Continuerò a puntare sui giovani

Maurizio Tremul, da poco riconfermato presidente dell'Unione italiana: la sua filosofia di vita, gioie e dolori della sua missione al servizio della Comunità nazionale italiana in Croazia e Slovenia, gli obiettivi del mandato 2022-2026

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Continuerò a puntare sui giovani
L’attuale sede dell’Unione italiana a Capodistria. Foto: GORAN ŽIKOVIĆ

Fare bene, essere bene. Così, con un concetto del famoso psichiatra italiano Vittorio Andreoli, il rieletto presidente dell’Unione italiana Maurizio Tremul cerca di contrapporre alla modernità dell’oggi l’importanza di alcuni valori senza tempo, di cui tutti noi dovremmo far tesoro. Dice Tremul: “In questo momento quello che tutti dovrebbero cercare di fare è il bene, per essere nel bene, testardamente in direzione opposta al male che oggi dilaga pandemicamente nel mondo”.

Tre cose che forse ancora non tutti sanno di te…
“Per prima cosa, ci tengo ad affermare con orgoglio che le origini della mia famiglia sono modeste, ma dai miei genitori e dai miei nonni ho appreso i valori fondamentali che ancor oggi porto saldi nel mio cuore. Tra questi, sicuramente c’è il rispetto per sé stessi e per gli altri e poi la ricerca del bene come principio e fine d’ogni cosa fatta. In secondo luogo, la necessità di separare le cose, perché ognuno di noi ha una propria identità, una propria individualità. Una parte la rendi pubblica, l’altra, personale, rimane tua, a contraddistinguerti. Per terzo, posso dire che mai e poi mai ho anteposto i vantaggi personali, familiari o amicali, agli interessi della nostra Comunità nazionale e forse questa rimane la cosa meno nota alle persone”.

Perché secondo te questo, forse, non è mai emerso in maniera così decisa in tutti questi anni?
“Chi lavora onestamente, rimane integro rispettando principi e valori sani, contrariamente a un sistema in cui questi sono divenuti ormai dei non-valori. Tra tutti voglio citare la disinformazione fatta sugli altri. Il gettare fango sugli avversari significa estrometterli dalla vita sociale, istituzionale e politica per poi avere mano libera nel perseguire i propri interessi di parte. La macchina del fango esiste, è sempre esistita e probabilmente esisterà sempre. Io ne sono vittima da parecchio tempo, ma soprattutto in questi quattro ultimi anni qui in Slovenia, nelle recenti campagne elettorali e nei rapporti interpersonali, ne sono stato fatto oggetto, mi è stato gettato addosso del discredito, sono state dette falsità e menzogne, in una diffusione capillare della disinformazione fatta contro la mia persona, tanto da rasentare lo sciacallaggio”.

Le basi dell’uniterietà
Come possiamo definire la differenza tra bugia e menzogna?
“La bugia è una non-verità che dici per coprire una tua ‘marachella’, ma che non produce vero danno agli altri. La menzogna, invece, è il dire una cosa non vera, falsa, con il preciso intento di danneggiare gli altri e io, posso dirlo, sono oggetto di sistematiche menzogne, programmate e prodotte con metodi di cui riconosco l’estrema efficacia. Per fortuna, nonostante tutto, alla fine non sono stati ottenuti gli effetti voluti”.

Quanto ritieni importante la tua integrità morale sostenuta in questi ultimi anni?
“Molto, deriva dall’adottare principi e valori cristiani, quali ama il tuo prossimo come te stesso, quasi una contraddizione, una cosa non facile da seguire. Portarli avanti può forse far sorridere qualcuno, sembrare perfino utopistico. Così a volte ti smarrisci, a volte ti ritrovi, l’importante è esserne consapevoli. Io m’interrogo ogni sera, analizzo principalmente i miei errori e cerco sempre di convertirli in un’esperienza in ogni caso positiva. L’unitarietà della Comunità nazionale italiana viene dall’onestà, dalla solidarietà, dal rispetto e dall’aiuto che puoi dare agli altri. Questo crea amicizia, fedeltà verso i propri valori e così nasce il rispetto dell’opinione altrui, anche se diversa dalla tua. Il non lavorare contro, ma per sono principi e valori che cerco di seguire e affermare nel modo più coerente possibile”.

