Roberto De Bernardis, un istriano in Trentino

A colloquio con un esule polese dopo una delle tante visite alla città natale. «Ogni ritorno è commovente e pieno di patos»

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Roberto De Bernardis, un istriano in Trentino
Roberto a una delle tante conferenze sulla storia della terra istriana. Foto:

Incontriamo Roberto De Bernardis durante il suo viaggio di rientro a Trento con la consorte Antonia. È partito da Pola dopo un ultimo sguardo al mare di Promontore, dopo aver salutato i concittadini presenti al raduno dell’Associazione Italiani di Pola e dell’Istria – Libero Comune di Pola in Esilio con la sua presidente Graziella Cazzaniga Palermo. Ore di macchina per raggiungere le montagne del Trentino. Ma sul lago di Caldonazzo lo attende il suo impegno con la società velica e la barca è ormeggiata sulla riva. Non è il mare, ma veleggiare è un piacere infinito e il vento è amico.

Un momento del Raduno dei “Polesani” nella loro città

Gli arrivi e le partenze fanno parte del vissuto dei viaggiatori e dei vacanzieri, ma per chi appartiene al mondo dell’esodo è un’esperienza diversa… La rotta a sud è uno sguardo alla famiglia rimasta. Come vivi questi momenti?
“È sempre molto commovente e pieno di patos. Pola non è solo la città dove sono nato, ma è anche una radice fondamentale della mia vita: i miei avi sono tutti istriani da molte generazioni. Il legame è forte e fa anche male sentirsi stranieri in casa propria o meglio essere considerati stranieri. Poi oggi posso dire di avere altre due radici: quella genovese, dove ho vissuto infanzia e adolescenza, con amicizie che durano ancora oggi e compagni di scuola con cui mi riunisco una volta all’anno e infine quella trentina, incontrata perché l’unica facoltà di Sociologia in Italia era a Trento, ma diventata la mia famiglia con una moglie trentina doc e due figli nati e cresciuti qua.
A Pola ci torniamo ogni anno ritrovando i parenti rimasti, quelli che tornano come noi da varie parti d’Italia e dagli Stati Uniti. Passiamo bei momenti di comunione raccontandoci delle nostre vite con la lingua che non abbiamo mai perso, l’istro-veneto”.

Pola è una meta da raggiungere ma anche un impegno durante l’anno. La tua attività all’interno dell’ANVGD dura da una vita, che cosa rappresenta per te?
“Ho partecipato alla vita dell’ANVGD con fasi finché ero ragazzo. A Trento invece ho sostenuto con più impegno l’associazione sia aiutando a svolgere le iniziative pubbliche sia per i nostri incontri conviviali, prima come semplice socio, poi come membro del Comitato esecutivo e adesso, ma da molti anni, come pdel Comitato trentino”.

Quali obiettivi persegue la vostra associazione?
Lavoriamo molto sul tema della memoria sia organizzando incontri pubblici sulla storia del confine orientale sia sulla cultura e sulla lingua delle nostre terre d’origine e anche momenti conviviali in occasione del Natale e della Pasqua con le nostre socie e i nostri soci. Abbiamo organizzato ogni anno, prima del Covid, gite in Istria aperte a tutti per farla conoscere sia dal punto di vista dell’ambiente sia storicamente sia culturalmente ottenendo sempre ottimi riscontri. Naturalmente l’impegno più importante è il Giorno del ricordo”.

Mantenete rapporti stretti con varie realtà, museali e di ricerca storica. Che cosa portano al vostro impegno?
“Tutto quello che realizziamo è anche frutto di sinergie importanti. I Comuni di Trento e Rovereto, la Provincia Autonoma di Trento, la Sovrintendenza scolastica, la Fondazione Museo Storico del Trentino sono partner fondamentali che forniscono supporti per la logistica, la comunicazione, gli apporti storiografici, il sostegno per le spese. Facciamo anche parte del “Forum Trentino per la pace e i diritti umani” del Consiglio provinciale che ci consente di dialogare anche con tutte le associazioni che vi aderiscono in una rete molto ampia di carattere provinciale”.

Sulla presenza delle tabacchine istriane, fiumane e dalmate a Rovereto bisognerebbe aprire una parentesi a parte. Ma possiamo fare una sintesi di come la loro storia si lega alla città e vi coinvolge?
“A Rovereto un anno fa, la mostra realizzata dal Laboratorio di Storia di Rovereto sulle tabacchine ha messo in evidenza il rapporto stretto delle esuli da Rovigno, Pola e Pirano con la fabbrica tabacchi di Rovereto. Molte socie e soci ANVGD del Trentino hanno collaborato alla riuscita della mostra con foto e ricordi di quanti avevano, dei loro parenti, lavorato nella Manifattura tabacchi. È stato anche il momento per far conoscere il difficile inserimento dei profughi istriani nel tessuto lavorativo e sociale del Trentino mettendo in evidenza il ruolo attivo e importante di queste persone nello sviluppo sociale e culturale del Trentino”.

