Laureati CNI a portata di click

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Laureati CNI a portata di click

Una fotografia sui laureati della Comunità nazionale italiana in Croazia e Slovenia, accompagnata da un’indagine sulla percezione delle istituzioni della medesima e dai possibili sbocchi lavorativi dei giovani connazionali, uno strumento d’incontro fra domanda e offerta di lavoro. Sono gli aspetti del progetto Mappa, proiezione e universo laureati della Comunità nazionale italiana (1965–2016), che vede la luce praticamente a un anno dall’ultimo accesso al questionario posto in rete nell’ambito di una ricerca voluta dall’Unione Italiana e realizzato da due docenti dell’Università degli Studi di Trieste, Tiziano Agostini e Alessandra Galmonte. In termini numerici si potrebbe dire che ha partecipato quasi la metà di tutti i connazionali che dal 1979 all’anno accademico 2017/2018 hanno usufruito di una borsa di studio assicurata dalla massima associazione rappresentativa della CNI (in passato l’Unione degli Italiani dell’Istria e di Fiume, dal 1991 in poi l’Unione Italiana). Certo, non hanno aderito solamente coloro che hanno beneficiato del sussidio, ma anche altri che non l’hanno ottenuto o richiesto e che hanno comunque compiuto un percorso formativo universitario.

“I connazionali, le persone, sono la più grande risorsa di cui dispone la nostra Comunità – afferma Maurizio Tremul, presidente dell’Unione Italiana –. Investire sull’educazione, sulla formazione e sull’aggiornamento dei connazionali e in particolare dei giovani, sostenere il loro percorso di studi con incentivi anche economici, accompagnarli nel loro processo d’inserimento nel mondo del lavoro, valorizzare con interventi mirati i talenti, coloro che possiedono delle particolari attitudini e capacità intellettive, caratteriali ed emotive, tutto ciò è sempre stato al centro del dibattito, dell’attenzione e della preoccupazione dell’Unione degli Italiani dell’Istria e di Fiume prima, dell’Unione Italiana dal 1991 in poi”. Complessivamente sono 612 le borse di studio per le università italiane, croate e slovene stanziate fino allo scorso anno; 82 quelle per il Collegio del Mondo Unito dell’Adriatico a Duino; 28 per specializzazioni (leggi master e dottorati); quattro per scuole e istituti di eccellenza; senza contare le varie forme di sostegno finanziario ai connazionali al termine degli studi universitari (equipollenza, esami integrativi, competenze pedagogiche) o per l’orientamento professionale e collaborazione con gli atenei italiani.
Grazie a questo sistema è migliorata la situazione nelle istituzioni della CNI e in particolare sono state riempite le sale insegnati delle scuole, tant’è che oggi elementari e medie superiori riescono a fare a meno dai docenti dall’Italia, cui erano dovute ricorrere agli inizi dei difficili anni degli eventi bellici che hanno investito l’ex-Jugoslavia e quindi anche questi territori e la nostra Comunità nazionale, quando si consumò un nuovo “esodo” di italiani dall’Istria e dal Quarnero.
La mappatura di questo mondo per molti aspetti quasi sconosciuto al di là delle cifre, dal quale per certi versi dipende anche la crescita e lo sviluppo della stessa CNI, è stata promossa nell’intento proprio di portare a termine un censimento delle borse di studio erogate e di tutti i laureati della CNI in Croazia e Slovenia, con i mezzi della Legge 73/01 e successive modificazioni ed estensioni in attuazione delle Convenzioni annuali tra il Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale dell’Italia, l’Unione Italiana e l’Università Popolare di Trieste. Il progetto è stato commissionato al Centro Italiano “Carlo Combi” di Capodistria ed è confluito in un volume ma anche in un sito online. Da rilevare che i dati possono essere messi a disposizione di enti e aziende interessate ad assumere un determinato profilo. Uno strumento utile, dunque, anche per le imprese italiane che desiderano investire – o lo stanno già facendo – in Croazia o in Slovenia e che hanno bisogno di risorse umane laureate. Oltre a comprovare la bontà delle scelte fatte, la ricerca rende pure possibile presentare concretamente i risultati raggiunti in questi decenni con il sostegno finanziario delle istituzioni italiane.

