1922-2022: I Fascismi

Nel XVIII Festival internazionale della Storia (Gorizia, 27-29 maggio) riuscito bilancio storiografico d’uno dei nodi cruciali del Novecento

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1922-2022: I Fascismi
«La grande sfilata fascista davanti al re – Il saluto delle squadre al re», Roma 28 ottobre 1922. Foto: «Illustrazione Italiana», 1922, n. 45, via CommonsWikimedia

Ricorrendo il centenario della marcia su Roma (28 ottobre 1922), quest’anno il XVIII Festival internazionale della Storia, promosso da èStoria, la meritoria iniziativa culturale della Libreria Editrice Goriziana (LEG), è stato dedicato ai Fascismi, tema discusso in tre dense giornate (27-29 maggio) di conferenze, tavole rotonde, dibattiti, presentazioni di volumi, cui, come sempre, hanno partecipato i maggiori esperti italiani e internazionali, più di cento, dei totalitarismi novecenteschi e nel quale sono stati ripresi e affrontati alcuni temi delle precedenti Giornate, delle quali diamo l’elenco completo anche per riconoscere il dovuto merito a Adriano Ossola, che le ha ideate e portate a compimento: La storia in testa (2005), Imperi (2006), Rivoluzioni (2007), Eroi (2008), Patrie (2009), Orienti (2010), Guerre (2011), Profeti (2012), Banditi (2013), Trincee (2014), Giovani (2015), Schiavi (2016), “Italia mia” (è il primo verso della famosa canzone del Petrarca) (2017), Migrazioni (2018), Famiglie (2019), Controvirus (epidemie, contagi, morte) (2020), Follia (2021).
Nella presentazione, Ossola, dopo aver sottolineato il plurale del titolo, dovuto allo sforzo comparativo del progetto, sostiene che “il fascismo vada analizzato in profondità nel tentativo di fare emergere un quadro più sfaccettato e complesso di quanto si è soliti fare”. A integrazione del programma si tenga presente che contemporaneamente nel capoluogo goriziano si sono svolte le mostre sulla collezione Coronini Cronberg “Mode e luoghi nelle immagini del Giappone Edo-Meiji”, su “Madre. Trenta capolavori segreti per la più bella tra le donne” (la Madonna), sul fotografo goriziano Roberto Kusterle, del 1948, “Kusterle, Compendium”, su “I meravigliosi ricami delle Orsoline. Tra la terra e il cielo”, e, infine, su “Solidarité Art Posters Collection 3 Lapis Histriae/Forum Tomizza multimedia exhibition” per il miglior racconto di scrittori croati, sloveni e italiani con correlate illustrazioni di artisti internazionali, il tutto confluendo nel libro conclusivo dell’evento.

