«Sarò la voce della Croazia che guarda al futuro»

Intervista all’eurodeputato istriano Valter Flego, che la Coalizione di Amsterdam ha portato al Parlamento comunitario

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«Sarò la voce della Croazia che guarda al futuro»

Ormai mancano poche ore all’inizio della nuova legislatura del Parlamento europeo. Dopo Ivan – Nino – Jakovčić, la Dieta democratica istriana continuerà ad avere un suo rappresentante a Bruxelles. Con 21.228 preferenze l’ormai ex presidente della Regione Istriana è risultato alla lunga il più votato in seno alla Coalizione di Amsterdam (5,19 p.c. in totale), che lo ha eletto eurodeputato. Con quali propositi inizia il nuovo incarico, quali le battaglie politiche che intende proporre?

Ormai è passato un mese dalle elezioni. Che tipo di Europa hanno disegnato le urne? L’Ue ne è uscita rafforzata o indebolita?

“Sappiamo che in Europa negli ultimi anni purtroppo stanno crescendo movimenti nazionalistici radicali e populisti. Proprio a causa dei rappresentanti di tali opzioni politiche, l’Europa sta affrontando oggi una delle sue più grandi sfide. I risultati delle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo hanno dimostrato che la Croazia, sfortunatamente, non è immune da queste tendenze. Direi che il rafforzamento dei liberali, e persino dei verdi, ha rappresentato una giusta e chiara risposta a questa volontà di distruzione, di declino, di aumento del nazionalismo e dello sciovinismo. In altre parole, la maggioranza ha detto un chiaro ‘no’ al tentativo di rompere l’Europa. I liberali europei, l’ALDE, hanno registrato una crescita significativa. I cittadini hanno dimostrato con i fatti che si fidano di noi. L’alternativa liberale è la più battagliera nel porre resistenza a questi distruttori. Lo stesso avviene in Croazia, dove i partiti della Coalizione di Amsterdam sono i più ‘rumorosi’ nell’opporsi a tutte le tendenze radicali e nazionalistiche. Noi come forza politica continuiamo a denunciare il pericolo che la ‘normalizzazione’ del linguaggio dell’odio, che è ciò sta accadendo nel nostro Paese, alla fine riporta in superficie estremisti e populisti, per cui in pieno 21.esimo secolo dobbiamo assistere a proteste contro una minoranza, mi riferisco a quella rom. Oltre ai valori della tutela dell’individuo e delle sue libertà, i liberali hanno politiche molto precise e progressiste: vogliamo l’Europa delle innovazioni, della digitalizzazione, un’Europa che si preoccupi di più dell’ambiente, un’Europa che punti all’istruzione come base per la crescita individuale e della collettività. Credo sia giunto il momento per i liberali europei di prendere il timone, presentare programmi e misure concrete che permetteranno all’Europa di essere competitiva e reggere il confronto con Stati Uniti e Cina”.

È tutto pronto per l’avvio della nuova legislatura del Parlamento europeo. Il 2 luglio si terrà la prima seduta plenaria del nuovo mandato. Quali sono gli obiettivi che si è prefissato e su quali politiche focalizzerà il suo impegno?

