
Nel febbraio scorso i connazionali hanno appreso dai mezzi d’informazione che Astrid Del Ben è subentrata a Maurizio Tremul (presidente dell’Ui) nel ruolo di coordinatore dell’Associazione degli appartenenti alla Comunità nazionale italiana Unione italiana di Capodistria (Ui di Capodistria). A sancirlo è stata l’Unità amministrativa di Capodistria, che il 12 gennaio scorso ha preso atto delle decisioni prese tre giorni prima dalla Consulta dell’Ui di Capodistria nel corso di una seduta alla quale hanno preso parte Daniela Ipsa, Alex Zigante, Gianfranco Stancich, Gianfranco Kozlovič, Dyego Tuljak, Robi Štule e Jan Pulin. Con sei voti favorevoli (una scheda è stata proclamata nulla), Astrid Del Ben è stata nominata coordinatore dell’Ui di Capodistria, ponendo fine al mandato del suo predecessore, iniziato nel 1998. Si tratta di Maurizio Tremul, attuale presidente dell’Unione italiana, che pur prendendo atto della situazione ha contestato quanto accaduto.
I presidenti dell’Assemblea e della Giunta esecutiva dell’Unione italiana (di Fiume), rispettivamente Paolo Demarin e Marin Corva, hanno dichiarato successivamente di non essere stati avvisati dell’incontro avvenuto a Capodistria il 9 gennaio e di esserne venuti anche loro a conoscenza degli esiti della medesima a fatti compiuti, attraverso la stampa. Insomma, la Comunità nazionale italiana sta affrontando uno dei momenti più enigmatici, delicati, incerti e complessi degli ultimi trent’anni. Uno scenario scatenato da una mossa che non ha precedenti nella più che trentennale vicenda dell’associazione che rappresenta i connazionali di Istria, Fiume, Dalmazia, Slavonia occidentale e Moslavina. Alle autorità slovene sono stati presentati almeno tre ricorsi contro l’elezione di Astrid Del Ben, che nel frattempo rimane il legale rappresentante dell’Ui di Capodistria.
Tenendo fede alla parola data in seguito alla sua elezioni Astrid Del Ben ha concesso a “Panorama” un’intervista esclusiva. Durante la conversazione svoltasi ad Abbazia la nostra interlocutrice ha parlato dei motivi che l’hanno spinta a imbarcarsi in questa impresa, dei suoi rapporti con i presidenti dell’Ui, del suo concetto d’unitarietà della Cni, di riforma statutaria…
Lo scorso 9 gennaio, la maggioranza dei membri della Consulta dell’Ui di Capodistria le ha affidato l’incarico di coordinatore della stessa. Cosa l’ha spinta a mettersi, o per meglio dire a rimettersi in gioco? Quali sono gli obiettivi che si è posta?
“Faccio un preambolo. Già nel 2010, nella mia veste di consigliere, avevo portato all’attenzione dell’Assemblea dell’Unione italiana i problemi che assillano l’Ui di Capodistria. Avevo parlato dell’incongruità del fatto che l’Ui di Fiume, che in Slovenia è de iure un’associazione straniera, non può incidere con il suo Statuto e i suoi regolamenti su un’associazione fondata in Slovenia e iscritta nei registri dell’Unità amministrativa di Capodistria. Già quella volta era nato il desiderio di far luce su questa problematica. Si tratta di una questione seria, poiché l’Ui di Fiume con i suoi atti interni non può andare a iscrivere nell’Unità amministrativa, ad esempio, Marin Corva quale coordinatore aggiunto dell’associazione registrata a Capodistria.
Sono sempre stata disponibile a dare un aiuto alla Comunità nazionale italiana. In passato ho presieduto la Comunità degli Italiani ‘Pasquale Besenghi degli Ughi’ di Isola e la locale Comunità autogestita della nazionalità italiana (Can, nda). Presso la ‘Beseghi’ ho fatto parte di varie sezioni culturali, come presidente ho organizzato innumerevoli incotri, mostre, ospitato tantissime Comunità degli italiani d’oltre confine. La Cni è una realtà della quale faccio parte e alla quale tengo molto. Vorrei che cresca e auspico ci sia un ricambio generazionale. Il mio coinvolgimento attuale nasce dal fatto che in passato ero consigliere dell’Assemblea e nel 2014 sono stata anche candidata (in tandem con Gianclaudio Pellizzer di Rovigno, nda) al ruolo di presidete della Giunta esecutiva dell’Ui. In quell’occasione ottenemmo un buon risultato quasi il 48% delle preferenze, un ottimo risultato considerato che competevamo con Maurizio Tremul e Furio Radin”.