Interessanti «lectio» e dibattiti
Il Festival s’è articolato in una serie di “Lectio”, in cui sono state rispettivamente discusse l’anatomia del fascismo (M. Franzinelli); il fascismo e la persecuzione degli ebrei (M. Sarfatti); l’architettura nel regime fascista (P. Nicoloso); il fascismo nel Goriziano: “com’è iniziato tutto” (P. L. Lodi); “Arrestate Gramsci” (A. D’Orsi); “Friulout” (M. De Liva, sull’emigrazione friulana); “Ucraina: la storia, la guerra” (F. Mini); la marcia su Roma (E. Gentile); “Raccontare le donne durante il franchismo: la voce di Carmen Martin Gaite” (Giulia Tosolini); il fascismo in Norvegia (F. Ferrarini); l’arte fascista (V. Sgarbi); le radici dell’Unione Europea, nel segno della riconciliazione e dell’anti-totalitarismo (E. Jozsef); da Caporetto alla marcia su Roma (A. Barbero); 100 anni di Croce Verde Goriziana (Fl. Duca); “Il nero e il grigio. La destra radicale in Italia e in Europa” (Cl. Vercelli); la resurrezione (L. Canfora, sulla mistica fascista); riviste umoristiche fasciste (G. Parlato); la Decima MAS e la salvaguardia della frontiera orientale italiana: “fascisti o patrioti?” (O. Foppiani); la cattedra ambulante di agricoltura della Provincia di Gorizia tra 1927 e 1935, “Un racconto fotografico” (D. Cusumano); il fascismo giapponese, un infinito dibattito (Silvia Zanlorenzi, già mia bravissima dottoressa di ricerca nell’università di Trieste); beffe, sberleffi e dileggi: quando il Duce fa rima con “truce” (D. Riondino).
Da segnalare, inoltre, il dibattito tra Gianni Cuperlo e Roberto Menia, coordinati da P. Comelli, Su fronti opposti, in cui i due politici triestini, rispettivamente della Sinistra Democratica e del vecchio Movimento Sociale Italiano, hanno confrontato le rispettive militanze ideologiche nel contesto politico del capoluogo giuliano negli ultimi decenni del Novecento; l’analisi del caso Evola, notevole figura di ideologo tradizionalista conservatore, da parte di G. Sessa e R. Roveda, e l’assegnazione del Premio èStoria a Emilio Gentile, la cui fondamentale opera su fascismo e autoritarismi è stata illustrata da G. Meyr, e “Euhistory. Goerzer Utopie: mosaico di scrittori plurilingue in equilibrio ai confine dell’Italia dalla fine dell’impero asburgico ad oggi”, introdotta e coordinata da Jens Kolata, presentazione dei risultati dei laboratori degli studenti partecipanti da Friuli Venezia Giulia, Slovenia e Austria, volti a far luce sulla Goerzer Utopie, intesa quale dimensione che accomuna diversi scrittori e intellettuali mitteleuropei di fine secolo, che seppero promuovere un’inedita e sentita dimensione europea nonostante guerre e nazionalismi, così ponendo le premesse per un riuscito e felice modello di convivenza.
Altri studenti e studentesse, coadiuvati dagli insegnanti e da tre registi professionisti, inoltre, sotto la guida di T. Chiarandini e D. Spanghero hanno preso in esame “La storia attraverso la letteratura – booktrailer”, avvalendosi di Trieste, di D. Drndić (Bompiani), La frontiera, di Fr. Vegliani (Sellerio, dal quale nel 1997 Franco Giraldi trasse l’omonimo film), e Bora, di Anna Maria Mori e Nelida Milani (Marsilio), D. Coluzzi e G. Sasso, coordinati da Ch. Seu, in “Quando la Storia viaggia online” dialogando sulle nuove modalità di divulgazione della storia. M. Revelli e G. Stelli, coordinati da G. Meyr, hanno messo in luce “Le premesse politico-ideologiche del fascismo”; G. Alliney e M. Batić, invece, hanno illustrato “Il fascismo e la memoria della Grande Guerra: la letteratura dei reduci e il paesaggio culturale”, e M. Biondi, E. Galli della Loggia e Alessandra Tarquini “La cultura al tempo del fascismo”, laddove M. Tarchi, il sottoscritto, A. Pellizzon, G.L. Volpi, coordinati da N. Strizzolo e introdotti da Nicoletta Vasta, hanno discusso i volumi del primo, Anatomia del populismo. Antologia della rivista “Trasgressioni” (Diana), Il fascismo. Teorie, interpretazioni e modelli (Laterza), Partito unico e dinamica autoritaria (Akropolis); M. Ciliberto e A. Torno hanno, invece, preso in esame “Il fascismo tra Croce e Gentile”, questione di prioritario rilievo nella scena culturale nazionale negli anni Venti e Trenta, e M. Cimmino e Daria Gabusi, coordinatore M. Giurco, “La formazione della gioventù”.

Il Premio èStoria è andato quest’anno a Emilio Gentile, per avere «intrecciato al più alto livello l’indagine scientifica con l’afflato morale». Ha dedicato la parte migliore e più imponente del suo lavoro
di ricerca e interpretazione storiografica alla fenomenologia degli autoritarismi, e in particolare del
fascismo italiano, di cui è il più autorevole esperto.
Foto: PIERLUIGI BUMBACA

