
“Il mare e la pesca rappresentano per l’uomo lo specchio della propria esistenza, un profondo legame con la propria identità, con le radici che lo legano alla natura, alle tradizioni, al sogno, al periplo della sopravvivenza, all’avventura della vita. È così anche, anzi soprattutto, per gli istriani, i quarnerini e i dalmati che, nei secoli, del mare hanno fatto la loro casa, un modo per rapportarsi con il mondo, trasformandolo nell’orizzonte del proprio destino”.
È quanto scrive Ezio Giuricin nella prefazione dell’ultimo nato nella famiglia del Circolo “Istria” di Trieste, associazione di cui è presidente in carica. Si tratta del volume “L’Istria dei pescatori” a cura di Nicola Bettoso e con la collaborazione di Giuliano Orel, Aurelio Zentilin, Diego Borme e Rosanna Turcinovich. Bettoso, Orel, Zantilin e Borme, un gruppo compatto, “soprattutto amici” – ha spiegato Nicola Bettoso, che ha coordinato il lavoro degli autori –. Spesso ci si incontra per capire come muovere le nostre ricerche sull’argomento, mangiare insieme prelibatezze marinare, ma anche discutere dell’indice degli scritti, così è stato anche per questo libro”.
Qui si affrontano argomenti importanti, pesca ma anche strumenti e tecniche di pesca, ruolo dei mastri d’ascia, fabbriche del pesce, tematiche che sono anche impegno di lavoro quotidiano, tutti e quattro biologi che operano sul territorio: lo studio e l’analisi dei fenomeni che riguardano la pesca, il mare e le trasformazioni in atto. I loro scritti rappresentano un patrimonio fondamentale per la conoscenza di una realtà in continuo mutamento sia per cause naturali che per l’intervento dell’uomo. “Gustoso” seguire le riflessioni degli studiosi su un mare che per loro non ha segreti, ma che rispettano profondamente.
In questo volume del Circolo “Istria” si è voluto offrire – è stato detto giovedì scorso, solo due giorni fa, durante la presentazione del volume alla Casa della Musica di Trieste – uno sguardo sulla storia, i valori e le tradizioni del mondo della pesca in Istria, ed evocare, nello stesso tempo, gli elementi necessari per comprendere la straordinaria eredità culturale della componente veneta e italiana delle nostre coste. La serata ha segnato l’inizio degli eventi a Trieste dedicati al Giorno del Ricordo, così come segnalato nel depliant predisposto dal Comune di Trieste (Gabinetto del Sindaco).
Anche questo è impegno delle associazioni degli Esuli al quale il Circolo “Istria” ha “regalato” in quarant’anni di cammino quasi novanta titoli di vita istriana, fiumana, dalmata declinata in tutte le sue possibili componenti, dal mare alla campagna, dalla storia alla civiltà, dalla letteratura ai personaggi e ai grandi eventi.
“Il mare e la pesca – ha dichiarato Giuricin, che ha seguito a passo a passo la realizzazione del libro – sono fonte di sostentamento, di vita, sono professione e lavoro, dura disciplina che non ammette debolezze, distrazioni o errori; sono sacrificio e fatica, ma anche genio, arte, intelligenza, fantasia, saggezza, lungimiranza. Sono stati, per gli abitanti di queste terre, un’opportunità e una sfida, un modo per confrontarsi con una realtà mutevole e complessa, con sé stessi. Sono stati – e continueranno sempre a essere – soprattutto speranza e immaginazione; la capacità di tentare, di andare “oltre”, di misurarsi con un mondo troppo grande o troppo piccolo, spesso sconosciuto “Il mare – affermava Cristoforo Colombo – concederà a ogni uomo nuove speranze, come il sonno porta i sogni”.
E in effetti gli autori concordano sul fatto che sulla cultura del mare in Istria, siano state scritte tante pagine, soprattutto quando si parla dei campioni della vela e del canottaggio, delle mitiche gesta dei suoi marinai e capitani, fino ai grandi maestri della costruzione navale, meno spazio, invece, hanno avuto finora la cultura e la tradizione della pesca in Istria, una delle aree costiere del pianeta con la maggiore diversità di attrezzi da pesca in rapporto alle miglia di sviluppo costiero.
