
Mladen Šćulac, neopensionato ex comandante della Comunità dei vigili del fuoco della Regione litoraneo-montana – al quale è subentrato da poco Dario Gauš –, ha dedicato tutta la sua vita alla sicurezza e al benessere della comunità. Con decenni di esperienza nel coordinare interventi di emergenza, è stato una figura chiave nella gestione delle crisi e nella tutela dei cittadini. Ora, dopo anni di servizio trascorsi praticamente in prima linea, ha raggiunto nel luglio scorso la meritatissima quiescenza, portando con sé un bagaglio di conoscenze e storie preziose. In quest’intervista che ci ha concesso gentilmente, abbiamo ripercorso assieme soltanto una piccola parte della sua straordinaria carriera, in cui il nostro interlocutore ci ha trasmesso le sue riflessioni relative a questa nobile professione, appunto quella del pompiere.
Presentatosi sorridente all’appuntamento, Mladen Šćulac, classe 1959, ci ha parlato un po’ di tutto: della sua carriera, dei suoi ricordi legati ai vari interventi svelandoci, oltre a curiosi aneddoti, anche tantissime nozioni interessanti sul mestiere di cui si è occupato per tutta una vita. “Gli interventi variano durante l’anno – ha esordito –, e attualmente ci troviamo nella stagione in cui è essenziale assicurare una perfetta pulizia dei camini. Durante il periodo di Capodanno, camini non puliti o costruiti irresponsabilmente possono, infatti, diventare la causa di incendi, che si propagano poi sui tetti”. Per quanto riguarda i roghi boschivi, Šćulac ha evidenziato due periodi di picco: l’estate, in cui gli incendi rientrano tra le notizie più ricorrenti, e quello tra febbraio e marzo. Negli anni di grande siccità, come lo è stato questo 2024, il numero di roghi aumenta notevolmente, in particolare in Dalmazia. “Se ci sono molte precipitazioni, è meglio per noi, poiché il terreno rimane umido e comincia ad asciugarsi solo oltre i 30 gradi”, ha spiegato. Il vento rappresenta un problema significativo, poiché può accelerare la diffusione degli incendi, a seconda della direzione in cui soffia. Anche l’orografia del terreno influisce, rendendo difficile l’accesso per aerei e veicoli. Tra i velivoli utilizzati ci sono i Canadair, capaci di contenere fino a 6.600 litri d’acqua, equivalenti a circa 300 vigili del fuoco, e gli Air Tractor, con una capacità di oltre 3.000 litri, ma più complicati da riempire. Questi mezzi possono coprire fino a 100 metri quadrati di superficie, a seconda delle condizioni del terreno, ci ga raccontato durante il nostro lungo colloquio, che è stato ricco di informazioni preziose, un’opportunità per apprendere nuovi dettagli su un lavoro così cruciale e impegnativo.
E non si tratta soltanto di combattere le fiamme. L’ex comandante ha parlato di come l’umidità sia fondamentale quando si deve circoscrivere un incendio, ma forti piogge possono causare grandissimi problemi in termini di allagamenti, come ha dimostrato l’incidente in via Rački a Fiume di qualche anno fa, dove una persona ha perso la vita essendo stata trascinata dall’acqua sotto un’auto. Le inondazioni improvvise e i forti venti evidenziano le conseguenze dei cambiamenti climatici. È necessario che la società si prepari adeguatamente, investendo in attrezzature e mantenendo un alto livello di prontezza. I vigili del fuoco seguono lezioni quotidiane obbligatorie e si preparano per eventi estivi tramite esercitazioni organizzate dal Governo e dall’Associazione nazionale dei vigili del fuoco. Durante questo periodo, si svolgono attività di prevenzione nei Parchi nazionali e nelle riserve naturali con il supporto delle comunità locali. Il lavoro è incessante e richiede preparazione per interventi che, sebbene incerti, sono inevitabili, ha illustrato Šćulac.

Foto: ŽELJKO JERNEIĆ
Come sono articolate le unità dei vigili del fuoco in Croazia?
“Si articolano in due principali categorie: le Unità dei vigili del fuoco professionisti (JVP) e quelle dei pompieri volontari (DVD). I primi sono, appunto, professionisti che svolgono le loro mansioni a tempo pieno, con turni di servizio 24 ore su 24, mentre i secondi sono volontari che hanno un loro impiego principale, ma che si uniscono ai professionisti in caso di necessità.