Esperienze complementari
L’associazione Radici§Futuro di Trieste, invece, ha presentato, con l’intervento di U. Ademollo, Evelina Batagelj, Laura Capuzzo, Cl. Frontali e Nora Matievich, coordinati da C. Premuda, “Tre diari della Grande Guerra. Ademollo, Nicolich, Vesnaver”, che documentano esperienze belliche sugli opposti fronti, cui per più aspetti è complementare “Il fascismo e la memoria della Grande Guerra: la letteratura dei reduci e il paesaggio culturale”. A. Floramo ha discusso con M. Obit il proprio saggio Come papaveri rossi, che ricostruisce la vicenda d’un ferroviere socialista tra Sicilia e Carso sloveno, divenuto italiano dopo il 1918, nel 1926 (Bottega Errante). Piero Purich e Andrej Marini, che ne sono gli autori, hanno presentato La farina dei partigiani (Alegre ed.), ambientato nella Bisiacaria (il territorio tra Trieste e Friuli) e incentrato sulle vicende locali della Resistenza e delle lotte operaie, viste attraverso una vera e propria saga familiare e proletaria, mentre, coordinati da Lucia Bellaspiga, M. Sambi, che ne è stato il curatore, e la figlia Biancastella Zanini, hanno presentato Martin Muma (Ronzani ed., pref. di E. Giuricin, con testimonianze di G. Manacorda, M. Rigoni Stern e Fr. Juri) di Ligio Zanini, denuncia degli orrori del totalitarismo, ambientato nell’Istria annessa alla Jugoslavia comunista di Tito e nel terribile campo di prigionia per i dissidenti a Goli Otok (l’Isola Calva).
L’anno scorso ricorrendo il 140° anniversario della fondazione del quotidiano di Trieste “Il Piccolo”, L. G. Manenti e O. Monestier, suo attuale direttore, coordinati da A. Pessotto, in “Il Piccolo 140” hanno preso in esame la trasformazione digitale della comunicazione. St. Pilotto, invece, ha presentato e discusso con R. Pupo, che ne è l’autore, il saggio Adriatico amarissimo. Una lunga storia di violenza (Laterza), del quale avremo occasione a breve di parlare in questa sede, mentre G. Cadorini e Danila Zuljan Kumar, coordinati da Br. Marusic, hanno illustrato il volume Saggi scelti sulla storia, sulla lingua e sulla società slovena al confine italo-sloveno, a cura della stessa Zuljan Kumar e di Petra Kolenc (Kappa Vu).
Di Nazionalizzazione e amministrazione tra le due guerre. Il Ministero per le Terre Liberate tra tensioni politiche e crisi istituzionali, a cura di D. Lo Presti e D. Rossi (Angeli ed.), invece, hanno discusso, coordinati da Lorenzo Salimbeni, i due curatori insieme con Giuseppe Parlato, uno dei maggiori esperti di storia del nostro Novecento; invece Nord-Est 1919-1922 fra guerra, rivoluzione e reazione, a cura di G. Corni e L. De Bortoli (Il Mulino), è stato preso in esame dai curatori insieme con M. Ermacora e L. G. Manenti, mentre F. Focardi ha conversato con A. Pessotto sul proprio saggio Nel cantiere della memoria. Fascismo, Resistenza, Shoah, foibe (Viella), in cui s’indagano aspetti e vicende cruciali del Novecento nazionale, e Antonella Braga, Cl. Cressati, P. Graglia e M. Stolfo in una stagione di crisi degli ideali europeisti hanno meritoriamente riproposto all’attenzione Ernesto Rossi, Altiero Spinelli e il Manifesto di Ventotene, Costanza Fabrissin avendo intervistato Sergio Tavano, uno dei principali studiosi locali, sui suoi anni goriziani sotto il Duce.

Originali filoni d’indagine
Un altro originale filone d’indagine posto in evidenza nel convegno è quello della componente femminile; se il rapporto “Donne e fascismo” è stato analizzato, con il coordinamento di Martina Delpiccolo, da Michela Marzano e Valeria Palumbo – della quale si veda l’intervista, a cura di A. Pessotto, ne “Il Piccolo” del 29 maggio, “Valeria Palumbo a Gorizia: “Anche se male, il fascismo diede voce alle donne” –, S. Gerbi e M. Franzinelli hanno dedicato la loro conversazione a Lisa Sergio, la fervente fascista, nota come la “voce d’oro” di Roma, che il 9 maggio 1936 tradusse in inglese il discorso di Mussolini sulla conquista dell’Impero, ma che poi, disgustata dal regime divenuta antifascista, nel 1937, con l’aiuto dell’amico Guglielmo Marconi, si trasferì negli USA, dove nel 1989 morì. Elena Giacomin e Anna Piccioni, coordinate da A. P. Cappello hanno preso in esame “La cultura femminile durante il fascismo. La figura di due intellettuali del tempo: Margherita Sarfatti e Regina Terruzzi”, mentre G. Fulvio Aviani, Elisa Menon e P. Strazzolini sono intervenuti per “Raccontare Elda Turchetti nei fatti di Porzus. Tra storia e memoria”, da cui poi la pubblicazione d’un volume e uno spettacolo teatrale.
A sé stanno gli interventi di W. Chiereghin, Tatjana Rojc e F. Senardi su “I tre no di Boris Pahor, scrittore senza frontiere”, svoltisi un giorno prima della morte del vecchissimo scrittore sloveno (26 agosto 1913 – 30 maggio 2022), presentazione del volume Boris Pahor, scrittore senza frontiere. Studi, interviste e testimonianze, a cura di W. Chiereghin e F. Senardi (Mladika – Ponte Rosso) – sul quale si vedano gli articoli commemorativi di Tatjana Rojc, Addio Boris Pahor. Visse e raccontò i dolori e gli orrori del Novecento, di Cristina Benussi Nella sua scrittura e nei suoi personaggi la via di salvezza dal labirinto delle scelte, e l’intervista a Paolo Rumiz, Il demone del dovere della memoria era la sua forza, comparsi ne “Il Piccolo” del 31 maggio –, che trovano un ideale complemento nel fascicolo monografico di “Trieste Arte§Cultura”, Speciale 100 anni Boris Pahor, nella versione telematica di “MicroMega” del 31 maggio, invece, In ricordo di Boris Pahor, essendo stati riproposti due suoi articoli, originariamente comparsi nei fascicoli 5/2013, È nel lager che ho abbandonato Dio, e 3/2015, Il genocidio culturale degli sloveni.

