
Tra Natale e Capodanno è tempo di bilanci, di somme e di sottrazioni, di confessioni e di propositi per l’anno che verrà. Tra chi lo fa in privato e chi in pubblico, con risoluzioni interiori oppure esibite apertamente sui social, il sindaco è colui che è assolutamente obbligato a sbottonarsi in piazza perché lo deve agli elettori, tanto più che la fine dell’anno questa volta coincide con gli ultimi mesi del mandato in decorrenza dall’estate del 2021. Chiediamo dunque a Filip Zoričić di condividere con i nostri lettori il suo bilancio politico dell’anno e del mandato.
Che cosa lascia in eredità a Pola e cosa promette in caso di rielezione, se ve ne sarà una?
Intanto ribadisco quello che ho già dichiarato altrove: che non ho ancora deciso se ricandidarmi o meno, che lo farò solo in accordo con la mia famiglia e a tempo debito. Ora io non posso giudicare me stesso: il giudizio di un sindaco spetta ai cittadini. Quello che posso affermare di me senza scadere nella soggettività è che ho dato tutto me stesso e che non provo il minimo imbarazzo a un esame di coscienza, perché ho lavorato come è necessario. Ovviamente, chi lavora, sbaglia. Se è così in qualsiasi attività umana, lo è a maggior ragione nel nostro lavoro di amministratori degli affari pubblici, tuttavia credo davvero di aver trasformato l’amministrazione municipale in maniera radicale. Tanto per cominciare, in tre anni e mezzo è entrato in servizio il 30 per cento in più di dipendenti rispetto a quelli che se ne sono andati.
La fuga di cervelli è una critica che le viene mossa in continuazione…
E io vi assicuro che è arrivata gente nuova; non conoscenti, non raccomandati, non “persone della mia cerchia”, ma professionisti con qualifica assunti in sede di bando, perché abbiamo smantellato il rapporto di identità tra partito e amministrazione e abolito il monopolio politico sulle assunzioni. In secondo luogo, si procede nel rispetto della massima trasparenza decisionale e finanziaria. Terzo, la mia comunicazione con i cittadini viaggia attraverso nove canali distinti, non ultimi i Comitati di quartiere. In questo senso c’è stato un cambiamento di paradigma e che anche in mia assenza niente tornerà più come è stato. Quarto, abbiamo assorbito una quantità di contributi europei incomparabile e, quinto, quello che mi sta più a cuore, ci siamo occupati di identità nel senso di consapevolezza collettiva della propria storia delle proprie caratteristiche attraverso l’affermazione di valori fondanti come il bilinguismo, l’antifascismo, il rispetto di ognuno, la stima delle persone della terza età, il dovere nei confronti dei giovani, la considerazione per il retaggio culturale e sportivo con investimenti decisivi in attività quali l’Estate culturale, la Fondazione per lo sport e via elencando. Certo, bisognava fare ancora di più, ma vi assicuro che ne abbiamo fatta di strada nonostante l’ostruzionismo e l’inerzia di una parte ostile dell’apparato burocratico. Sono in pace con me stesso e col mondo e posso guardare in faccia a chiunque perché in tre anni non è emersa nessuna nuova lobby che sia stata in grado di assoggettare i dipendenti pubblici.
Quali sono le politiche che più la riempiono d’orgoglio?
Certamente le politiche sociali e culturali, l’istruzione e l’educazione, ma non escludo il progresso decisivo nella pianificazione strategica: Pragrande, Campo Marzio e Vallelunga sono l’immagine della città del futuro. Recentemente abbiamo avuto il premio alla città che investe più risorse di altre nell’impresa, due anni fa il premio alla città con la migliore qualità della vita, ma direi che siamo anche un’amministrazione che offre all’università nuove opportunità di sviluppo, che ha deciso di coprire le spese dei trasporti pubblici per tutti gli alunni e gli studenti di Pola. Certo che sono orgoglioso di queste scelte politiche, ma sono anche orgoglioso del personale che ha deciso di rimboccarsi le maniche e di restarmi al fianco, fiero dei nuovi arrivati e riconoscente a tutti quelli che non desistono. Per l’approccio “housing first” alla povertà abitativa e l’indigenza estrema, Pola si distingue anche in ambito europeo e non solo nazionale. L’edilizia scolastica vive un momento di risveglio senza pari: asili, scuole elementari e palestre sono in via di costruzione, di progettazione, di ristrutturazione e ampliamento. Chi non chiude gli occhi davanti all’evidenza ci vede bene, gli altri, beh, non importa.
Dopo tre anni l’SDP ha messo in discussione l’appoggio all’Esecutivo annunciando la fine della vostra “luna di miele”. Come risponde?
L’ha dichiarato il collega Gordić ma è un’assurdità. In politica non c’è amore e tantomeno c’è fedeltà vita natural durante. In politica si parla solo di collaborazione nell’interesse pubblico. Sono un sindaco senza partito, senza bocche da sfamare e sono riconoscente ai consiglieri dell’SDP, dell’’HDZ e indipendenti che hanno deciso di remare insieme contro non pochi ostacoli. Vi ricordo che controllo solo quattro consiglieri su 22 e che nonostante tutto abbiamo portato in aula tre Bilanci e tutte e tre le volte abbiamo avuto la fiducia del Consiglio municipale.
