La politica dell’UE sull’immigrazione

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La politica dell’UE sull’immigrazione

L’Unione europea, quando si parla d’immigrazione, si trova di fronte a un grande dilemma. La politica immigratoria, nelle circostanze in cui ci troviamo oggi, avrà in futuro un volto e un mandato di carattere democratico? S’impernierà sui valori per i quali l’Unione so batte da decenni, ovvero i diritti dell’uomo, la tutela della dignità umana, la solidarietà? Oppure la nuova linea politica sarà sempre più condizionata dallo stato d’animo della maggioranza dei cittadini, che è in gran misura la diretta conseguenza dell’immigrazione massiccia e incontrollata degli ultimi anni? Vuol dire questo che la maggioranza dei cittadini europei nel frattempo non è più propensa ad appoggiare un comportamento umano verso gli immigrati? Ovviamente non è così. Il problema risiede nelle modalità con cui i principali protagonisti della politica immigratoria europea si sono atteggiati nei confronti dei migranti, il che ha suscitato un sentimento di ribellione tra i cittadini e un aumento del sostegno per le forze euroscettiche e radicali di destra. Inoltre, il gran numero di immigrati illegali, ha fatto sì che i cittadini abbiano cominciato a preoccuparsi per la propria sicurezza e siano indignati per gli enormi costi per il mantenimento di coloro che sono entrati illegalmente nei loro Paesi. Proprio per tali motivi l’amministrazione di Bruxelles viene sempre più percepita come una struttura tecnocratica al servizio delle élite finanziarie.. Tutto questo ha portato di conseguenza a una vera e propria “militarizzazione” dei confini di singoli Paesi dell’Unione, il che è inaccettabile dall’ottica dello sviluppo economico e della coerenza dell’UE che s’impernia su principi ben diversi.
Quando parliamo delle cause della pressione migratoria verso l’Europa non dobbiamo trascurare alcuni dati di fatto. Ad esempio il PIL tedesco pro capite è tredici volte superiore a quello dei Paesi dell’area subsahariana in Africa. Questo lascia chiaramente intendere che da questa parte del continente africano, ma anche dal Medio Oriente, dall’Afghanistan e da altre zone in cui imperversano la fame, le dittature, le violazioni dei diritti umani, altri milioni di migranti si dirigeranno verso l’Europa. Questo dato va collegato alla valutazione secondo la quale entro il 2050 la popolazione africana dovrebbe raddoppiare. Attualmente l’Unione appare sempre più disponibile – purtroppo con grande ritardo – a concedere enormi aiuti finanziari ai Paesi africani. A questa tardiva politica dell’UE reagiscono i partiti dell’estrema destra, che cavalcano il nazionalismo e la xenofobia e che molto probabilmente dopo le prossime elezioni europee avranno un ruolo molto più importante nella definizione delle future politiche continentali. Si pone la questione: si riuscirà alfine a trovare qualche soluzione accettabile per l’ingresso dei migranti in Europa? Oppure l’UE chiuderà i suoi confini? La situazione nei diversi Paesi è in piena evoluzione e sono parecchi gli Stati che inaspriscono i criteri per l’ottenimento dell’asilo.
Inoltre, anche se la situazione per quanto concerne gli attentati terroristici in Europa si sia andata attualmente placando, non è ancora noto il pericolo,potenziale rappresentato dai circa 6mila cittadini dell’Unione, che dopo la sconfitta del Califfato hanno fatto ritorno quali guerrieri in Europa. Quanti di loro hanno rinunciato ai metodi terroristici e all’ideologia radicale e hanno deciso davvero di continuare a vivere nell’UE quali cittadini leali che accettano lo Stato di diritto?
Ci sono tutta una serie di questioni di cui bisogna discutere quando si parla della nuova politica europea in materia d’immigrazione. Purtroppo a questo dibattito oggi non partecipa la sinistra. Ma è proprio da questa corrente politica che i cittadini si attendono che impedisca l’ulteriore espansione del razzismo e della xenofobia, frutto del fallimento delle politiche condotte finora. L’Europa e l’Africa devono trovare dei comuni interessi, delle posizioni di fondo chiare, che permettano che in futuro l’immigrazione sia a vantaggio di tutti e non generi pericolose conseguenze di carattere economico, sociale, politico e di sicurezza.

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