SECONDO ME Come le rane

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SECONDO ME Come le rane
Foto Ivor Hreljanović

Avete anche voi una sensazione di caldo? Non è nemmeno questione di termosifoni al massimo o di maglioni di lana. È proprio una sensazione… interna. Febbre non è. Covid… beh, su questo fronte abbiamo già dato e anche abbondantemente. Vuoi vedere che piano piano stiamo cuocendo come rane?! Avete sentito parlare, vero, del principio della rana bollita? Mi sembra che nel caso calzi a pennello. Facciamo nostro il pensiero di Noam Chomsky, linguista, filosofo, scienziato cognitivista e attivista politico, riducendolo al nostro piccolo. Dunque, la faccenda va così. Prendete un pentolone con l’acqua fredda e immergetevi una rana. Presumibilmente, vi si troverà bene. Adesso mettete la pentola sul fuoco e accendetelo. Lentamente, l’acqua si riscalderà senza che la rana ne abbia a soffrire. Scaldandosi sempre più, l’acqua provocherà leggeri fastidi all’animale, che sentirà un po’ di stanchezza, sarà un tantino fiacca, ma più di tanto non reagirà. Finché l’acqua non sarà troppo calda, ma la povera rana, indebolita e intontita non avrà la forza di reagire e in un certo qual senso si adatterà a (mal)sopportare la situazione. Scalda che ti scalda, l’acqua arriverà a bollore e la povera rana arriverà al requiem. Ma esiste un requiem per le rane? Mah, lasciamo perdere. Tanto, le rane siamo noi. Che piano piano ci adattiamo alle botte. Solitamente si chiamano riforme (di questo o di quello) e modifiche di legge.

Il 2024 con le sue riforme e le sue modifiche, bene o male è finito. È un bel dire che è stato un anno in salita: grandi o piccole che siano le cose e i fatti, solitamente ci si ricorda di quelli più recenti. Non c’è aggettivo per qualificare il gesto del 19enne che ha preso a coltellate gli alunni di una prima classe dell’elementare di Prečko, ferendone alcuni e l’insegnante e uccidendo un bambino che ancora non aveva imparato a fare di conto e i cui ultimi istanti di vita sono trascorsi nel terrore e nel dolore. Ed è altrettanto doloroso pensare al vuoto che i genitori devono affrontare. Se possono accadere cose così, questa società è marcia.

Lascia l’amaro in bocca l’affaire Beroš, il ministro della sanità sospettato di malversazioni, favoreggiamento e quant’altro. L’eroe della pandemia, che i bambini disegnavano vestito da Superman, avrebbe fatto uno scivolone epico. La sua kryptonite sembra essere la carta filigranata. Avrebbe guadagnato con acquisizioni pilotate di equipaggiamento medico, venduto agli ospedali molto over il reale valore. Nell’ottica delle acquisizioni centralizzate assume nuovi connotati la riforma che ha messo il timbro statale su tutti gli ospedali. Così il bacino di guadagno è diventato un oceano. Che dire di chi non si ferma nemmeno davanti a diagnosi deleterie e monetizza la speranza di malati e famigliari? Oh, quante se ne potrebbero dire su quanto vecchi e malati siano bistrattati!

Il 2025 sarà l’anno delle tasse. Sui metri quadrati nei quali non si vive e che chi “puote” vorrebbe mettere a disposizione del mercato, per risolvere il problema casa di chi ancora un tetto non ce l’ha perché l’immobiliare nei prezzi non ha freni. Come spiegare che un appartamento pagato 200-300mila euro non lo si può affittare al primo che capita a costi definiti da terzi? Che le esperienze con gli inquilini sono spesso traumatizzanti e che poi uno, con le cose e case proprie, dovrebbe poter fare quello che più gli aggrada? Anche lasciarle vuote e trascorrervi un giorno al mese, giusto per arieggiare. A qualcuno verrà il firticchio di dire che che chi oltre un tot di euro di risparmio il resto verrà tolto e dato a chi ha meno? Proprietà è il diritto di godere e disporre della cosa in modo pieno ed esclusivo, entro i limiti e con l’osservanza degli obblighi stabiliti dall’ordinamento giuridico. Privato è ciò che non è pubblico ed è riservato a una sola persona o a una ristretta cerchia di persone. Che cosa non si è capito? Intanto, finché noi pensiamo, la rana, ai gradi in più della manovra, si è già adattata.

Sarà l’anno della stretta agli affittacamere privati. Forse un po’ d’ordine andava fatto. Si farebbe prima a contare i granelli di sabbia del deserto che le insegne “zimmer frei” e “apartment” nelle città di mare. Anche in condomini. Così, uno, dopo avere acquistato un appartamento in un edificio abitativo, si ritrova a vivere in uno abitativo-commerciale, con inquilini che cambiano ogni settimana – dieci giorni. Con tutto quello che ne consegue in termini di manutenzione, sicurezza, tranquillità. Se non si può vivere nel reparto dolci del supermercato, sarebbe buona cosa non stravolgere l’essenza di un condominio. Qualcuno potrebbe obiettare che anche nel caso il diritto di proprietà, di godere e disporre della cosa in modo pieno ed esclusivo trovi la sua applicazione anche in questo. Ma va ricordato che la libertà cessa dove inizia il diritto dell’altro. Santo cielo, è così semplice!

Lo Stato si è accorto che troppe paraboliche e unità esterne dei condizionatori d’aria deturpano le facciate delle case e quindi l’aspetto delle città. Alla buon’ora! Non è che tutti siano stati installati nel corso di una notte buia e tempestosa. Vero è, però, che in questa manciata di giorni di festa, i tecnici del mestiere fanno gli straordinari per installare i dispositivi: la legge entra in vigore il 1.mo gennaio, prendendo come dato di fatto la situazione esistente. Il divieto interessa le facciate che guardano sulla strada; quelle laterali e sul retro sono a regime più morbido. Saranno dolori quando i climatizzatori dovranno venire sostituiti. Si potrà togliere quello vecchio, ma non lo si potrà sostituire con uno nuovo. Ma finché non si rompe quello in uso…

Oh, sì. Sarà un anno in salita. E cominceremo con il ballottaggio per eleggere la più alta carica dello Stato. Poi a maggio ci saranno le amministrative; appuntamento che preferisco per un innamoramento tout court nei confronti della politica. Sempre più vicina allo stringato pensiero di Machiavelli, per il quale il fine giustifica i mezzi.

Buon 2025 a tutti. Sperando che almeno per un po’ manchi la corrente e con l’acqua lontana dal bollore la rana abbia respiro.

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