“Insieme con i colleghi della Coalizione di Amsterdam, sarò la voce della Croazia che guarda al futuro, una Croazia moderna, al passo con i tempi. Innanzitutto, considerato che questa è la prima intervista che dalle ultime elezioni rilascio a ‘Panorama’, mi permetta di ringraziare ancora una volta tutti coloro che hanno detto ‘no’ a una Croazia chiusa, di ringraziare tutti coloro che hanno riconosciuto l’idea che sta alla base della Coalizione di Amsterdam, l’idea di una Croazia innanzitutto normale e, quindi, aperta, rivolta al domani, una Croazia tollerante, per la quale mi batterò nei prossimi cinque anni al Parlamento europeo”.
“Sappiamo tutti che a Bruxelles vengono approvate leggi che influiscono direttamente sulle nostre vite. In cinque anni si può fare tanto. Uno dei miei obiettivi principali sarà quello di sfruttare al massimo i fondi Ue. La Croazia utilizza solo il 17% di finanziamenti derivanti dai fondi comunitari, percentuale che la porta a essere il fanalino di coda in quanto a impiego di queste risorse. Questo punto deve essere cambiato quanto prima. I fondi Ue rappresentano una grande opportunità per realizzare numerosi progetti strategici per la Croazia e per invertire gli andamenti negativi nel campo dell’economia. Inoltre, in autunno, verrà eletta una nuova Commissione, che sarà incaricata di approvare il Bilancio dell’Unione europea per il periodo 2021-2027. È fondamentale che questi sia conforme alle nostre priorità e darò il mio contributo proprio in questa direzione. Sarà la mia prima battaglia concreta. Vedo un grande potenziale di sviluppo per la Croazia nell’incentivare l’innovazione, la ricerca, la scienza e lo sviluppo, oltre ad attirare gli investimenti”.
“Oggi la Croazia, sfortunatamente, è indietro rispetto agli altri Paesi dell’Ue in quanto a investimenti nell’innovazione e nella scienza, alla pari di Romania e Bulgaria. Questo è un altro dato che vogliamo cambiare. La digitalizzazione può essere il nuovo fattore che farà ripartire la Croazia, poiché crea il potenziale per un contributo significativo al Pil nazionale. La quota dello 0,06% del prodotto interno lordo in termini di scienza, innovazione e nuove tecnologie è troppo bassa rispetto agli obiettivi prefissati all’interno dell’Ue, che prevedono di destinarvi in futuro fino al 5%. Un’altra priorità è l’agricoltura, gli investimenti nelle infrastrutture agricole, come i sistemi di irrigazione, l’incoraggiamento della produzione ecologica e bio, nonché un’ulteriore tutela dei nostri prodotti agricoli autoctoni”.
“Lavorerò anche per l’allargamento dell’Unione europea, perché è nell’interesse della Croazia aiutare i nostri vicini sulla strada verso la creazione di Stati moderni e democratici, civili, che garantiranno stabilità e pace ai confini. Quindi di adopererò affinché la Croazia entri il prima possibile nell’area Schengen, che rappresenta una delle ragioni principali dell’esistenza dell’Ue e uno dei suoi principali vantaggi: la libera circolazione. Una quanto più rapida adesione della Croazia allo spazio Schengen è nell’interesse di tutti i nostri cittadini e della nostra economia, in particolare del turismo”.
con l’Istria nel cuore e nell’agenda politica

È stato eletto a capo di una lista che ha riunito sotto lo stesso ombrello diversi partiti e, uniti ,vi siete presentati a livello nazionale. Detto questo, tutta la sua carriera politica è legata all’Istria: come e quanto questa sarà coinvolta nella sua attività politica?

“Certo che verrà coinvolta. Il mandato al Parlamento europeo sarà la continuazione del mio lavoro di presidente della Regione Istriana e prima ancora di quello di sindaco di Pinguente. Purtroppo, in seno al Parlamento europeo, a rappresentare gli interessi della nostra Regione c’è soltanto la Dieta democratica istriana, quindi è mio dovere, che ho accettato più che volentieri, occuparmi della nostra regione e dei progetti che la riguardano. In particolare, voglio sostenere quelli legati alle infrastrutture, come ad esempio gli investimenti in strade, la costruzione del terminal passeggeri di Pola, il porto di Fiume, investimenti nelle infrastrutture ferroviarie e la creazione dei collegamenti Fiume – Pinguente – Capodistria e Fiume – Budapest, ulteriori investimenti e lo sviluppo dell’Aeroporto di Pola, oltre alla realizzazione della seconda tratta del traforo del Monte Maggiore e molti altri”.
“Sarà un grande onore ‘avvicinare l’Europa’ ai nostri concittadini. La mia porta sarà sempre aperta a tutti i cittadini interessati, a tutte le associazioni, specialmente ai giovani. Come detto nella campagna elettorale, lo voglio ribadire anche dopo le elezioni: l’Istria ha il suo rappresentante in Europa”.

Pensa che ALDE, il gruppo in cui siede la Ddi, sarà cruciale nel formare la nuova maggioranza al Parlamento europeo?.

“Nonostante i Popolari siano il gruppo più numeroso in Parlamento, rispetto alle elezioni precedenti hanno perso numerosi seggi. Queste elezioni europee non hanno offerto un chiaro vincitore, nessuno è in grado di avere la maggioranza. Con 108 mandati, i Liberali europei sono in modo convincente la terza forza del Parlamento europeo e determineranno il rapporto tra le forze nella prossima convenzione. Sulle prospettive che alla guida della Commissione europea o di un’altra istituzione dell’Ue si insedi il primo rappresentante dei Liberali europei nella storia, lo capiremo durante le prossime sessioni, vedremo se vi sarà la disponibilità da parte degli altri gruppi ad accettare un candidato rappresentante del mondo liberale”.

