Donatella Schürzel, un’identità caparbiamente trattenuta e portata avanti nel tempo

Chiacchierata con la presidente del Comitato di Roma dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, veterana dell’associazionismo che la caratterizza da una vita, promotrice di eventi, fucina di iniziative e soprattutto figlia di esuli istriani spalmati tra Roma e la Sardegna, ma anche in tanti altri luoghi

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Donatella Schürzel, un’identità caparbiamente trattenuta e portata avanti nel tempo
Schürzel (terza da sinistra) all’inaugurazione della stagione di incontri alla Casa del Ricordo a Roma. Foto: GENTILMENTE CONCESSA DA ROSANNA TURCINOVICH GIURICIN

Associazionismo giuliano-dalmata in piena attività. Il mese di settembre ha coinvolto esuli e residenti a Rovigno, Pola e Parenzo con i loro raduni e poi il passaggio in Sardegna con gli appuntamenti di Fertilia e si continua… Inevitabile e necessario quindi affrontare dei bilanci prima che il tempo fagociti ogni cosa, lasciando solo il senso dell’accelerazione, lontano dai contenuti, dalle considerazioni, dal bisogno di disegnare nuove direttrici.

Ne ragioniamo con Donatella Schürzel, presidente del Comitato di Roma dell’ANVGD, una veterana dell’associazionismo che la caratterizza da una vita, sempre presente, sempre attenta a ogni segnale di cambiamento, disponibile, promotrice di eventi, fucina di iniziative e soprattutto figlia e nipote di esuli spalmati tra Roma e la Sardegna, ma anche in tanti altri posti… e dove non arrivano i rapporti di parentela, ci sono le amicizie, legami solidi e importanti, che riescono a creare quel senso di appartenenza a una comunità che non si ferma alla soglia di casa.

Donatella Schürzel.
Foto: ROSANNA TURCINOVICH GIURICIN

La incontriamo a Roma, alla Casa del Ricordo, al primo incontro del programma autunno-inverno. Partendo da una riflessione personale: la scuola, l’università, la ricerca, un percorso di vita… e un recente importante riconoscimento.
“Nell’ultimo decennio ho vissuto grandi cambiamenti – esordisce per la Voce del popolo – passando dal pluridecennale insegnamento al Liceo a quello della ricerca all’Università e presso enti di studio e ricerca storica riconosciuti a livelli regionali e nazionali. In questa mia attività si è aggiunta recentemente la nomina a membro effettivo dell’Unione internazionale dei Filologi, la World Philology Union, che mi ha dato un’ulteriore soddisfazione per il riconoscimento inaspettato, confermando di fatto la bontà del mio impegno rigoroso e puntuale che si lega anche al grande tema di attualità nell’Europa di oggi, quello dell’identità”.

Accanto a tutto ciò che fa parte della tua storia professionale, l’associazionismo è sempre stato importante. Perché, che cosa ti motiva e ti spinge?
“Inizia con la mia stessa nascita, nel Quartiere Giuliano-Dalmata di Roma da una famiglia di Pola (la madre) e Rovigno (il padre). Dal fatto che noi tutti discendenti degli esuli abbiamo tratto forza e convinzione da questa identità caparbiamente trattenuta e portata avanti nel tempo in interazione con ciò che ci circonda. A questo va aggiunto l’amore immenso per i luoghi di provenienza della famiglia che considero anche le mie località di nascita. E poi il ruolo del Quartiere Giuliano-Dalmata stesso, in cui ho abitato da sempre: una piccola isola, una sede distaccata, ma presente delle realtà istriane-fiumano-dalmate nella quale ognuno di noi ha portato qualcosa di particolare riuscendo a creare un’identità straordinaria”.

I tuoi genitori raccontavano di essersi incontrati un’estate a Roma, galeotta una Lambretta che li portava verso il mare, ma la Sardegna aveva già assorbito i tuoi parenti materni dopo l’esodo. Che cosa rappresentano per te l’isola e la sua gente?
“La Sardegna ha inglobato, in un certo senso, il nostro mondo d’origine, in particolare la mia famiglia materna proveniente da Pola, in modo avvolgente e quasi occludendo possibilità di uscita per molti anni. Ma ha riservato a me, oltre che ai miei parenti, una capacità di interazione, di collegamento, di intendimento sottile quasi sotterraneo dei modi di essere, delle nostre nature caratteriali, spesso condizionate dalla provenienza geografica, vedi i mondi aspri molto simili istriano-sardi. La discrezione della gente sarda è molto simile a quella del mondo istriano. Penso all’indole dei contadini, sia qua che là, che con poche parole e qualche sguardo sono in grado di intendersi. Un mondo che è entrato in tutti noi. Io l’ho frequentato sin dalla nascita. Qui ho trovato un calore incredibile. Un legame indissolubile. Una seconda casa”.

La FederEsuli ha voluto organizzare proprio in Sardegna un grande evento e altri ce ne saranno. Che cosa rappresentano questi momenti d’incontro per chi come te cerca di costruire eventi e contatti?
“Non sono nuova a questi eventi avendo realizzato ancora prima del 2000 un percorso che allora poteva sembrare inimmaginabile – salvo per pochi come me, veterani di continui esperimenti –, non solo personale, ma soprattutto ufficiale con il coinvolgimento attivo della scuola, la cultura, il lavoro in generale, l’Università, i rapporti continuativi e sempre più frequenti col mondo associativo e le Comunità degli Italiani in Istria e a Fiume e le realtà d’eccellenza come il Centro di Ricerche Storiche di Rovigno. Dovendo fare un bilancio obiettivo, i risultati si sono rivelati straordinari. Oggi vediamo scambi continuativi, attività di lavoro che sono nate e stanno nascendo, collaborazioni a tutti i livelli sia con l’Unione Italiana, l’Università Popolare di Trieste, i centri di ricerche in altre località dell’Istria e personalmente con i direttori delle scuole, le Università e a livello comunitario. Tutto ciò determina un esito e un risultato che poteva sembrare insperato. Ci ho creduto perché è uno dei principi che animavano mio padre ed è ciò che mi ha tramandato. La consapevolezza di tutto ciò ci convince che non siamo un popolo inesistente, ma abbiamo un futuro, insieme. Fertilia è stata un’altra tappa di questo cammino”.