Ci sono stati anche momenti difficili in passato…
“Si, mi sono ammalato, ho avuto seri problemi di salute, ancora oggi ne soffro. Fui ingiustamente accusato di fatti gravissimi, ma dopo dieci anni di procedimento, tutto si chiuse perché non fu trovato nulla di nulla. La mia maggior preoccupazione allora fu che quell’infamia che mi riversarono addosso mi facesse diventare una persona diversa, cattiva. Insomma, il medico aiuta gli altri per professione, il prete per vocazione, noi e le altre numerose persone con cui abbiamo lavorato insieme, proviamo sempre ad aiutare per amore. Questa è una cosa in cui credo veramente”.

Pluralismo sì, ma in modo civile
Che cosa pensi di lasciare in seno all’Unione italiana, al di là dei valori, dell’etica, della morale che sempre ti hanno contraddistinto in questi anni di operato?
“Sicuramente il rispetto delle idee, anche quelle degli altri, l’osservanza delle regole, l’importanza dell’autonomia, valori fondanti per la nostra Comunità. C’è, e ci deve essere, il pluralismo delle idee e delle opinioni, anche all’interno della Comunità stessa. Un’idea può essere banale o brillante, ma la critica deve riguardare l’idea stessa, mai la persona”.
Quali pensi siano le possibili migliorie da apportare alla struttura interna dell’Unione?
“Si deve porre al centro dell’attenzione il funzionamento dell’Unione e dei suoi organi interni e lo si scansiona accuratamente evidenziando così tutti i pregi e le manchevolezze. Questo deve far parte della discussione democratica, ma l’importante è che quest’operazione venga eseguita anche da tutte le altre organizzazioni che rappresentano la Comunità nazionale italiana, parallelamente, per una vera trasparenza.
Ad esempio, sul nostro sito Internet noi pubblichiamo tutto, altri soggetti di diritto pubblico della Comunità nazionale italiana non lo fanno, non pubblicano niente, neanche un bilancio, eppure sono soggetti di diritto pubblico. Ci dev’essere un forte attivismo della società civile affinché tutte le attività pubbliche svolte con finanziamenti pubblici siano pubblicamente accessibili a tutti, sempre e comunque. Serve una chiara suddivisione dei poteri e delle competenze: ognuno ha il proprio ruolo definito molto chiaramente e in quest’ambito deve operare”.

Rispetto dei ruoli e delle funzioni
Ritieni dunque che manchi un reale rispetto delle funzioni?
“Sì, secondo me si vuole creare, attraverso la confusione, una situazione nebulosa, che togliendo certezze là dove già ci sono, ponga dubbi assolutamente infondati. È come navigare nella nebbia, alcune cose si vedono, altre non si vedono e così si può far vedere solo quello che si vuole, celando tutto il resto. Le Comunità autogestite della nazionalità e i Consigli delle minoranze hanno ruoli importantissimi e fondamentali che l’Unione italiana ha sempre difeso e promosso, ma sono soggetti dell’ordinamento pubblico, costituzionale e giuridico con competenze precise in questo senso, nell’ambito dei rispettivi Stati di appartenenza.
In Slovenia i ruoli dell’Ui e delle Can sono chiaramente definiti e la realtà organizzativa della Cni in Croazia è diversa da quella in Slovenia in forza del diverso ordinamento giuridico-costituzionale, per cui non si può esportare il modello sloveno tout-court, sarebbe una sciocchezza che non tiene conto della diversità dei contesti, delle situazioni, della realtà. La Croazia riconosce oltre venti minoranze, la Slovenia solamente due (quella italiana e quella ungherese, ndr), per cui diventa assolutamente necessario tenere conto del contesto nel quale operiamo, mentre spesso invece sono avanzate proposte completamente decontestualizzate. Le cose vanno spiegate bene, altrimenti si genera disinformazione, alchimia mista tra elementi di verità e di menzogna, che ostacola l’affermazione della verità”.

