ROBE DE MATTEONI Il campionato? Una maratona…

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ROBE DE MATTEONI Il campionato? Una maratona…
Foto: Sasa Miljevic/PIXSELL

A dire il vero non me lo sarei mai aspettato che sugli spalti del Drosina ci sarebbero stati più di 1.500 spettatori. La Lokomotiva, con tutto il dovuto rispetto per gli zagabresi, non è proprio il tipo di avversario che attira il pubblico, anche se parliamo della bestia nera dell’Istra 1961. Però il gioco che in questa stagione propongono i gialloverdi, almeno questa è l’opinione diffusa tra le persone, piace parecchio. Dopo la vittoria a Gorica i tifosi hanno risposto presente, come se l’avversario fosse d’alta classifica.

La squadra di Zagabria ha ancora una volta rovinato la festa al Drosina. Anche se l’Istra 1961 ha proposto un calcio più bello da vedere, offensivo, la Lokomotiva ha vinto alla fine per 2-1. Ma come ha reagito il pubblico? Alla grande. Subito dopo il fischio finale gli ultrà dei Demoni hanno incitato la squadra, invitandola a concentrarsi sul prossimo match contro lo Slaven Belupo a Koprivnica. La passerella sotto la tribuna centrale si è trasformata in una semi-ovazione per i giocatori e per l’allenatore. Ci voleva proprio il calore del pubblico affinché i gialloverdi dimenticassero quanto prima l’amarezza per la sconfitta.

Come diceva sempre Aldo Drosina, il “vecio” del calcio istriano, ci sono sconfitte e sconfitte. Nel primo caso si perdono i punti, nell’altro si conquista ulteriore fiducia nei propri mezzi. In questo contesto la seconda ipotesi sarebbe quella giusta dopo la sconfitta con la Lokomotiva…

L’Istra 1961 pratica un bel calcio. Lo affermano analisti, opinionisti, avversari e lo dico anch’io. Il bel calcio spesso e volentieri ha il suo punto debole: il risultato. Molte volte le squadre che vogliono giocarsela a viso aperto, senza badare esclusivamente a difendersi, pagano questa attitudine con ripartenze degli avversari e gol che pesano come un macigno sull’esito finale.

Gonzalo Garcia è uruguagio e ha il tipico temperamento sudamericano. Ciò vuol dire che digerisce male le sconfitte. Garcia, come cultura calcistica, è come i suoi genitori, ovvero spagnolo. Vuole giocare, attaccare, avere il controllo della palla e dettare i ritmi della partita. Garcia, fin dal primo giorno del suo arrivo all’Istra 1961, nel giugno 2021, predicava la necessità che per prima cosa l’Istra 1961 doveva cambiare mentalità. Per lui la partita è sempre un’opportunità per fare punti, indipendentemente dall’avversario. Nei trent’anni della lega croata la linea di pensiero delle squadre istriane era sempre una sola: non perdere. Una volta varcato il tunnel del Monte Maggiore, e vedendo lo splendido panorama di Fiume, era come se qualcuno avesse spento la luce: la squadre diventava timida e paurosa. Con sconfitte a non finire…

Dall’arrivo di Garcia la musica è cambiata. Però, per fare l’agognato salto di qualità anche dal punto di vista dei risultati, servirebbe avere a disposizione la squadra selezionata già dal primo giorno del campionato. L’Istra 1961 il “suo campionato” lo inizia invece a inizio settembre, dopo il mercato. I polesi avevano la ghiotta occasione di inanellare cinque partite utili dopo che avevano battuto l’Osijek e il Gorica, pareggiando con il Rijeka e lo Šibenik.

Non sono stati bravi (erroracci di Perković e Hujber), ma neanche fortunati (pali, occasioni mancate, interventi miracolosi del portiere ospite). Però, e lo ripeterò fino alla noia, se i tifosi vedono che la squadra combatte e ci mette il cuore allora si può anche perdere, senza che arrivino necessariamente i fischi. Poi, se una squadra gioca bene in continuazione, il risultato arriverà. Viceversa, se fa punti ma gioca male, prima o poi andrà in crisi di risultati.

Il campionato croato è una maratona. Ben 36 partite, con avversari difficili. Fino a giugno 2023 può davvero succedere di tutto. Chi poteva immaginare che oggi il Rijeka sarebbe stato fanalino di coda dopo i primi otto turni, oppure che a Rujevica arrivasse un allenatore che è stato sempre un personaggio della Serie A con risultati molto interessanti (Perugia). Ecco, non ci si deve abbattere dopo un periodo grigio, ma nemmeno esaltarsi troppo dopo qualche vittoria. Il bello del calcio sta proprio in questo “viaggio” d’andata e di ritorno durante la stagione, nei singoli episodi e nelle emozioni che si vivono. Poi, come sempre, i conti si faranno alla fine.

È la vecchia legge del calcio, della quale, spero, siano consapevoli alla Dinamo. Perché dopo aver abbattuto il colosso Chelsea pare che al Maksimir il mondo si sia fermato. La Dinamo, intendiamoci, ha giocato alla grande contro gli inglesi, centrando una vittoria storica, che ha fatto il giro del mondo. Però la Champions League va avanti e già la prossima partita al Meazza, contro il Milan, sara un’altra sfida “impossibile”. Saprà la Dinamo ripetersi? Vedremo, anche se mi sembra molto complicato.

La cosa più importante, in caso di sconfitta, sarebbe quella di evitare assolutamente che al Maksimir e dintorni cambiasse l’atmosfera e che gli “eroi” contro il Chelsea diventassero dei brocchi. Ma questa è una vecchia storia croata…

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