Nel ramo sloveno della Cni, ma anche in Croazia, c’è chi contesta ai membri della Consulta di Capodistria di non aver lanciato una sorta di invito pubblico ai connazionali a notificare il proprio interesse all’eventuale assunzione del ruolo di coordinatore. Come nasce la sua candidatura?
“Come già detto prima si è cercato anche in ambito di Assembea di eleggere il coordinatore in base allo Statuto di Ui Capodistria, ma tutti facevano orecchie da mercante. I membri della Consulta eletti in questo mandato hanno visto in me qualcuno che avrebbe potuto portare avanti questa funzione ai vertici dell’Associazione degli appartenenti alla Comunità nazionale italiana Unione italiana di Capodistria. Sono in buoni rapporti un po’ con tutti i membri della Consulta, con i quali mi sento regolarmente per varie cose e in certi casi possiamo parlare di autentiche amicizie. Conosco Robi Štule da sempre, lui ora presiede la Ci ‘Pasquale Besenghi degli Ughi’, che a mia volta ho guidato per più di dieci anni. Per anni e fino a poco tempo fa, il mio studio contabile ha curato i conti dell’Associazione dei Giovani della Cni, di cui è presidente Dyego Tuljak (e responsabile del Settore giovani della Giunta esecutiva dell’Ui, nda), un incarico che dato l’avvicinarsi del mio pensionamento, nel 2023 è passato, su mia proposta, a un altro studio di commercialisti. Anche Daniela Ipsa la conosco da una vita. Jan Pulin mi conosce da quando era presidente della ‘Besenghi’. L’anno scorso, Alex Zigante mi aveva contatta per vedere se era possibile fare delle interviste con mia mamma in relazione ai temi culinari dei quali si occupa. Insomma, tra i connazionali sono abbastanza conosciuta, anche se qualcuno vorrebbe far credere il contrario, che non frequento la Comunità e che per questo non dovrei rappresentarla.
Insomma, mi è stata presentata la volontà di procedere a questo cambiamento. Mi sono subito resa conto che non sarebbe stato facile affrontare questo percorso, per qualcuno che è in rapporto di lavoro o ha altri rapporti di collaborazione con la Cni, in qualche sua istituzione, alla RTV, con le Can… In tal caso si sarebbe incappato in una sorta di conflitto d’interessi. Sono imprenditrice da ormai trent’anni, non dipendo finanziariamente né dall’Ui né dalla Cni. Non lavoro né ho firmato contratti che mi potrebbero portare in situazioni d’imbarazzo in relazione a ipotetici conflitti d’interessi. E credo sia giusto così, non si può essere dipendenti nei nostri organi, decidere per loro e portare avanti delle situazioni che vengono in qualche modo a intrecciarsi, sfociando in eventuali conflitti d’interessi. Credo sia questo il punto sul quale si sono focalizzati i membri della Consulta che hanno visto in me una persona in grado di essere super partes, benché è ovvio che ciascuno di noi ha le proprie opinioni e non a tutti posso piacere”.
Il modo nel quale si è svolta la seduta del 9 gennaio ha suscitato perplessità, malumori e delusione. Qualcuno ha parlato di complotto. Nessuno finora ha voluto svelare i nomi di chi ha convocato la riunione e di chi l’ha presieduta. Possiamo conoscerli?
“Dato che lo Statuto non prevede le modalità di convocazione della Consulta, di conseguenza in base alla legge slovena sulle associazioni, articolo 13, i membri si sono riuniti in modo indipendente. La Consulta si è riunita in autonomia ed è stata presieduta, come da prassi in questi casi, dal suo membro più anziano, che ha guidato i lavori. I membri hanno proposto un ordine del giorno, nominato il verbalista e due verificatori, hanno proceduto con le elezioni del coordinatore e deliberato sul terzo organo per Statuto, la Commisione dei garanti, d’appello e di controllo. Poi, sostanzialmente, la seduta è stata tolta. Lo Statuto dell’Ui di Capodistria sancisce che sono tre gli organi dell’associazione: la Consulta, il coordinatore e il Comitato dei Garanti, d’Appello e di Controllo. Questo, secondo Statuto è stato portato a termine”.
Si è parlato anche di attentato all’unitarietà della Cni. Esiste la possibilità di scissione o si tratta di pura fantascienza?