Quali potrebbero essere i canali attraverso cui recuperare l’interesse dei giovani verso le attività comunitarie?
“Per un effettivo e reale coinvolgimento dei giovani, percorso peraltro già iniziato nei precedenti mandati, vogliamo lavorare assieme per la formazione di nuovi profili dirigenziali. Questo rimane forse il messaggio più importante che ho colto dialogando con i connazionali negli incontri e dibattiti pubblici. Sono ottimista sulla possibilità di individuare alcuni promettenti giovani che potranno proseguire il nostro lavoro per la Comunità.
In Croazia fatti ed eventi degli ultimi tempi ci hanno fatto capire che ci sono giovani preparati che hanno a cuore le sorti della Cni con cui possiamo condividere valori e principi. Una fra tutti Jessica Acquavita, molto preparata, vicepresidente della Regione istriana, che farà scuramente molto bene il proprio lavoro a beneficio della Cni e di tutto il territorio.
Anche nei prossimi quattro anni di mandato metterò a disposizione dei giovani tutte le mie esperienze e le mie relazioni, perché vi è una reale necessità di completare il ricambio generazionale, bisogna preparare le persone dal punto di vista culturale e manageriale, in modo che abbiano valori e principi chiari e sani. Alla fine, ovviamente, saranno comunque i connazionali a scegliere”.

Istroveneto tutto l’anno
Parliamo ora del patrimonio dell’Istroveneto.
“È il nostro grande tesoro da conservare ma anche da valorizzare con forza. L’istroveneto siamo noi, è la nostra parlata secolare, l’identità che ci accomuna e la cultura che ci identifica. Su iniziativa e volontà profonda dell’Unione italiana siamo riusciti a farlo registrare come patrimonio culturale immateriale, prima in Slovenia e poi in Croazia. Di questo dobbiamo sicuramente ringraziare Marianna Jelicich Buić, che da vera buiese lo porta nel cuore, e la preziosa ricercatrice e studiosa Suzana Todorović. Il Festival è cresciuto piano piano in maniera esponenziale, la rassegna canora ‘Dimela cantando’ in dieci anni ha raggiunto livelli qualitativi altissimi, con una grande ed estesa partecipazione e condivisione, tramite anche la diffusione in diretta ‘streaming’.
Ora abbiamo tutte le opportunità di farlo diventare un’attività continuativa nell’arco di tutto l’anno, ma che si dovrà manifestare giocoforza con il coinvolgimento e la collaborazione di tutte le Comunità per portare avanti le varie attività legate alla ricerca, alla promozione, all’insegnamento e allo studio dell’istroveneto. Il centro di tutto questo sarà la ‘Casa dell’istroveneto’, che prenderà vita e sede nell’ex-scuola di via Garibaldi, a Buie. Sono già stati stanziati i fondi per le prime attività progettuali di risanamento dell’edificio, di proprietà dell’Unione.
Poi dal 1º gennaio 2023, con l’ingresso della Croazia nello spazio Schengen, la tanto sospirata caduta dei confini aiuterà molto a far comprendere quanto le divisioni nazionali siano ormai anacronistiche. Ora ci sono tutte le possibilità istituzionali per valorizzare adeguatamente il ruolo degli italiani autoctoni, i quali possono diventare elemento di connessione del tessuto di queste terre che hanno tanto sofferto in passato”.

