
Con questo testo si apre una rubrica dedicata all’analisi retrospettiva dei primi dieci capitoli principali della serie Final Fantasy, un progetto pensato per osservare l’evoluzione della saga attraverso il tempo, la tecnologia e la narrazione. Il nostro sguardo si concentra sul periodo in cui il combattimento a turni era ancora il fulcro dell’esperienza ludica, prima della sua trasformazione radicale con l’avvento dei sistemi più dinamici e action-oriented. Seguendo un ordine progressivo, esploreremo come le meccaniche di gioco, i temi narrativi, l’identità visiva e musicale, e le ambizioni tecniche si siano evolute dalla nascita della serie su Famicom fino all’ultimo grande titolo incentrato sul combattimento a turni: Final Fantasy X.
È il 1987 quando Square, una software house giapponese in difficoltà, pubblica un titolo che, nelle intenzioni iniziali, avrebbe dovuto rappresentare il canto del cigno dell’azienda: Final Fantasy. Il nome stesso del gioco riflette l’incertezza del momento, un’estrema scommessa creativa destinata invece a cambiare per sempre il panorama videoludico. Ispirato dal successo di Dragon Quest ma deciso a portare maggiore complessità e profondità sia nel gameplay che nella narrazione, Final Fantasy pone le basi di un mondo che, pur nella sua semplicità iniziale, riesce a evocare una mitologia ricca di potenziale.
Il gioco ci catapulta in un mondo minacciato dal caos, dove i quattro Cristalli elementali di Terra, Fuoco, Acqua e Vento sono oscurati da una misteriosa corruzione. I protagonisti, i Guerrieri della Luce, giungono ciascuno con un cristallo spento in mano, rispondendo a una profezia che li destina a ristabilire l’equilibrio del mondo. Senza nomi o personalità predefinite, i quattro eroi vengono scelti dal giocatore tra sei classi disponibili: Guerriero, Monaco, Ladro, Mago Bianco, Mago Nero e Mago Rosso, offrendo fin da subito una componente strategica che permette di affrontare l’avventura con approcci molto diversi.
Il punto focale del gameplay è un sistema di combattimento a turni su griglia, nel quale il posizionamento dei nemici e l’ordine delle azioni hanno un peso strategico. Il gioco introduce una world map navigabile, città con negozi, locande e templi, dungeon ricchi di trappole e mostri, e una progressione basata sull’accumulo di esperienza, oro e incantesimi. Quest’ultimo aspetto merita attenzione: a differenza dei successori, qui la magia è gestita tramite un sistema a “cariche” suddivise per livello, simile a quello di Dungeons & Dragons, rendendo le scelte d’uso cruciali soprattutto nei dungeon più lunghi. L’evoluzione dei personaggi, inoltre, passa da un evento specifico nel gioco che permette il passaggio a classi avanzate, un’idea che sarà successivamente raffinata nei Job System futuri. Narrativamente, Final Fantasy I presenta una trama lineare ma sorprendentemente ambiziosa per l’epoca. Nonostante i protagonisti muti e la mancanza di dialoghi approfonditi, il gioco introduce una struttura ciclica del tempo che culmina in un colpo di scena ancora oggi ricordato: l’antagonista Garland, inizialmente presentato come un semplice cavaliere rinnegato, si rivela parte di un loop temporale in cui diventa Caos, l’entità finale che minaccia l’intero mondo. Questo twist finale, accompagnato da un viaggio nel passato per spezzare il ciclo infinito, aggiunge un tono quasi metafisico all’avventura, elevandola oltre la classica fiaba fantasy. La direzione artistica, pur limitata dall’hardware del Famicom, riesce a delineare ambienti riconoscibili e affascinanti grazie al design di Yoshitaka Amano e al lavoro tecnico di Nasir Gebelli. La colonna sonora di Nobuo Uematsu, composta da temi brevi ma memorabili, pone le basi per un’identità musicale che accompagnerà la serie per decenni. Basti pensare al celebre “Prelude” o alla fanfara della vittoria, entrambi nati proprio in questo primo capitolo.
Final Fantasy I è solo il primo tassello di una lunga epopea; un titolo che, nella sua forma ancora embrionale, racchiude già molti degli elementi che diventeranno tradizione: dai cristalli ai viaggi in nave, dalle evocazioni mitologiche alla lotta contro il destino. È un gioco che, nonostante le sue ingenuità, conserva un fascino quasi archetipico. Guardando ai suoi successori, che analizzeremo nei testi successivi, risulta evidente come FF I abbia tracciato la via, offrendo un modello flessibile, espandibile e soprattutto capace di reinventarsi costantemente. È da qui che ha inizio il nostro viaggio.
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