“Per questo motivo, è proprio il tema della pesca e della tradizione culinaria – ha dichiarato Giuliano Orel – che gli autori propongono al lettore, per introdurlo all’interno di un mondo umile, spesso silenzioso, senza grandi eroi e trofei, ma pieno di fascino e con il più ricco bagaglio di profumi e sapori tradizionali, intrisi da una fragrante salsedine di questo nostro splendido mare. Abbiamo voluto anche sfatare alcuni luoghi comuni sul nostro mare, per esempio che sia inquinato. Siamo andati alla fonte, da Oppiano esiliato a Meleda nel II secolo, col padre scrive un libro sull’alieutica, ma lui viene dalla Turchia. Per farsi capire da un pubblico di continentali, fa delle similitudini, avvicina la caccia alla pesca per fare dei paragoni, spostando modelli continentali sul mare. Ce la portiamo fino ai giorni nostri…pescecane, pescegatto. Difficile il contrario. Anche termini quali eutrofizzato o inquinato sono modelli terrestri trasferiti all’ambiente marino”.

Non solo teoria
Non è solo teoria… il Circolo “Istria” infatti, durante l’anno, organizza delle conviviali a tema, a Trieste, ma molto più spesso a Muggia per proporre piatti della tradizione rivisitati in chiave moderna o riportati alla luce dopo decenni di oblìo. La fretta, una vita caotica, spesso scoraggiano di fronte all’esecuzione di piatti che appartengono al passato, alla gustosa, ma lenta cucina delle nonne. Riportare l’attenzione su questi momenti è un omaggio al passato, ma più spesso un “memo” per tutti i distratti che vanno ricondotti a riflessioni su ciò che siamo quando mangiamo.
Ma non basta, il volume principale ne reca appresso uno leggero e schematico, che raccoglie i nomi dei pesci divisi per zone e nelle varianti italiana, dialettale e croata.
“Ci lavoro da anni – ha raccontato Diego Borme – sollecitato a ragionare su un glossario, l’ho estratto dal cassetto, era già pronto. Ogni zona un approccio diverso e una diversa onomatopea che incuriosisce. Ma questo diventa anche uno strumento didattico a favore dei giovani delle scuole per approfondire la conoscenza delle proprie tradizioni”. Tutti e due i libri sono corredati da splendide foto firmate anche queste da Diego Borme.
“Proprio lungo questa penisola – ha spiegato il prof. Orel, biologo di chiara fama – la produzione ittica di questo mare ha sempre espresso il meglio di sé, grazie alla diversità e all’abbondanza delle sue risorse”.
La civiltà di una terra è data dalla sua storia urbana, sociale, culturale, dai monumenti e i palazzi, i tanti segni del passato che la caratterizzano, dai suoi dialetti, le tradizioni musicali e artistiche, e il suo genio letterario, dall’intelligenza del lavoro, i suoi trascorsi industriali, ma anche, come in questo caso, dall’antico rapporto dei suoi abitanti con il mare: l’universo liquido che ci lambisce. Gli autori del libro del Circolo “Istria”, fresco di stampa, ci raccontano le varie dimensioni di questo mondo, ne descrivono gli aspetti: dalla storia della pesca in queste regioni, all’idea del rapporto con il mare, dalle tradizioni gastronomiche all’esperienza dei tanti istriani esodati, costretti a ritrovarsi pescatori altrove, a quella dei “rimasti”, legati alle proprie avite tradizioni in una terra che ha imposto loro di piegarsi a nuove difficili realtà e condizioni. La descrizione delle attività e delle tradizioni alieutiche, dei modi di pescare, delle specie ittiche, della stagionalità del pescato, delle denominazioni locali dei pesci e degli strumenti di pesca; un libro, dunque, che vuole essere di guida e aiuto per riconoscere, scoprire, ritrovare, attraverso le tradizioni della pesca e del mare, un profondo rapporto con l’Istria.
“Questo libro è un’emozione, il Mediterraneo e l’Adriatico – ha affermato Zentilin –, ma anche l’espressione della voglia della gente di mare di conoscersi e integrarsi, condividere e immaginare rapporti compiuti senza contaminazioni imposte dai confini. Le larve che arrivano al Golfo di Trieste risalgono l’Adriatico dove vendono deposte le uova. Crescono nella luguna di Grado e di Marano e ritornano in mare aperto per continuare il proprio ciclo. Narrare, descrivere, denominare, raccontare questo ‘mondo liquido’ è un modo per riappropriarsi di un’identità che non deve andare perduta”.
Il libro, prossimamente, verrà presentato a Marano Lagunare e a Venezia, dove la tradizione della pesca è stata proposta come patrimonio immateriale dell’UNESCO da salvaguardare.

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