«Una passeggiata nella storia»

In occasione delle celebrazioni per il Giorno del ricordo la 3F della «Italo Svevo» di Trieste è stata premiata con una menzione speciale dal presidente Sergio Mattarella per il lavoro di ricerca sul quartiere di Chiarbola

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«Una passeggiata nella storia»
La 3F della "Italo Svevo" di Trieste. Foto Silvia Buttò

Si dice che assieme ai ragazzi si possa affrontare qualsiasi tematica, a patto che si usi un linguaggio a loro congeniale. Affermazione vera, ma come si fa a trattare le complesse vicende dell’esodo giuliano-dalmata, delle foibe e del confine orientale con una scolaresca di terza media? La risposta ce la offrono i ragazzi della 3F della Scuola secondaria di 1.mo grado “Italo Svevo” di Trieste, guidati dalla professoressa di lettere Silvia Buttò, i quali hanno partecipato al concorso nazionale “10 febbraio” indetto dal Ministero dell’Istruzione e del Merito della Repubblica italiana, ottenendo una menzione speciale. Il tema di quest’anno “Nel marmo e nel bronzo. Itinerari storici in luoghi e spazi urbani delle città italiane alla ricerca della memoria delle terre della Frontiera Adriatica”, sembrava cucito addosso alla “Svevo”, edificata nel quartiere di Chiarbola, di cui una parte è soprannominata villaggio istriano. Chi conosce Trieste sa che nella zona sorge una miriade di vie con i nomi delle città istriane, come via dell’Istria, via Capodistria, via Pola e così via… Toponimi legati inesorabilmente alla penisola che si staglia nell’Alto Adriatico. Ma perché in quel rione c’è una tale concentrazione di vie e strade con i nomi di paesi e città istriane?

La prof.ssa Silvia Buttò con 4 alunni al Quirinale. Foto Silvia Buttò

I ragazzi della 3F si sono dedicati proprio a questo lavoro di ricerca, esaminando l’archivio del Piccolo, quello di Stato di Trieste e quello fotografico online dwi Musei civici di Trieste per ricostruire la storia del quartiere. Grazie ai loro studi hanno scoperto che molti edifici furono costruiti per accogliere gli esuli istriani stanziati nella zona, che finalmente poterono abbandonare i campi profughi per sistemarsi nelle loro nuove abitazioni.

Fonti e testimonianze

Oltre allo studio e alle ricerche, gli alunni hanno raccolto le testimonianze di chi abita nella zona. “Diversi ragazzi sono discendenti di istriani, hanno così avuto la possibilità di parlare con i nonni o con gli zii e farsi raccontare la storia della loro famiglia – ci spiega la professoressa Silvia Buttò –. In seguito al confronto tra fonti e testimonianze abbiamo scritto il racconto ‘Una passeggiata nella storia’, dove il protagonista è un ragazzino di nome Carlo, il quale frequenta la prima media e viene accompagnato a scuola dalla nonna. Lungo il percorso tutte le strade hanno il nome di località istriane, a lui conosciute come posti di villeggiatura, iniziando a chiedersi il perché di quei toponimi. La nonna allora gli parla in modo semplice dell’esodo giuliano-dalmata e delle vicende che hanno plasmato quegli anni e all’interno del suo racconti inserisce pure la storia del quartiere di Chiarbola. La voce narrante della nonna ripercorre i frutti delle ricerche e delle interviste raccolte dagli alunni della 3F, raccontando l’esperienza dei campi profughi, l’entrata nelle case nuove, facendo prendere consapevolezza a Carlo, ma anche agli stessi allievi, del significato molto più profondo che si nasconde dietro a quei toponimi e del perché si trovano proprio lì”.

Un lavoro originale e coinvolgente che è valso alla classe la menzione speciale e la partecipazione alla cerimonia dedicata al Giorno del Ricordo al Quirinale, alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara. In questa occasione quattro ragazzi della 3F accompagnati dalla professoressa Silvia Buttò hanno raggiunto Roma per assistere alle celebrazioni e visitare il Quirinale. “Non è stato facile scegliere i ragazzi, tanti erano motivati dal progetto, chi è venuto a Roma è stato molto toccato ed emozionato – spiega la docente di lettere –. Mi ha fatto piacere vedere la loro consapevolezza delle istituzioni e dell’importanza del progetto. Non è una cosa scontata, ma i ragazzi si sono fatti coinvolgere sia dalle storie raccolte, sia dalla situazione che si è creata”.

La giusta importanza

Le vicissitudini che hanno travolto l’Istria nel secondo dopoguerra rappresentano pagine di storia tragiche che per molto tempo sono state relegate nel dimenticatoio, ma che negli ultimi anni stanno ritrovando l’importanza e la dignità che meritano. “Per i ragazzi lo studio della storia è spesso noioso e lontano da quelle che possono essere le loro esperienze – ammette Silvia Buttò –. Cerco quindi di sfruttare tutte le occasioni per fare capire loro che la storia ha plasmato anche le loro vite e ha influito sulle esperienze delle loro famiglie”.

Un progetto valido per far comprendere ai ragazzi la complessità del confine orientale, ma allo stesso tempo per spiegare il legare inscindibile che esiste da sempre tra Trieste e l’Istria, due realtà complementari che a un certo punto della storia si trovarono divise da una linea chiamata confine.

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