«Rikordi», un’altra vittima del fallimento di Fiume CEC 2020

L’associazione, nata due anni fa per tutelare il patrimonio storico e culturale della nostra città potrebbe non sopravvivere a questo tribolato 2020. «Ci siamo ritrovati in ristrettezze economiche molto serie», avverte il presidente Goran Sišak

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«Rikordi», un’altra vittima del fallimento di Fiume CEC 2020

L’Unità di crisi nazionale ha permesso la riapertura delle gallerie d’arte, dei musei e dei teatri, ma anche prendendo le dovute precauzioni e rassicurando i cittadini sulla sicurezza della fruizione di contenuti culturali quali mostre, spettacoli e altro, molti amanti dell’arte sono ancora restii a uscire di casa per riprendere gli hobby di sempre. La vita prima del coronavirus sembra un lontano ricordo e la germofobia si è insinuata purtroppo pure tra gli appassionati di arte e teatro. Il lungo lockdown è stato devastante per gli enti culturali della nostra città, che sicuramente impiegheranno mesi, se non anni, per riprendersi dalla crisi. Se le difficoltà sono state enormi e gravi per le istituzioni, a subire il colpo più duro saranno gli organismi minori come le associazioni culturali che contavano sul sostegno delle autorità cittadine o nazionali.
L’associazione Rikordi ha visto nel progetto Fiume CEC 2020 la possibilità di presentarsi al pubblico e lanciare numerosi piani di riscoperta della storia fiumana, ma la pandemia e la crisi che l’ha accompagnata rischiano di portare alla chiusura di questa bellissima iniziativa. Abbiamo chiesto al presidente Goran Sišak di commentare la situazione in cui sta versando l’associazione e di illustrarci che cosa si sta facendo per salvarla e farla sopravvivere.
Piani per uscirne
“Rikordi è nata nel 2018 con l’intento di preservare e studiare il patrimonio culturale di Fiume e del circondario – illustra Sišak –. Ci siamo prefissi l’obiettivo di aprire un piccolo museo dedicato ai temi storici fiumani di carattere non esclusivo. Volevamo coinvolgere tutti i cittadini interessati e farli partecipare alla creazione delle mostre. Con questo proposito all’inizio dell’anno abbiamo aperto una piccola galleria in via Adamich, che doveva rappresentare uno spazio artistico alternativo e fuori dagli schemi. La pandemia da Covid-19, però, ci ha costretti a rivalutare la cosa. All’apertura sono seguite un paio di mostre e poi abbiamo dovuto chiudere, sospendere tutte le attività, gli incontri e le solite riunioni. In questo momento ci teniamo in contatto tramite i social e stiamo iniziando a proporre dei piani per l’uscita da questa difficile situazione“.
Per quanto riguarda gli ultimi mesi, Sišak spiega che le condizioni sono cambiate enormemente per tutti, quindi anche l’associazione Rikordi deve ora fare i conti con le nuove misure in vigore. “Il mondo si è fermato – si rammarica il presidente – e col mondo ci siamo fermati pure noi. Tutti i piani che avevamo fatto sono stati cancellati o dovranno subire modifiche significative per adeguarli a questa nuova normalità che ci aspetta. Siamo stati informati del fatto che l’intero progetto CEC è saltato, ovvero la quantità di programmi è stata ridotta all’osso e come conseguenza di tale decisione ci è giunto il comunicato ufficiale che il progetto per il nostro Museo, che doveva rientrare nelle iniziative civili della Capitale europea della Cultura, è stato cancellato”.
Legati a Rijeka 2020
Il duro colpo inferto dalle autorità cittadine alla piccola associazione culturale fiumana forse verrà mitigato dall’entusiasmo dei volontari, ma per il momento la situazione è ancora estremamente incerta. Il problema principale è legato proprio alla crisi della società Rijeka 2020, alla quale era legata pure l’attività dell’associazione.
“L’inserimento nei programmi di CEC 2020 ci ha dato una certezza finanziaria che ci ha spinti ad aprire la galleria in via Adamich, ma una volta che questo sostegno è venuto a mancare ci siamo trovati in ristrettezze economiche molto serie. Essendo un’associazione no profit, non possiamo far fronte a un affitto in centro città soltanto con le entrate degli abbonamenti, per non parlare degli importi delle bollette. Non possiamo nemmeno più contare sull’arrivo di turisti o sulla vendita di souvenir realizzati dai nostri membri. Quindi devo essere sincero e dire che tutti i nostri piani sono stati rimandati a tempi migliori. Nel frattempo però ci siamo dati alla digitalizzazione del nostro archivio che prossimamente verrà presentato sulla nostra pagina Facebook”.

Il presidente dell’associazione, Goran Sišak

In attesa di un’ancora di salvezza
Per salvare l’associazione e permettere la realizzazione di parte dei progetti, la direzione si è rivolta alla Città di Fiume chiedendo un sostegno finanziario che per il momento non è ancora arrivato.
“Abbiamo inviato alle autorità una richiesta formale di aiuto per il pagamento dell’affitto per quest’anno e stiamo ancora aspettando una risposta. Tale sostegno ci permetterebbe di portare a termine parte del programma pianificato nonostante l’incertezza di questo periodo”.
Il presidente dell’associazione si è soffermato pure sulla situazione generale nel settore della cultura durante la pandemia e ha confermato le difficoltà vissute anche da altri enti, i quali hanno dovuto rinunciare ad altrettanti progetti interessanti e propositivi. Pure per quanto riguarda i finanziamenti Sišak non si fa illusioni e conferma che in futuro saranno ridotti al minimo. Il domani è incerto per tutti e moltissimi cittadini stanno aspettando la seconda ondata del virus che darà il colpo di grazia alla cultura e all’economia. D’altra parte, la paura del contagio costringe a casa migliaia di persone che solitamente avrebbero visitato mostre e musei. È un vero peccato, conclude il nostro interlocutore, non aver potuto sfruttare al massimo il potenziale di questo 2020 e fare di Fiume un nuovo centro culturale e turistico d’Europa.

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