
Sulla retro-copertina della Voce di Fiume – la rivista bimestrale dell’AFIM – c’è la firma di Held con il suo gatto alla ricerca di un nome. Quando alla riunione dell’Ufficio di Presidenza dell’Associazione Fiumani Italiani nel Mondo è stata lanciata l’idea di un fumetto, uno dei consiglieri giovani, Massimiliano Grohovaz, ha subito proposto: “chiediamolo a Valerio Held”. “Quello dei fumetti Disney?”. “Sì, proprio lui”. Topolino, Paperino e tanti altri personaggi legati alla sua matita. È stato interpellato e il progetto è decollato.
Con una premessa sull’importanza di coinvolgere nel mondo associativo intellettuali che possono aiutare ad evolvere il messaggio di conoscenza della storia dell’esodo in vari modi, anche attraverso il disegno che rimane, soprattutto per le giovani generazioni, un veicolo di interazione importante, immediatamente intelligibile, divertente. Per chi già si muove nel mondo del fumetto, Held è un nome di prestigio, famoso tra gli amanti dei personaggi Disney.
Ma per chi è estraneo a questo mondo, chi è Valerio Held?
“Valerio è stato un bambino curioso – risponde in terza persona, descrivendosi con la medesima verve dei suoi disegni – e da sempre appassionato di disegno e di fumetti che in casa non mancavano. Di conseguenza un uomo completamente rapito da questa passione da farne la sua professione”.
Nascere a Venezia è stato d’ispirazione?
“Sì, sicuramente, Venezia è stata una fucina di artisti del settore, Dino Battaglia, Hugo Pratt, i fratelli Miro ed Ennio Missaglia, Bruno Maraffa, Ivo Pavone, Romano Scarpa, Luciano Gatto, ecc, tutti con storie incredibili. Direi, il luogo giusto per cominciare”.
Quando hai scelto di frequentare il Liceo Artistico quali erano i tuoi progetti?
“Quando sono arrivato al Liceo avevo già cominciato a frequentare lo studio di Miro Missaglia – lo ricordiamo in Tex o Rin Tin Tin, tanto per citare opere da lui firmate – pur non lavorando ancora, desideravo frequentare l’Accademia, ma per motivi familiari ho dovuto rinunciare, però il fine era quello: di fare il fumettista”.
Che cosa ha rappresentato l’incontro con Luciano Gatto? Nella sua biografia si legge: fra i principali disegnatori di fumetti Disney italiani. Dal 1957 al 2019 ha collaborato con la rivista Topolino, realizzando oltre 500 storie in più di sessant’anni di attività, oltre ad altre serie a fumetti pubblicate in Italia e all’estero…
“L’incontro con Luciano Gatto ha determinato la svolta, è stata la scintilla per cominciare a trasformare una passione in una professione, sono stati anni davvero molto belli ed emozionanti. Luciano l’ho sempre considerato un secondo padre”.
Com’erano i tuoi primi fumetti?
“Le prime ‘prove’ al mio occhio inesperto sembravano ottime, ma non lo erano! E Luciano correggeva spesso i miei disegni…”.
Il libro e il fumetto, due generi, due modi per raccontare una storia. Un fine unico, arrivare al lettore. Tu come ci riesci?
“Beh, lo stile Disney possiede una forza di attrazione notevole di per sé, noi non facciamo che imitare i canoni, vale a dire chiarezza, morbidezza, semplicità non banalizzata e comicità”.
Ogni fumettista ha un suo marchio di fabbrica, come si riconosce Valerio Held?
“Bella domanda… non ho un simbolo preciso che mi rappresenti, credo sia una ricerca di chiarezza grafica e una buona dinamicità nella recitazione dei personaggi… almeno credo…”.
Un breve passaggio nella casa editrice tedesca Erich Pabel, poi l’arrivo della banda Disney? Come è stato, come ci sei arrivato?
“È stato un passaggio quasi automatico. Era Luciano Gatto che lavorava anche per questa casa editrice. Arrivare poi alla Disney è stata una proposta che ho accettato volentieri”.
Una serie di belle storie apparse su Topolino, Minni & company, Paperinik. Cosa sono oggi per te?
“Ho un ricordo molto bello di quel periodo: era un nuovo progetto della Disney, ne sono seguiti altri, tutti coinvolgenti e interessanti! Sono stati una ‘palestra’ per i lavori successivi”.
L’incontro con lo sceneggiatore Bruno Concina, e nasce la famiglia “Duckis” pubblicata sul settimanale “Topolino”. Cosa ci puoi dire di questa esperienza?
“Il ricordo di Bruno è il ricordo di un collega e amico con cui si scherzava e si pensava a nuovi progetti. I Duckis sono nati in un periodo di stress, casa in restauro e tutto quello che ne consegue quando ci si avventura in queste situazioni, da una idea mia di trovare un alter-ego di Gastone… Bruno ne ha fatto uscire un’intera famiglia”.
Hugo Pratt è il tuo mito?
“A dire il vero, in quegli anni ero più attratto dai disegnatori franco-belgi, però devo riconoscere che Pratt è un grandissimo disegnatore, la capacità di rendere con pochi tratti il suo disegno accattivante e i suoi personaggi vivi”.
Hai celebrato con le tue tavole il mitico Caffè Florian. Venezia ti ama?
“Altra bella occasione quella regalatami dal caffè Florian, penso che alcuni veneziani mi vogliano bene… non lo so, spero”.
Per te Fiume diventa un’altra avventura, cosa ti incuriosisce?
“Davvero una nuova avventura! Conosco davvero poco della storia di questa città. Questa sarà l’occasione per conoscerla più a fondo… prima o poi ci vengo”.
Cosa vuole diventare Vito, un Santo de omo?
“Credo che un po’ santo, lo sia già! O meglio Santo de Omo!!! Sarà un sincero narratore e divulgatore per quelli che come me, ne sanno poco di Fiume”.




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