In Croazia ci sono in totale 75 JVP, di cui 6 operanti nella Regione litoraneo-montana (Fiume, Abbazia, Crikvenica, Veglia, Lussinpiccolo e Delnice). In un singolo turno di lavoro ci sono solitamente tra i 40 e i 50 pompieri, a seconda del territorio. Oltre alle JVP, la Regione conta anche su 59 DVD distribuiti tra Città e Comuni, che intervengono su chiamata. A livello regionale, ci sono circa 1.200 volontari, un numero che può variare. Il servizio volontario termina al raggiungimento dei 65 anni d’età o prima, se stabilito dal medico per motivi di salute. Questo vale anche per i vigili del fuoco professionisti, che nella nostra Regione sono circa 240. I volontari devono completare un corso di una settantina di ore per acquisire le nozioni di base, mentre per diventare pompieri professionisti è necessaria una riqualificazione e un anno di scuola. L’Unità professionale di Fiume ha la squadra più grande e partecipa a tutte le maggiori operazioni in Regione. I pompieri professionisti godono di una pensione anticipata, mentre i volontari non hanno gli stessi benefici, se non alcuni limitati, che dovrebbero essere migliorati per riconoscere il loro contributo. I volontari dedicano il proprio tempo libero a una causa nobile e dovrebbero essere adeguatamente ricompensati. Durante l’estate, quando la mole di lavoro aumenta, vengono assunti fino a 60 vigili del fuoco stagionali per supportare le operazioni”.
La carriera
“Personalmente – ha proseguito Šćulac – ho lavorato per 21 anni per l’Unità di pompieri professionisti di Fiume, per passare nel 2002 a quella di Abbazia e diventare in seguito, nel 2013, responsabile della Comunità dei vigili del fuoco della Regione, per un totale di 43 anni di servizio. Da bambino desideravo diventare pompiere, ispirato da un vicino di casa. Attraverso i suoi racconti ed esperienze, la mia passione è cresciuta nel tempo. Abbiamo anche una collaborazione con il Prostovoljno gasilsko društvo di Bisterza (Ilirska Bistrica), fondato nel 1886 come noi. Tra i 15 e i 19 anni mi sono dedicato assiduamente a un’altra mia grande passione, il basket, sport che ho praticato a livello agonistico con le giovanili del Kvarner. Dopo il servizio militare a Belgrado e Ćuprija, ho giocato per i club ‘Turnić’ e ‘Opatija’, e nel frattempo lavoravo già come pompiere. Ho terminato la scuola per diventare meccanico e ho partecipato a frequenti incontri con i colleghi di Ilirska Bistrica. A Fiume ero capo turno, mentre ad Abbazia sono stato nominato comandante, e ho guidato anche la squadra dei vigili del fuoco della Regione. Gli inizi, sia a Fiume che ad Abbazia, sono stati accompagnati da una formazione accurata: a Pisino ho frequentato il dipartimento della Scuola superiore di Scienze della sicurezza di Zagabria, dove mi sono diplomato conseguendo il titolo di ingegnere della sicurezza, con specializzazione in Protezione dagli incendi. Ho studiato dal 2000 al 2004, un periodo faticoso perché ha segnato il mio ritorno tra i banchi di scuola, ma caratterizzato da tanto studio di gruppo che ha portato ottimi risultati. Niente si può fare senza un lavoro di squadra”.
Se dovesse pensare ad alcune situazioni vissute, quali episodi le verrebbero in mente? Quali sono i suoi ricordi indelebili?
“Alcuni ricordi sono rimasti ben impressi: uno di questi è Makarska nel 1993, quando siamo corsi in aiuto per spegnere gli incendi boschivi. Partimmo da Fiume con i nostri veicoli. Erano gli anni della guerra e ricordo che ci sparavano addosso.
Un altro ricordo è legato a via Erazmo Barčić nel 1994, ovvero all’edificio in cui opera il Consolato serbo a Fiume. In un rogo andarono distrutti 17 appartamenti e anche la cupola della vicina SMSI prese fuoco. L’incendio durò tutta la notte e riuscimmo a spegnerlo solo all’alba. Fu necessario l’intervento di molte persone, macchinari e attrezzature. La causa fu un corto circuito. Poi, nel dicembre del 1995, ci fu un incendio sulla nave Beta Luck ormeggiata nel bacino portuale fiumano, dove persero la vita cinque marinai, soffocati dai gas tossici”.
Ha mai visto la morte in faccia?
“Sì, una volta, quando a Draga di Laurana entrammo in un edificio e ci imbattemmo in un tubo di acetilene che stava riscaldando una bombola di propano-butano. Scendemmo le scale e trovammo la bombola di propano già deformata dal calore, pronta per esplodere. La presi in mano, la portai fuori sulla terrazza e rilasciai la pressione attraverso la valvola. Ma poteva esplodere in ogni istante”.