Rincorrendo le «quote»
Cosa ti rimane infine come uomo, come padre di famiglia, come cattolico, del rapporto diretto che hai avuto in tutti questi anni con il popolo istriano?
“In primis, senza dubbio, il calore umano. Ho incontrato tantissime persone che hanno veramente a cuore la nostra Comunità nazionale, gente che ha investito una parte importante della propria vita per questo scopo e che sono integre e oneste. Io, personalmente, ne ho conosciute tantissime, parte di un mondo silenzioso, ma fatto di tante brave e belle persone. Inoltre, sono sempre stato disposto a confrontarmi con tutti. Un giovane durante la campagna elettorale mi ha giustamente suggerito di tener conto, come per le quote rosa, anche delle quote giovani. È una cosa che mi è piaciuta molto, l’ho sposata subito e l’ho riproposta immediatamente nelle giuste occasioni, citando la fonte.
Oggi le persone sono sempre meno formate a saper riconoscere i propri limiti. Sembra che tutti siano onniscienti e onnipotenti. Questo è il risultato dell’uso sbagliato delle nuove tecnologie, di una tecnica che paradossalmente condiziona il nostro modo di pensare e di essere, di un utilizzo deviato che snatura la stessa identità fondamentale dell’uomo in quanto essere umano e non macchina. I bisogni indotti che da questo derivano sono infatti il prodotto del Dio profitto e della Dea immagine (apparenza)”.

L’umiltà come valore
Per finire, quale ritieni sia stata la caratteristica migliore dei tuoi numerosi mandati?
“Credo che in questo senso l’essere fondamentalmente una persona umile abbia caratterizzato un po’ tutto il mio percorso. Ho sempre cercato di perseguire il bene in ogni cosa. Si può sbagliare, ma diventa importante possedere la conoscenza dei propri limiti come uomo, prima che come presidente. L’umiltà è oggi un disvalore, mentre io ritengo che si dovrebbe avere un approccio umile verso tutte le cose. Purtroppo, oggi ne è stato distorto il vero significato, questo non è più ritenuto un valore importante in un mondo in cui dominano l’egoismo, la prepotenza, l’arroganza, l’individualismo, il dispregio delle regole, della dignità e della stessa vita umana, ridotta a mero consumatore, cliente, paziente, elettore…
Umiltà è saper riconoscere i propri limiti, capire quando si sbaglia, chiedere scusa e porre rimedio. È la capacità di comprendere i propri limiti. Poi ti impegni e fai dei sacrifici per migliorarti, ma ci sono delle cose nelle quali non potrai mai eccellere. Bisogna imparare ad accettare i propri limiti e le proprie doti e virtù, solo così potrai impegnarti a fondo nelle cose in cui riesci meglio. Sono profondamente grato per la fiducia che i connazionali mi hanno riservato in tutti questi anni. Il mio impegno è quello di proseguire il mio lavoro per cercare di realizzare appieno il nostro programma”.

