Elisa e Giacomo dai banchi di scuola allo spettacolo «per non dimenticare»

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Elisa e Giacomo dai banchi di scuola allo spettacolo «per non dimenticare»

Per fortuna capita e ci lasciamo sorprendere, con soddisfazione. Elisa e Giacomo si sono conosciuti tra i banchi di scuola. Ma di essere nipoti di esuli l’hanno scoperto soltanto anni dopo, quando la carriera era stata decisa, lei musicista, lui attore e allora hanno pensato di unire le forze per proporre qualcosa che assomigli al loro modo di concepire le cose, al desiderio di dare un contributo. “È nato in modo molto spontaneo” – racconta Elisa Manzutto che oggi sarà una delle protagoniste dello spettacolo che va in scena alle ore 18 al Magazzino 26 del Porto vecchio di Trieste. L’appuntamento chiuderà il ciclo di eventi del Giorno del Ricordo a Trieste, ieri sera in sala Chersi dell’Unione degli Istriani, Romano Manzutto, anche padre di Elisa, ha tenuto una conferenza sul campo profughi di Padriciano Direttore del Museo di Carattere Nazionale C.R.P. di Padriciano mentre in serata è andato inscena al Teatro Bobbio “Egon e Jim”, incontro immaginario tra Egon Schiele e James Joyce di Renzo Crivelli, per la regia di Daniela Gattorno con Enza De Rose, Francesco Godina, Giacomo Segulia e Valentino Pagliei che fa parte del percorso di Giacomo.

E stasera “VOCI DALLE FOIBE. MUSICA E POESIA PER NON DIMENTICARE” di e con Giacomo Segulia ed Elisa Manzutto con la partecipazione di Elisabetta Vegliach a cura della Lega Nazionale di Trieste, in collaborazione con l’Unione degli Istriani – Libera provincia dell’Istria in Esilio ed il Comune di Trieste.

Ma come nasce il progetto?

“Lo spettacolo – spiega Elisa Manzutto – nasce dalla collaborazione tra noi giovani discendenti dalla stessa famiglia di Umago. Scoprirlo è stato curioso e forse profetico perché ci ha guidati ad indagare le nostre radici e a spenderci per un discorso che coinvolga anche altri giovani”.

Che significato ha l’Istria per voi oggi?

“Siamo cresciuti con le storie narrate dai nonni sulla vita del paese, sentendo parlare l’antico dialetto istriano e con la consapevolezza di appartenere ad una terra magica, dai contrasti forti come le genti che l’hanno abitata nel corso della storia. Ci siamo incontrati per caso al Liceo e da quel momento abbiamo cercato di ricomporre i pezzi del nostro puzzle familiare, ricostruendo le esistenze dei nostri avi, ripercorrendo così la storia della famiglia. Così è stato concepito lo spettacolo Musica e Poesia per non dimenticare, dove il ricordo per gli affetti perduti dei nostri padri, la terra e le sue antiche genti si fonde con la rinascita dopo l’Esodo e con la vita che continua attraverso le nuove generazioni, con l’obiettivo di lasciare un messaggio di speranza e pace per tutti”.

Quali vicende ci spingono a parlare di pace?

“L’attentato di Vergarolla, l’abbandono di Pola, i rastrellamenti dei civili, la morte nelle Foibe, il dramma dell’esilio ed il tema della memoria tramandata ai posteri. La nostra gente è diventata Esule in Patria con grande sofferenza. Cosa dire della vita troppo breve di Marinella Filippaz, morta di freddo nelle baracche del Campo Profughi di Padriciano e delle storie di chi è dovuto andar per il mondo per cercare altrove una casa…Sono episodi che divengono il simbolo della tragedia istriana e monito affinché nessun altro debba soffrire simili pene. È in questo preciso istante che la vita diventa racconto e ricordo di quel mondo perduto, che deve necessariamente essere tramandato alle nuove generazioni, affinché continuino a riconoscersi non appena incrociano l’altro, proprio come è successo a Giacomo e me”.

Come è stato concepito lo spettacolo, trae spunto dalla tradizione o è innovativo?

“Per ora siamo noi con ciò che abbiamo acquisito nel tempo: abbiamo scelto poesie tratte dalle più significative pagine dei più importanti autori istriani, accompagnate da brani classici, irlandesi e contemporanei eseguiti all’arpa. Fra gli autori presentati: Mons. Giovanni Battista De Cleva, Annamaria Muiesan Gaspari, Luciana Favretto Bonfiglio, Bepi Nider, Piero Soffici, Lina Galli, Biagio Marin e Fiorella Sabadin. A dare voce alle poesie in scena sarà Giacomo Segulia, mentre io sarò impegnata all’arpa”.

Lo spettacolo è già andato in scena qualche anno fa?

“Abbiamo creato una messinscena mobile, a partire dalla durata, circa 30 minuti nel formato ridotto e 60 minuti lo spettacolo completo. Lo spettacolo ha debuttato il 7 febbraio 2015, presso la sala Chersi dell’Unione degli Istriani di Trieste, in occasione delle manifestazioni per il Giorno del Ricordo. Abbiamo poi replicato in altri luoghi quali, Gorizia (4 dicembre 2016), in occasione del pranzo di San Tommaso organizzato dall’ANVGD locale ed a Trieste (17 febbraio 2017), presso la sede della Lega Nazionale di Trieste, in occasione delle manifestazioni per il Giorno del Ricordo. Il 17 settembre 2017, inoltre, lo spettacolo è stato ospitato presso il Museo di Carattere Nazionale C.R.P. di Padriciano (Trieste), grazie all’organizzazione della Lega Nazionale di Trieste con la collaborazione dell’Unione degli Istriani di Trieste; per l’occasione ci siamo avvalsi della collaborazione di Elisabetta Vegliach, soprano. Nel corso del tempo il progetto ha prodotto delle variazioni quali Esodo, Voci dalle Foibe e El Fogoler della memoria, pur mantenendo la matrice iniziale. L’ultima replica è andata in scena presso il Circolo Ricreativo “Villotte” di San Quirino (Pn) il 16 febbraio 2018 e questa sera saremo al Magazzino 26 del Porto vecchio a Trieste”.
La spinta è forte, piena di motivazioni e tanta energia. Vogliono provarci a lasciare un segno, qui e dappertutto, a conferma che i giovani non sono assenti o distratti, importante è lasciarli muovere, renderli protagonisti.

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