ROBE DE MATTEONI Un buon derby e… Perković

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ROBE DE MATTEONI Un buon derby e… Perković

Dopo che l’arbitro Pajač ha dato una mano all’Istra 1961 per battere lo Slaven Belupo, la situazione di classifica per i polesi appare più rosea. Per questo non si avvertiva quella tipica pressione per il derby con il Rijeka. La squadra di Fausto Budicin ha conquistato 4 punti in due partite e sta navigando in un mare di problemi a causa del Covid, di numerosi infortuni e di un mercato che continua a essere un mistero. Quindi, nessuno si aspettava grandi cose contro il Rijeka. La pressione, è cosa risaputa, si manifesta e sale quando si pensa di avere delle chance concrete per fare punti. Sale pure per il fatto che le partite con il Rijeka di solito riempiono gli spalti. Mercoledì al Drosina ovviamente non c’era il pubblico, non c’era l’atmosfera che può “tagliare le gambe” ai giocatori più giovani. Così quelli dell’Istra 1961, liberi da ogni tipo di aspettativa (vedi punti), se la sono giocati senza timori reverenziali.
La personificazione di quest’aspetto è stato Mauro Perković. Un ragazzo del 2003 che milita nelle file juniores di Ivan Lajtman e che abbiamo avuto modo di vedere all’opera contro la Lokomotiva. Un’apparizione che mi ha immediatamente attirato l’attenzione per vari motivi. Un anno e mezzo fa Valdi Šumberac, allenatore delle giovanili dell’Istra 1961, ex giocatore Rudar e Rijeka, mi chiama da parte dicendomi: “Senti, di questo ragazzo non parla nessuno, ma a me piace tanto. Grande carattere, gioca con intelligenza e senza paura. Vai a vederlo, m’interessa una tua opinione…”.
Šumberac era stato un validissimo centrocampista e a Fiume lo sanno benissimo. È una di quelle persone con cui amo parlare di calcio. Uno che non si dà arie, sempre con il profilo basso e umile, ma che quando serve non le manda a dire. Poi, come tecnico ha l’abilità di riconoscere i giovani con potenzialità. Bene, sono andato a vedere Perković, impegnato con la seconda squadra dove è stato impiegato sulla fascia sinistra. Anche se era una partita contro un club di terza categoria, il ragazzo aveva mostrato delle carenze nel ruolo.
“Valdi, il ragazzo ha qualcosa d’interessante, però ha giocato male questa partita. Non lo vedo come terzino, anche se ha un tocco mancino molto interessante. Forse lo vedrei meglio come centrale”, dissi a Šumberac. “Ecco, è quello che volevo capire – rispose Valdi –. La penso esattamente così, come stopper potrebbe fare carriera. Per questo motivo non volevo dirti cosa ne pensassi perché volevo ricevere un parere obiettivo”.
Contro la Lokomotiva Perković, subito dopo essere entrato in campo, ha steso senza troppi complimenti Jelavić, giocatore robustissimo ed ex nazionale. No, non è un giocatore rude, anzi; è che Perković non dimostra paura e complessi d’inferiorità. E contro il Rijeka, da debuttante, lo ha confermato. Ora già sento commenti fuori luogo. Dicono gli “scienziati” del calcio istriano: il ragazzo deve giocare sempre. Fuori gli stranieri e calciatori che non possono stare in campo, dentro Perković e altri giovani…
È sempre la stessa storia, populismo e demagogia. Fino alla partita con il Rijeka, il 99,9 per cento degli “scienziati” non sapeva nemmeno che Perković esistesse. La stessa percentuale vale anche per gli addetti ai lavori del club, che mercoledì al Drosina parlavano soltanto del ragazzo.
Quasi nessuno si è accorto che è stato proprio Perković il giocatore che ha perso di vista Smolčić nell’azione del calcio d’angolo che ha portato al primo gol del grandissimo Andrijašević. Peccati di gioventù e inesperienza, fattori senza i quali i giovani non possono crescere e maturare. Mi spiego meglio: un grande plauso per Mauro Perković, ma non cadiamo nell’euforia. Non può un ragazzo di 17 anni dall’oggi al domani diventare “grande” e giocare ogni tre giorni partite contro Rijeka, Osijek, Dinamo, Hajduk… Un passo alla volta, ovvero la cosa più importante insieme alla tolleranza che bisogna avere nel farlo crescere.
L’Istra 1961 è sempre un cantiere aperto. Per prima cosa bisogna definire le strategie di sviluppo del club. Parlo della proprietà basca. Hanno investito tanti soldi per i criteri di casa nostra (più di 12 milioni di euro in due anni e mezzo). Se non ci fossero, sono convinto che l’Istra 1961 sprofonderebbe nelle leghe minori. Ma i baschi, come spesso ripetuto, hanno sbagliato l’approccio alla prima squadra e alle ambizioni dei tifosi. Adesso che è stato formalizzato il trasferimento di Žiković al Red Bull Salisburgo (un’operazione da circa 3 milioni di euro più bonus) e che si negozia con l’Osijek (e non solo) la cessione di Ramon Mierez (2,5 milioni più bonus), a Vitoria hanno cambiato la visione dell’Istra 1961 e del progetto calcistico in Croazia. Mi pare che sia questa la vittoria più bella dell’Istra 1961, molto più importante di un successo regalato dall’arbitro o di un’annunciata sconfitta nel derby.

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