Emina Višnić: «Identità? Fiume ne ha più di una»

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Emina Višnić: «Identità? Fiume ne ha più di una»

Da quando, circa tre anni fa, si è trasferita a Fiume per lavoro, Emina Višnić, direttrice della società “Rijeka 2020” – istituita come punto di riferimento per il programma di Fiume CEC –, ha imparato a conoscere e comprenderela città come non le era mai successo finora, innamorandosene a tal punto da pensare di stabilirvisi un giorno in maniera definitiva. L’(in)aspettata rivelazione è giunta al termine di quest’intervista, nella quale ci ha parlato del titolo europeo toccato a Fiume, e di ciò che esso in realtà comporti, rispondendo anche a qualche critica.
Come si sente a pochi giorni dall’inaugurazione?
“Devo dire che non sto nella pelle. Sono emozionatissimi per ciò che ci attende sia nel giorno dell’apertura di Fiume CEC, che nei prossimi dodici mesi. Abbiamo lavorato tanto e ormai siamo agli sgoccioli. Non vedo l’ora di assistere, stavolta da spettatrice, agli innumerevoli eventi che abbiamo preparato per i nostri cittadini e i numerosi ospiti che visiteranno la città nel corso di questo 2020. Sono davvero molto eccitata, anche se un pizzico di ansia, seppur positiva, ovviamente c’è”.
L’iter programmatico ha dovuto sicuramente sottostare a determinare regole, presumibilmente europee. Quanto ciò è stato determinante?
“La struttura programmatica e il concetto delle sette linee guida, rispettivamente Cucina della diversità, Dopolavoro, Epoca del potere, Dolce e salato, Lungomare art, Casa dell’infanzia e 27 vicinati, è stato definito già nel 2015, quando Fiume ha deciso di candidarsi al titolo di Capitale europea della Cultura, segnando i punti approssimativi sui quali lavorare e definendo la sostanza dei singoli programmi. È ovvio che nei 4-5 anni dopo la candidatura le cose siano leggermente cambiate, ma il concetto chiave è rimasto e alle sette linee guida ne abbiamo aggiunto un’ottava, che s’intitola Fuori linea e che comprenderà eventi in un certo senso disgiunti, come ad esempio concerti di musica classica e altro. Il tutto farcito con quello che noi chiamiamo Programma d’accompagnamento, che includerà una serie di iniziative sociali con la partecipazione attiva dei cittadini. Tengo a precisare che un lavoro di questa portata non sarebbe stato possibile se la società “Rijeka 2020” – istituita dalla Città e dalla Regione come ente per la gestione del programma Fiume CEC – non si fosse avvalsa, in questa fase preparativa, del contributo delle autorità governative locali e dei vari enti, istituzioni, associazioni e organizzazioni culturali, dei partner e della cittadinanza, la cui impronta non è mancata. Quanto è stato difficile coniugare tutto ciò? Be’, devo ammettere che determinate difficoltà ci sono state, ma non in termini di attriti o eventuali divergenze di pensiero, bensì nel senso che per tutti noi si è trattato di una cosa nuova, sconosciuta. Una grandissima sfida, che non si ripeterà più, e per la quale non abbiamo avuto modelli su cui puntare o esempi da seguire. Le città Capitali sono condizionate dai rispettivi Paesi d’origine e la preparazione del programma dipende da una serie di fattori, tra cui quello economico. Certo, abbiamo analizzato il lavoro effettuato in precedenza dagli altri, ma ogni CEC è una storia a parte, diversa, e va organizzata di conseguenza. Non è come preparare le olimpiadi o un campionato mondiale di calcio, che hanno una struttura ben precisa. Qui stiamo parlando di cultura, di arte, settori in cui ogni prodotto è una creazione nuova, dai connotati incerti, ancora tutti da definire. Una storia da raccontare una volta sola, che ha un inizio e una fine, e che offre innumerevoli margini d’azione”.
Ci sono state diverse critiche sul fatto che il programma non rispecchi la vera identità di Fiume. Come risponde a queste affermazioni?
“Non sono d’accordo con chi dice che Fiume abbia una sola identità, nel senso che è impossibile che ne abbia soltanto una e che si rispecchi soltanto in quella. Sfido chiunque a dirmi quale sia il volto distintivo di questa città. Ci sarà sempre qualcun altro che affermerà il contrario. E questo, in fin dei conti, mi piace perché dà vita a quel sano confronto di cui questa società ha tanto bisogno, alla possibilità di interpretare le cose nei vari modi, di osservarle da angolature diverse. In questo senso va specificato che Fiume, nel ruolo di Capitale europea della Cultura, ha dovuto puntare su un programma dalla dimensione principalmente europea, e in secondo luogo fiumana. I vari eventi devono essere rilevanti ai vari livelli, avere un’impronta locale, regionale, nazionale, ma innanzitutto globale, ed è così che li abbiamo concepiti, facendo affidamento ai punti cardine definiti dal titolare del progetto, appunto l’Ue, che punta sulle nuove prassi e sui nuovi linguaggi dell’arte contemporanea, accarezzando al contempo il versante classico, tradizionale. Ci sono regole ben precise che bisogna rispettare, definite dal cosiddetto bid-book, il libro di candidatura. Il programma da noi pensato combina molto bene i tipici aspetti di Fiume, con occhio di riguardo verso il suo ricco e colorito passato, ma anche verso le sfide dell’era moderna, che contribuiranno, per l’ennesima volta, a ridefinire la sua già complessa essenza. Venti nuovi, caratteristici non soltanto per queste aree, ma anche a livello globale, ai quali dobbiamo saperci adattare avviando un dialogo comune. Sì, dialogo, perché è da esso che parte tutto”.
Che cosa resterà a Fiume a sipario chiuso?
“Fiume otterrà molto più di quel che si pensi, non soltanto in termini di infrastruttura e di un quartiere artistico nuovo, che contribuirà a rigenerare la zona di riferimento. Sarà, d’altronde, la prima in Croazia ad averne uno così. I vantaggi che le offrirà il titolo di CEC saranno davvero molteplici, a partire dal fatto che sin d’ora sono stati formati team che si sono progressivamente ampliati in modo da ricoprire con il proprio know-how settori quali ad esempio il management, il marketing e la comunicazione, quello culturale, artistico, finanziario e giuridico-legale. Personale qualificato che conosce l’europrogettazione e che ha imparato come presentare le proposte e diventare potenziali beneficiario dei finanziamenti a fondo perduto. Fiume dovrà sfruttare al massimo questa nuova forza lavoro. Grandi benefici arriveranno anche sul fronte del turismo, che otterrà un’impennata incredibile. Vincendo il titolo, il capoluogo quarnerino ha avviato un meccanismo inarrestabile, che dovrebbe attirare in un prossimo futuro, nuovi importanti investitori. Non c’è spazio per lo scetticismo. Diamo tempo al tempo e lasciamo che le cose seguano il loro corso. Il futuro ci sorprenderà e sono sicura che dopo CEC, di Fiume si parlerà per parecchio tempo. Fidatevi”.
La componente CNI
“Ci siamo incontrati diverse volte con le istituzioni CNI, invitandole a stilare un programma in armonia con le modalità e le tematiche del concerto. La volontà c’è stata da entrambe le parti, ma purtroppo è venuta a mancare da parte loro una proposta concreta, conforme alle regole di CEC. Hanno aderito al bando di concorso con due o tre progetti, nessuno dei quali (a parte quello del Consolato italiano, nda), è riuscito però a soddisfare criteri chiaramente definiti risultando in linea con le raccomandazioni della giuria”. 

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