Balcani, paradiso del malcostume

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Balcani, paradiso del malcostume

I Paesi dei Balcani hanno registrato risultati deludenti nel nuovo Indice di percezione della corruzione 2018 (Cpi), pubblicato da Transparency International. Il Cpi mette a confronto 180 Paesi nel mondo e li classifica in base al grado di corruzione percepita nel settore pubblico, secondo esperti e uomini d’affari. Il ranking varia da zero, punteggio che indica uno Stato altamente corrotto, fino a 100 per un Paese completamente libero da mazzette e malaffare. L’Indice si basa su 13 sondaggi e valutazioni di esperti sulla corruzione nel settore pubblico. Oltre due terzi dei Paesi analizzati ha un punteggio inferiore a 50. Dal 2012 solo 20 Paesi hanno visto migliorare in maniera significativa il loro punteggio e tra questi vi è l’Italia con uno degli incrementi maggiori (+10 punti). Sono invece 16 i Paesi che hanno subito un forte peggioramento, tra cui l’Australia, l’Ungheria e la Turchia.

Danimarca e Nuova Zelanda sono anche quest’anno in cima alla classifica ma a posizioni invertite, con rispettivamente 88 e 87 punti. Nessuna sorpresa anche nelle parti basse del ranking: Somalia, Sud Sudan e Siria si posizionano agli ultimi posti con rispettivamente 10, 13 e 13 punti. L’area dell’Europa occidentale e dei Paesi dell’Unione Europea è quella che ha il punteggio medio più elevato (66 punti), mentre la regione dell’Africa sub-sahariana (con 32 punti) e dell’Europa dell’est e Asia Centrale (con 35) sono le aree con il punteggio medio più basso. L’Italia ha conquistato 52 punti. “Alti livelli di corruzione e scarsa trasparenza di chi gestisce la cosa pubblica, conflitti di interesse tra finanza, politica, affari e istituzioni, rappresentano una minaccia alla stabilità e al buon funzionamento di un Paese. Le istituzioni, sia nazionali che europee, devono per prima cosa riacquistare la fiducia dei cittadini, mostrandosi trasparenti, credibili e inattaccabili sul piano dell’integrità”, sottolinea Davide Del Monte, direttore di Transparency International Italia. “Le nuove norme sul finanziamento alla politica vanno in questa direzione ma, senza regole sulla trasparenza di chi cerca di influenzare la decisioni pubbliche e quindi delle attività di lobbying, non potranno mai essere pienamente efficaci. Ci auguriamo quindi che il governo intervenga al più presto anche su questo tema”.

Al nord i più virtuosi

L’Europa occupa ben sette delle prime dieci posizioni tra i Paesi più virtuosi, inclusa quella di testa con la Danimarca. Il valore medio dei paesi dell’Unione europea è di 66, superiore a quello medio globale di oltre 20 punti. La situazione dei Paesi balcanici è, invece, di gran lunga peggiore: tutti gli Stati dell’area occupano posizioni medio basse. In ragione di un CPI medio di soli 41 punti, Serbia, Bosnia Erzegovina, Kosovo, Macedonia e Albania si collocano tra l’ottantottesimo e il centesimo posto della classifica e solo Croazia (60) e Montenegro (68) appaiono leggermente più in salute. A dare una connotazione ulteriormente negativa ai dati forniti da Transparency International contribuisce l’analisi del trend di questi stati: dal 2012 (anno dal quale la rilevazione viene fatta con la metodologia attuale) al 2018 non si rileva alcun segnale di miglioramento e, rispetto allo scorso anno, tutti i Paesi dei Balcani occidentali hanno, viceversa, peggiorato il proprio punteggio, con la sola eccezione della Macedonia. Nonostante la lotta alla corruzione sia una delle condizioni imposte dalle istituzioni europee per l’ingresso nell’UE, nessuno degli Stati candidati o aspiranti tali ha fatto, dunque, passi avanti sul tema.

In Serbia, ad esempio, il tentativo di porre sotto il proprio controllo le istituzioni pubbliche preposte al mantenimento dello stato di diritto è stato evidenziato dall’associazione dei giudici serbi, che con un comunicato di rara durezza, ha definito la bozza di riforma costituzionale presentata dal governo un tentativo di “ampliare la possibilità di influenza politica sul sistema giudiziario”. Un potere giudiziario debole è sicuramente meno efficace ad indagare l’ambito politico dal quale risulta, al contrario, assoggettato. Un quadro negativo cui si deve aggiungere, secondo quanto riportato da Transparency Serbia, la tendenza a non intervenire nemmeno in casi in cui la corruttela sarebbe comprovata da indagini giornalistiche o da quelle delle autorità investigative.

In altri contesti il problema si origina da un vuoto di natura legislativa e, più, in generale, dalla debolezza delle istituzioni: è il caso, ad esempio, del Kosovo, dove a fronte dell’esistenza di ben quattro organi preposti alla vigilanza, la poca chiarezza nella suddivisione di ruoli e di compiti ha creato sovrapposizioni e inefficienze, vanificandone di fatto l’operato. Attraverso il meccanismo del finanziamento pubblico dei partiti, inoltre, la corruzione può persino influenzare l’esito delle elezioni politiche: un sospetto in tal senso è quello che, secondo quanto riportato da Transparency International, riguarderebbe le ultime tornate elettorali in Montenegro e in Bosnia Erzegovina.

Ultima tra i Paesi balcanici con il suo centesimo posto, l’Albania soffre di gran parte delle problematiche appena descritte: è di pochissimi giorni fa la raccomandazione con la quale il Fondo Monetario Internazionale esorta Tirana a intraprendere più efficaci e puntuali misure anti-corruzione, come condizione indispensabile per il rilancio economico del paese e come incentivo alla ripresa del mercato del lavoro consentendo, così, un più efficace contrasto al fenomeno dell’emigrazione.

Un problema per la democrazia

Nell’area “allargata” dell’ex Jugoslavia, a conquistare più punti è la Slovenia (60), mentre nell’Europa sudorientale la Grecia perde tre punti, passando da 48 nel 2017 a soli 45 nel 2018. A preoccupare, nei Balcani, anche il deterioramento dei punteggi rispetto al 2017. Con l’eccezione della Macedonia e della Bosnia ed Erzegovina (stabile), praticamente tutti i Paesi hanno incassato risultati peggiori lo scorso anno rispetto a quello precedente. In Kosovo (-2 punti), specifica Transparency, le sfide maggiori riguardando “l’insufficiente trasparenza, istituzioni e stato di diritto deboli”. Il Montenegro (-1) deve da parte sua “ancora migliorare significativamente lo stato di diritto”, malgrado i progressi verso l’adesione all’Unione europea. La Bosnia ottiene un punteggio invariato tra 2017 e 2018, ma “recenti sviluppi politici fanno preoccupare”. Transparency segnala in particolare le “preoccupazioni su frodi e cattiva amministrazione” dopo le elezioni di ottobre e gli “attacchi verso manifestanti pacifici e la detenzione di leader dell’opposizione e attivisti” nella Republika Srpska.

In relazione a Romania e Bulgaria, infine, Transparency International evidenzia che “entrambi i Paesi hanno fatto pochi progressi sulle riforme giudiziarie e sugli sforzi anti-corruzione”. E in più, a Sofia, “mancano media indipendenti e trasparenti”.

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