Studi umanistici terminati in Italia

Dunque, il campione analizzato è di 259 connazionali, di cui 174 hanno dato l’autorizzazione all’inserimento nel database, di età compresa tra i 27 e i 51 anni. Più di un terzo ha conseguito anche un dottorato di ricerca, ha terminato gli studi prioritariamente nel settore umanistico e ha un lavoro stabile, prevalentemente nel settore pubblico (soprattutto scolastico). La stragrande maggioranza dell’universo analizzato lavora in Croazia e Slovenia, e ha trovato impiego entro un anno dal termine degli studi. Il loro atteggiamento nei riguardi della CNI è generalmente positivo; inoltre, considera indispensabili le attività che la nostra Comunità realizza; il livello di gradimento e di soddisfazione dei servizi erogati è molto positivo, non senza manifestare anche qualche critica e auspicio di miglioramento. Il loro senso di appartenenza alla CNI è elevato e sono orgogliosi di farne parte; quasi tutti si dichiarano interessati a una qualche forma di collaborazione con le istituzioni della CNI, molti anche a livello quotidiano.
“Disponiamo pertanto di un quadro alquanto chiaro di quelle che sono le professionalità dei nostri connazionali laureati, del prodotto e dei risultati di una pluridecennale politica delle borse studio, per poter valorizzare al meglio quella che, come dicevo all’inizio, è la più grande risorsa della CNI: i nostri connazionali. Spetterà ora all’Unione Italiana in primis, ma non solo, ricavare da questo studio scientifico utili indicazioni per migliorare ulteriormente la politica nel campo della formazione e delle borse studio, come pure in quello della valorizzazione tout court dei nostri laureati e dei nostri connazionali, offrendo loro servizi sempre migliori, nuove opportunità professionali e personali, a beneficio dell’intera nostra collettività”, conclude Tremul.
Il questionario è stato suddiviso in quattro parti: la prima parte concerne il profilo anagrafico ed è quindi servita per raccogliere i dati socio-anagrafici dei partecipanti; la seconda parte si occupa del profilo degli studi, necessaria per delineare nel dettaglio il percorso di formazione universitaria e post-universitaria dei rispondenti; la terza parte esamina il profilo lavorativo e raccoglie nel dettaglio lo stato attuale, atteggiamenti e opinioni degli intervistati in relazione alla loro occupazione; infine, la quarta parte è inerente al profilo delle opinioni del campione sulle attività della CNI e indaga approfonditamente il senso di appartenenza e la disponibilità degli intervistati a essere coinvolti in vario modo nelle sue iniziative e nei suoi progetti.
I dati sono stati raccolti utilizzando la piattaforma cloud-based SurveyMonkey e la somministrazione del questionario, sia cartaceo che online, è iniziata il 20 ottobre 2015 e si è conclusa il 22 febbraio 2017. Più nello specifico, il primo accesso al sito è avvenuto il 20 ottobre 2015 e l’ultimo il 15 giugno 2017. La ricerca è articolata in quattro parti: il profilo anagrafico, quello degli studi, seguito da quello lavorativo, mentre si conclude con la parte dedicata alle opinioni dei rispondenti sulle attività della CNI. Hanno iniziato a compilarlo 268 persone, di cui 259 hanno risposto alla prima domanda, che serviva da filtro per selezionare soltanto coloro che erano in possesso di almeno un diploma universitario. Di questi, 174 hanno dato l’autorizzazione a essere inseriti nel database. La cittadinanza più rappresentata è quella italiana (66,7%), seguita da quella croata (61%)e infine quella slovena (34,5%). Chiaramente, essendo prevista la doppia cittadinanza, il totale è superiore a 100. Più nel dettaglio: il 39,3% dei rispondenti ha la doppia cittadinanza croata-italiana, il 16,5% quella slovena-italiana, tre persone quella croata-slovena, e una sola persona è in possesso della tripla cittadinanza italiana-croata-slovena. I rispondenti risiedono prevalentemente in Croazia (58,6%), il 35,3% abita in Slovenia e il 4,4% in Italia, 9 persone (3,61%) vivono in altri paesi europei. Tra coloro che risiedono in Croazia, la maggioranza (84,7%) abita nell’area del Fiumano e Isole (37,7%), seguiti dal Buiese (27,5%) e dal Polese (22,5%). Il 65,4% del campione è composto da femmine, il 34,6% da maschi. Quasi due terzi del campione (64,6%) si colloca nella fascia che va dai 27 ai 45 anni, con un picco di rispondenti over 51 (20,6%). Poco più della metà dei rispondenti (51%) è sposato/convivente; mentre il 49% del campione vive da single (40,3%), separato/divorziato (8,2%) o vedovo (0,4%). Il 48,6% ha almeno un figlio, anche se circa la metà di questi ne ha due (49,1%), con una media di 1,74 figli.