“È pura fantascienza. Per quale motivo si vanno a creare questi presupposti di malafede? Chi ne trae profitto? Evidentemente a qualcuno fa comodo. Chi ha fatto circolare queste voci ha un secondo fine. Il detto ‘divide et impera’ lo conosciamo tutti. Personalmente, sono una persona positiva, non offendo nessuno, né tantomeno scrivo, sui social o altrove, cose innapropriate o che possono ferire la persona. Nella mia chiave di lettura, l’unitarietà si rispecchia nella collaborazione tra ogni singolo connazionale, tra le Comunità che operano e collaborano in concerto con gli altri sodalizi. L’unitarietà siamo noi, non una persona o un nome.
Manteniamo l’unitarietà nel modo nel quale lo stiamo facendo, confrontandoci e aderendo agli incontri promossi dalle nostre Cominità e dall’Ui. Proprio di recente abbiamo testimoniato a un bellissimo esempio di questa sinergia. Mi riferisco al raduno dei dirigenti delle Comunità degli italiani svoltosi a Lussinpiccolo. Sono queste le occasioni che testimoniano l’unitarietà. L’unitarietà non sono parole gettate al vento. Sono sicurissima che l’unitarietà non verrà intaccata se i connazionali non lo vorranno. Soltanto noi come singole persone possiamo tenere unita o dividere la Cni, non tre o quattro persone che occupano i vertici dell’Ui di Fiume o di Capodistria, senza togliere meriti a nessuno”.
Paolo Demarin, presidente dell’Assemblea dell’Ui di Fiume, organo nell’ambito del quale per consuetudine si riunisce in seduta congiunta la Consulta dell’Ui di Capodistria, ha annunciato che non la inviterà alle riunioni. Ha detto anche che il coordinatore di Capodistria non può avere le stesse prerogative dei presidenti dell’Ui. Come l’ha presa?
“Con Paolo Demarin ci siamo sentiti più volte. Lo capisco pienamente e al suo posto probabilmente avrei agito in modo simile. Il presidente dell’Assemblea deve assecondare gli atti fondamentali e i regolamenti che l’Ui di Fiume ha emanato. Attenendosi a questi, il coordinatore non viene eletto bensì viene automaticamente rappresentato o dal presidente dell’Ui o dal presidente della Giunta esecutiva dell’Ui. Come già detto, in questo ambito viene calpestato lo Statuto dell’Ui di Capodistria e la Consulta, sotto questo aspetto, non viene presa in considerazione e non le si dà il valore e il peso che le dà l’atto fondamentale dell’associazione. Spero che in futuro anche il presidente Demarin accetti la nuova realtà, e che mi inviti alle sessioni dell’Assemblea, come coordinatore e interlocutore, concedendomi la parola così come la concede a chi vuole esprimersi anche senza avere diritto al voto. Ad Albona ho chiesto più volte di poterlo fare, ma non me lo ha concesso. Ma, ribadisco, non gli porto rancore.
Resta il fatto che il presidente della Giunta esecutiva dell’Ui mi ha legittimata. Spero di avere altri incontri formali e informali per vedere come andare avanti. Al momento siamo in attesa del responso dell’Unità amministrativa di Capodistria o del Ministero degli Affari interni che è l’organo che attesta la registrazione (del legale rappresentante di un’associazione, nda). Di recente, ho ricevuto dal Ministero degli Interni la richiesta di esprimermi in merito ai tre ricorsi fatti da Maurizio Tremul, Maia Nerina Bertoch e Liana Vincoletto. La mia nomina, tuttavia, rimane in vigore e di conseguenza all’Ui di Capodistria i lavori proseguono e spero si potrà lavorare anche in seno all’Assemblea.
Sono pienamente convinta che Demarin, Corva e lo stesso Maurizio Tremul siano d’accordo nell’avviare un dialogo teso all’adeguamento e all’armonizzazione degli atti fondamentali delle due associazioni per dare un segnale positivo alla Cni, dando prova che esiste la voglia di portare avanti una vera riforma. Non basta cambiare un paio di articoli dello Statuto. Negli ultimi quattordici anni i cambiamenti più significativi fatti in seno all’Ui di Fiume hanno riguardato le modalità legate all’elezione dei due presidenti.
A questo punto, qui c’è qualcosa che non mi convice. Sono dell’idea che ci sia qualcuno che ostacola questa riforma per mantenere la propria posizione. Se ci fosse stata la volontà politica di farlo, la riforma sarebbe già stata compiuta, messa in atto come pure lo Statuto di Capodistria adeguato alla legge del 2011 e presentato in Assemblea e registrato presso all’organo competente, ossia l’Unità amministrativa di Capodistria”.