Un sindaco senza maggioranza è una novità ma visto che funziona, gli sfidanti cavalcano l’onda. Cosa ne pensa della concorrenza?
Dico che la pluralità di voci in politica è sempre un fatto positivo, ma visto che siamo in odore di elezioni e ci troviamo nell’arena politica, mi consenta un giudizio politico. Mi ritengo responsabile degli ultimi tre Bilanci ma non di quello che c’era stato prima. Possibile che fino al 2021 era tutto rose e fiori? Possibile che non abbiano mai avuto un’obiezione mentre ora se ne escono allo scoperto col sacco pieno di critiche? Possibile che abbiano scoperto la propria vocazione politica solo adesso? Detto questo, torniamo alla questione del pluralismo: è un bene a prescindere e non intendo considerarli avversari, tuttavia spero che la campagna elettorale sia propositiva e non la solita solfa di lagnanze. Vedo che una candidata tira fuori i progetti falliti del 2010 e mi chiedo perché non ha aperto bocca nel 2011, nel 2012 o nel 2013?
Eppure dieci milioni non sono stati impegnati.
Avrei preferito impegnarli, mi creda, ma i bandi di oggi non sono gli appalti di ieri. Concorsi, pubbliche forniture, corsi e ricorsi, la questione dell’affidabilità dei candidati, le attese, le verifiche e le scadenze procedurali allungano la durata delle opere pubbliche fino all’inverosimile e non è un problema nostro specifico, perché tutti gli enti locali sono soggetti alle stesse regole. Ci fossero state le condizioni per procedere spediti, mi creda, sarei stato il primo ad averne tratto un vantaggio. Il Piano delle opere pubbliche è un documento malleabile che dipende da una miriade di condizioni. Mi sono preso la briga di verificare il grado di attuazione dei piani del passato e ho trovato che la Dieta ne ha avuto di peggiori. L’anno prima della pandemia erano fermi al 27 per cento e ora sono i primi a gridare allo scandalo. Ma va bene così perché nonostante i ritardi e l’attesa, Pola è disseminata di cantieri. Vi ricordo che sono in via o in procinto di costruzione scuole, impianti fognari, strade, due asili, lo stabilimento balneare, via della 43ª Divisione istriana, via delle Brigate d’Oltremare. Ma io vi chiedo se è possibile chiudere tre vie di comunicazione contemporaneamente senza mandare in tilt tutta la viabilità. Per cantierare la tangenziale, è necessario riaprire al traffico via Altura, per cantierare via della 43ª Divisione istriana è necessario portare a termine l’intervento alla tangenziale. Come farlo contemporaneamente? Chiudere tutto e viaggiare in elicottero? La pianificazione e la progettazione hanno richiesto il loro tempo. Ad aver avuto i progetti pronti, a quest’ora le opere pubbliche sarebbero belle e costruite, ma non ne ho avuti. Chiunque creda che sia possibile fare in quattro anni quello che non è stato fatto in 20 ha problemi a fare di conto.
La città del futuro?
Non sembra ancora, ma vi assicuro che nei prossimi dieci anni Pola sarà una città diversa, con piazze e strade del centro storico lastricate da via Kandler e via Sergia al Ninfeo, fino alla banchina in Riva, con Vallelunga popolata e operosa, l’isola di Sant’Andrea riqualificata. L’unica incognita, oltre a Musil, è il territorio del cantiere navale che resta sotto il controllo della Repubblica. In questo momento non è ancora possibile asserire con precisione che cosa ne sarà del cantiere, se e in quale misura resterà una zona industriale. Personalmente non vedo ostacoli a un’armoniosa coesistenza tra attività produttive, non solo navali, e una fruizione dello spazio pubblica. La città del 2050 si concepisce adesso e si realizzerà un poco alla volta in quattro o cinque cicli di cinque anni a prescindere dal sindaco in carica.
In chiusura, come valuta la collaborazione con la CNI?
Direi esemplare. Mi sono impegnato personalmente per elevare la presenza e la visibilità dell’italiano in ambito pubblico e penso proprio di averlo fatto in misura di molto superiore rispetto al passato, benché lo Statuto sia sempre stato chiaro in materia. Si pensi alle orazioni in suffragio delle vittime di Vergarolla, si pensi ai bandi, agli inviti pubblici, alle comunicazioni, agli indicatori di fermata e di capolinea sui mezzi pubblici: l’italiano è oggi più presente che mai. Ma quello che mi sta più a cuore è l’accordo preso con l’Unione Italiana circa l’ampliamento della sede scolastica per la SE Giuseppina Martinuzzi. Abbiamo un rapporto di partenariato col preside Luka Brussich e con Marin Corva dell’Unione Italiana, con la Comunità degli Italiani di Pola e una buona collaborazione col vicesindaco in quota CNI Bruno Cergnul. Sono storico e conosco il passato della città, ma ho vissuto in modo emotivo la storia degli italiani di Pola, sia residenti che esuli, solo in questi ultimi anni nel ruolo di sindaco.
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