Orgogliosamente italiani

Solo il 15,8% dei rispondenti è attualmente ancora impegnato con la formazione universitaria/post universitaria. La maggioranza dei partecipanti (64,8%) è in possesso di una laurea vecchio ordinamento/ciclo unico/ II livello; il 27% è in possesso di un titolo di formazione post-laurea (master, dottorato, scuola di specializzazione, post doc) e il 25,3% di un diploma universitario/laurea breve/I livello. La metà esatta di coloro che hanno risposto al questionario si è formata in area umanistica; i rimanenti si suddividono quasi equamente tra area giuridico/economica/sociale (25,5%) e scientifico/tecnologica (22,5%). Solo il 2% ha ricevuto un’istruzione in ambito medico/sanitario. La stragrande maggioranza ha studiato e conseguito la laurea in Italia, ossia il 62,7%; il 22,9% si è laureato/addotorato in Croazia e il 12,7% in Slovenia. Per quanto riguarda l’Italia, al primo posto è la città Trieste (60,8%), seguita in ordine decrescente da Padova (9,5%), Udine (8,1%) e Venezia (2,7%); il 14,3% si è laureato in altre università, prevalentemente a Roma. Tra coloro che si sono laureati in Croazia, il 50% dei rispondenti ha studiato a Pola, il 34,6% a Fiume, l’11, 5% nella capitale e il restante 3,85% a Zara. Tra i laureati in Slovenia, la maggioranza ha conseguito il titolo o nella capitale o a Capodistria (40% per sede), e il restante 13,3% a Maribor.
Un quarto dei partecipanti alla ricerca (25,4%) ha conseguito almeno un titolo post-laurea (il 49% un master, il 34,7% un dottorato di ricerca, il 28,6% una scuola di specializzazione e l’8,2% un post-doc). Chiaramente il totale è superiore a 100 perché alcuni rispondenti hanno conseguito più di un titolo post-laurea. Le principali aree di studio sono parimenti quella umanistica (34,7%) e scientifico/tecnologica (32,6%), seguite da quella giuridico/economica/sociale (18,4%), e infine da quella medico/sanitaria (14,3%). Il 44,9% dichiara di averlo/i conseguito/i in Italia, il 28,6% in Croazia, il 16,3% in Slovenia. Il 10,2% ha studiato in un altro Paese, ma tutti si sono formati in istituti accademici situati in area europea. In Croazia il 50% ha studiato nella capitale, il 35,7% a Pola, e il 14,3% a Fiume. La metà del campione che ha ottenuto un titolo post-laurea in Slovenia si è formata nella capitale, e altrettanti a Capodistria. Per coloro che hanno proseguito la formazione in Italia, il 30,4% l’ha fatto a Trieste, il 26,1% a Padova, e l’8,7% a Venezia.
Quasi tutti i rispondenti hanno avuto esperienze lavorative precedenti l’occupazione lavorativa attuale (tranne il 3,6%), sia in ambiente pubblico che privato (36,8%), quasi altrettanti in ambito esclusivamente pubblico (34,7%) e una percentuale appena inferiore solamente nel privato (24,9%). Nella maggior parte dei casi i rispondenti al questionario hanno trovato la loro prima occasione di lavoro attraverso amici e conoscenti (21,9%) oppure tramite la partecipazione a concorsi pubblici (21,3%). Un numero piuttosto consistente di rispondenti ha trovato la prima occasione di lavoro presentandosi personalmente (12%).
È degno di nota il fatto che nell’80,3% dei casi, in settori pertinenti con gli studi conseguiti e, altrettanto importante, che l’84,4% ha iniziato a lavorare entro un anno dopo aver concluso il percorso formativo. Il tasso di disoccupazione medio è leggermente inferiore al trend occupazionale attuale della popolazione della Croazia (10,7%) e dell’Italia (11,3%) ma non a quello della Slovenia (7,1%). Il 79,5 % dei rispondenti ha, infatti, attualmente un lavoro, il 10% è disoccupato, il 6,3% studia ancora e il 4,2% è già in pensione. Ben il 66% ha un contratto di lavoro a tempo indeterminato. I lavoratori svolgono la loro attività prevalentemente in Croazia (57,3%), seguita dalla Slovenia (33,3%); solo il 5,3% lavora in Italia.