Molteplici prospettive
A conferma delle molteplici prospettive adottate dagli organizzatori per affrontare un tema tanto complesso si tengano anche presenti i contributi su “Comunicazione e informazione nel regime fascista” (M. Forno e V. Compagnone), “Il ruolo dello sport nel regime fascista” (E. Landoni e St. Pivato, coordinati da Lucia Bellaspiga), “Il mito di Roma e il fascismo” (Paola Salvatori e Alessandra Coppola, coordinate da Antonella Testa) – cui, in qualche misura, si ricollega “Un saluto dalla romanissima Aquileia!” (Silvia Blason e A. Scarel, coordinatrice Antonella Testa), resa simbolo della romanità fascista al confine orientale –-, “Il discorso interrotto” (M. Buttus e M. Zacchigna, introdotti da D. Castellaneta, curatori della conferenza/spettacolo sull’ultimo intervento di Giacomo Matteotti alla Camera il 30 maggio 1924), “La svolta – Il delitto Matteotti” (M. Canali e E. Galli della Loggia, coordinati da Martina Delpiccolo), “Costruzione del consenso versus creazione del consenso. Propaganda, comunicazione pubblica e partecipazione” (A. Bollis, G.L. Giansante, Antonella Pocecco, E. Risso, coordinati da Renata Kodilja), “Fascismo ed economia” (G. Farese e P. Ferrari), “Il fascismo e i rapporti con la Chiesa” (A. Melloni e Lucia Ceci, coordinati da St. Goina), “Chiesa e nazione ai confini d’Italia” (I. Portelli e Camilla Tenaglia, coordinatore Cr. Meneghel), “Fascismo e cinema”, ideale introduzione al Film Festival, di cui a breve (G.P. Brunetta, uno dei nostri maggiori esperti di cinema, e P. Lughi), “Diabolik: sessant’anni di fumetto (in bianco e) nero” (M. Cerne e L. Vergerio).
Da ultimo vanno segnalati i contributi sulle fortune fuori d’Italia del fascismo: Marina Cardozo e Eugenia Scarzanella, coordinatore P. Ferrari, Il fascismo in Sud America; Fr. Guida e il sottoscritto, Il fascismo in Romania; H. Abdel-Samad e A. Bellavite, Il fascismo islamico; P. Muner e A. Tozaj, Fascismi in Albania; F. Rosas e D. Serapiglia, coordinati da Marina Silvestri, Il fascismo in Portogallo; Giulia Albanese e A. Kallis, coordinati da G. Oliva, La diffusione dei fascismi europei; G. Stelli, Marta Verginella e Anna Maria Vinci, con il coordinamento di R. Pupo, Il fascismo di confine, a ideale contrapposizione del quale si pone L’antifascismo di confine, con interventi di G.L. Bettoli, Fr. Cecotti, Anna Di Gianantonio e G. Donato, coordinati da D. Mattiussi.
A integrazione e ulteriore arricchimento delle tre giornate di èStoria va ricordata pure la seconda edizione del collegato Film Festival, nella quale sono stati proiettati Novecento, di B. Bertolucci; A herdade, di T. Guedes; Sono tornato, di Luca Miniero; Reflection, di V. Vasjanovyc; Donbass, di S. Loznitsa; La macchina delle immagini di Alfredo C., di R. Sejko; Tiro al piccione, di G. Montaldo; L’uomo che verrà, di G. Diritti; Il cammino degli eroi, di C. D’Enrico; nei cinegiornali austriaci “Osterreich in Bild und Ton” Der Sieg des Glaubens e Tag der Freiheit: Unsere Wehrmacht, di Leni Riefenstahl; No pasaràn!, di J.J. Vierne, e In Darkness, di Agnieszka Holland.
Molto altro ancora vi sarebbe da segnalare, data la ricchezza del programma, ma per ovvi motivi di spazio qui s’è cercato di rendere conto dei contributi più rilevanti e significativi, che hanno fornito un panorama esaustivo degli studi sui fascismi, sicché è sperabile che quanto prima siano disponibili gli atti di questa prestigiosa iniziativa della LEG.

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