Il 3 aprile, sempre Demarin, ha annunciato l’intenzione di avviare l’ennesimo tentativo di riforma statutaria armonica dell’associazione apicale e unitaria della Cni. Avanzerà delle proposte?
“Certo che lo farò. Spero di essere chiamata in causa in quanto ho una mia visione di come poter regolare queste due realtà che vogliamo essere una, ma che in realtà sono divise da un confine. Lo ripeto, a dividerci sono unicamente la frontiera e le carte. I connazionali, noi siamo molto uniti. Ci sono singoli che vogliono far credere che l’unitarietà è stata in qualche modo lesa. Mi dispiace per coloro i quali la vedono in questo modo. Non è così. Tutto questo astio e queste parole molto sgradevoli che sono state scritte sulle reti sociali fanno pensare. Mi riferisco a una retorica ‘sboccata’, che invito a smettere, e a considerare se seminare zizzania giovi alla Cni. Siamo pochi, gettare fango sui connazionali e metterli in cattiva luce, creando loro disagio, lo reputo controproducente”.
Nella conferenza stampa di Pola, Demarin ha notato che se anche si riuscirà a modificare gli atti dell’Ui non esiste alcuna garanzia che i cambiamenti saranno rispettati da tutti e ha stigmatizzato il diritto al «doppio voto» esercitato da certi consiglieri dell’Assemblea. I membri della Consulta di Capodistria rispetteranno la volontà dell’Assemblea dell’Ui di Fiume anche se le decisioni non dovessero rispecchiare le loro aspettative?
“Non posso garantire nulla. Non posso farlo per il semplice motivo che non sono io ad alzare la mano in Assemblea. Non ho potere di voto. Le posso dire però un’altra cosa, che si ricollega alla sua domanda. Com’è vero che la Consulta si riunisce assieme all’Assemblea è altretanto vero che la Consulata è l’unico organo che ha potere, secondo lo Statuto di Ui Capodistria, quale atto fondamentale in base alla legge. Si è tentato più volte in seno di Assemblea di far eleggere, così come da Statuto, il coordinatore dell’Ui di Capodistria. Chi non mi crede vada a leggersi il verbale della sessione svoltasi a Dignano il 20 luglio del 2010.
In quell’occasione, e parliamo di una seduta che doveva essere prima costitutiva e dopo ordinaria, avevamo proposto di eleggere i Garanti e il Coordinatore dell’Ui di Capodistria. Fu la prima volta che si tentò una cosa del genere in seno all’Assemblea, ma non fu possibile farlo allora e non lo è stato nemmeno in seguito. Si è imposto il parere che non è necessario, che a fare testo è il Regolamento dell’Ui di Fiume, un’interpretazione sbagliata, a prescindere dal fatto che questo non è armonizzato allo Statuto dell’Ui di Capodistria. Già lì era stato calpestato l’atto fondamentale, lo Statuto, e non si dava, in base all’articolo 14, alla Consulta di Capodistria il compito di eleggere il coordinatore. Fu allora che nacque il malcontento che ancora oggi c’è in seno all’Assemblea a causa del fatto che la Consulta è un organo a sé in seno all’Ui di Capodistria.
Si è voluto tante volte dare alla Consulta il valore che le riconosce il suo atto fondamentale. Non avendo ottenuto questa possibilità in Assemblea si è giunti al punto al quale ci troviamo ora, con i membri della Consulta che hanno agito come sappiamo. Chi vuole intendere lo intenda. Il punto è che in seno all’Assemblea bisogna riconoscere alla Consulta le prerogative che le spettano per legge. Questo modus operandi sbagliato va avanti da sempre.
In teoria il ‘doppio voto’ non c’è e ripeto il perché. In base allo Statuto, la Consulta costituita da otto membri, esercita i seguenti compiti che vengono presentati e deliberati in Assemblea congiunta Ui Fiume: approva il Bilancio, elegge e revoca gli altri organi, che sono il Coordinatore e il Comitato dei garanti, d’appello e di controllo. Considerate che Maurizio Tremul era facente funzione di coordinatore, come si legge sull’originale depositato in Unità amministrativa a Capodistria e mai pubblicato, dal 1998 e fino alla mia nomina. Non ho trovato una delibera che ne attesti l’elezione nel ruolo di coordinatore”.