Il programma in 19 punti
Alle scorse elezioni, Maurizio Tremul si è presentato all’elettorato della Comunità nazionale italiana con una piattaforma politica sintetizzata in una ventina di punti. Ricordiamo, l’intellettuale capodistriano si è imposto sul suo sfidante Felice Žiža incassando, lo scorso 26 giugno, il 55% delle preferenze. Dopo essere stato più volte in passato a capo della Giunta esecutiva e per quattro anni alla guida dell’Assemblea, Tremul inizia il suo secondo mandato di presidente dell’Ui che, stando alla disposizioni dello Statuto in vigore, dovrebbe essere anche l’ultimo.
Tra i punti nodali del suo programma politico, l’unitarietà è al primo posto. “L’unitarietà della Cni è un valore irrinunciabile. Non vi è sviluppo dell’intera Cni senza unitarietà! L’unitarietà è assicurata dall’Unione italiana, internazionalmente riconosciuta quale unica organizzazione unitaria, rappresentativa dell’intera Comunità in Croazia e Slovenia. Diciamo NO ai propositi disgregativi e di frantumazione della nostra unitarietà”, spiega Tremul.
La Comunità deve essere orgogliosa della propria identità, deve lavorare assieme, sulla base della meritocrazia, rafforzando l’unitarietà e la coesione della Comunità. Va intensificata la collaborazione con tutte le istituzioni e organizzazioni della Cni, con le istituzioni municipali e regionali a livello locale e con quelle italiane, Friuli-Venezia Giulia e Veneto in primis. Occorre moltiplicare l’impegno in favore delle attività, delle iniziative e manifestazioni culturali, avendo cura della lingua italiana, dell’istroveneto e dell’istrioto.
Altro obiettivo dichiarato è rafforzare il ruolo politico dell’Unione italiana e dell’intera Cni. Va perseguito l’aggiornamento dell’impianto legislativo nel settore dei diritti minoritari in Croazia e in Slovenia, per una Legge quadro di tutela della Cni. E si punterà anche all’approvazione da parte del Parlamento italiano della legge d’interesse permanente per la Cni.
Digitalizzare l’amministrazione dell’UI e delle Comunità degli italiane e mettere in rete le Ci, le scuole e le nostre istituzioni è un altro aspetto di cui tener conto, oltre che della strategia dell’Ui nel campo scolastico, educativo, formativo e universitario. Secondo Tremul, va rafforzato e moltiplicato il nostro sostegno in favore dei nostri asili, delle nostre scuole e dei dipartimenti di italianistica di Fiume, Capodistria e Pola, incentivando inoltre la collaborazione fra i tre atenei per allargare i corsi di studio in italiano. Sostenere il lifelong learning in italiano.
Includere quanti più giovani nell’Ui e nelle Ci, avere cura dei nostri anziani, creare un fondo di solidarietà per le persone della terza età, promuovere il volontariato, favorire il dialogo intergenerazionale. Per quanto riguarda la base della struttura Ui, ossia le Comunità degli italiani, queste vanno rafforzate anche aprendo posti di lavoro, includendo nelle attività i connazionali che dall’Italia si trasferiscono in Croazia e Slovenia.
In campo economico, secondo Tremul l’Ui deve predisporre una propria strategia, propone di fondare la Cassa di Risparmio dell’Istria in favore della Cni (così come previsto dal Memorandum di Londra del 1954), favorire, incentivare, sostenere e sviluppare la base economica della Cni e gli imprenditori connazionali, con mezzi per lo sviluppo a fondo perduto. Va inoltre potenziata e sostenuta la struttura finanziaria e professionale del neocostituito Incubatore creativo d’impresa giovanile “Istria” di Santa Lucia, nonché aperte analoghe strutture a Valle e nel Quarnero, e favorita la crescita del Centro multimediale italiano “Istria” dell’Ui di Palazzo Gravisi-Buttorai a Capodistria, innovativa realtà culturale, museale, turistica e socio-economica dell’intera Cni.
Tremul ha inoltre promesso di adoperarsi per l’aumento delle risorse finanziarie – destinate dagli Stati di apparteneza, dalle municipalità e regioni, oltre che dall’Italia – a favore della Cni e di tutte le sue istituzioni, da erogare per il tramite dell’Ui, con procedure di assegnazione semplificate e scadenze di utilizzo più ampie. Tra le iniziative, si evidenzia la nascita della Casa dell’istroveneto a Buie – con annesso Museo etnologico, spazi espositivi, centro multimediale giovanile e punto vendita dei prodotti locali degli imprenditori connazionali –, la Casa dell’Istrioto nell’Istria meridionale – con punto espositivo e vendita dei prodotti locali degli imprenditori connazionali – e il Museo dell’esodo, da allestire in collaborazione con le istituzioni degli esuli istriani, giuliani e dalmati in Italia, dando anche organicità e operatività all’accordo di collaborazione che l’Ui ha stretto con la Federesuli.

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