«Ce l’ho fatta Sono riuscita a ricompattare il mio mondo»

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«Ce l’ho fatta Sono riuscita a ricompattare il mio mondo»

Appuntamento questa mattina, alle 10.30 alla Comunità degli Italiani di Abbazia, con un’altra edizione del Concorso letterario della Mailing List Histria. I risultati sono fonte di grande soddisfazione per gli organizzatori che si trovano, anno dopo anno, a raccogliere adesioni sempre più numerose e convinte. La partecipazione dei ragazzi abbraccia un’area vasta, dall’Istria e fino il Montenegro compreso. Mariarita Cosliani è diventata uno dei principali sostenitori e riferimento del concorso, pur occupandosi anche di tante altre iniziative che vedono protagonisti l’associazionismo giuliano-dalmato di Gorizia e di Pola. Vivendo Mariarita a Gorizia, il suo impegno in loco è comprensibile ma Pola è il luogo di provenienza suo e della sua famiglia e quindi il legame è forte con il Libero Comune che rappresenta gli esuli dalla città dell’Arena. E poi ci sono la chiesa e i suoi personaggi per i quali s’impegna con grade slancio.
“La Strada che da Prosecco conduce a Monte Grisa – racconta Maria Rita – sarà intitolata a Marco d’Aviano. Egli studiò al Collegium di Gorizia dal 1643 al 1647. Abbiamo seguito da vicino la sua causa di beatificazione, avvenuta nel 2003, in quanto con le sue doti diplomatiche riuscì, tra l’altro, a liberare Vienna dall’assedio dei Turchi. Solo una tappa della sua opera per la pace tra i prìncipi riuniti contro i mori. Si tratta di un uomo europeo ante litteram. Il cappuccino aiutò l’Europa a camminare unita verso obiettivi comuni. Il suo nome ripropone, con il prestigio della sua santità, un’unione che è la sfida del nostro millennio”.

Maria Rita ci consegna un volantino con la storia del Beato, una brochure sulla Madonna di Barbana nel 90.esimo del venerabile Egidio Bullesi e il volume sui Venerabili di Pola edito a sua cura. Ma Maria Rita dove è nata?

“Abitavamo a Pola, in via Giovia numero 20, vicino alla chiesa di Sant’Antonio, mio padre faceva il panettiere. Quando gli proposero un panificio in gestione ad Albona, la famiglia si trasferì, per cui sono nata nella città di Flaccio e della Martinuzzi. Confidenzialmente, i locali chiamavano mio padre Federico, Rico peck. Era il marzo del ‘46, un anno dopo eravamo esuli”.

Ve ne andaste da Albona, direttamente?

“No, con i documenti, senza alcun bagaglio appresso, i miei genitori andarono a Pola, formalmente per far visita ai parenti, nonna e zia, ma invece ci fermammo lì ad attendere l’esito dell’opzione. Mia sorella aveva otto anni e a Pola eravamo abusivi… come tanti. A volte mi chiedo se a Vergarolla, quel 18 agosto funesto del 1946, non siano morte persone come noi, rifugiatesi in città in attesa di andarsene e di cui non rimase traccia. Abitavamo dalla nonna. Nel marzo 1947 salimmo su una nave diretta a Trieste per andare a Gorizia dove uno zio di mio padre s’era messo a disposizione per aiutarci. La prima notte la passammo al Silos dove ci avevano assegnato uno spazio per transito. Il mio materasso era un cuscino, come raccontava mia madre, Laura Borsi di Carnizza”.

Anche un panettiere era in pericolo in quel momento in Istria?

“Suoi colleghi, presi e imprigionati, non fecero più ritorno a casa, spariti senza lasciare traccia. Non era possibile rimanere in quella terra in cui abbiamo origini antiche. Mia madre è una Bursic, famiglia che capitanava quelle zone proveniente dalla Dalmazia. Al cimitero le foto sulle tombe ricordano queste genti nei costumi tradizionali”.

Che cosa ricordi dei primi anni a Gorizia?

“Le Casermette, dove ci sistemammo con altri esuli, in uno spazio delimitato dalle coperte che sono diventate il leit motive delle nostre storie. Lì feci quattro anni d’asilo abbracciando una comunità che giocoforza è diventata la mia. Poi, il sindaco Ferruccio Bernardis ha fatto costruire un villaggio intero nel giro di un anno dalla decisione, in zona Campagnuzza, un villaggio dell’esule, cento appartamenti, venticinque case e il Collegio Fabio Filzi. Li ho frequentato la prima elementare. Nel 1959 è stata costruita la chiesa della Madonna della Misericordia in omaggio alla statua della Madonnina che il parroco don Luciano Manzin di Albona aveva portato da Pola. Il 9 giugno di ogni anno festeggiamo l’anniversario, così è stato anche sabato scorso”.

