Una due giorni all’insegna della civiltà e del patrimonio storico-culturale dell’Adriatico orientale, della corrispondenza, degli scambi e dell’amicizia tra le due sponde, tra esuli e rimasti, tra uomini legati a una medesima terra e al suo retaggio: domani 5 e sabato 6 ottobre, Pescara spalanca le porte ai Dalmati Italiani nel Mondo – Libero Comune di Zara in esilio, per il 70º raduno dell’Associazione. In questa circostanza, al professor Egidio Ivetic, un “polesano” che insegna Storia moderna all’Università degli Studi di Padova e di cui è uscito di recente il saggio “Studiare la storia del Mediterraneo” (Il Mulino, Bologna 2024), sarà conferito il 28º Premio Niccolò Tommaseo, con tanto di medaglia recante l’effigie dell’eclettico e prolifico intellettuale dalmata, con la seguente motivazione: “Nelle sue opere una Dalmazia con guerre e convivenze, ma anche lingue e culture, il ritratto di una civiltà fatta sul mare”. Inoltre, nel 150º anniversario della morte di quello che è considerato il più illustre vocabolarista italiano dell’Ottocento, i Dalmati italiani nel mondo saranno ricordati anche i meriti del prof. Boško Knežić, nato a Sebenico e docente dell’Università di Zara, che al Tommaseo ha dedicato diversi studi.
La Sala convegni dell’Hotel Regent ospiterà domani, a partire dalle ore 9.30, il 29º “Incontro con la Cultura Dalmata”, titolo dell’appuntamento curato dal grande zaratino Franco Luxardo, imprenditore, dirigente sportivo ed ex azzurro di scherma, patriarca del Maraschino di Torreglia, già presidente dell’Associazione dei Dalmati Italiani nel Mondo, dal 2021 guidata da Toni Concina. Ad aprire i lavori, il saluto di Adriana Ivanov Danieli, assessore alla Cultura dell’Associazione. A seguire, gli interventi di Cristina Scuderi (Università di Graz), sui “Teatri in Dalmazia (1861-1918); Enrico Fuselli (Roma), a tema “Confini, Contrabbandieri e finanzieri nella Dalmazia della Restaurazione” e Francesca Pivirotto (Rovigo), su “I Marcovich di Perasto nelle Annotazioni dell’archivio privato di Giuseppe Gelcich” (entrambi i saggi sono stati pubblicati sul nuovissimo, il 47º Volume “Atti e Memorie” della Società Dalmata di Storia Patria di Venezia, fresco di stampa); Walter De Bernardinis (Giulianova), dedicato alla vita e alle opere del prof. Antonio De Micheli di Sebenico, poeta dalmata che visse e insegnò in Abruzzo ed è sepolto a Giulianova.
Mare amaro ed esodo
In conclusione, un cenno al Fondo Tasso all’Università di Macerata e la segnalazione di una decina di libri e scritti (tra cui “Mare amaro” di Julia Politeo e Francesca Sarti, rivolto ai lettori delle elementari, che tratta anche dell’esodo; “Intorno a cose dalmatiche e triestine”, con la curatela di Francesca Favaro, introduzione di Giorgio Baroni e la partecipazione dell’Istituto regionale per la cultura istriano-fiumano-dalmata di Trieste; “Tommaseo sui Colli Euganei”, di Giulio Osto, Claudia Baldin, Patrizia Paradisi, con prefazione di Piero Luxardo, testimonianza della presenza del Tommaseo a Torreglia e Arquà Petrarca; e “Istriani e Dalmati a Lepanto con San Marco, 7 ottobre 1571, giorno di Santa Giustina”, di Aldo Sigovini, Rivista di studi storici dell’Associazione nobiliare regionale veneta anno XV n. 15). Alle ore 12, presso il Comune di Pescara, si svolgerà la cerimonia in memoria di Norma Cossetto (“Una rosa per Norma”) e la performance “Frammenti di Norma”, presentata dal Florian Metateatro di Pescara. In serata (ore 21), nella Aula consiliare, il “Recital Adriatico”, un concerto con protagonista il pianista Toni Concina, sarà l’occasione per raccogliere fondi a favore del Madrinato Dalmatico per le tombe italiane di Zara.
