Cec 2020. Galway, «gemella diversa» di Fiume

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Cec 2020. Galway, «gemella diversa» di Fiume

Ha avuto luogo sabato sera, 8 febbraio, l’evento conclusivo della settimana inaugurale di Galway, Capitale europea della Cultura 2020, titolo condiviso con Fiume. Alla stregua del capoluogo quarnerino, anche la capitale della Provincia di Connacht – la più occidentale delle province della Repubblica d’Irlanda – ha preso in mano la staffetta culturale europea il 1º febbraio, ma la controparte irlandese ha deciso di coinvolgere nell’inaugurazione tutto il circondario ed estendere l’evento nel corso di un’intera settimana.
La manifestazione è iniziata nella città di Clifden, con la Festa del suono e delle fiamme e una processione. È continuata poi nei giorni successivi ad An Spidéal, Tuam, Ballinasloe, Portumna e Athenry. L’evento centrale coinvolto il centro cittadino di Galway, più precisamente il South Park, un promontorio che si affaccia direttamente sul mare. All’evento hanno partecipato batteristi, cantori e, secondo quanto annunciato, tanto, tanto fuoco. La cerimonia, pianificata come una celebrazione delle tradizioni di Galway e dell’Irlanda, è finita con una grande e teatrale esplosione di suono e di fuoco. Sette sfere in acciaio, ognuna rappresentante i comuni della Provincia e la loro storia, sono state  trasformate dalle fiamme in gigantesche sfere lucenti che hanno illuminato la baia di Galway. Le famose barche da pesca con le vele rosse, tipiche di Galway, note come “prostitute di Galway”, si sono unite allo show nella baia. All’inaugurazione ha preso  parte anche il presidente irlandese, Michael D. Higgins.
Il più grande evento culturale della storia
Alla cerimonia è stata presentata in anteprima una nuova opera di Louis de Paor, uno dei più celebri poeti irlandesi; “A Call to Ireland” è stata appositamente creata per l’anno di Galway come Capitale europea della Cultura, a leggerla saranno le voci di Caitlin Ní Chualáin, Olwen Fouéré, Bríd Ní Neachtain, Stephen Rea e Naisrín Elsafty.
Galway 2020 è il più grande e complesso evento culturale mai realizzato in Irlanda: comprenderà oltre 1.900 eventi in 154 progetti, 170 partenariati e collaborazioni con artisti e organizzazioni culturali locali, nazionali, europei e internazionali, di oltre 30 Paesi. In onore delle tradizioni irlandesi, il programma annuale si basa sulle quattro stagioni del fuoco dell’antico Calendario Celtico: Imbolc, Bealtaine, Lughnasa e Samhain. Imbolc segna l’inizio dell’anno a venire, Beltane sarà una festa dei sensi, Lughnasa celebra il senso di comunità e Samhain riflette su ciò che è stato e ciò che verrà. I temi proposti sono il paesaggio, la lingua e le migrazioni. L’elemento linguistico è molto importante per la popolazione di Galway, in quanto questa rappresenta il 47% del numero totale delle persone in Irlanda che parlano ancora il Gaeilge, ovvero la lingua irlandese, oggi a rischio di estinzione.
La pioggia come elemento identitario
Anche se spesso il capoluogo quarnerino viene ricordato come la città della pioggia, l’Irlanda in questo caso ha probabilmente qualche litro per metro quadrato di vantaggio: in tale misura la pioggia fa parte della cultura irlandese che si è meritata pure una manifestazione tutta sua, “Spero che piova” (Hope it rains), che si pone l’obbiettivo di rendere Galway resistente alle intemperie e al clima. Per tutto il 2020 sono previste opere d’arte e performance attivate dal maltempo, comprese le installazioni con ombrelli rotti e un Festival all’aperto – Bad Weather Play Date – che offre pittura con la pioggia, cucine di fango, pozzanghere e altro ancora.
Un viaggio teatrale con Gilgamesh, la più antica storia scritta della storia dell’umanità, adattata da Marina Carr, sarà lo spettacolo che avrà luogo in tre fasi (a marzo, aprile e giugno), che dovrebbe segnare l’avvicendarsi delle stagioni.
In scena la storia della lingua