Che cosa provi leggendo i testi dei ragazzi che partecipano al Concorso raccontando spesso anche la tua storia?

“E’ un’emozione forte. I miei, per troppo amore, scelsero il silenzio. Io ho ripreso contatto con l’associazionismo solo dopo il pensionamento e a chi mi dice che faccio molto, rispondo che devo recuperare il tempo perduto. Avevo la famiglia e un negozio d’abbigliamento da mandare avanti. Ora sto recuperando alla grande le memorie di famiglia e questo concorso mi permette di includere tutti, ma proprio tutti, nella percezione di questo mio mondo. Sono uscita dal silenzio, ne parlo con i miei figli e in particolare con la nipotina, tanto che Greta ha deciso di fare la tesi di terza media sul nostro esodo, sul concetto di italiani due volte, come mi ha spiegato con estrema serietà”.
Il ruolo trasversale della MLH come considera le divisioni all’interno dell’associazionismo?
“Non sono solo gli esuli ad essere divisi al loro interno, manca anche il dialogo istituzionale con i rimasti. Sono convinta che ognuno abbia i propri dolori, una personale concezione della tragedia. Io voglio bene a tutti, perché credo si debba partire dalla stima reciproca e dal rispetto per riconoscere le sofferenze che sono state comuni e fare in modo di incontrarci in tante occasioni e di operare insieme. Questa è una delle ragioni per cui ho accettato di lavorare all’interno della MLHistria. Incontro i ragazzi, gli insegnanti, ho allacciato nuovi rapporti, ho instaurato amicizie. La sensazione è di aver ricostruito il mio mondo, a mio modo. Ce l’ho fatta”.

Che cosa vorresti, che cosa auspichi?

“Non chiedo che di poter continuare e di essere d’esempio per chi vorrebbe continuare con le divisioni. Non vorrei che sembri piaggeria, il mio complimento è sincero: adoro Maurizio Tremul, alto rappresentante dell’UI, che ci segue sempre e partecipa in questo nostro cammino”.

Quali le cifre che rimarranno a significare il successo della 17.esima edizione del concorso che oggi vi porta alla CI di Abbazia?

“Quest’anno sono arrivati in totale 264 elaborati e hanno partecipato 547 studenti; 45 gli istituti scolastici coinvolti più due Comunità degli Italiani e un totale di 84 insegnanti. 16 studenti hanno partecipato sia nella categoria temi individuali che in quella di gruppo, mentre due hanno risposto, oltre che attraverso la propria scuola, anche con la Comunità degli Italiani di appartenenza. Dalle Elementari sono pervenuti 203 lavori, dalle Medie Superiori 61, 60 lavori singoli e un lavoro di gruppo. La Dalmazia ha partecipato con un tema da Spalato, 8 temi da Cattaro, 13 temi da Antivari e un tema da Cettigne. Umago con Bassania ha inviato il maggior numero di temi, seguita da Pola con Gallesano, Buie con Momiano e Verteneglio. Seguono tutte le altre, da Capodistria fino a Fiume, con i rispettivi licei. E poi ci sono le Comunità degli Italiani, non tutte, ma alcune iniziano a partecipare”.
Quanti i premi assegnati e chi contribuisce al loro finanziamento?
“Sono stati assegnati un totale di 75 premi: 9 direttamente dalla MLH e gli altri grazie al contributo dell’Associazione Dalmati Italiani nel Mondo-Libero Comune di Zara in Esilio, dell’Associazione per la Cultura Fiumana, Istriana e Dalmata nel Lazio, dell’Associazione delle Comunità Istriane di Trieste, dell’associazione Fiumani Italiani nel Mondo-Libero Comune di Fiume in Esilio, dell’Associazione Italiani di Pola e Istria-Libero Comune di Pola in Esilio, dell’ANVGD di Gorizia, della Famìa Ruvignisa, della Famiglia Dignanese, di Gente di Gallesano, della Regione istriana, dell’associazione Istria-Europa, della Società Dante Alighieri-Comitato di Gorizia e dell’Unione Italiana. Il totale del montepremi è di 6.250 euro, 6.000 kune e 14 libri”.
Chi valuta i lavori?
“Una Commissione presieduta da Maria Grazia Belci di Torino e composta da Bruna Rodriguez Canevari di Padova, Giulia Cnapich di Torino, Ambretta Medelin di Rovigno, Mirella Tribioli di Frascati, Eufemia Giuliana Budicin di Roma, Adriana Ivanov Danieli di Padova, Mauro Mereghetti di Cesano Boscone, Marella Pappalardo di Orvieto, Patrizia Pezzini di Rocca di Papa, Walter Cnapich, che cura con me la segreteria del Concorso. Poi ancora Axel Famiglini, fondatore della Mailing List Histria, di Cesenatico e Giorgio Varisco di Padova”.

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