I partecipanti al questionario hanno dichiarato che il livello di gradimento dei servizi della CNI e delle sue istituzioni è più che apprezzabile (79,9%); la maggior parte dei rispondenti ne dà un giudizio decisamente positivo, in quanto le considera abbastanza puntuali, precise, efficienti e trasparenti, e con un grado apprezzabile di iniziativa. Forse le maggiori critiche si concentrano su qualche aspetto parzialmente obsoleto dell’organizzazione (il 3,4%), su una rapidità d’azione non sempre al massimo dell’efficienza (2,7%) e l’assenza di iniziativa (2,8%). Il senso di appartenenza è estremamente elevato (71,6% di risposte tra molto e del tutto) e la maggioranza dei rispondenti si dichiara estremamente orgoglioso di far parte della Comunità e di dichiararlo, di gioire quando viene a conoscenza di risultati positivi raggiunti da altri membri della Comunità e di essere estremamente dispiaciuto quando sente parlar male della Comunità. L’1,1% invece appare “imbarazzato” a dire di appartenere alla CNI quando qualcuno glielo chiede. Il 68% si dichiara tra poco e abbastanza a conoscenza delle strategie della Comunità; e sebbene la maggioranza relativa affermi di condividerne abbastanza gli obiettivi strategici (49,14%) e che i risultati ottenuti sono sufficientemente chiari (44%), un certo numero di rispondenti si reputa più incerto (risposte poco: 20,6% e 29,1%). Nonostante il trend complessivo di risposta non appaia assolutamente negativo, richiede comunque una riflessione questa piccola parte di perplessità manifestata dai rispondenti al fine di migliorare la comunicazione con i membri della Comunità in relazione al lavoro svolto.
Per quanto riguarda gli ambiti di collaborazione, quelli maggiormente coperti sono gli ambienti scolastici e associativi (55% e 51,9%), seguiti dalla comunicazione (31,3%) e dalla politica (13%); 19 rispondenti sono impegnati in altre attività, prevalentemente artistico/culturali. Maggiore il coinvolgimento dei maschi nell’ambito della comunicazione (36,4% vs 28,7% delle femmine) e, viceversa, una più ampia presenza delle femmine nel settore scolastico (57,5% vs 50% dei maschi). Un ottimo risultato è da considerarsi la dichiarazione di intenzione a collaborare con la Comunità da parte del 96,6% dei rispondenti. Solo 6 persone hanno riferito di non essere interessate. Nello specifico, il 77,9% dice di voler offrire una disponibilità mensile (21,4%) se non settimanale (24,4%) o addirittura quotidiana (32,1%). I settori più gettonati sono quello culturale, seguito da quello scolastico, della comunicazione, della politica e infine dell’economica. Rispetto a una potenziale opportunità lavorativa formale e stabile all’interno delle varie istituzioni della Comunità, l’88,5% dei partecipanti al questionario considera la cosa come positiva.
Indubbiamente sapere quali sono i laureati, in quali campi operano, dove operano, quali sono i loro interessi, come respirano nei confronti della CNI e della sua offerta, può essere un’indicazione preziosa per l’Unione Italiana nell’elaborazione di eventuali nuove strategie di sviluppo.

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