Premio Tomizza al recupero della memoria

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Premio Tomizza al recupero della memoria

La XXV edizione del Premio Tomizza promuove la parte forse più complessa e travagliata della nostra storia, il difficile Novecento, attraverso due “testimonial” straordinari: lo storico triestino Raoul Pupo e l’attrice genovese Selene Gandini. L’iniziativa, nata per volontà del Lions Club Europa di Trieste, con il patrocinio del Comune, nel ventennale della scomparsa di Fulvio Tomizza – il “cantore dell’Istria” (Giurizzani/Umago, 1935 – Trieste, 1999) che nel corso della sua brillante carriera letteraria, attraverso la sua penna, raccontò e permise di far conoscere anche a un pubblico internazionale le tragiche vicende di quei luoghi –, è stato assegnato a parità di merito a due importanti personaggi che hanno contribuito nel corso degli anni, alla diffusione della conoscenza di quelle che furono le tragiche vicende che colpirono quei stessi territori narrati dal celebre scrittore di origine istriana: un’altra delle purtroppo numerose pagine nere della Seconda guerra mondiale. Il premio è destinato a una personalità che si è distinta nell’affermazione degli ideali tomizziani di mutua comprensione, di dialogo e di costruttivo confronto tra persone di etnie, religioni, culture diverse, in un’ottica di una sempre migliore, pacifica e rispettosa convivenza tra le genti del territorio.
“Ogni anno il Comitato cerca di valutare i nominativi – ha spiegato il presidente Enrico Norbedo – e quest’anno l’idea è nata passaggiando per Ravenna dove c’è una lapide che ricorda 946 caduti, vittime civili della devastante follia della guerra: ‘Dalla memoria nasce la cultura della pace’. Primo Levi sosteneva che ‘capire questo tipo di vicende è impossibile, ma conoscere è necessario’. Nel trattare queste tematiche il Lions Club Europa non intende determinare buoni o cattivi, vittime o carnefici – ha precisato Norbedo –, bensì continuare a far riflettere sugli orrori della guerra, sulla follia del conflitto stesso, allo scopo di costruire un comune pensiero di pace e fratellanza”. “Fulvio Tomizza, uno scrittore che ha saputo rappresentare un mondo del dopoguerra molto particolare e distante dall’attuale – ha rilevato l’assessore alla Cultura del Comune di Trieste, Giorgio Rossi, alla conferenza stasmpa di presentazione del Premio 2019 – con personaggi e situazioni che avevano il senso della vita, del rispetto e della solidarietà. Persone semplici, contadini, ma con grandi valori, di grande spessore e saggezza. Una realtà su cui è stato costruito il nostro Paese. E mi auguro che anche grazie a questa importante memoria, questo Premio Tomizza possa far riprendere quel percorso che nel tempo è andato perduto, sempre nell’ottica della pacifica convivenza tra le genti”.
Attrice, regista, cantante e autrice, Selene Gandini, ha lavorato nel corso della sua carriera con i principali protagonisti del teatro italiano. In “Red Land – Rosso Istria”, film di Maximiliano Hernando Bruno, uscito nel 2018 e prodotto da Venicefilm in collaborazione con Rai cinema, e che narra appunto l’orrore delle foibe, Gandini ha offerto una “commossa interpretazione della figura di Norma Cossetto”, la studentessa di un paese vicino a Visignano, barbaramente uccisa da partigiani jugoslavi nel 1943 nei pressi della foiba di Villa Surani.

Cercare la verità

A Raoul Pupo, professore di Storia contemporanea e Storia della Venezia Giulia al Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università di Trieste, il premio è stato conferito per “il suo costante impegno nell’accertamento e nella divulgazione di memorie storiche troppo spesso dimenticate o travisate” e per i suoi approfonditi studi sulle relazioni italo-jugoslave della frontiera adriatica. Tra i massimi conoscitori dell’esodo giuliano-dalmata, dei massacri delle foibe, delle relazioni italo-jugoslave della frontiera adriatica e delle occupazioni militari italiane dopo i due conflitti mondiali. Citeremo a esempio, i volumi “Foibe” (con Roberto Spazzali, Bruno Mondadori, Milano, 2003), “Il lungo esodo. Istria: le persecuzioni, le foibe, l’esilio” (Rizzoli, Milano, 2005), “Il confine scomparso. Saggi sulla storia dell’Adriatico orientale nel Novecento” (IRSML, Trieste, 2007); lo scorso anno, con Laterza, è uscito il volume dedicato al capoluogo del Quarnero, “Fiume città di passione”. Insieme con Gloria Nemec, Anna Vinci e le mappe di Franco Cecotti, e ha realizzato per conto dell’Istituto regionale per la storia della Resistenza e dell’Età contemporanea nel Friuli Venezia Giulia un “vedemecum per il Giorno del Ricordo” sulla frontiera adriatica nel ’900, finito nel mirino delle polemiche (politiche).
Al giornale online “TriestePrima”, sentito da Stefano Mattia Pribetti, Pupo ha commentato di sentirsi “onorato di essere stato aggiunto al già lungo elenco di donne ed uomini di cultura tanto più illustri di me”. Nell’albo d’oro del Premio Tomizza, noti scrittori, giornalisti, cantautori e attori, operatori culturali, reporter e documentaristi, politici: Predrag Matvejević, Ciril Zlobec, Corrado Belci, Giacomo Scotti, Giorgio Pressburger, Nuccio Messina, Fulvio Molinari, Miljenko Jergović, Monika Bulaj, Ivan Jakovčić, Paolo Rumiz, Simone Cristicchi, Demetrio Volcic e Mauro Covacich. Pupo ha ricordato che Tomizza, assertore del dialogo e dell’integrazione, nel rispetto e nella valorizzazione delle diversità, ci ha insegnato “a leggere la complessità della storia di frontiera”. “Questa esplorazione della complessità è quello che cercano di fare gli storici, che sanno benissimo come le semplificazioni e le visioni unilaterali non consentono la comprensione della realtà e sono esse stesse alimento ai conflitti. Vederle ogni tanto ricomparire, e magarli proporle ai giovani, è leggermente agghiacciante”. Per Pupo, il premio è anche un riconoscimento a tutti gli storici che da tempo si impegnano “per far luce con rigore critico non disgiunto da pietas, sulle vicende di un passato che per molti è stato doloroso, che a lungo è stato oggetto di trascuratezza ed altrettanto spesso di deformazioni e strumentalizzazioni – ha dichiarato a “TriestePrima” –. È un incitamento a proseguire nella ricerca della verità storica, con uno sguardo congiunto, che tenga conto dei punti di vista, delle mentalità e delle esperienze di tutti i protagonisti: e per protagonisti intendo non solo i leader che sembrano fare la storia, ma tutte le donne e gli uomini di frontiera che hanno vissuto il terribile ‘900 adriatico. Io credo che proprio dallo studio di quel passato si possano ricavare lezioni preziose sui pericoli immensi cui possono condurre l’esasperata ricerca di identità esclusive, l’estremismo ideologico e l’intolleranza, tutti disvalori che possono anche oggi ripresentarsi, se pur in forme mutate”.

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