Raduni e attività in Trentino sono due momenti diversi eppure tutti e due da stimolo. Quali analogie, quali differenze?
“Purtroppo non c’è molta partecipazione degli esuli residenti nel Trentino ai raduni promossi dal Libero comune di Pola in esilio, dalle varie famiglie dalmate, fiumane, pisinote, rovignesi, ecc. Qualche volte partecipo come semplice polesano alla commemorazione di Vergarolla a Pola o come adesso all’incontro del Libero Comune di Pola, perché mi trovo in loco, anche se trovo molto utile e significativo che i raduni si facciano proprio nei nostri comuni di origine. Forse bisognerebbe impegnarsi di più a sollecitare la partecipazione dei nostri soci e socie e a coinvolgere di più la popolazione locale”.

La scrittura è stata per te mestiere e passione, giornalismo, prosa, poesia. Forme distinte o un unico percorso?
“Sono modi diversi per sondare la realtà e se stessi cercando di raccontare fatti, emozioni, storie di uomini e donne. Ho scritto, realizzato programmi radiofonici e televisivi, sui temi ambientali, sui diritti civili, sugli aspetti più problematici della nostra società. Ho anche pubblicato diversi articoli per quotidiani locali e periodici sulla mia storia familiare con il lungo peregrinare da Pola al campo di smistamento di Udine sino al campo profughi di Altamura, là dove chiusi all’interno di una struttura militare, in un’aperta e brulla campagna, dove s’erano persi il colore e il profumo del nostro mare, la vista dell’Arena. Il futuro appariva arido come quel terreno e privo di speranze, anche se noi bambini in quella terra polverosa giocavamo ignari”.

In questi anni hai raccolto anche le testimonianze degli esuli, qualche esempio emblematico?
“Alcuni anni fa ero stato invitato nel Comune di Ville d’Anaunia per un incontro pubblico sul tema delle foibe e dell’esodo e al termine un signore si è avvicinato e mi ha raccontato di essere originario di Lussino, esodato negli Stati Uniti; là si era sposato con una signora di origine trentina, andati in pensione si erano trasferiti nella Val di Non nel suo paese: una storia commovente fatta di fatiche, di nostalgia di Lussino e degli USA e di quei figli che vivono lontano. Mi ha poi raccontato in dettaglio il suo percorso e si è iscritto all’ANVGD”.

Roberto bambino con la madre e il fratello più piccolo

Per la vostra attività l’ANVGD è stata insignita di un riconoscimento importante, ce ne vuoi parlare?
“Nel 2021 la Provincia Autonoma di Trento in occasione del 10 febbraio, Giorno del Ricordo, ha voluto insignire l’ANVGD del Trentino della sua massima onorificenza: l’Aquila di San Venceslao. La cerimonia, allora con le mascherine, causa Covid, si è svolta nella prestigiosa sala Depero del palazzo della Provincia alla presenza delle autorità civili e militari, degli organi di informazione e di una delegazione del nostro Comitato. Le motivazioni esposte dal presidente della Provincia riguardavano il ruolo svolto dall’ANVGD nel preservare la memoria di quanto accaduto in Istria, Fiume e Dalmazia con una costante attività di informazione e formazione della popolazione trentina e dei giovani e per il contributo dato dagli esuli nello sviluppo culturale, economico e sociale del Trentino. Siamo molto orgogliosi di questo riconoscimento che premia il nostro lavoro”.

Spesso si ragiona su incontri che coinvolgano tutte le sigle associative, pensi sia ancora possibile?
“Lo auspico. Penso sarebbe utile e produttivo un coinvolgimento di tutte le associazioni evitando sterili polemiche ma pensando di più al futuro”.

Dopo di noi quale memoria, quali prospettive?
“È difficile fare pronostici anche perché i testimoni diretti di quella stagione tragica stanno piano piano, per il ciclo naturale della vita, lasciandoci. Guardo con interesse a ciò che sta accadendo a Gorizia che con Nova Gorica saranno Capitale europea della cultura nel 2025, ma temo anche il ritorno di nazionalismi chiusi ed escludenti. Il futuro è tutto da costruire ed è una sfida entusiasmante che dovremo affrontare con coraggio, onestà intellettuale, coerenza e rispetto reciproco”.

Il riconoscimento della Provincia all’ANVGD di Trento

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