La storia della lingua irlandese viene presentata come un’esperienza teatrale immersiva in Sruth na Teanga, della compagnia teatrale irlandese Branar Téatar do Pháistí. Combinando musica, marionette, animazione, tecnologia digitale interattiva e performance dal vivo, le forze e i paesaggi che hanno modellato il Gaeilge sono evocati in questa interpretazione poetica adatta per adulti e bambini di età pari o superiore agli otto anni. Nell’ambito della celebrazione dell’8 marzo, la scrittrice Margaret Atwood sarà in città per parlare della sua carriera e del suo ultimo romanzo, The Testament. L’evento della femminista canadese, che ha già registrato il sold-out, fa parte di un programma di eventi legati all’8 marzo che dura tutto il fine settimana e che include anche l’autrice di Belfast, Jan Carson, vincitrice del premio dell’UE per la letteratura del 2019, che si presenterà a un dibattito con la poetessa locale Elaine Feeney.
Opere da record
A marzo l’artista finlandese Kari Kola illuminerà le montagne della Connemara nel tentativo di creare una delle più grandi installazioni luminose del mondo. La performance fa parte del progetto La bellezza selvaggia (Savage beauty) e coincide con i festeggiamenti di San Patrizio. L’artista multidisciplinare Laurie Anderson esplora immagini, linguaggi e codici in All the Things I Lost in the Flood (Tutte le cose che ho perso nell’inondazione), una serata intima che si terrà nella chiesa di San Nicola, in cui condividerà i suoi processi creativi. L’altro progetto della stessa autrice consiste nella collaborazione con l’artista dei new media Hsin-Chien Huang al Mick Lally Theater, un’esperienza full immersion di 30 minuti che simula una camminata sulla superficie lunare.
Le pecore protagoniste
Tra i programmi consigliati dai media irlandesi anche il Baa Baa, concepito come un insieme di 11 eventi che celebrano tutto quello che è connesso alle pecore. Si svolgerà da maggio a giugno e comprende una mostra internazionale di arazzi, un simposio di due giorni con relatori provenienti dai settori agricoltura, ricerca, design ed ecoinnovazione; e ancora un banchetto a cura della chef stellare Enda McEvoy e un evento speciale in cui le imbarcazioni tradizionali galweyane salperanno per portare lana sulla vecchia rotta mercantile da Kinvara a Claddagh.
La compagnia teatrale Druid intraprende un tour su larga scala che presenta alcune delle grandi opere teatrali irlandesi del XX secolo tra cui On the Outside di Tom Murphy, The Rising of the Moon di Lady Gregory e A Pound on Demand di Sean O’Casey. Le esibizioni si svolgono in tutta la regione di Galway da Portumna a Clifden a Inis Meáin dal 7 maggio al 5 luglio.
Sport per tutti
Gli irlandesi hanno pensato pure all’attività fisica nell’anno della cultura. Nel fine settimana dal 15 al 17 maggio ci sarà un weekend di sport con un torneo di street basket in formato 3×3 fino a 21 punti, basket su sedia a rotelle e workshop di skateboard, breakdance e parkour.
A novembre, invece, la Capitale della Cultura affronterà un periodo molto difficile della storia del Paese. Nighthouse Studio, guidato dall’artista statunitense Elaine Buckholtz, ricorderà la vita di madri e bambini che sono stati oggetto di abbandono istituzionale e abusi dal XVIII al XX secolo. Il suo lavoro utilizza video e luce, in relazione a forme scultoree, stampe digitali e siti preesistenti e sotto la copertura dell’oscurità.
Anche i ricchi… piangono
Non tutto fila liscio dal punto di vista finanziario a Galway. L’azienda che gestisce il progetto di CEC 2020 ha chiesto un anticipo di 2,5 milioni di euro dai bilanci del 2021 e 2022 per poter chiudere i finanziamenti necessari per portare a termine la manifestazione. La risposta del Consiglio comunale è stata posticipata a tardo febbraio, ma secondo quanto viene pubblicato dai media locali l’approvazione è incerta. La Città ha già elargito 6 milioni di euro per il progetto, la Regione ulteriori 4, mentre il Ministero della Cultura si è fatto avanti con 15 milioni di euro. Il che fa in totale 25 milioni dalle casse pubbliche, ma la cifra è di quasi 15 milioni in meno del costo complessivo previsto per la kermesse. Dalle casse di sponsor privati la società ha raccolto 480.000 euro, mentre il target è stato fissato per 7 milioni di euro. Da notare, dunque, che i soldi per il settore culturale sono un problema anche nei Paesi più ricchi del Vecchio continente, ma almeno i bilanci sono aperti al dibattito pubblico.

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