite su “El Spin”, settimanale satirico pubblicato a Pola dal 1945 al 1947) o la satira mordace, irresistibile, del fiumano esule, Alfio Krancic (classe 1948). O il pittore fiumano, attivo tra le due guerre, Carmino Butcovich Visintini (1903-1970), con la sua serie “Macchiette fiumane” (Miss Leard in carrozza, Franzelin, la Maria Mata, Rocambole, Gigia Valzer, El profeta, Tabachine, il lavoratore portuale, lo sbirro, l’ebreo, le poetesse M. M., l’ardito, il giovane con la chitarra…), conservate presso l’Archivio-Museo storico di Fiume a Roma. Dunque, la tradizione in ambito caricaturale in queste nostre aree non manca; come non manca l’arguzia e la voglia di buttarsi alle spalle i dolori, all’insegna di quella filosofia popolare racchiusa nei detti “viva là e po’ bon!!!” o “butemola in valzer”. O nella risata.
Per certi versi ne coglie il testimone un altro fiumano, che oggi vive e lavora a Milano: Riccardo Lenski, figlio di quel Reneo Lenski, classe 1928, scomparso nel 2017. La famiglia abitava in via Raffaele Sanzio, prima di lasciare la città dopo la sua annessione alla Jugoslavia di Tito, già nel ‘45. Reneo se ne andò con una fuga rocambolesca, nascosto nel cassone di un camion che trasportava angurie… Uno dei “muli del Tommaseo” – noto collegio di Brindisi, che nei difficili anni dell’esodo accolse tantissimi ragazzi e giovani fiumani, istriani e dalmati –, capitano di lungo corso, comandante per la Standard Oil di White Plains (NY), ci ha lasciato diversi scritti, tra cui “Uomini di mare. Uomini di Fiume” e “Mare e Fiume nel cuore” (nel 2012 Menzione d’Onore nel Premio Tanzella, promosso dal Comitato provinciale di Verona dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia).
Il figlio Riccardo, nato a Genova, dove la famiglia ha vissuto per diversi anni prima di trasferirsi a Milano, terminato il Liceo artistico di Brera, ha studiato Architettura al Politecnico di Milano. Finora ha realizzato più di ottanta divertentissimi ritratti, perlopiù a colori, che ha postato su Facebook sui profili personali o dei vari gruppi. Una galleria che si amplia di continuo. Molti dei protagonisti delle sue opere li conosce di persona; altri li ha studiati grazie alle informazioni disponibili su Internet. E ci ha azzeccato in pieno. Si tratta in prevalenza di fiumani – alcuni noti, altri molto attivi nell’associazionismo degli esuli o sui social –, ma anche di istriani, dalmati, triestini, milanesi e altri che popolano il mondo dell’esodo o che si occupano di tematiche relative al confine orientale d’Italia. A questo punto essere ritratti da Riccardo Lenski è diventata una questione di prestigio: della serie, se ci sei, nella sua galleria, sei già qualcuno, a prescindere dal ruolo ricoperto. Meriterebbero, ma è impossibile, per motivi si spazio, riprodurre non dico tutte, ma nemmeno tutte quelle tra le più significative (sono rimasti fuori da questa carrellata Rodolfo Volk “Sciabbolone”, mitico calciatore della Roma; la leggenda del tennis Orlando Sirola; l’inventore del siluro, Giovanni Biagio Luppis; le colleghe Rosanna Turcinovich Giuricin, Lucia Bellaspiga e Viviana Facchinetti; “monna Mariarita Cosliani”, la signora della ML “Histria”; lo scrittore Piero Tarticchio; l’attore Lucio Slama, Furio Percovich, voce fiumana dall’Uruguay…).
Come mai queste caricature? “La passione per il disegno ce l’ho da quando ho cominciato a tenere la matita in mano – risponde Riccardo –. E anche quella per le caricature è una passione datata. Per quello che riguarda i fiumani, ho cominciato a interessarmi da quando è venuto a mancare papà, un po’ per rispolverare quel che sentivo a proposito dei suoi amici, ma anche per rendergli un omaggio postumo e cominciare a tenere il testimone che mi ha lasciato sulla causa ‘esuli’ e ‘fiumani”. Finora non ha esposto le sue opere. Portarle in mostra a Fiume, a palazzo Modello, magari proprio nell’ambito della Settimana della cultura fiumana, in occasione di San Vito, potrebbe essere un ulteriore gesto verso la ricomposizione delle varie anime fiumane, oltre che il tributo a un figlio di queste terre che non ha mai smesso di amare la sua città.

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