Lectio magistralis
Domenica 6 ottobre, in Piazza Martiri Dalmati e Giuliani (9.30), una cerimonia rievocherà l’intestazione dello spazio urbano, 23 anni fa, con la Tromba dei Bersaglieri che eseguirà il Silenzio; alle ore 10, nella Chiesa dello Spirito Santo, sarà celebrata una messa in suffragio dei defunti dalmati (al termine il coro “Armonie d’ Abruzzo in canto” proporrà il “Va’ pensiero” ed alcuni canti dalmati ed abruzzesi), mentre alle ore 11.30, sempre al Regent, si terrà l’Assemblea generale dei Dalmati, con una lectio magistralis del prof. Knežić, per i 150 anni dalla scomparsa del Tommaseo, avvenuta a Firenze il 1º maggio 1874. Sebenicense come il Tommaseo, Knežić insegna Letteratura italiana presso il Dipartimento di Italianistica di Zara e dal 2017 è presidente del locale Comitato della Società Dante Alighieri.
Origini slave, cultura italiana
Nel 2013, con la conferenza “Tommaseo a Sebenico” fece simbolicamente ritornare il celebre linguista, scrittore e patriota italiano nella città dove nacque nel 1802, rilevando che il Tommaseo si adoperò a favore della nascita di una “nazione dalmata” indipendente da Italia e Croazia, aggiungendo “che se pur molti dalmati avessero origini slave avevano anche e soprattutto cultura italiana”. Knežić è autore di una pregevole monografia scientifica dal titolo “Niccolò Tommaseo da modello letterario a icona politica” e, tra i suoi numerosi lavori, va citato quello dello scorso anno sull’amicizia epistolare tra il Tommaseo e Roberto de Visiani, dalmata anche lui di Sebenico, uno dei padri dello studio moderno della botanica in Italia che, docente all’Università di Padova, classificò e descrisse secondo il metodo scientifico di Linneo oltre 2.500 specie di piante della Dalmazia. Dal 2024, Knežić è partner di “Carte Tommaseo online”, progetto di ricerca di interesse nazionale di cui è coordinatore scientifico il prof. Simone Magherini dell’Università degli Studi di Firenze.
Dialogo e convivenza
In chiusura, la consegna del Premio Tommaseo al suo collega Ivetic, storico il cui impegno intellettuale e civile è indirizzato a formulare una cultura del dialogo e della convivenza nello spazio adriatico, in cui appare centrale una storia fatta di condivisioni. Ivetic si è interessato soprattutto dell’Istria, dei Balcani, della civiltà di Venezia e del Mediterraneo. Al suo attivo quasi 300 pubblicazioni, tra cui forse la più bella per i dalmati è “Storia dell’Adriatico. Un mare e la sua civiltà” (Il Mulino, Bologna 2019), di cui vi è anche l’edizione polacca, serba, croata e inglese (quest’ultima, della Cambridge Polity del 2022, è stata realizzata col contributo della Società Dalmata di Storia Patria di Venezia). “La storiografia di Ivetic, uomo di frontiera fra Italia e Slavia, si nutre anche e trae alimento e ispirazione dall’importante tradizione culturale dell’italianità dell’Adriatico orientale. In particolare la ‘Storia dell’Adriatico’ di Ivetic mostra come sia ancora vivo un importante filone culturale dell’italianità adriatica, quello multiculturale espresso da Niccolò Tommaseo e da Ivan Illich; un multiculturalismo che esaltava e difendeva la pluralità e la varietà delle identità, elementi fondamentali della civiltà giuliano-dalmata italiana”, si legge in una nota.
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