Kramarić è diventato un «peso» per Dalić

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Kramarić è diventato un «peso» per Dalić

La linea di confine che separa l’euforia dalla depressione è sottile. Benché le partite amichevoli siano soltanto un allenamento affrontato con maggiore serietà rispetto alle sedute di lavoro senza avversari, non vanno prese sul serio. Gli allenatori, infatti, sono gli unici a guadagnarci, sentire il battito del cuore della squadra e dei singoli. A dimostrarlo sono le ultime due amichevoli della nazionale croata, con Brasile e Senegal, prima della partenza per la Russia. Maggiore soddisfazione per quanto sciorinato nella sconfitta con i carioca (2-0) di quanto messo in mostra nella partita vinta (2-1) con gli africani.
Contro il Brasile la Croazia ha tenuto fronte per un’ora, dimostrando di essere in grado di giocarsela con l’Argentina. Contro il Senegal gli stessi uomini, titolari, hanno fatto cilecca nel primo tempo. Tanto da arrivare alla conclusione che la Croazia è pronta per la partita con l’Argentina, ma non lo è altrettanto per quella con la Nigeria. La gara d’apertura, forse la più importante.
Nella ripresa è stato Kramarić a salvare capra e cavoli, confermandosi una punta di diamante come a Kiev, quando nella prima del selezionatore Zlatko Dalić infilò due volte l’Ucraina di Shevchenko, portando la Croazia allo spareggio con la Grecia. Le seconde linee hanno rimediato nella ripresa quanto rovinato dalle stelle Modrić, Rakitić, Mandžukić… Kramarić però è diventato un peso per Dalić. Tutti lo vogliono, opinione pubblica e tecnici, in squadra, mentre sembra che i “senatori” della nazionale (Modrić, Ćorluka e Mandžukić) non la pensino allo stesso modo. Lo spogliatoio è in subbuglio. Tutti cercano di spegnere il fuoco, soprattutto Dalić, che dalla partenza, lunedì, sta spargendo il profumo dell’ottimismo. Convinto, come del resto tutti in Croazia, che questa nazionale abbia la qualità per divertire, vincere e fare felice il popolo croato. Detto in parole povere arrivare lontano, fino in semifinale…
La classe non manca, individualmente mai la Croazia aveva una nazionale così potente. Tutti convinti di essere pronti per un tuffo nell’immortalità. Forse manca l’atmosfera, quella di vent’anni fa di Ćiro Blažević, e sicuramente la squadra. Undici fuoriclasse, infatti, non fanno squadra. Sarebbe tutto troppo facile, a vincere sarebbero sempre i ricchi. Modrić e compagni devono guardarsi in faccia, sacrificarsi tatticamente e fisicamente, per non dire mentalmente, l’uno per l’altro. Altrimenti addio sogni di gloria. Sarà un’altra battuta a vuoto dopo che per mesi l’ottimismo aveva fatto straripare tutti i fiumi in Croazia.
Qui non si tratta più di come schierare nei ruoli i vari Modrić e Rakitić, non è nemmeno importante chi sarà in campo, bensì di passare dalle parole ai fatti, dimostrato in campo l’amore per la Patria. Malgrado tutti i problemi con il fisco e il “circo di Nerone” con Zdravko Mamić.
La Croazia deve superare la fase a gironi, poi tutto sarà una lotteria. Sarebbero dolori se dovesse imbattersi sulla Francia. Con Brasile, Germania e Spagna tra le candidate al titolo mondiale. Ovviamente nel giro c’è anche l’Argentina.
Per ora la partita di sabato con la Nigeria è per la Croazia una finale mondiale. Da vincere con la forza del collettivo e una ferrea disciplina tattica. Altrimenti saranno guai… Modrić, come Messi, vorrebbe conquistare un grande risultato con la propria nazionale. Lo dimostri in campo sabato con la Nigeria.

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