Tutti i volti della violenza

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Tutti i volti della violenza

È ancora presente nelle sale cinematografiche l’eccellente film Joker, vincitore del Leone d’oro, diretto da Todd Philips e stupendamente interpretato da Joaquin Phoenix. Joker/Arthur Fleck soffre di disturbi mentali. Questi gli provocano gravi difficoltà di adattamento. La difficoltà nello stabilire delle diagnosi precise è messa in rilievo da un esperto come il dott. Ziv Cohen sul sito insider.com. Le sue qualifiche sono descritte in https://www.zivecohenpsychiatry.com/about.html. Cohen ritiene che sia un difetto del film la connessione che vede presente nel lavoro tra malattia mentale e violenza. Il tema è ulteriormente elaborato  sempre su insider.com.
In effetti, lo stereotipo della connessione tra disturbi mentali e propensione alla violenza è diffuso e nocivo. In molti ricorderanno, ad esempio, la polemica presente nell’estate del 2018, quando l’allora ministro Matteo Salvini la ripropose, sostenendo la presenza di un’ “esplosione di aggressioni” da parte di “pazienti psichiatrici”. Lo possiamo leggere sul sito del Sole 24 ore. Nello stesso articolo, vediamo che l’affermazione è priva di fondamento ed è stata opposta dalla Società italiana di psichiatria, la quale rivela che in Italia il 95 p.c. dei reati violenti sono commessi da persone alle quali non sono stati diagnosticati disturbi psichiatrici. Inoltre, è maggiore la probabilità che una persona che soffre di disturbi mentali sia vittima di violenza, piuttosto che la commetta.
Mi sembra che questo sia pure il messaggio presente in Joker. Anche se il film rivela dall’inizio che Arthur Fleck soffre di disturbi mentali, non lo presenta quale una persona violenta. Al contrario, Fleck ha un forte desiderio di essere integrato nella società. In una scena, nell’ambito della sua vocazione di comico, mostra anche simpatia nei confronti di un bambino, tentando di divertirlo (fino a quando la madre afferma ingiustamente che gli sta dando fastidio). È chiara anche la simpatia (mista ad attrazione) nei confronti di una vicina di casa. Si sforza di avere un buon rapporto con i colleghi. È disciplinato nei confronti dell’assistente sociale e, anzi, chiede cure più efficaci.
Lo sviluppo dei comportamenti violenti avviene a seguito di abusi che proprio Arthur subisce e ai frustrati tentativi di essere accolto e integrato. Il film, quindi, non descrive le persone con disturbi mentali quali propense alla violenza. Al contrario, mostra come una persona quale Arthur sia una vittima. Ho trovato nel film uno stimolo per un atteggiamento adeguato nei confronti di persone diverse dalla, chiamiamola, norma sociale. Fleck, ad esempio, soffre di un disturbo che gli impedisce il controllo di risate inadeguate in determinate situazioni. Il dovere degli altri, di fronte a simili situazioni, è quello di comprendere il soggetto e il suo atteggiamento reale, di contro a una reazione ispirata da ciò che soltanto appare a prima vista, senza conoscere la condizione della persona, le sue motivazioni e le cause dei suoi comportamenti.
Pur senza un’analisi precisa, dal punto di vista medico, il film presenta in modo corretto la tematica generale, dal punto di vista delle reazioni sociali, quali sono e quali dovrebbero essere.
Un altro elemento che ho trovato interessante dal punto di vista dell’analisi sociale è la raffigurazione della differenza tra la politica dei poteri tradizionali e i nuovi movimenti populisti. I poteri tradizionali, raffigurati da un uomo molto ricco e con ambizioni politiche, sono semplicemente spazzati via dai nuovi movimenti che non hanno alcun contenuto, tranne una rabbia violenta nei confronti dei privilegiati. E questa è la condizione politica attuale, con, da un lato i privilegiati che vogliono governare per tutelare solo i propri vantaggi e non il bene comune e, dall’altro lato, movimenti che non hanno alcun contenuto tranne la rabbia e la voglia di rivincita. Poco importa se il loro leader è un pagliaccio. Nella vita reale, di contro al film, vediamo, anche, che poco importa se il leader abbia motivazioni autentiche o manipolatrici e se egli stesso sia uno dei privilegiati che canalizza la rabbia diffusa per tutelare i propri privilegi.

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