ROBE DE MATTEONI Tempi passati (e giornalismo)

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ROBE DE MATTEONI Tempi passati (e giornalismo)

Sono trascorse due settimane dalla telefonata arrivata da Fiume, dalla redazione della Voce del popolo. Una storia che dura da 40 anni e che la caporedattrice, Christiana Babić, ha voluto rivitalizzare. “Senti, saresti per caso interessato a collaborare di nuovo con La Voce?”, mi ha chiesto Sandro Superina, redattore della rubrica sportiva. Lui è interista, cosicché non mi sono “arrabbiato” per una domanda dalla risposta scontata. La Voce del popolo, e ne sono fiero, è una parte importante della mia vita professionale fin dagli inizi della mia carriera. L’avevo scritto varie volte in questa rubrica che le principali cose del mestiere le imparai proprio collaborando da giovane con questa testata. O per meglio dire, con questa filosofia giornalistica. Il che vuol dire serietà, argomenti, puntualità e opinioni obiettive. Quando sei giovane non ti vanno a genio i redattori com’era Luigi Gigi Barbalich nella redazione di Pola. Gigi era uno che conoscevo come dirigente all’Istra calcio negli anni ‘70, quando giocavo nelle categorie giovanili. Quando ci incrociavamo davanti gli uffici del club, mi incoraggiava di osare di più davanti alla porta avversaria. “Hai un buon tiro, perché non calci di più?”
Ero lusingato del fatto che un dirigente sapesse chi fossi, sebbene avessi 14 o 15 anni. Insomma, mi stava veramente simpatico. Poi quando iniziai a scrivere, pensavo che avrei goduto di uno status speciale perché ci conoscevamo. Pensavo… E invece… “Senti Roberto, se ci mettiamo d’accordo che il pezzo dev’essere consegnato entro le 12, allora deve arrivare entro le 12. E poi se dico una cartella non puoi scriverne due. Prendine atto. Col tempo lavoreremo di più sulla composizione dell’articolo…”.
Non mi andò giù la critica perché come ogni teenager pensavo di essere il più intelligente del mondo. Uno a quell’età si comporta come se non avesse più nulla da imparare semplicemente perché ha scritto una notizia banale. Il punto è che la cosa più importante da giovani e all’inizio di un’avventura come lo è la carriera giornalistica, è che ti mettano in riga fin dal primo giorno. Se non lo fanno non puoi diventare un giornalista serio e competente. Negli anni a seguire ho avuto modo di collaborare con vari redattori e giornalisti della Voce di Pola e del “quartier generale” di Fiume, comprendendo che la dottrina di Gigi era quella del giornale e di tutto ciò che è La Voce del popolo.
Naturalmente ho detto subito di sì a Superina perché scrivere dopo qualche anno di nuovo per La Voce non è una questione di lavoro, onorari, ma prim’ancora di emozioni. Sono quattro i decenni passati dagli inizi e nulla è cambiato a proposito. Scriverò con la stessa passione di sempre perché se questa manca, e l’ho capito fin dal primo giorno, allora non si può vivere la professione. E non si può trasmettere ai lettori ciò che si vuole se non sentono che ce l’hai messa tutta.
Lo diceva anche uno dei migliori, nato professionalmente proprio alla Voce, e che è venuto mancare qualche giorno fa. Orlando Rivetti. Giornalista doc, con competenza sportiva, con la serietà nello scrivere sempre la verità, ma nello stesso tempo con la capacità di alleggerirla quand’era pesante. Ci sentivamo spesso anche perché, essendo attivo in pensione, collaborava con il mio giornale. Orlando, il brontolone più simpatico che ho conosciuto nel mondo del giornalismo. Che alla fine è un ginepraio di brontoloni…
In questa rubrica cercherò di fare del giornalismo com’era una volta, o per meglio dire, dimostrare che anche al giorno d’oggi è possibile onorare i principi del giornalismo. Quelli che ho menzionato prima, e che ho imparato nella pratica proprio in questo giornale 40 anni fa. Per quello che mi riguarda, il giornalismo in materia di principi dovrebbe essere sempre lo stesso. Altrimenti non è giornalismo…

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