ROBE DE MATTEONI Una questione di nervi

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ROBE DE MATTEONI Una questione di nervi

Qualche giorno fa, prima della trasferta di Sebenico, sono stato in compagnia di Gonzalo Garcia. Il tecnico dell’Istra 1961 è un vero personaggio anche quando non ci sono di
mezzo conferenze stampa e chiacchierate con i giornalisti. Danijel Pranjić, il quale a suo
tempo giocava in Olanda, diceva che Garcia era un top player. Entrambi facevano parte
della stessa squadra, l’Heerenveen, dove Garcia dimostrò perché era uno della cantera
del Real Madrid. Giocatore di fantasia, veloce, dotato di buona tecnica, tenace e combattente, l’uruguagio non ha avuto tanta fortuna con gli infortuni. Di conseguenza ha pagato il prezzo della discontinuità, che per arrivare al calcio d’élite rappresenta un grande ostacolo. Garcia è di origini spagnole, i genitori sono andati a vivere in Uruguay da Compostela. Già da bambino dimostrava un talento straordinario, motivo per cui è finito in
Spagna. Come pensiero di calcio Gonzalo Garcia, e glielo dico spesso, è uno spagnolo puro. Lui se la ride, anche se mi ripete sempre che il suo temperamento è sudamericano.
Non si direbbe vedendolo sulla panchina dell’Istra 1961, perché Garcia si comporta in modo esemplare. Ma, dice, se mi osservi meglio durante la partita vedrai che sul viso
mi trema il nervo facciale. Un chiaro segno di nervosismo. Mi sono ricordato subito di Joško
Sklobar. La leggenda del calcio croato, Scarpa d’oro con la maglia del Marsiglia con ben 44
gol in stagione. Skoblar era allenatore dell’Istra Pola nel 1982. Giocavo all’epoca nell’Uljanik e così, nella tradizionale amichevole precampionato fra le due compagini, ecco che ebbi
l’opportunità di conoscerlo. Senza falsa modestia giocai veramente bene, al punto che iniziò a circolare la storia di un mio ritorno all’Istra, fatto avvenuto due stagioni dopo.
Skoblar per me era un Dio del calcio. Così, quando buttai un pallone verso la panchina dell’Istra, lui lo prese. Non era contento della partita e di conseguenza doveva scagliare il suo nervosismo verso qualcuno o qualcosa. Mi disse una parolaccia, e io, naturalmente carico, gli risposi per le rime. Cose da campo, che finiscono lì. O così almeno pensai… Un giorno scrissi un articolo sui problemi di gioco dell’Istra. Infatti, ero già corrispondente delle
SN e della Voce del popolo. Lui, letto il pezzo, chiese al segretario Bubić chi fosse questo tipo che ci ha definito un’orchestra stonata? Era quello del pallone… Nel pomeriggio, mentre mi allenavo dietro il Drosina, passarono i giocatori dell’Istra, di
rientro dalla corsa nel bosco. Lui, Skoblar, camminava guardando nella mia direzione. Era di umore nero e non capivo che ce l’aveva con me. Più tardi me lo confermò Bubić e ne parlammo insieme con Skoblar. Ricordo tutto come se fosse accaduto ieri, di come muoveva il nervo sopra la mascella. Me lo spiegò Bubić, dopo il “caffè della pace”, che quello era il segnale che Skoblar è arrabbiato. Da quel momento Joško, da allenatore del Rijeka, poi dell’Hajduk, della Dinamo e dell’Amburgo, era per me un libro aperto. Capivo subito il suo stato d’animo. Skoblar era un tipo sanguigno da calciatore e allenatore, questo era evidente. Ma nel caso di Gonzalo Garcia, che sembra quasi un pacifista dell’ONU, mi sono sorpreso. Ho capito che sta lavorando sulla capacità di domare il proprio temperamento perché altrimenti non puoi avere la mente lucida per guidare la squadra. A Sebenico, dopo cinque minuti della  ripresa, quando la telecamera lo inquadrò, notai che il nervo gli “lavorava”. Un chiaro segnale che non fosse contento del gioco. Sentiva che la squadra, pur avanti per 1-0, stava perdendo colpi. Infatti, presto
arrivarono i due gol dei sebenzani che hanno cambiato la storia di una partita che poteva portare l’Istra 1961 a centroclassifica. Un disastro il secondo tempo dei polesi, tutta
un’altra squadra dopo l’intervallo. Garcia, sentendolo telefonicamente, mi sembrò molto
rammaricato e deluso dalla prestazione della squadra. Mi è stato riferito che negli
allenamenti di questa settimana il “nervo” lavorava alla grande. Domenica arriva l’Hajduk e pensare di far punti prima di due trasferte di seguito (Slaven Belupo e Hrvatski dragovoljac) sembra a questo punto quasi proibitivo. Poi, dopo la sosta, al Drosina c’è il Rijeka…

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