Fiume e Trieste sono due città molto simili e al tempo stesso molto diverse. Un leitmotiv destinato a riproporsi anche nel 2020. Simili perché entrambe saranno Capitali europee, diverse perché la prima della Cultura e la seconda della Scienza. Data la storia che lega le due realtà e soprattutto il grande appuntamento del prossimo anno, vien da sé la necessità di creare un ponte tra il capoluogo quarnerino e quello giuliano. Un primo collegamento è stato fissato l’altro ieri a Trieste dove è stato siglato un memorandum d’intesa tra la Fondazione Internazionale Trieste per il Progresso e la Libertà delle Scienze, la società Rijeka 2020 e l’Università degli Studi di Fiume. Ieri, invece, è andato in scena il bis, ma a parti invertite. Questa volta sono stati i partner fiumani ad accogliere gli ospiti triestini. La cerimonia della firma si è tenuta nel Campus universitario di Tersatto.

Distanti solamente 70 chilometri

Paolo Palminteri, Paolo Polidori, Adriano Chiodi Cianfarani e Maurizio Fermeglia. Foto Željko Jerneić

“Stiamo collegando la cultura da un lato e la scienza dall’altro – ha rimarcato la rettrice Snježana Prijić Samaržija prima di apporre la propria firma sull’accordo –. I due principali appuntamenti europei del 2020 si terranno in due città distanti solamente 70 chilometri l’una dall’altra. Pertanto capite bene che non sfruttare quest’opportunità per collegarci gli uni agli altri sarebbe stata una grandissima occasione mancata, a maggior ragione partendo dal presupposto che tra i nostri due Atenei da anni intercorrono proficui rapporti di collaborazione. Non vogliamo limitarci solamente a unire Fiume e Trieste, ma a estendere la collaborazione anche oltre, di modo da rafforzare le relazioni tra Croazia e Italia, con l’obiettivo di creare valore aggiunto in Europa attraverso la cultura e la scienza”.
Il memorandum formalizza di fatto i rapporti pluriennali di collaborazione tra le due città, oltre a stabilire tutta una serie di iniziative in programma nelle agende di CEC ed ESOF, offrendo di conseguenza la possibilità a scienziati e ricercatori fiumani di prendere parte alle attività di ESOF e, viceversa, agli attori della scena culturale triestina di essere protagonisti a CEC.

Linguaggio universale

Foto di gruppo dopo la firma dell’intesa

“La scienza e la cultura sono un linguaggio universale e inclusivo che a mio modo di vedere devono essere il modello per quella che dovrà essere l’Europa in futuro – ha aggiunto il presidente della Fondazione Internazionale Trieste, Stefano Fantoni –. La concomitanza dei due appuntamenti rappresenta un momento straordinario in cui dimostrare l’enorme potenzialità di questo territorio e per far vedere all’Europa quanto siamo importanti. Il 2020 non è un punto d’arrivo, bensì un punto di partenza”.

La nota «diplomatica»

La cerimonia aveva anche una nota “diplomatica” dovuta alla presenza dell’Ambasciatore della Repubblica italiana in Croazia, Adriano Chiodi Cianfarani, e del Console generale d’Italia a Fiume, Paolo Palminteri.
“Più che un punto di partenza – spiega Chiodi Cianfarani, ricollegandosi alle parole di Fantoni –, il 2020 rappresenta uno snodo cruciale per un’ulteriore crescita dei rapporti tra i due Paesi. L’anno prossimo la Croazia presiederà il Consiglio dell’UE, che rappresenta una tappa molto importante, e l’Italia è lieta di sostenere la presidenza croata nel quadro delle eccellenti relazioni che esistono tra i nostri due Paesi”, ha concluso l’Ambasciatore. Presente alla cerimonia anche Paolo Polidori, vicesindaco di Trieste.
Successivamente la direttrice dellla società Rijeka 2020, Emina Višnić, la responsabile del progetto “Il vicinato Campus”, Rajka Jurdana Šepić, e Stefano Fantoni, hanno tenuto una breve presentazione dei principali programmi e attività che rientrano nell’ambito dei progetti CEC ed ESOF.

Maurizio Fermeglia: «Operare in sinergia»

l rettore dell’Università degli Studi di Trieste, Maurizio Fermeglia. Foto Željko Jerneić

Nella delegazione ospite c’era anche il rettore dell’Università degli Studi di Trieste, Maurizio Fermeglia, il quale sta contando le ultime settimane alla guida dell’Ateneo dato che il suo mandato scade il prossimo 31 luglio.
“Abbiamo il dovere di avvicinare la scienza e la cultura in modo tale da affrontare con maggiore efficacia tematiche globali molto complesse, come ad esempio la scarsità di cibo e d’acqua, piuttosto che i cambiamenti climatici. Sono problemi che hanno un forte impatto sociale ed economico e non possono venire risolti esclusivamente mediante la scienza e la ricerca. Ecco perché noi ricercatori abbiamo bisogno dell’apporto della cultura”, ha sottolineato il numero uno dell’Università triestina.

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