MACCHINE DEL TEMPO Vespa, simbolo di libertà e design italiano

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MACCHINE DEL TEMPO Vespa, simbolo di libertà e design italiano
Una Vespa 150. Foto: MR

Fu un ingegnere aeronautico, Corradino D’Ascanio, a progettarla creando un simbolo dello stile italiano. Viene prodotta dal 1946, dal primo dopoguerra, passando per gli anni del boom economico e della motorizzazione di massa, diverse crisi internazionali, ma non perse mai la posizione di leader tra gli scooter. Come gioiello di design industriale molti modelli della “Vespa” vengono conservati nei principali musei del mondo, come uno degli oggetti d’uso quotidiano più inconfondibili. È ambitissima tutt’ora, adattata alle nuove esigenze, ricercata anche dagli appassionati di veicoli d’epoca.

Tra questi c’è Marino Radan, presidente dell’Oldtimer club fiumano (Oldtimer Klub Rijeka), che partecipa alle varie rassegne con una “Vespa” del 1957, che comprò di seconda mano molti anni fa e che lo affascinò a tal punto da acquistarne delle altre. “Questa è la prima e me ne sono innamorato. È stata costruita nel 1957. Si tratta di una Vespa 150 VB1, il primo modello con il faro all’altezza del manubrio. Fino ad allora c’era quello sul parafango. In questo caso è integrato nel vano in alluminio e fu un passo verso una concezione più moderna. Ha una cambio a tre marce e due sellini triangolari. Un’altra curiosità per questo modello è che la Piaggio l’ha realizzato per festeggiare il milionesimo esemplare di Vespa venduto fino ad allora”.

Erano altri tempi. “Vespa” voleva dire libertà, anche quella di poterla guidare senza il casco, obbligo che venne introdotto successivamente, anche per i “cinquantini”. Il suo successo fu dovuto a diversi fattori, non per ultimo il prezzo, fin dall’inizio abbordabile. Uno dei vantaggi deriva dalla scocca portante e dalla carrozzeria a coprire le parti meccaniche, potenzialmente “sporche”. Grazie alle protezioni consente di essere guidata in giacca e cravatta e senza raccogliere sui pantaloni acqua e polvere. Inoltre, elemento all’epoca rivoluzionario, il posto di guida è diventato accessibile anche alle donne. “Prima della Vespa – aggiunge Marino Radan –, per andare in moto dovevi indossare pantaloni in pelle e giaccone e ti sporcavi comunque. Le donne con la gonna viaggiavano con entrambe le gambe su un lato”. Il concetto di sicurezza è sicuramente cambiato. La “Vespa” non può essere considerata oggi come un veicolo particolarmente sicuro. “La mia ha le ruote piccole, da 8 pollici. Successivamente sono state adottate quelle da 10, che l’ha resa più stabile. La comprai da un signore di Pasjak che l’acquistò a Trieste, nuova, con tutti gli optional, come le protezioni cromate, il rivestimento per i sellini e i copricerchi, il tutto in colore rosso. Inoltre, il primo proprietario, scomparso diversi anni fa, completò l’equipaggiamento con due caschi in colore rosso e nero della marca Bieffe. Non la guido più di tanto, quasi esclusivamente in occasione delle rassegne di veicoli d’epoca. Qualche volta… ci faccio un giro per Abbazia. Devo ammettere che si fa notare”.

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