Il ruolo delle regioni

Dell’esperienza politica istriana, che cosa porterà a Bruxelles?

“Spesso mi piace dire che come Paese abbiamo molto da imparare dai Paesi europei più sviluppati, ma non pecco di presunzione quando dico che in Istria siamo stati in grado di sviluppare determinate politiche che possono, o sono, oggi un modello altri membri dell’Ue. Qui sto pensando prima di tutto alla nostra politica di coesistenza, che si è dimostrata un vero successo, ma anche alla promozione della nostra Regione come brand, così come alla protezione e tutela di nostri valori storici come il regionalismo, l’antifascismo, la tolleranza e il multiculturalismo”.

Qual è oggi il ruolo delle regioni? Il progetto “Regioni in Europa” avrà ancora spazio nell’agenda europea? In questo contesto, qual è il peso delle minoranze nazionali?

“Il ruolo delle regioni in Europa è molto più importante di quanto potremmo pensare in Croazia. Personalmente me ne sono reso conto nelle vesti di vicepresidente del Comitato per la protezione dell’ambiente nell’ambito della Commissione delle regioni al Parlamento europeo. Nei Paesi sviluppati, le regioni sono il vero motore propulsore dello sviluppo di ciascun Paese, i promotori di iniziative e politiche volte alla crescita, ed è tempo che anche in Croazia lo si capisca. Per quanto riguarda le minoranze, è sufficiente notare che viviamo in un periodo in cui i confini vengono cancellati, in cui si costruiscono ponti e in cui le nazioni più sviluppate guardano al futuro e non al passato. In questa maniera la pensiamo anche noi in Istria e quindi credo che sapremo bene come muoverci all’interno dell’Unione europea”.
deciso «No» ai muri

Immigrazione da Paesi terzi ed emigrazione all’interno dell’Ue: opportunità o fenomeno distruttivo della società moderna?

“Ottima domanda. Credo che l’immigrazione possa essere un’opportunità se la gestiamo in un modo intelligente e sostenibile, ma anche un fenomeno distruttivo se ci occupiamo di essa con politiche sbagliate. Quando parliamo di migrazioni dobbiamo distinguere chiaramente gli aiuti umanitari dalla migrazione economica. È necessario trovare una soluzione sostenibile a lungo termine, che assicuri il massimo livello di sicurezza per la popolazione domiciliata e i migranti e che non abbia conseguenze negative sull’economia. Pertanto, dobbiamo affrontare il problema dei migranti attraverso un coordinamento a livello dell’Ue nel suo insieme, altrimenti assisteremo a scene di fili spinati o eserciti ai confini dei singoli Stati. L’Europa per la quale ci battiamo deve essere come prima cosa libera e inclusiva. Tolleranza, libertà e uguaglianza sono i valori fondamentali del mio agire, non esistono compromessi su questo aspetto. Innalzare muri, barriere fisiche e confini è contrario all’idea fondamentale su cui si fonda l’Unione europea: la libertà di movimento, la cooperazione e il libero flusso di beni e merci”.

Dal punto di vista personale, come ha vissuto la sua elezione al Parlamento europeo? Nonostante sia un politico di lungo corso, con una grande esperienza alle spalle, prova qualche timore riverenziale nell’andare a ricoprire un ruolo così importante?

“È difficile descrivere cosa prova un individuo a livello personale quando i suoi concittadini lo scelgono per una funzione così responsabile e importante. Ci sono quindi molte emozioni, di gioia, gratitudine, orgoglio. Tutto questo mi porta a lavorare ancora con più impegno e responsabilità per il bene della collettività. Per quanto riguarda i timori, direi di no, c’è più la consapevolezza che quando parliamo del Parlamento europeo parliamo del palcoscenico politico più importante del mondo e che, nonostante questo, alla fine della giornata, indipendentemente dall’importanza del luogo e del tuo incarico, il lavoro deve essere svolto alla perfezione”.

Fabrizio Radin sarà un ottimo sostituto

Fabrizio Radin, personalità di spicco della Comunità nazionale italiana in Croazia, guiderà la Regione fino alle prossime elezioni. Gli ha dato qualche consiglio?

“Negli ultimi sei anni, siamo stati in grado di creare in Regione un sistema che funziona molto bene, sono convinto che non ci saranno problemi. Fabrizio si è rivelato un ottimo sostituto e non dubito che sarà in grado di guidare la Regione fino al termine del mandato. Dopotutto, sarò sempre a sua disposizione e dei colleghi per qualsiasi consiglio o necessità che avranno”.

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