Cosa le piace di questo lavoro?
“Indubbiamente, il contatto stretto con la gente e la comunicazione con le persone. È una professione vivace. Se avessi dovuto scegliere un’altra carriera in base ai miei interessi, sarei diventato archeologo, poiché adoro la storia. Tuttavia, il lavoro che ho svolto è stato estremamente interessante per me, e non mi lamento. Mio padre era un poliziotto, quindi siamo rimasti nel mondo delle uniformi. Anche mio figlio è un pompiere dell’Unità professionale di Fiume ed è conduttore di cani da ricerca, che sono cruciali in caso di terremoto perché sono in grado di rintracciare le persone lavorando spalla a spalla con le ruspe. L’unica cosa è che, dopo un certo periodo, devono essere sostituiti, poiché il loro fiuto non regge sempre a lungo sotto sforzo”.
Nel periodo della pandemia di Covid-19 ha guidato la Task force istituita nell’occasione…
“Esatto. Ho fatto parte della Task force regionale che riuniva polizia, pronto soccorso, il CCO di Fiume, la Casa di salute e i vigili del fuoco. Ricordo interminabili riunioni per prendere decisioni volte a prevenire la diffusione del virus, mentre molte persone morivano. Le scelte erano fatte da un punto di vista medico per il bene comune. Noi vigili del fuoco eravamo coinvolti nella distribuzione di mascherine e attrezzature per la disinfezione provenienti dall’Asia, prestando attenzione a non contagiare nessuno. È stato un periodo davvero difficile, durato due lunghi anni”.

Foto: Goran Kovacic/PIXSELL
E il terremoto a Petrinja?
“Il sapere acquisito durante le estati di intervento in Dalmazia, l’esperienza nel procurare attrezzatura all’avanguardia e durante la costante formazione in termini di equipaggiamenti e conoscenze, in quella circostanza si sono mostrate utilissime. Nel caso del terremoto di Petrinja a un’ora dalle prime scosse, eravamo già in viaggio diretti per la Banija. Quando siamo arrivati, ci siamo integrati nel lavoro delle squadre già presenti sul posto e il nostro veicolo di comando ha gestito tutte le comunicazioni, sia telefoniche che quelle via radio, con tutte le squadre dei pompieri a Petrinja, dove è stato fatto un ottimo lavoro. Il team fiumano è rimasto lì per 30 giorni e questo è un indicatore di come gli investimenti nelle squadre dei vigili del fuoco siano risultati proficui. Il primo compito è stato liberare e rimuovere le macerie, dopo di che abbiamo dato una mano anche in altri ambiti”.

Foto: Zeljko Lukunic/PIXSELL
Che cosa, a suo avviso, andrebbe migliorato in quanto a condizioni di lavoro?
“I benefici per i volontari, se non altro per quanto riguarda l’inserimento dei loro figli negli asili nido. Sarebbero, inoltre, necessari spazi più ampi e comodi per l’attività delle varie unità dei vigili del fuoco”.
Quanto ha imparato durante i suoi lunghi anni di servizio?
“Davvero tanto. Ogni esperienza porta a progressi in un determinato ambito e io spero di avere sfruttato al meglio il mio sapere e la mia esperienza contribuendo nel mio piccolo al benessere dei miei uomini”.
Che cosa augura al suo successore, Dario Gauš?
“È una persona istruita, esperta e pronta ad affrontare le sfide. Il ruolo da lui ora ricoperto nella Regione richiede conoscenze operative e organizzative, oltre alla capacità di comunicare con le varie autorità locali, organizzare il lavoro e fornire formazione. Ad esempio, per il costruendo castello di manovra nel Centro di addestramento delle unità d’intervento a Sappiane, è stato necessario superare cavilli burocratici, prestarsi a trattative e motivare le associazioni volontarie. Per lui non sarà facile, ma saprà certamente cavarsela”.
Ora che è in pensione, che realtà lavorativa si è lasciato dietro?
“Un mondo che è cambiato tantissimo dal periodo dei miei inizi ad oggi. Se consideriamo soltanto l’attrezzatura di una volta e quella di oggi, non c’è paragone che regga. Oggi ci sono molti più gadget, tutti utili e ben progettati. Una buona attrezzatura accelera i processi di lavoro e ci rende più protetti”.
E per finire, se la sente di fornirci un consiglio?
“Il fuoco è un buon servitore, ma un cattivo padrone, per cui bisogna sempre stare all’erta e prestare attenzione tentando di prevenire in tutti i modi una possibile tragedia”.
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