
Con grande nostalgia ho appreso la notizia della morte di Bruno Pizzul. Per tutti coloro che dagli Anni Settanta in poi, come il sottoscritto, vivevano il calcio italiano tramite la vecchia televisione analogica, con tanto di antenne sul terrazzo, sul tetto o magari anche in casa, Bruno Pizzul era praticamente uno di famiglia. Una voce e uno stile che ti sembrava di casa. Il calcio lo vedevamo in primo luogo la domenica e a quel tempo non c’erano le telecronache dirette. La mia domenica perfetta era di buon mattino andare a Gallesano, a cinque chilometri da Pola, insieme a mio padre. Lì la famiglia Capolicchio aveva il “vecchio forno”, dove produceva il pane più buono del mondo. All’epoca, di domenica non c’era il pane nei negozi, che spesso erano chiusi, cosicché a Gallesano c’era sempre tanta gente in arrivo da Pola…
Già durante il viaggio di ritorno, nel buon vecchio “fićo”, papà e io ci mangiavano la prima pagnotta calda. Una volta arrivati a casa, lui andava a lavare l’automobile e io con gli amici a giocare a pallone sul prato di fronte alle nostre case. Poi, verso le 14, ecco il pranzo, che di domenica era solitamente più lussuoso. Si fa per dire, perché mia madre preparava gli gnocchi o i fusi. Dopo aver mangiato, cominciava la goduria calcistica via radio. Ameri, Ciotti e altre voci mitiche, che davano vita a Tutto il calcio minuto per minuto, facendoci emozionare quando interrompevano uno l’altro per annunciare i gol al loro stadio… Finite tutte le partite delle 15, e non come oggi con un turno spalmato in tre giorni e in orari differenti, ecco che si aspettava il 90º minuto di Paolo Valenti. Collegamenti dagli stadi e servizi filmati con tanto di commenti, eccezione fatta per la partita considerata il clou della giornata. La Rai, dopo 90º minuto, ci faceva vedere i migliori 45 minuti di questa partita… Che tempi. Bruno Pizzul era un signore in tutti i sensi. Comportamento, stile, imparzialità, buon senso, pacatezza: per farla breve un giornalista DOC. Lo conobbi a Udine, nelle sue terre, dove andavo spesso negli Anni Novanta per motivi professionali. Ci incontravamo anche a Zagabria, quando c’era la nazionale azzurra, e anche a Milano. Passavano gli anni, ma lui mi sembrava sempre lo stesso. Era un piacere parlargli, anche perché era sempre rispettoso come collega e come tifoso.
La vita va avanti, non c’è altro da dire. Invecchiando, le emozioni e la nostalgia fanno parte della quotidianità. Ma per i giovani è un’altra cosa. Loro non possono capire le nostre abitudini di 40-50 anni fa, men che meno le emozioni che ne conseguono. Però una cosa resta sempre uguale: l’emozione per le belle giocate, ancor meglio se portano le vittorie…
L’Istra 1961 di Gonzalo Garcia sta diventando uno spettacolo per i tifosi. Il gioco espresso contro l’Hajduk, davanti a circa 7.000 spettatori, e poi quello contro la Lokomotiva per due volte in cinque giorni, stanno confermando una crescita dei gialloverdi a vista d’occhio. Delle ultime undici partite l’Istra ne ha perso soltanto una, al debutto di Garcia al Maksimir. I successivi quattro successi e i sei pareggi sono risultati che stanno promuovendo la nuova forza della compagine polese. Fra i risultati spiccano la vittoria sul Rijeka a Rujevica, anche se quella era forse la peggior partita come qualità del gioco. Grande invece la prestazione con l’Hajduk che meritava i tre punti se il VAR fosse stato in funzione per il gol del pareggio spalatino in netto fuorigioco. La sfortuna dell’Istra si è materializzata anche ieri mattina all’Hilton di Zagabria, nella sede della Federcalcio. Battendo la Lokomotiva nei quarti di Coppa (dopo la vittoria in campionato) i gialloverdi si sono trovati nell’urna del sorteggio di Zagabria. E come capita spesso nei momenti felici, quelli pieni di fiducia per il cammino in stagione, ecco che una doccia fredda ha calmato l’ambiente. L’Istra in semifinale giocherà a Rujevica contro il leader del campionato, il Rijeka! Peggio di così non poteva andare, anche se lo Slaven Belupo sta giocando alla grande e l’Osijek è sempre in grado di sorprendere.
Ma, come ha detto Garcia, quando sei in semifinale non puoi aspettarti un sorteggio che si possa definire “più facile”. Sarà la terza semifinale tra Rijeka e Istra. La prima, in due partite nel marzo 2014, ha sorriso al Rijeka, che poi si era aggiudicato il trofeo. La seconda semifinale, una partita secca, si giocò a Pola ai tempi del Covid, cosicché il pubblico del Drosina non ebbe la fortuna di gioire sugli spalti per l’inaspettata vittoria (3-2) dei gialloverdi.
Non c’è dubbio che il 2 aprile a Rujevica sarà una partita ricca di emozioni perché ci sarà in palio la finale. Favorito il Rijeka, però l’Istra sarà competitivo. Sarà la nona finale dei fiumani oppure la terza dei polesi, che vantano un “record” singolare essendo l’unico club di seconda categoria arrivato all’atto conclusivo, nel 2003. Nuovi episodi di emozionarsi per le generazione più giovani…
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