Un revival a regola d’arte. Atmosfera e ambiente d’altri tempi. Quelli quando il calcio era un’altra storia, prevalentemente dominata dalle emozioni pure e dalla passione genuina. Bagnole è un sobborgo di Pola, verso il sud della penisola. Ci sono quasi mille abitanti, anche se per la vicinanza di Pola (5 chilometri) saranno sicuramente di più. Principalmente nella stagione turistica. Una volta, quando giocavo ancora attivamente a calcio, facevo parte della storia del club nato ufficialmente mezzo secolo fa. Per il sottoscritto è un motivo di vanto, anche se ero arrivato a Bagnole dall’Istra, club numero uno nella penisola. Dovendo scegliere tra il posto di lavoro e il calcio è stato logico, anche se non facile per i sogni da bambino, optare per un calcio di tipo amatoriale che concede comunque la possibilità di alimentare la passione. Nel 1986 con il Bagnole centrammo la promozione nella stessa categoria dell’Istra, il che, ahimè, rappresentava un altro bivio per la mia volontà di giocare. E quindi a malincuore decisi di smettere…
Dopo 38 anni eccomi nella sede del club di calcio Bagnole. Guardo le fotografie sul muro, c’è anche la mia generazione e qualche tifoso locale sussurra “giocava anche lui con noi…”. Quando arrivi a una certa età, devo ammetterlo, è un piacere sentirsi parte di una storia dagli aspetti positivi in tutti i sensi. Mercoledì scorso, al centro Prematinka, era proprio così. Un mare di positività per una partita storica del Bagnole, che è sceso in campo contro la Dinamo Zagabria nell’ambito dei sedicesimi della Coppa nazionale. I ragazzi di Dragan Tomić hanno ottenuto questo “evento-premio” dopo che in precedenza avevano vinto contro la Mladost di Petrinja. Una data storica anche per il fatto che il club festeggia i 50 anni di vita e questa partita rappresentava il clou delle celebrazioni. Infatti, il Bagnole lo scorso maggio aveva centrato la promozione nella Terza divisione croata, ovvero nel Regionale Fiume-Istra. Esattamente come noi nel 1986. Ed è con questo spirito che ho vissuto il mio giorno di lavoro a Bagnole, per scrivere il pezzo della partita…
Un paese in festa, tanti ragazzini e ragazzine, membri delle giovanili del club che cresce a vista d’occhio. Il centro sportivo, gli spogliatoi, le tribune provvisorie per accogliere i circa 1.200 spettatori che sono arrivati per la partita più importante nei 50 anni di storia del club.
Ha qualcosa si speciale quest’atmosfera di revival. Nello stesso posto dove hanno fatto le loro memorie molte generazioni, le emozioni vengono spontanee come all’epoca quando sono state vissute. C’erano molti giocatori di quei tempi, dirigenti, tifosi… Sembrava di assistere a un film nel quale si vive quello che è passato.
In campo i ragazzi del bravo allenatore Dragan Tomić, da non crederci, hanno messo in apprensione la Dinamo. Fino al 86’ eravamo sull’1-2, poi Ademi ha cancellato dubbi e ansie degli zagabresi. Nei comportamenti tenuti i giocatori, l’allenatore Perković e i dirigenti dei “modri” sono stati esemplari. Senza ostentare grandeur, disponibilissimi per i selfie di rito con i più giovani, corretti verso i giocatori locali anche dopo la partita. Maglie regalate ai ragazzi per ricordare per sempre un giorno speciale, nel quale hanno fatto bella figura contro giocatori professionisti che disputano la Champions League. Complimenti a tutti del club Bagnole, ma anche del Comune di Medolino in quanto l’organizzazione nel suo complesso è stata impeccabile. E non era per nulla facile, anzi…
Ritornando al calcio giocato, ho notato l’ansia dei giocatori della Dinamo. Dagli spalti, ma si sa bene come vanno le cose, ho sentito tante critiche per il loro gioco. Parole anche pesanti, però in sostanza non vere. Ci sta che i “modri” sono totalmente fuori forma e lo si vede anche negli errori banali. Ma è così che va il mondo: quando in una squadra gira tutto per il verso sbagliato allora subentra la paura anche contro i dilettanti. Lo si poteva notare già a Fiume, dove la Dinamo è arrivata ospite di un Rijeka reduce dalla batosta di Lubiana con l’Olimpija. Quello 0-5 di Stožice non era lo specchio reale delle potenzialità della squadra. Ma certe cose capitano nel calcio e non te le sai spiegare proprio per il fatto che sfuggono alla logica. La Dinamo sperava di vincere a Rujevica senza problemi, però ha acciuffato un pari con tantissimi problemi. Il Rijeka da quel momento ha inaugurato una serie positiva, mentre la Dinamo è andata in senso opposto. Sconfitta nel derby con l’Hajduk, ecco che in seguito è arrivata la storica batosta (2-9) con il Bayern, seguita dalla pesante sconfitta con lo Slaven Belupo (1-4). Da non credere?
Siamo entrati nel regno del “tutto è possibile”, ovvero il calcio. C’è però una verità che non bisogna mai dimenticare: come semini così raccoglierai. I campionati sono una maratona, non uno sprint. In un determinato periodo le cose possono andare bene o male, però se si lavora duramente i frutti prima o poi arrivano. Ecco, il Rijeka sta dimostrando che è proprio così. L’Istra di Tramezzani è una squadra in piena (ri)costruzione. In primavera aveva fatto benissimo, ma poi vari giocatori sono partiti e pochi esperti sono arrivati. Molti giovani devono ancora crescere e si sa che questo processo ha le sue leggi, dettate anche dal fattore principale – il tempo. Dopo due sconfitte di fila, Tramezzani, che ha firmato nei primi cinque turni una delle due migliori partenze nella storia dell’Istra 1961, non sente aria di crisi. Anzi, al contrario, vede la crescita della squadra e dice che i frutti del lavoro si noteranno con il tempo. Chi vivrà, vedrà…
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