A proposito di Statuti, ai sensi di quello dell’Ui di Capodistria nella Consulta della medesima non sono inclusi i rappresentanti delle Comunità degli Italiani di Ancarano e Bertocchi. Saranno inclusi e se sì quale sarà la tempistica della loro integrazione?
“Le due Comunità in questione sono nate dopo l’UI di Capodistria e precisamente Bertocchi nel 1999 e Ancarano nel 2011. In tutti questi anni la persona responsabile avrebbe potuto fare i cambiamenti necessari e integrare questi due sodalizi. Ora si pretende di risolvere in pochi mesi ciò che non è stato fatto nell’arco di decenni. Ad ogni modo, oltre a queste modifiche la legge sulle associazioni del 2011 è modificata e contempla tutta una serie di cambiamenti che devono essere apportati agli atti fondamentali della medesima. Non possiamo cambiare solo un articolo. È necessario armonizzare lo Statuto nel suo insieme. In caso contrario si rischia di non riuscire a registrare il nuovo documento. Di conseguenza tutto questo iter deve essere portato avanti in modo serio, in sintonia con i regolamenti dell’Assemblea dell’Ui in modo da realizzare una riforma che sia in armonia con la legge”.
Tra i consiglieri dell’Assemblea, si è parlato anche della possibilità di chiudere l’Ui di Capodistria quale soggetto giuridico autonomo e integrarla nell’Ui storica, quella con sede a Fiume. Quest’ipotesi è stata palesata anche in altre sedi. È favorevole all’integrazione e nel caso pensa di procedere? Qualora si avviasse questa fusione ci potrebbero essere dei problemi per quanto riguarda la proprietà degli immobili e la loro intestazione all’Ui di Fiume?
“Queste sono questioni molto delicate e non vorrei mettere apprensione ai dipendenti di Ui Capodistria, a tutti i diretti interessati e a tutti coloro che ci leggono. Per quanto rigurada la strada più giusta e meno dolorosa da intraprendere in questo momento, non la conosco. Ci faremo aiutare da esperti legali e consulenti finanziari. Non voglio fare speculazioni al momento su questo fatto. L’Ui di Fiume potrebbe fondare in Slovenia una filiale e iniziare magari in questo modo il percorso di riforma, ma come già detto lasciamo ad esperti questo aspetto non facile per arrivare a una sola Ui”.
Ad Albona, nel corso dell’ultima sessione dell’Assemblea, è stato votato il Bilancio consultivo dell’Ui di Capodistria per il 2023. Qualcuno sostiene che potrebbero sorgere problemi perché l’esito della votazione è stato messo agli atti senza verificare se il risultato rispecchia la volontà dei consiglieri eletti in Slovenia, più concretamente di quelli facenti parte della Consulta. Si tratta di timori fondati e nel caso sia così quali sono le possibili conseguenze?
“Ho controllato anche le Assemblee degli anni addietro. L’anno scorso il Bilancio consuntivo dell’Ui di Capodistria è stato portato all’attenzione dell’Assemblea nel mese di maggio. In Slovenia i bilanci devono essere consegnati il 31 marzo. Dunque, ci troviamo in qualche modo fuori dai limiti temporali previsti dalla legge. A dispetto da quanto sancito dalla legge, i bilanci non sono stati consultati e approvati dalla Commissione dei garanti e sono stati approvati dopo essere stati inviati agli organi prefissi. Siamo testimoni di situazioni che potrebbero portare a delle ripercussioni sgradevoli, a delle sanzioni se qualcuno decidesse di denunciare.
Per mia fortuna, i documenti in oggetto non li ho firmati io ed è anche una fortuna che in Slovenia le associazioni non sono soggette a controlli rigorosi da parte del Fisco se non ci sono delle precise denunce. I bilanci di Capodistria dovevano essere revisionati internamente dal Comitato di dei Garanti, d’Appello e di Controllo o forse lo avrebbero potuto fare i garanti di Fiume, che però non l’hanno fatto. A volte il Bilancio lo approvava la Giunta, cosa che non è a norma di legge.
Abbiamo a che fare con una serie di situazioni molto sgradevoli. L’Ui di Capodistria porta avanti progetti europei importanti, con i quali si è costruito un intero edificio (Palazzo Gravisi Buttorai, nda). Chi ha portato avanti questa realtà in questo modo finora, ha molto da valutare e ricevere un monito. Vorrei sinceramente poter adeguare e armonizzare i documenti per non essere più costretti a risolvere situazioni spiacevoli, create da atti e regolamenti incompatibili tra loro o interpretati arbitrariamente”.
Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.
L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.