Una Fiume che non c’è

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Una Fiume che non c’è

La scultura-contatore in Piazza Adria che segna le ore, i minuti e i secondi che mancano all’appuntamento con Fiume Capitale della Cultura 2020 continua il suo conto alla rovescia. Dietro le quinte fervono i preparativi per quello che dovrebbe essere uno degli eventi più importanti della storia recente del capoluogo quarnerino e anche l’occasione propizia per confrontarsi con il passato travagliato della città, anche con i suoi capitoli più controversi. Un primo passo concreto, tangibile, verso il fatidico appuntamento è già stato compiuto: su Internet possiamo trovare il video promozionale che l’Ente turistico cittadino ha commissionato proprio con l’occhio rivolto a Fiume Capitale della Cultura 2020.

Realizzato dalla casa di produzione Filmerija e diretto dal rinomato regista zagabrese Dalibor Matanić, il filmato, definito dai promotori un’opera volutamente provocatoria, ma anche intrigante, è di quelli che già di primo acchito suscitano reazioni contrastanti. Il video presenta immagini che spaziano dal passato al presente, che vanno dagli scampanatori, simbolo delle antiche tradizioni carnascialesche dell’immediato entroterra fiumano, al terminal container, luogo emblematico del progresso economico di un centro urbano proiettato al futuro. Troviamo spezzoni del lascito industriale fiumano, della vocazione marinara della città e altro ancora. Nell’insieme a emergere è la cultura nazional-popolare, a partire dal Carnevale quale evento chiave, che si è andata evolvendo nel secondo dopoguerra e in particolare negli ultimi decenni a Fiume, assieme a elementi che vogliono rappresentare il desiderio di stare al passo con i tempi sul piano economico e tecnologico. Senza dimenticare le antiche tradizioni del suburbio.
A lasciare l’amaro in bocca a tanti fiumani è la sensazione che non emerga a sufficienza, a parte qualche veduta del patrimonio industriale dismesso e dei reperti museali, quello che dovrebbe essere uno dei fattori chiave del motto “Porto delle diversità”: la Fiume di mezzo tra quella del presente e quella del passato remoto. Ossia la Fiume multiculturale quale si è andata sviluppando negli ultimi secoli e in cui anche la componente italiana ha avuto un ruolo chiave. Se l’idea della diversità è stata un elemento fondamentale che ha spinto chi di dovere ad affidare al capoluogo quarnerino l’ambito titolo di Capitale della Cultura 2020 è logico attendersi che anche a livello simbolico ciò possa emergere. Naturalmente il video è soltanto l’inizio; c’è ancora tempo per iniziative che valorizzino sì quanto il filmato ci vuole presentare, ma anche il resto. Che non è meno importante e pregnante e che dovrebbe dare un contributo significativo alla costruzione di un’identità urbana in cui non vi siano più capitoli di storia sottaciuti o letti soltanto in chiave ideologica. Non è un fatto questo, naturalmente che riguarda solamente Fiume. Le stesse sfide sono sempre presenti su tutto il territorio d’insediamento storico della CNI. Ma il capoluogo quarnerino è il centro maggiore, con la storia più controversa, per cui è una sorta di cartina di tornasole dello stato di salute del pluralismo culturale in queste terre.

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