
Dopo l’evoluzione tecnica e strutturale introdotta da Final Fantasy III, la serie compie un salto di qualità ancora più marcato con Final Fantasy IV, pubblicato originariamente nel 1991 per Super Famicom. Il nuovo capitolo non si limita a consolidare le meccaniche già sperimentate nei predecessori, ma introduce elementi rivoluzionari che avrebbero definito l’identità del franchise per gli anni a venire, inaugurando la stagione della narrazione intensa e dei personaggi profondamente caratterizzati. Proprio come Final Fantasy III aveva affinato il concetto di classi e personalizzazione, Final Fantasy IV decide di abbandonare la libertà di composizione del party in favore di una struttura narrativa più serrata, assegnando ruoli fissi e ben delineati a ciascun personaggio, in funzione della storia e dell’evoluzione emotiva dei protagonisti. Il giocatore veste i panni di Cecil Harvey, cavaliere oscuro e comandante delle forze aeree del Regno di Baron. L’incipit, tra i più memorabili della saga, mette subito in discussione le sue azioni e lo conduce verso un percorso di redenzione che si riflette anche nel gameplay: l’abbandono delle arti oscure in favore del ruolo di paladino rappresenta uno dei primi esempi in cui l’evoluzione narrativa si intreccia direttamente con la progressione meccanica del personaggio. Attorno a lui ruota un cast numeroso e dinamico, che va e viene nel party secondo le esigenze della trama, un netto contrasto con l’approccio libero visto in Final Fantasy III. Rosa, Rydia, Cain, Edge e molti altri compongono un mosaico umano fatto di legami, conflitti e cambiamenti, in cui ogni figura ha un proprio arco narrativo, funzione in battaglia e momento di gloria. Final Fantasy IV è anche il primo capitolo della serie a introdurre il sistema Active Time Battle (ATB), una delle innovazioni più influenti nella storia dei JRPG. A differenza del tradizionale sistema a turni usato nei primi tre giochi, l’ATB aggiunge un elemento temporale alle azioni in battaglia, rendendo il combattimento più fluido e strategico. L’adozione di questa meccanica modifica profondamente il ritmo dei combattimenti e getta le basi per il bilanciamento dinamico tra pianificazione e reazione, un concetto che sarebbe stato affinato nei capitoli successivi. Sebbene il sistema di classi intercambiabili non sia presente, ogni personaggio possiede un set di abilità uniche: l’abilità Salto di Cain, le magie di Rydia, i poteri curativi di Rosa e le tecniche ninja di Edge. In questo senso, l’identità funzionale del personaggio è coerente con la sua storia personale, una scelta che rende il gameplay profondamente integrato alla narrazione. Il mondo di gioco si espande su più livelli, passando dal continente iniziale a un regno sotterraneo abitato dai nani, fino ad arrivare addirittura sulla Luna, dove il conflitto raggiunge la sua fase culminante. Questa struttura multistrato richiama la progressione già vista in Final Fantasy III, con le sue sezioni subacquee e le aeronavi avanzate, ma qui viene ulteriormente drammatizzata per servire una narrazione epica e ciclica che coinvolge le origini del mondo e il destino dei suoi popoli. L’esplorazione, seppur meno libera rispetto al passato, risulta più densa di significato e supportata da un world-building più articolato, reso possibile anche dall’hardware più potente del Super Famicom. Rispetto a quanto visto in Final Fantasy II, dove la narrazione cominciava ad acquisire un ruolo più centrale, Final Fantasy IV porta questa ambizione a un livello superiore. Il gioco fa uso di sequenze scriptate, dialoghi complessi e momenti drammatici che avvengono direttamente durante l’esplorazione o i combattimenti, anziché solo nelle cutscene o nei dialoghi fissi. Questo rende l’esperienza più cinematografica, pur restando ancorata a una struttura a turni tradizionale. Alcuni momenti iconici, come il sacrificio apparente di Tellah o il dilemma morale di Cain, introducono una complessità psicologica mai vista prima nella serie, e anticipano i drammi narrativi che caratterizzeranno i capitoli successivi. Nonostante la sua ambizione, la versione originale di Final Fantasy IV non è esente da limiti. La localizzazione nordamericana, distribuita come “Final Fantasy II”, semplifica drasticamente alcune meccaniche, rimuove abilità e abbassa la difficoltà per adattarsi al pubblico occidentale dell’epoca. Solo con le successive riedizioni, tra cui spicca quella per Nintendo DS, è stato possibile recuperare pienamente il valore dell’esperienza originale. Il remake in 3D, pur introducendo nuove funzionalità e una grafica rinnovata, non altera la sostanza dell’opera: Final Fantasy IV rimane un caposaldo che definisce una nuova era per la saga.
Con il suo equilibrio tra gameplay strategico e narrativa emozionante, Final Fantasy IV rappresenta il momento in cui la serie smette definitivamente di essere una semplice raccolta di esperimenti e diventa una vera epopea videoludica. Dove Final Fantasy III aveva consolidato le fondamenta tecniche della serie, il quarto capitolo ne scolpisce l’anima emotiva, portando i giocatori a vivere non solo un’avventura, ma una storia che parla di perdono, identità e destino.
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