Prima di questo appuntamento c’è stata Pola con il suo Raduno. La città di tua madre e non sei mancata…
“In questa come in tante altre occasioni. Ritengo che alcune novità che finalmente possono essere inserite nei Raduni dei polesani abbiano necessità di essere supportate perché non sia solo un incontro di anziani o nostalgici, ma crei occasioni e riflessioni per i giovani e gli abitanti di Pola. Ho proposto di focalizzare momenti di unione per creare un cammino, una storia futura, che sulla base di quanto si sta facendo oggi possa trovare uno sbocco non fatto solo di parole, ma di vita vera. Il valore di un laboratorio per noi e per l’Europa”.

Contemporaneamente, proprio negli stessi giorni di settembre, il Raduno a Rovigno. Cosa significa essere di casa nelle Comunità degli Italiani?
“Ho ritrovato concretamente quello che avevo dentro da sempre, sviluppato attraverso la vita familiare. Un recupero consapevole delle mie origini, un’istrianità che sentiamo in modo forte e ci supporta ogni volta che ci avviciniamo a un mondo dal quale di fatto proveniamo”.

Quando pensi al Centro di Ricerche Storiche di Rovigno lo immagini parte della tua esperienza professionale, ma c’è molto di più, un legame profondo e forte?
“Assolutamente sì. Devo al CRS la crescita nel mio lavoro in tempi diversi, ma sempre di più, mi sento parte di quel mondo, non è solamente un nucleo culturale, formativo, scientifico di altissimo livello, ma anche una famiglia culturale che è anche la mia. Mi piacerebbe trovare il tempo per poter contribuire maggiormente, mettere a disposizione del centro sia le mie competenze conquistate fin qui con grande slancio, fatica e impegno, ma anche la mia consapevolezza di appartenenza a due mondi forse slegati in alcuni casi, ma che in me si ricompongono”.

Come si ridefinisce la distanza quando giungi a Rovigno?
“La distanza magicamente scompare e mi sento semplicemente a casa”.

In occasione del raduno è stato presentato il volume su Osimo curato da Eufemia Giuliana Budicin in coordinamento con te e fortemente voluto dal Comitato ANVGD di Roma. Esperienze a confronto, la contrarietà delle associazioni degli esuli da una parte e le ritorsioni nei confronti della Comunità italiana dall’altra, due facce della medesima medaglia, che cosa è emerso dall’incontro?
“Il libro è uscito a fine 2023, è già stato presentato a Torino al Salone del Libro, a Roma in varie sedi e naturalmente a Rovigno durante il raduno. Le copie stampate sono già terminate. Inatteso il gradimento del volume da parte di storici, politici e di tanta gente che si interessa di queste tematiche. Ora stiamo preparando la nuova edizione, rivista e arricchita, che dovrebbe uscire tra qualche mese per cui continueremo le presentazioni in varie sedi. È un biglietto da visita molto importante per il nostro Comitato di Roma”.

A Roma, alla Casa del Ricordo, procede intanto l’attività in collaborazione con la Società di Studi Fiumani. Quali i prossimi appuntamenti?
“Abbiamo appena ripreso le attività con la presentazione del romanzo ‘Di questo mar che è il mondo’, il prossimo appuntamento sarà con il libro ‘Sfizi di posta’ di Marco Occhipinti, filatelico affermato e famoso, da sempre sostenitore e incluso nell’attività del nostro Comitato, che sta ottenendo una grandissima attenzione e successo in cui trova spazio materiale postale e filatelico relativo all’area del confine orientale”.

In tutti questi anni si è sviluppato un rapporto molto stretto col Ministero dell’Istruzione, il tavolo del Governo sulla scuola è quello ad avere avuto maggiore successo. Possiamo affrontare un bilancio. Come è cambiato il rapporto con la storia dell’Adriatico orientale e la scuola dal 2004, primo Giorno del Ricordo, ad oggi?
“Sicuramente è il tavolo di Governo che nel corso di questi anni ha ottenuto i maggiori risultati. Anche se nel mondo della scuola si riscontrano ancora indifferenza e chiusure, senz’ombra di dubbio la nostra attività concordata ha portato a una formazione ad alto livello dei docenti che sempre più la richiedono e che poi ricade sul mondo degli studenti. Il nostro intento è quello di entrare nei libri di testo di storia, ma anche di altre discipline in cui in maniera comprensibile inserire le nostre tematiche. Inoltre, nelle associazioni degli esuli operano molti docenti di origini giuliano-dalmate che possono e vogliono dare sempre più un contributo diretto sia in Italia che con esperienze nell’attuale realtà istriano-fiumana. Anzi, auspicherei una maggiore presenza nelle scuole italiane di Croazia e Slovenia di docenti di origini giuliano-dalmate, quindi di madrelingua italiana, per apportate altra linfa vitale a queste nostre scuole che, devo dire, ci accolgono sempre con grande amicizia ed entusiasmo”.

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